mercoledì 30 dicembre 2015

SEDI E SPRECHI: L’INQUINAMENTO E L’UNIONE EUROPEA.


 Il pm1O e polveri  conosciute e forse anche sconosciate alla scienza stanno facendo morire molte Persone per crisi respiratorie. Targhe pari o dispari a seconda dei giorni stanno facendo impazzire i con concittadini delle grandi citta ma ... l'aria, la nebbia, sono comunque sempre le  stesse anche nelle campagne e nelle periferiei. Ogni giorno mi chiedo perché  qualcuno come il nostro Sindaco non organizza una bella  manifestazione contro la gestione, davvero paradossale, della Unione Europea. Le tre sedi degli uffici della Unione Europea sono qualcosa che personal mente ritengo non sia morale continuare a pagare. Si sono riuniti in Francia per prendere provvedimenti per salvare  il pianeta dall'inquinamento: bene, cominciamo ad eliminare la vergogna di  tre sedi per la Unione Europea: Bruxelles, Strasburgo e Lussemburgo. Al di là  dei costi stimati (al ribasso) in un miliardo e quattrocento milioni l'anno che noi cittadini dobbiamo sborsare senza  alcun ritorno TROPPE SEDI benefico,  anzi questi signori con i loro traslochi di  persone, faldoni su tir, da Bruxelles a Strasburgo immettono nell'aria 19^mila tonnellate di C02. Il vezzo di trasferire  per quattro giorni al mese la sede comporta lo spostamento di 754 deputati con  i relativi assistenti, funzionari e tonnellate di pratiche trasportate su tir per 450 Km. Non sarebbe ora che almeno noi dicessimo basta a questa abitudine deleteria per l'ambiente di tutti e per i nostri portafogli? Vassalli, valvassori e valvassini sono ancora nello stesso ordine  della piramide di potere che ci vede sempre ultimi, senza voce in capitolo. La sovranità  del nostro Stato, che dovrebbe essere libero ed indipendente, non è che  un ricordo sbiadito dall'alterigia, dalla prepotenza di chi in Europa ci sovrasta  e ci schiaccia. Ma perché chi è al Governo permette tutto ciò?  Per l'Unione Europea noi italiani siamo sempre in  regime di infrazione per qualche motivo, ora coi migranti (eppure ci costano tanto!!!) e con il salvataggio delle banche. Ma, pensando alla nostra posizione  geografica, vien da pensare che siamo veramente bravissimi nell'accoglienza.  Altri europei come i danesi, ad esempio,  hanno pensato che se accolgono i siriani  questi devono dare loro tutti i gioielli  che posseggono. Se noi avessimo ventilato un'idea del genere saremmo finiti  alla gogna e additati da tutta l'Europa  come mostri. I tedeschi, i portoghesi  hanno salvato le loro banche come meglio credevano e nessuna infrazione è stata posta a loro carico. Ma, allora noi  siamo il bancomat dell'Unione Europea: fra multe e interessi sul debito ci spolpano e noi... sempre zittì.  Annadele Assirelli 

DOPO IL DISASTRO DELLE COOPERATIVE FRIULANE, INSABBIATO POLITICAMENTE E SUI GIORNALI DA RENZI E SERRACCHIANI, MOLTI TEMONO PER I RISPARMI INVESTITI – BANKITALIA COME AL SOLITO SI È SVEGLIATA TARDI E HA PERMESSO CHE UNICOOP TIRRENO RACCOGLIESSE 1,2 MLD TENENDO IN CASSA SOLO 200 MLN

Da un giorno all’altro, gli oltre 20mila soci prestatori delle Coop friulane hanno appreso di non poter ritirare le somme depositate nei cosiddetti “prestiti sociali”. Un deposito che molti soci considerano un “investimento”, piuttosto che un “finanziamento”. Ed è proprio questo l’equivoco di fondo che non consente ai soci di percepire i rischi…  Uno dei tonfi più recenti è stato quello di Cooperative Operaie e Coop Carnica in Friuli Venezia Giulia, travolte da un terremoto finanziario e giudiziario che ha fatto perdere a 20mila soci pensionati circa 130 milioni di euro di libretti e azioni.  In tutto nelle coop ci sono circa 15 miliardi di euro, di cui 12 solo nelle nove grandi cooperative di consumo, come riporta il Sole 24 ore

giovedì 24 dicembre 2015

BERLUSCONI AUGURA BUON NATALE E RITORNA IN CAMPO. GRAZIE PRESIDENTE!!!


L’EUROPA DELLE BANCHE

Se le banche falliscono, a risponderne – su norme imposte dalla Commissione Europea – sono chiamati i clienti, con i loro risparmi. Visto quello che è successo ai correntisti delle quattro banche sottoposte al cosiddetto bail-in, ossia l’azzeramento degli investimenti in obbligazioni emesse dalle stesse banche oggetto di salvataggio, si potrebbe pensare che l’unico modo per restare tranquilli sia di lasciare tutti i soldi sul conto corrente.  Sbagliato. Perché se convertite i vostri titoli (bancari o meno) in depositi, dal 1° gennaio potranno essere aggrediti, se superate i 100 mila euro.   Il risparmio privato è posto a garanzia del sistema bancario. Ma questo non basta. Secondo il Sole 24 Ore il risparmio privato è chiamato a fornire la garanzia che il debito pubblico sia ripagato.   In altri termini le famiglie e in minor misura le imprese pur possedendo meno dell’8% del debito pubblico (circa 168 mila miliardi) dovrebbero risponderne per 2.200 miliardi.    E chi detiene gli altri 2.032 miliardi? Ma è ovvio: il sistema bancario nazionale (più della metà) e internazionale (35%). Hanno accusato i correntisti delle quattro banche di essere degli speculatoriperché avevano acquistato i titoli a reddito fisso emessi dalla loro stessa banca e si è trovato giusto – in base alle norme europee – che fossero chiamati a ripianare le perdite, di cui non avevano alcuna responsabilità.  Ed ora, come se nulla fosse, si dice che il risparmio privato dovrebbe essere chiamato a ripagare i titoli pubblici che le banche possiedono.
Cosa di dovrebbe fare invece?
Un intervento pubblico, tanto per la risoluzione delle crisi bancarie (nazionalizzazione, nuovi vertici bancari e nuova gestione seguita da eventuale rivendita della banca risanata), quanto per il debito pubblico (per il 99% in euro). L’euro non è la moneta nazionale?  E allora qualcuno ci ha raccontato delle balle e vuole farci pagare i suoi errori. E’ l’Europa delle banche, bellezza!

VARIANTE DI VALICO; 33 ANNI DI STORIA TORMENTATA. IL PCI, PD NON SI RICORDA COSA HA FATTO E DIMENTICA LA VOLONTA’ DI BERLUSCONI E PRODI, ORA SI APPROPRIA DEI MERITI DELL’OPERA!

