Il centrosinistra dovrebbe chiedere scusa agli
italiani per i guasti provocati al Paese dalla riforma del Titolo V della
Costituzione varata nel 2001 con una maggioranza di appena quattro voti.
Convinti di erodere la base di consenso del partito di Bossi, che in una certa
fase pareva minacciare anche le roccaforti delle regioni rosse, gli eredi del
comunismo - alla guida del governo c'era Giuliano Amato - votarono in fretta e
furia una riforma costituzionale che elargì ulteriori poteri alle regioni,
diminuendo le possibilità di controllo governativo. Con l'acuirsi della crisi economica i nodi
sono venuti al pettine, e quando il governo tecnico ha provato a far quadrare i
conti ci si è accorti che il grande buco della finanza pubblica non dipendeva
tanto da un centro oppressivo (dove anzi i tagli lineari avevano effettivamente
ridotto la spesa pubblica), ma dalle spese irresponsabili e incontrollate della
periferia.
La realtà
che prima Forza Italia e poi il Pdl denunciano di undici anni è che la riforma
del Titolo V - e non le sparate di Bossi - ha posto le basi per la
disgregazione dello Stato. Il governo Berlusconi aveva rimediato, con l'approvazione
della devolution, a molti dei danni fatti nel 2001, ma la vittoria di Prodi e
la conseguente bocciatura ad opera del referendum confermativo fecero tornare
in vita una riforma talmente sciagurata che oggi, anche alla luce degli
scandali a ripetizione che hanno colpito le Regioni, il governo Monti ha dovuto mettere in
atto una vera e propria controriforma la cui ratio è quella di
limitare la conflittualità tra Stato e Regioni su
materie e leggi concorrenti. Viene ristabilito, prima di tutto, il principio
dell'unità giuridica ed economica della Repubblica come valore fondamentale
dell'ordinamento, prevedendo che la sua garanzia, assieme a quella dei diritti
costituzionali, costituisce compito primario della legge dello Stato, anche a prescindere
dal riparto delle materie fra legge statale e legge regionale. Tornano,
finalmente, nel campo della legislazione esclusiva dello Stato alcune materie
che erano invece inserite nel novero della legislazione concorrente: il
coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario, le grandi reti
di trasporto e di navigazione, l'istruzione, il commercio con l'estero, la
produzione, il trasporto e la distribuzione nazionale dell'energia.
L'attribuzione di una competenza esclusiva allo
Stato in tema di autorizzazioni e livelli minimi di semplificazione è poi il
presupposto necessario per avviare una seria riforma della Pubblica
amministrazione. In poche parole, si reintroduce la clausola di supremazia a
favore dello Stato sulle Regioni, cosa che avviene non solo negli Stati
tradizionalmente centralisti, ma anche negli Stati che hanno da sempre una
Costituzione federale.
La sbornia federalista è finita, ma è stato
soprattutto smascherato il madornale errore compiuto dal centrosinistra nel
2001 nel tentativo di togliere voti alla Lega.
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