L’Autosole raddoppia, nel tratto Bologna-Firenze, con la Variante di valico

C’era una volta, nel 1982, un progetto che doveva modernizzare l’Italia. Un progetto utile all’economia, al turismo e all’ambiente. Ma che solo oggi, 23 dicembre 2015, arriva a compimento. Raddoppiando il tratto più difficile dell’Autostrada del sole: quello appenninico, che divide Bologna da Firenze. E’ nata la Variante di valico: un pezzo d’autostrada che impedirà all’Italia di spaccarsi in due, anche per la neve. E’ costruita a una quota più bassa e in gran parte in galleria. Farà risparmiare almeno un quarto d’ora di tempo nel percorso fra il capoluogo toscano e quello emiliano e anche,  complessivamente, 100 milioni di litri di carburante l’anno.
33 ANNI – Per ottenere questo risultato ci sono voluti 33 anni, nei quali i lavori hanno occupato solo una minima parte del tempo. Diciamo l’ultima: dal 2006 in poi. Per il resto si tratta di una storia italiana certamente finita bene, ma purtroppo piena di tutto:  polemiche politiche, ostacoli, inutili protagonismi. Soprattutto perdite di tempo. Un storia che, permettetemi la franchezza, io conosco bene perché non l’ho letta: l’ho scritta. Su “La Nazione”, dove ho lavorato, per oltre 40 anni, fino al 31 dicembre 2013. Per poi diventare direttore del vostro “Firenze Post”. L’ho scritta, questa lunga storia,  proprio dall’inizio, dal primo progetto: firmato dall’architetto Pier Luigi Spadolini, fratello di Giovanni, allora presidente del consiglio. Un progetto che ha cambiato fisionomia e progettisti. E perfino nome. All’inizio volevano chiamarla Camionale. E riservarla ai serpentoni di Tir che ogni giorno attraversano l’Italia in su e giù. Poi fu detto che quel nome era una sorta di ghettizzazione. E non valeva la pena fare una pista per autotreni.
VARIANTINA – L’ho scritta, questa storia: anche quando, aprendo l’anno giudiziario del 1986, a Firenze, un procuratore generale disse che gli incidenti stradali mortali erano troppi e che se non si provvedeva con nuove infrastrutture, anche autostradali, avrebbe proceduto per omicidio colposo anche verso governati e amministratori. E pensavo di essere arrivato alla conclusione della storia, nonostante

martedì 22 dicembre 2015

LA RITIRATA DEL CALIFFO

Nel 2015 l'Isis ha perso il 14% dei suoi territori. Fondamentali i bombardamenti russi e l'avanzata dei peshmerga
Matteo Carnieletto  Fondato nel 2004, lo Stato islamico è entrato nella nostra quotidianità soltanto un anno fa, nel 2014, quando Jihadi John decapitò, il 19 settembre di quell'anno, il fotoreporter americano James Foley. L'Isis è stato a lungo tempo sottovalutato, come ha ammesso lo stesso Obama. Il 2015 ha rappresentato però un punto di svolta nella lotta contro i terroristi dell'Isis, soprattutto grazie all'intervento russo in Siria. Secondo quanto emerge da uno studio condotto dagli esperti del centro britannico di studi militari Ihs Jane's, nel corso di quest’anno lo Stato Islamico ha perso il 14% dei territori che controllava in Siria e in Iraq alla fine del 2014 pari a 12.800 chilometri quadrati. Allo Stato islamico, però, rimarrebbero ancora 78mila chilometri quadrati. Le zone in cui lo Stato islamico ha subito maggiori perdite sono quelle al confine siro-turco (dove i miliziani vengono martellati dalle bombe russe) e quelle dove sono attivi i peshmerga dell'Ypg. Qui sono stati colpiti i corridoi per i rifornimenti e le esportazioni clandestine di petrolio da parte dei terroristi. Un'altra perdita molto grave per lo Stato islamico potrebbe avvenire nel corso delle prossime ore. Secondo le informazioni diffuse dai media iracheni, infatti, l'esercito di Baghdad si starebbe preparando a liberare Mosul, la roccaforte dello Stato islamico. Sulla città delle bandiere nere sarebbero stati lanciati volantini per rassicurare la popolazione e annunciare la prossima liberazione. Sui fogli si invitavano gli abitanti a collaborare con le truppe regolari e ad allontanarsi da ogni obiettivo militare, che potrebbe essere colpito in qualsiasi momento.

BONUS 80 EURO, L’OBOLO E’ FINITO ALLE FAMIGLIE PIU’ RICCHE E POVERI SONO DIVENTATI PIU’ POVERI

Analizzando i numeri di Banca d'Italia si scopre che nel biennio 2013-2014, quello dei governi Letta e Renzi, i redditi penalizzati sono stati quelli più bassi. Con i soldi impiegati per lo sgravio Irpef si sarebbe potuta eliminare l'indigenza grave migliorando le condizioni di vita di milioni di italiani
La grave crisi economica iniziata nella seconda metà dello scorso decennio sembra ormai superata ed è possibile tracciare un primo bilancio delle perdite sui redditi delle famiglie. Il conto non è stato ripartito “alla romana”, cioè in parti uguali tra tutti, ma a sopportarlo maggiormente è stata la fascia più povera della popolazione. Le politiche adottate dal governo negli ultimi due anni hanno reso ancor più grave la situazione, con interventi come il bonus di 80 euro che non hanno favorito il riequilibrio della distribuzione dei redditi. Due conti per capire a chi è andata peggio – Secondo l’indagine della Banca d’Italia il reddito disponibile delle famiglie italiane nel 2014 è stato di 30.525 euro, in crescita dello 0,5% rispetto al 2012. Considerando che nel biennio 2013-2014 il deflatore dei consumi finali delle famiglie è aumentato dell’1,4%, il reddito reale e il relativo potere di acquisto si sono ridotti dell’1%. Mettendo in fila le famiglie italiane dalla più povera alla più ricca e dividendole in dieci parti uguali (decili), è andata peggio alle famiglie più povere, quelle che provano a sbarcare il lunario con 6.511 euro all’anno (542 euro al mese). Anziché essere maggiormente tutelate, le famiglie del primo decile hanno accumulato tra il 2006 e il 2014 una perdita del 32% del reddito disponibile reale, il doppio di quella subita dalle famiglie italiane nel loro complesso.
Se tra il 2006 e il 2008 il reddito delle famiglie povere era diminuito del 7,6%, nel 2010 del 3,8% e nel 2012 del 13,4%, quanto accaduto negli ultimi 2 anni ha dell’incredibile. I nuclei familiari del primo decile hanno avuto una contrazione del reddito da 7.268 a 6.511 euro, con una perdita del 10,4% nominale e 11,7% reale (cioè sempre tenendo conto anche dell’aumento dei prezzi). Tra il 2012 e il 2014 non tutti ci hanno rimesso, visto che i redditi dal secondo all’ottavo decile sono aumentati tra lo 0,6% e l’1,5% reali. Sul risultato incide anche la differente composizione, con una percentuale di non occupati presenti nella fascia più bassa che passa dal 28,8% del 2012 al 39,8% del 2014. È possibile anche dare un volto alle famiglie che compongono il primo decile, a partire dalle caratteristiche del capofamiglia. Si tratta di nuclei familiari in prevalenza a conduzione femminile (il 56,3% rispetto al 35,2% medio); senza lavoro (il 39,8% rispetto al 5,6%); che vivono nel meridione (il 55,2% rispetto al 32,5%); di età inferiore ai 40 anni (il 45,7 % rispetto al 27,2%); di cittadinanza straniera (il 18,6% rispetto al 6,1%);

domenica 20 dicembre 2015

ECCO LE DODICI DOMANDE A CUI LA BOSCHI NON HA RISPOSTO

Ci sono dei punti oscuri che il ministro per le Riforme non ha chiarito al paese e ai risparmiatori truffati
Domenico Ferrara - Il vestito era sobrio, la dialettica elegante, il discorso carismatico. I commenti nei confronti di Maria Elena Boschi si sprecano e sono per la maggior parte un profluvio di complimenti e lusinghe. Al netto di tutto questo - ché alla fine estetica, prossemica e retorica dovrebbero contare meno della sostanza - ci sono dei punti oscuri che il ministro per le Riforme non ha chiarito in Aula e al paese. Omissioni volute o no che sarà pure il caso di elencare e far presenti, non sia mai che possano trovare una risposta chiara non tanto per la stampa quanto per i poveri risparmiatori che al momento non si trovano un euro in tasca.
  1. Come mai suo padre nonostante sia stato sanzionato dalla Banca d'Italia come membro del Cda ha ottenuto la nomina di vicepresidente, tra l'altro tre mesi dopo il suo insediamento al governo?
  2. Chi ha inserito nel decreto e perché un comma che rende complicato agire nei confronti dei vertici dell'istituto di credito e quindi nei confronti anche di suo padre?
  3. Perché ha detto che suo padre è stato eletto nel 2014 e non ha ricordato che invece è entrato nel cda della banca nel 2011?
  4. Come dimostrano alcuni documenti pubblicati da Libero, lei è interventua sulla stesura del decreto. Perché non si è fatta da parte?
  5. Perché non ha chiarito se era presente o meno nei Cdm che hanno varrato i decreti sulle banche?
  6. Perché ha partecipato al Consiglio del 10 settembre, quello che ha incardinato i decreti legislativi di ricezione della direttiva europea sul bail-in che inasprito le condizioni per avviare l'azione di responsabilità per gli amministratori di banche in risoluzione tra i quali suo padre?
  7. Perché ha partecipato alla conferenza dei capigruppo finalizzata a calendarizzare alla Camera il decreto popolari?
  8. Come mai si è passati dal ddl al decreto d'urgenza sul Salva Banche? Che fretta c'era?
  9. È normale che il ministero dell'Economia e il governo non fossero al corrente del dissesto economico in cui versava Banca Etruria sebbene il decreto Salva Banche sia stato varato 18 giorni prima del suo commissariamento?
  10. Perché non ha detto nulla sul procuratore di Arezzo Roberto Rossi consulente del governo e titolare dell'inchiesta su banca Etruria?
  11. Come mai non ha detto nulla su Giuseppe Fanfani, membro del Csm che ha autorizzato l’incarico del procuratore Rossi nonché titolare ad Arezzo dello studio che da sempre difende Banca Etruria?
  12. Perché, come ricorda Gian Maria De Francesco sul Giornale, non ha detto nulla in merito a “operazioni con parti correlate”, cioè debiti e soprattutto crediti di Etruria con gli amministratori, loro parenti e società collegate (eccezion fatta per il mutuo ipotecario concesso al fratello di cui non è stato reso noto l'importo)?. Sarebbe stato interessante saperlo poiché il salvataggio della banca ha evitato la liquidazione che avrebbe imposto il rientro dei fidi. E questo, sì, sarebbe stato conflitto di interessi

giovedì 17 dicembre 2015

DEBITO PUBBLICO A 2.212MILIARDI DI EURO. RECORD RENZI

Paolo Savelli - Ottobre 2015, debito pubblico a 2.212 miliardi di Euro...ad agosto era di 2.192 miliardi a luglio di 2.185. In 4 mesi l'aumento è stato di 27 miliardi. Tutto questo a fronte dell'incremento delle entrate tributarie e di una congiuntura economica di ripresa internazionale che ha abbattuto anche il famigerato SPREAD che tanto contribuì, alzandosi all'improvviso, alla caduta di Berlusconi, perché, ricorderete, il debito pubblico italiano era insostenibile e i mercati ci punivano. E per salvare l'Italia ci volevano Monti e l'Austerità e poi Letta e infine Renzi, quest'ultimo perché era #lavoltabuona...e sapete a quanto ammontava il debito pubblico quando il famigerato Silvio Berlusconi si dimise? 1.904 miliardi.

FELICE DI ESSERE BESTIA NERA RENZI, CONTINUERO' A FARE OPPOSIZIONE DEMOCRATICA

Renato Brunetta - Renzi imbarazzante oggi al dibattito sul prossimo Consiglio europeo. Non ha detto nulla sulle questioni centrali, ad esempio sulle sanzioni alla Federazione Russa, se l'Italia le vuole rinnovare oppure no, non ha detto nulla sui Marò, non ha detto nulla sulla sicurezza se non ribadire le mance in legge di stabilita degli 80 euro al comparto sicurezza: nulla sul rinnovo del contratto, nulla sulla strategia più complessiva di contrasto al terrorismo.
Veramente imbarazzante. Ma la cosa più imbarazzante è che nella replica ha ritenuto di dividere l'opposizione, tra opposizione buona ed opposizione cattiva, mettendo, con grande onore da parte mia, me al centro dell'opposizione cattiva.
Grazie signor presidente del Consiglio, io continuerò a fare l'opposizione democratica in questo Paese, continuerò a fare l'opposizione a lei che non è mai stato eletto dal popolo, a lei che si basa su una maggioranza alla Camera di 130 deputati dichiarati incostituzionali, a partire dall'On. Boschi, a lei che ha comprato politicamente al Senato la sua maggioranza.
Ma gli italiani queste cose le sanno: è lei che deve andare a casa signor presidente del Consiglio, e io sono felice di essere la sua bestia nera e continuerò ad essere la sua bestia nera.

IL GOVERNO RENZI MERITA TUTTA LA NOSTRA SFIDUCIA


E’ la stessa sfiducia che ha il popolo italiano, dopo che per ragioni oscure, in un quadro di conflitti di interesse palesi, l’esecutivo ha distrutto la fiducia dei risparmiatori nelle banche. Il premier è lesionato, e cerca di sbianchettare con attacchi sconclusionati ai capigruppo dell’opposizione la sua immagine ormai definitivamente legata alla rovina dei risparmiatori. Perché la nostra mozione è per sfiduciare e mandare a casa tutto il governo e non un singolo ministro
Renzi è impazzito, l'insuccesso gli ha dato alla testa. Dopo aver gestito alla Leopolda lo spettacolo ignobile della messa alla gogna dei giornali sgraditi, ora ha trasferito questo gioco da dittatore da strapazzo alla Camera. Un premier, che non è stato eletto da nessuno, compilando la graduatoria di gradimento e sgradimento dei capigruppo d'opposizione. Incredibile. Indecente. Ma ci siamo presi una soddisfazione: a Forza Italia l'onore di veder iscritto il presidente dei propri deputati Renato Brunetta al primo posto della lista di proscrizione. Dio toglie la ragione a chi vuol distruggere. Come dicevano i latini: Quos vult Iupiter perdere, dementat prius. Ne vedremo delle belle.

LA SINISTRA SENZA MEMORIA


mercoledì 16 dicembre 2015

IL CORDINATORE REGIONALE DI FORZA ITALIA: “FI ESCA DALL’ISOLAMENTO”. MA I REPONSABILI NON SONO PALMIZIO E FANTINELLI, CHI SONO GLI ALTRI CHE NESSUNO CONOSCE, FINALMENTE LI CONOSCEREMO?





Il parlamentare azzurro alla Dire: "A Ravenna Forza Italia risulta isolata, da sola. Se entro metà gennaio le cose non cambieranno, dovrò intervenire personalmente"
Massimo Palmizio, parlamentare e coordinatore regionale di Forza Italia avverte la compagine locale del partito: "Forza Italia esca dall'angolo e torni protagonista nello scacchiere pre-elettorale di Ravenna. Altrimenti dovrò intervenire personalmente".  Palmizio è infatti abbastanza preoccupato dalla situazione che si va delineando in città con l'asse tra Lega nord e Lista per Ravenna, e l'alleanza tra Fratelli d'Italia e la Pigna. In questo schema "Forza Italia risulta isolata, da sola... E allora- spiega Palmizio – Coordinatore regionale dal 5.1.14- parlando alla 'Dire'- se entro metà gennaio le cose non cambieranno, se permanesse questo isolamento, allora dovrò intervenire personalmente e trovare io una soluzione". FINALMENTE  CONOSCEREMO I RESPONSABILI PROVINCIALI DI FORZA ITALIA, VISTO CHE DAI SITI DI FORZA ITALIA I RESPONSABILI SONO SOLO PALMIZIO E FANTINELLI, CHI SONO GLI ALTRI RESPONSABILI CHE DEBBONO INTERVENIRE O  SONO SOLO LORO DUE???









martedì 15 dicembre 2015

LEOPOLDA, UNA NOIA MORTALE. UNA INCREDIBBILE FOTO: RICORDATE BERLUSCONI,FACEVA SCANDALO ORA TUTTI ZITTI


Alla Leopolda, la kermesse del renzismo, ci si annoia. E pure parecchio. Tra chiacchiere e grandi discorsi, il rischio è quello di addormentarsi. E tale rischio pare averlo corso niente meno che il promotore, nonché premier, nonché segretario del Pd, mister Matteo Renzi. Guardatelo in questa foto rilanciata su Twitter da Nonleggerlo: in primo piano uno sfocato Graziano Delrio, e sullo sfondo, ben a fuoco, ecco Renzi. Occhi chiusi e bocca spalancata. Sta dormendo...?




SCANDALO EUTRURIA, COSA SAREBBE CON BERLUSCONI


Molti si sono preoccupati di dare ampia pubblicità agli impegni del Ministro Boschi nella giornata in cui il Consiglio dei Ministri ha varato il decreto che ha salvato dal fallimento anche la Banca della quale il padre è vicepresidente. Molti hanno sentito la necessità di dare ampio spazio all’alibi del Ministro che, salvata la forma, ritiene di aver risolto la questione sul piano politico. Ma non è così.
Perché la Banca sia fallita – dopo essere stata oggetto nei mesi scorsi di sospette speculazioni – è compito degli organi competenti accertarlo (sempre che non si applichino al caso moratorie altrove felicemente utilizzate). Ma il conflitto di interessi del Ministro Boschi è un problema politico enorme, dal quale un esponente di primissimo piano del governo del cambiamento non può sfuggire. In epoca passata abbiamo assistito a crociate sui media per molto meno, contro esponenti di terza fila del sottobosco politico di centrodestra: oggi invece pare che di certe cose non si debba o addirittura non si possa parlare. Proviamo a immaginare per un attimo che la tragedia che ha colpito Luigino D’Angelo, il pensionato che si è suicidato dopo aver perso tutti i risparmi depositati alla Banca Etruria, fosse accaduta sotto il governo Berlusconi. Tutto questo avrebbe avuto un effetto deflagrante. Quelli che ora gridano allo scandalo, gli organi di stampa vicini a Berlusconi forse avrebbero taciuto, ma per tutti gli altri non ci sarebbe stato dubbio: si sarebbero invocate le dimissioni. Dunque, cosa è successo? Come siamo passati dai politici tutti marci ai politici tutti intoccabili? Cosa ci sta accadendo? 
All’alba della Terza Repubblica un ministro del governo Letta, la campionessa Josefa Idem, sfiorata da una vicenda senza alcuna rilevanza penale (aveva indicato come abitazione principale ai fini della tassazione un immobile che non lo era), decise di dimettersi. Era iniziato un nuovo corso e alle elezioni politiche il Movimento 5 Stelle, con la carica moralizzatrice che gli è propria, aveva ottenuto un risultato impensabile: c’era la necessità di marcare la differenza con il passato. Si torna sempre a Berlusconi, ma del resto non è vero che senza conoscere il passato non può comprendersi il presente? O si tratta di una massima di portata generale e mai particolare? I nemici di Berlusconi, tra i quali mi

PROVINCIA DI RAVENNA, UNA FARSA TRAGICOMICA


Sulla situazione della Provincia è difficile consolare il piagnisteo del suo presidente Claudio Casadio, soprattutto quando lucidamente egli ipotizza uno scenario di tagli nazionali per ben oltre 500 milioni di euro. D’altra parte occorre partire sempre da quella sorta di pateracchio improvvisato e pasticciato riguardante la ‘finta’ abolizione delle province che invece continueranno a svolgere una parte di funzioni - peraltro al momento senza un piano di risorse economiche certe - e, ancor più grave, senza produrre alcun effetto sul contenimento della spesa pubblica. 
Si tratta, insomma, per dirla con il senatore Roberto Calderoli, di una “porcata” i cui risvolti sono unicamente di facciata poiché non si coglie nella ratio del provvedimento la benché minima sostanza logica. Tornando al presidente dell’ente provinciale ravennate Casadio, le sue riflessioni basate principalmente sulla mancanza di risorse certe non fanno una piega, ma la soluzione non può essere quella proposta dalla sua giunta e votata dalla maggioranza di sospendere il pagamento dei mutui per rabberciare uno straccio di bilancio, poiché, come noto, il 2016 è alle porte e si dovranno in ogni modo onorare gli impegni assunti dallo stesso esecutivo di piazza Caduti. L’ente ha procrastinato il debito, ma gli eredi non possono sfuggire da quegli impegni pressanti. D’altra parte giova ricordare il forte indebitamento delle Province emiliane, con circa 500 milioni di debito, e con spese in conto capitale di quasi quattro miliardi, ma soprattutto la situazione della stessa Provincia di Ravenna, la quale nella statistica riferita alla consistenza dei debiti raffrontata con il totale delle entrate - di regola inferiore al 140% - raggiunge addirittura il 209,33%!
È il caso proprio di dire “...chi è causa del suo mal pianga se stesso….” A margine, poi, di questo inconsolabile pianto con lacrime di coccodrillo del citato presidente e della sua giunta, oggi pur con un’attività politica e amministrativa oggettivamente leggera e quasi invisibile, - come dimostra la loro limitatissima produzione di atti deliberativi che si contano davvero sulle dita della mano, - continuano a percepire indennità di carica di 5.466,18 per il presidente, 4.099,64 per il suo vice e 3.553,02 per gli assessori, cui vanno aggiunte altre competenze, come le funzioni proprie, attività fuori territorio, oneri e indennità il cui ammontare complessivo annuo di spesa porta ad oltre 350.000,00 euro. Il futuro certamente sarà quello di costituire la provincia d’area vasta fra Ravenna, Forlì -Cesena e Rimini, ma oltre al mero atto formale, servono garanzie e certezze in questo momento assai confuse e aleatorie. Non vorremmo proprio che alla fine si trattasse non dell’unione di forze ma piuttosto di tante debolezze!


lunedì 14 dicembre 2015

BANCHE, BERLUSCONI: “RISCHIAMO UN’ALTRA CRISI COME QUELLA LEHMAN BROTHERS”

Berlusconi lancia l'allarme: "Dal caso banche c’è il pericolo di un crollo di fiducia con conseguenze imprevedibili, una spirale negativa". Di fronte al "nemico" del terrorismo "Renzi non si assume nessuna responsabilità e ciò significa non comprendere nulla dell’attuale situazione".
Lo afferma Silvio Berlusconi in collegamento con il I Congresso dei Popolari per L’Italia e sottolineando come "utin ha ragione: serve l’intervento di una coalizione tra Europa, Cina, Usa, Paesi arabi e con il coordinamento dell’Onu", altrimenti "non si potrà mai vincere questa sfida globale". Berlusconi affronta diversi temi durante il suo intervento. Uno su tutti quello sulla sicurezza. Gli italiani da tempo devono fare i conti con furti e violenze all'interno delle loro case. Ladri e banditi hanno riempito le cronache delle ultime settimane. Qualcuno ha anche provato a difendersi sparando come nel caso di Sicignano, il pensionato che ha ucciso un ladro. "Nessuno deve poter condannare chi si difende come può. Se uno è costretto a sparare per difendersi in casa, la colpa è dell’aggressore ma anche dello Stato. Serve introdurre in maniera chiara il diritto alla difesa in casa propria, come negli Usa". Poi Berlusconi affronta il tema delle banche che hanno polverizzato i risparmi degli obbligazionisti: "Dal caso banche c’è il pericolo di un crollo di fiducia con conseguenze imprevedibili, una spirale negativa che potrebbe somigliare in piccolo a quella generata dal fallimento della Lehman Brothers". Infine Berlusconi ha parlato anche dei prossimi appuntamenti elettorali. Per le amministrative, Berlusconi vuole riunire i moderati: "L’unità dei moderati è condizione per vincere, per battere la sinistra, per evitare all’Italia uno scenario da incubo: la scelta tra Renzi e Grillo, ovvero tra la prepotenza e il nulla e tra l’incapacità e la follia. Che Dio ci scampi da tale scelta". Infine l'appello: "Per cambiare l’Italia bisogna essere uniti, e noi vinceremo insieme a cominciare dalle prossime amministrative, dove il vostro contributo di idee e di lavoro sarà molto importante. Con voi dobbiamo lavorare per ridare seria motivazione ai troppi italiani delusi da questa politica, sono più della metà degli elettori", spiega il leader FI ribadendo l’obiettivo di "una grande crociata per libertà e democrazia".



PD RAVENNA TUTTO IN FAMIGLIA…..ITALIA OGGI


PONTELUNGO INTESTAZIONE……..


Alle 10,30 di sabato nei pressi del Ponte Lungo, alle porte dell'abitato di Brisighella, sulla strada provinciale n. 302R "Brisighellese" sarà posata una targa commemorativa a ricordo di Giuseppe Sangiorgi, ingegnere capo della Provincia dal 1970 al 2000. Il presidente della Provincia, Claudio Casadio, l'assessore ai Lavori pubblici, Secondo Valgimigli, e i dipendenti, intendono ricordare così un collega che, con competenza e dedizione, ha gestito per trent'anni il patrimonio viabile provinciale, compiendo scelte lungimiranti e innovative, di importanza strategica per lo sviluppo della mobilità sul nostro territorio. La giunta provinciale ha scelto di ricordare Sangiorgi col "Ponte Lungo" di Brisighella, perché alla recente e complessa ristrutturazione del manufatto, l' ingegnere, in qualità di consulente esterno, diede un contributo determinante*
Divergenze sulla targa: la proposta intestare “Pontelungo” a tutte le vittime d’incidenti stradali avvenuti, nella strada 302 ex statale e provinciale, in questi ultimi cinquanta anni.
MALGOVERNO A BRISIGHELLA BEN 10 MESI DI LAVORI, FATTO IL PONTE LUNGO MA DIMENTICATO IL MARCIAPIEDE
Chi è transitato sul neo ristrutturato Ponte Lungo di Brisighella si è forse domandato dove finiscano i marciapiedi. Pare che attualmente i percorsi per i pedoni siano inesistenti, ed anche le passerelle ai lati partono con una dimensione per poi restringersi a metà e infine scomparire. Vi proponiamo foto e commenti dal centro termale, per un particolare che se reale sarebbe da "dilettanti allo sbaraglio"
ALTRO ERRORE A PONTELUNGO, I MARCIAPIEDI NON SONO UTILIZZABILI PER ERRORI NESSUNO SE NE ERA ACCORTO NONOSTANTE I CONTINUI SOPRALUOGH

AUGURI BUON NATALE 201



Cartoncino auguri 1915 di G.Ugonia vol.10 Brisighella IERI

Il cartoncino di  auguri di 100 anni fa, dell’artista Ugonia dal fronte, ma  attuale nella rappresentazione di quest’anno!
Altri cartoncini del 1925  e 1935


ETICHETTA. Brisighella ieri oggi; forza italia Ravenna; galassini; G. Ugonia; brisighella

DIFFIDO’ IL COMANDANTE LIBERO. CONDANNA PER IL PRESDIENTE ANPI RAVENN


venerdì 11 dicembre 2015

PILLOLE di Vincenzo Galassini “BANCHE, STEPRA?”

Le banche delle regioni rosse Emilia, Toscana, Marche dopo il crac finanziario sono state salvate direttamente o indirettamente dal governo Renzi, chi rimarrà incastrato, come sempre sono i clienti con i loro risparmi, non entro nel merito della questione giuridica, certamente i veri responsabili come sempre non ne risponderanno davanti alla magistratura.
Una riflessione nasce pensando quanto capitato e sta capitando in provincia di Ravenna con STEPRA, ha creato un buco finanziario di oltre 30 milioni, sanato dalle banche locali e nazionali su richiesta del potere della sinistra locale. Nessun cliente rimarrà incastrato, ma le notevolissime risorse impegnate saranno tolte al credito delle imprese e famiglie ravennati. Nessun responsabile politico locale paga, auspico solo che le banche salvatrici, anche locali, nel tempo non abbiano bisogno di essere salvate, le citate in precedenza dal governo, direttamente o indirettamente.
Così succede nelle rosse regioni i responsabili amministrativi e politici si salvano sempre e si santificano. Povera Ravenna, povera Italia. Vincenzo Galassini consigliere provinciale Forza Italia Ravenna

ORA NAPOLITANO SPIEGHI IL PASTICCIO LIBIA


Ma perché non valgono oggi le ragioni che imposero nel 2011 al nostro paese di rincorrere le bombe lanciate sulla Libia dalla Francia di Sarkozy e della Gran Bretagna di Cameron
di Arturo DiaconaleMa perché non valgono oggi le ragioni che imposero nel 2011 al nostro paese di rincorrere le bombe lanciate sulla Libia dalla Francia di Sarkozy e della Gran Bretagna di Cameron? La domanda non va posta a Matteo Renzi, che all'epoca della guerra a Gheddafi si occupava di Firenze e non aveva alcun peso nella politica estera italiana.
E non va sollevata neppure a Silvio Berlusconi, che all'epoca era presidente del Consiglio e venne costretto a seguire le bombe degli altri perché altrimenti, si disse, l'Italia avrebbe incrinato l'alleanza dei principali paesi europei e si sarebbe posta in una condizione di totale isolamento da cui sarebbero derivate pesantissime conseguenze sul terreno economico e politico. L'interrogativo va posto al presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano, che è vivo, vegeto e perfettamente in grado di fornire una risposta completa e convincente. Per la semplice ragione che il principale sostenitore della necessità di seguire l'esempio di Francia e Gran Bretagna, nel tentativo perfettamente riuscito di fare fuori Gheddafi, fu proprio l'allora inquilino del Quirinale. Che non si limitò ad esercitare una misurata azione di moral suasion nei confronti del Cavaliere già azzoppato dalla defezione di Gianfranco Fini e dalle prime pesanti conseguenze della crisi economica. Ma pose la questione della partecipazione o meno dell'Italia nella guerra alla Libia come una scelta tra europeismo ed antieuropeismo ponendo il governo di allora di fronte all'alternativa di mettersi a rimorchio degli interessi anglo-francesi in nome della solidarietà europea o difendere gli interessi nazionali e non dare basi ed aerei per l'attacco alla Libia prendendo le distanze dai paesi più forti dell'Europa. Napolitano dovrebbe spiegare perché ciò che non venne consentito a Berlusconi viene oggi concesso senza troppi problemi a Renzi. Sono forse venute meno le ragioni della solidarietà europea? Ci si è resi conto che aver cancellato l'interesse nazionale in nome degli interessi superiori anglo-francesi è stato non solo un clamoroso errore ma anche una gigantesca sciocchezza che oltre danneggiare il nostro paese ha gettato nel caos la Libia? Oppure, ipotesi niente affatto peregrina, Renzi può godere di ciò che non è stato permesso a Berlusconi perché il capo dello Stato di allora perseguiva l'obiettivo di politica interna di sbarazzarsi in qualche modo dell'inquilino di Palazzo Chigi mentre oggi a nessuno viene in mente di usare la politica estera per fare fuori Matteo Renzi? In attesa che Napolitano risponda ognuno è legittimato a pensare male. Spesso, come diceva il gesuita cardinal Bellarmino, non si sbaglia.

martedì 8 dicembre 2015

PIÙ IN LÀ DEL LEPENISMO


La vittoria del Fronte nazionale alle regionali in Francia profetizza la sconfitta della sinistra anche in Italia. Abbiamo un vantaggio: il centrodestra è unito, c'è Berlusconi. E uno svantaggio: la pulsione contro le ideologie novecentesche premia anche i 5 Stelle. La prospettiva per la vittoria è solo lo spostamento verso il centro del baricentro della coalizione, senza annacquare l'identità di Lega e FdI, ma accettando la lezione francese ed evitando di rinchiuderci in una splendida minoranza
È CAMBIATO IL VENTO IN EUROPA. SONO FINITE LE CATEGORIE NOVENCENTESCHE E LE BASI SOCIALI DEI PARTITI. NON È UN VOTO DI TERRORE, MA DI PAURA RAGIONEVOLE CHE UNISCE CONTRO IL PERICOLO COMUNE
In Francia alle Regionali ha vinto la destra della Le Pen, il Fronte nazionale. Questo risultato viene dopo le elezioni polacche e quelle spagnole. E' finita in Europa la pulsione irresistibile verso la sinistra, nonostante essa sia ancora dotata delle trombe e dei tromboni di mass media e intellettuali à la page. E – sia chiaro – non ha vinto il panico, il si-salvi-chi-può, ma una sana paura, un sacrosanto timore che l'Europa multiculturale e mono-tedesca, dominata dalla cultura della resa, ci consegni all'invasione e alla miseria. Soprattutto faccia sparire quella cosa invisibile e potente che è il sentimento di appartenenza a qualche cosa che viene prima di noi, è più grande dell'individuo, si chiama popolo, ed è un'appartenenza non negoziabile.  Usare la parola “destra” è per molti versi riduttivo. Non perché questa categoria antica e novecentesca generi in noi ripulsa: tutt'altro. Ma si stanno spostando i riferimenti sociali dei partiti. In Francia giovani e ceto operaio hanno cambiato accampamento ideale. Sono passati al Fronte nazionale.
I FRANCESI RIVOGLIONO INDIETRO IL PROPRIO PAESE. ALTRIMENTI LO PERDEREBBERO. LA SINISTRA DERIDE QUESTO SENTIMENTO IDENTITARIO? PEGGIO PER LEI
Come spiegarlo? Quanto accaduto in Francia è una espressione della "saggezza dei popoli". Una paura ragionevole, i francesi rivogliono indietro il proprio Paese, per intero. Perché hanno capito che altrimenti rischiano di perderlo. E' un sentire collettivo, un senso di pericolo comune.

OPPOSIZIONE AL REGIME E PER IL FILOTTO DI AMMINISTRATIVE E REFERENDUM


A proposito di tivù. Ieri Berlusconi con un'intervista al Tg5 ha mostrato di essere pronto a una campagna che è destinata a consentirci di tornare ad essere il primo partito italiano. Insomma, per cambiare l'Italia: “Forza Italia deve arrivare oltre il 20% e il centrodestra deve essere unito”.
I contenuti politici toccati dal nostro leader hanno indicato i capitoli prioritari della nostra futura azione. Opposizione al regime: “Ma di quale democrazia parliamo? In 20 anni abbiamo subito 4 colpi di Stato... Abbiamo un premier che si regge sul voto di senatori eletti dal centrodestra, che hanno tradito i loro elettori. Abbiamo un premier che si è cambiato la costituzione ed è andato al governo senza la legittimazione popolare. Si tratta di un vero e proprio regime, che Renzi ha pensato per se stesso”.
Dalle amministrative al referendum confirmativo. Con le prime “si decide il futuro delle nostre maggiori città, con il referendum, invece, si decide il futuro di tutti noi... sono due occasioni per far capire a Renzi, che gli italiani non accettano di non essere una democrazia”.
Sul sistema bancario e sulla mancata vigilanza di Banca d’Italia: “Si poteva fare di più e si deve fare di più. Ci sono 20.000 cittadini che hanno investito i loro risparmi nelle cosiddette obbligazioni subordinate. I direttori li hanno portati ad investire ed ora si trovano improvvisamente senza nulla non è ammissibile. Il governo e Bankitalia dovevano vigilare dare l'allarme per tempo. Se non si interverrà c'è un danno incalcolabile, vedremo il venir meno la fiducia dei risparmiatori nelle banche con la vendita e, il governo deve intervenire al più

COSI’ ZICHICHI SMONTA I CATASTROFISTI


Il presidente della federazione mondiale degli scienziati è scettico: "Inattendibili le previsioni sul lungo periodo"
Mentre lo intervistiamo è nel suo studio di Ginevra, impegnato al Cern. Antonino Zichichi, presidente della Wfs (World federation of scientist) e cioè della federazione degli scienziati mondiali, ha un atteggiamento scettico sulla pomposa riunione dei capi di Stato a Parigi sui problemi dell'ambiente.
O meglio il suo scetticismo è rivolto alle previsioni drammatiche fatte sul riscaldamento del pianeta. Zichichi non entra nel merito, ma critica il metodo, il modo in cui si pretende di sapere cosa avverrà al pianeta tra dieci o addirittura cinquanta anni. Eppure, gli chiediamo, esisterà un modo rigorosamente scientifico di trattare l'evoluzione del clima? «Per descrivere in modo matematicamente rigoroso l'evoluzione del clima, sono necessarie tre equazioni differenziali non lineari fortemente accoppiate. Differenziali vuol dire che è necessario descrivere l'evoluzione istante per istante nello spazio e nel tempo (nel dove e nel quando). Non lineari vuol dire che l'evoluzione dipende anche da se stessa. Esempio: il mio futuro dipende anche da me stesso. Fortemente accoppiate vuol dire che l'evoluzione descritta da ciascuna equazione ha enormi effetti anche sulle altre. Questo sistema di tre equazioni non ha soluzione analitica; il che vuol dire nessuno riuscirà mai a scrivere l'equazione dell'evoluzione del clima. L'unica strada è costruire modelli ad hoc. Un modello matematico non è la verità scientifica ma l'equivalente del dire È così perché l'ho detto io; non a parole, ma scrivendo formule che obbediscono a ciò che io penso sia la soluzione. Ma Lei mi sta dicendo che non si possono fare previsioni? «Le sto dicendo che le previsioni hanno senso solo a breve termine. Quelle sul tempo di domattina hanno margini di errori bassissimi, quelle tra 15 giorni sono inattendibili. Si figuri una previsione sul clima a dieci anni. Quello che funziona bene è il cosidetto «now casting»; lo abbiamo scoperto noi con un progetto pilota della Wfs in Cina studiando il Fiume Giallo che causava migliaia di morti per le previsioni a lungo termine che davano troppo spesso falsi allarmi.La gente ignorava gli allarmi restando a casa. Fino a quando noi abbiamo introdotto le previsioni a breve termine: «now casting». Ecco perché il presidente Den Xiao Ping mi ricevette a Pechino come fossi un capo di Stato e mi disse che avrebbe sostenuto l'istituzione di un laboratorio mondiale per una scienza senza segreti e senza frontiere come facciamo al Cern e a Erice nel Centro di Cultura Scientifica che porta il nome del pupillo di Fermi, Ettore Majorana».
Professore, Lei nega che ci siamo delle emergenze ambientali? «Io mi limito a dire che ci sono 72 emergenze planetarie che a differenza di quelle climatiche sono verificabili, certe, scientificamente provabili. Una di queste ad esempio e riguarda l'oggi, è l'acqua. Servirebbero molte risorse per renderla disponibile e pulita per milioni di persone come ha ricordato Papa Francesco». Non negherà che l'uomo inquina e con ciò potrebbe compromettere il nostro futuro, ma anche il nostro presente.
«Si facciano leggi che puniscano severamente l'inquinamento senza confondere i veleni con le problematiche climatologiche, come sono CO2 ed effetto serra. Bisogna demonizzare i veleni che vengono impunemente versati nell'atmosfera. L'anidride carbonica (CO2) è cibo per le piante. Se nell'atmosfera non ci fosse stata CO2 non sarebbe nata la vita vegetale. E siccome la vita animale viene dopo quello vegetale noi non saremmo qui. L'effetto serra non è un nostro nemico. Se non ci fosse l'effetto serra la temperatura di questo satellite del sole sarebbe 18 gradi sotto zero. L'effetto serra ci regala 33 gradi».

venerdì 4 dicembre 2015

AUGURI AL PRESIDENTE E RALLEGRAMENTI A BRUNETTA CONFERMATO CAPO GRUPPO ALLA CAMERA. RAFFORZARE IL MATTINALE


Auguri al Presidente per la salute e a Brunetta confermato capo gruppo alla Camera. Entrambi mantengano in vita, se non rafforzarlo, l’unico canale di forza Italia per avere notizie aggiornate giornalmente. Grazie verament. Vincenzo Galassini consigliere provinciale Ravenna Forza Italia



ERDOGAN JUNIOR NELLA BUFFERA. MA VIVE TRANQUILLO A BOLOGNA


Il figlio del Sultano accusato di traffici con l'Isis è in Italia per un dottorato. E si fa scortare dalla nostra polizia
http://www.ilgiornale.it/news/erdogan-junior-nella-bufera-vive-tranquillo-bologna-1201198.html


POLETTI: “LAUREA CON 110 A 28 ANNI?. NON SERVE A UN FICO”. VE LO DICE UNO ‘MAI LAUREATO’ NOMINATO DA UNO ‘MAI VOTATO’


 “Prendere 110 e lode a 28 anni non serve a un fico, è meglio prendere 97 a 21”.
Lo ha detto il ministro del Lavoro. Giuliano Poletti si diploma a Imola come perito agrario. Vada, il Ministro senza laurea, a vedere DOVE si prendono le lauree con 110 e lode a 21 anni: (quasi) solo al SUD. Lo sanno tutti che al sud le lauree sono REGALATE perchè tra ‘amicizie‘ , parentele e ‘famiglie‘ i 110 si sprecano.
Vi siete mai chiesti perchè tutti i concorsi per posti statali sono vinti da meridionali?
Al nord i laureati con 110 sono casi eccezionali, al sud sono la quasi totalità, e con il loro punteggio rubano posti di lavoro a chi ha studiato ma non ha dietro le ‘amicizie‘ giuste. O forse tutta l’intelligenza d’Italia si è riversata al SUD e al NORD siamo tutti idioti?



PRANZO DI NATALE DI FORZA ITALIA PER L’EMILIA-ROMAGNA


giovedì 3 dicembre 2015

SI AL PRESEPE E ALL’ALBERO DI NATALE: UN ESEMPIO CHE DOVREBBERO SEGUIRE I SINDACI DELLA PROVINCIA DI RAVENNA

Il sindaco di Pietrasanta, Massimo Mallegni, in occasione del Consiglio comunale. "Sono arrabbiato perché, come ci ha riferito una mamma, qualcuno ha proibito di allestire il presepe mentre per l'albero di Natale sarà fatto uno strappo alla regola, il presepe  rappresenta la famiglia ed identifica i valori della nostra cultura europea che ha i suoi fondamenti nei principi giudaico cristiani. Auspico che in tutte le scuole, non solo nei nidi, presidi e insegnanti, salvaguardino i simboli che sono alla base della nostra tradizione, della nostra cultura e della nostra nazione; principi che hanno ispirato e che ispirano i valori della pace, della fratellanza e della democrazia di cui questo mondo ha sempre più bisogno". Il sindaco ha  precisato che non si tratta di una crociata nei confronti di alcuna religione o fede: "È importante adoperarci tutti, al di là della propria personale posizione e sensibilità, per tutelare i valori della nostra comunità. Nessuno deve sentirsi offeso da questo invito e non è obiettivo di questa iniziativa mettere in pericolo l'integrazione e l'espressione religiosa, ma non c'è integrazione fino a quando non c'è il rispetto delle tradizioni e dei valori del paese in cui vivi"

LA PIU’ GRANDE MENZOGNA DEI NOSTRI TEMPI ANSIOSI. L’AUMENTO DELLE TEMPERATURE INDOTTO DALL’UOMO E’ UN FALSO: NON C’E’ NESSUN NESSO CON LE EMISSIONI DI Co2.


Franco Battaglia - Quella del riscaldamento globale indotto dalle attività umane è la più grande  menzogna del secolo scorso. Ripetuta tante di quelle volte che alla fine i più si sono convinti che è vera
Perfino Papa Bergoglio, che con la Sua ultima Enciclica ha dato prova di essere stato insidiato dal Diavolo. Non sarebbe la prima volta: chi sennò insidiò Urbano VIII quando costrinse Galileo a sottoscrivere l'atto di abiura? Bergoglio oggi come Urbano allora si appella al consenso scientifico. Il fatto è che mai ci si può appellare al consenso scientifico per sostenere l'attendibilità di qualsivoglia affermazione. Anzi, a dire il vero, è contro il consenso che la scienza fa progressi. Quel che conta sono i fatti. L'acqua è H2O non perché v'è un consenso scientifico, ma perché non v'è alcun fatto che contraddice la formula H2O. Il consenso scientifico ai tempi di Galileo era che la Terra fosse ferma al centro dell'universo e quello ai tempi di Einstein era che l'etere esiste. Come oggi si dice ma non è vero il consenso scientifico è che il caldo di cui gode il pianeta è conseguenza delle attività umane. Il fatto è che il pianeta vive da milioni d'anni in una sorta di perenne stato glaciale, interrotto, ogni centomila anni, da diecimila anni di, detta in gergo, optimum climatico. Orbene, questa nostra umanità sta vivendo nell'ultimo di questi favorevoli periodi. Ed è da ventimila anni, cioè da quando il pianeta cominciò a uscire dall'ultima era glaciale, che i livelli dei mari si sono elevati: di oltre cento metri rispetto ad allora. Né l'attuale optimum climatico ha raggiunto ancora i massimi di temperatura che si raggiunsero, in assenza di attività umane, negli optimum climatici precedenti. Una volta usciti da un'era glaciale, il clima del pianeta non resta immobile in un ideale plateau termico. Per esempio, durante l'ultimo optimum climatico, vi sono stati periodi caldi (olocenico, romano e medievale), intervallati da cosiddette piccole ere glaciali, l'ultima delle quali durò qualche secolo ed ebbe il suo minimo 400 anni fa, quando il clima riprese a riscaldarsi, e sta continuando a farlo fino ad oggi. Ma 400 anni fa, quando cominciò il processo, le attività umane erano assenti, e tali rimasero per almeno 3 secoli. Viviamo in un secolo di monotòno crescente riscaldamento, corrispondente all'inconfutabile monotòna, crescente immissione di

lunedì 30 novembre 2015

IL MOMENTUM DI BERLUSCONI


Chiamano così in America quel concentrarsi di segni che accompagnano l'ascesa irresistibile di un candidato. Lo statista di Forza Italia in un tempo di guerra e di drammatici cambiamenti è il solo che può dare speranza agli italiani, nell'unità delle forze di centrodestra. Mentre Padoan ormai mette le mani avanti e prevede crisi economica, noi proponiamo la via d'uscita, con gli eurobond per le infrastrutture orientate alla sicurezza. Investimenti che consentano insieme di svilupparci e di difenderci. Il filotto della vittoria, necessità del nostro leader in campo su tutte le televisioni e della strategia del Quadrifoglio



PACCHIA PER I NON LAUREATI, A SECONDO DELLE SCELTE POLITICHE…….


Ché poi non è che sia sta gran pacchia anche se si è laureati, eh? Guardate Poletti che la laurea non ce l'ha che carriera ha fatto (sempre col Partito e con le cooperative, ma vabbé, una signora carriera). Od Orlando, neanche lui è laureato, eppure è Ministro della Giustizia. O Faraone, sottosegretario all'Istruzione con delega all'Università...e neanche lui è laureato. O la Lorenzin, pure lei non è laureata, ed è Ministro della Salute...così su due piedi vien da pensare che non avere la laurea sia quasi meglio in questa Italia che dovrebbe dare risposte culturali...#arrivanoivostri


venerdì 27 novembre 2015

COSTRUIAMO IL TAVOLO PER LA DIFESA DELLA PATRIA

Facendoci carico di questi valori, offriamo alle forze politiche, ed anzitutto ai nostri alleati della Lega e di Fratelli d’Italia, questo nostro contributo organico che intendiamo far valere costruttivamente al “tavolo per la difesa della Patria” come base di dialogo con il governo.

Il termine “Patria” – Ci teniamo al termine Patria, che in Costituzione è scritto maiuscolo, e invitiamo il Presidente del Consiglio Renzi ad adottarlo formalmente. Crediamo che in questo momento vada restituito l’onore che merita a questa parola così spesso vergognosamente taciuta. La usiamo senza retorica, ma proprio attingendone il senso etimologico, del riconoscimento di un’origine comune, di una figliolanza dalla nostra tradizione e da una civiltà con connotati precisi.

RENZI IMBUCATO DA HOLLANDE

Al punto di figurare quasi come un imbucato nel carnet dei giri di Valzer di Hollande, che a tutta vista preferisce ballare con altri leader davvero decisori, che non insieme con il giovane chiacchierone. In fondo sa già come si comporterà Renzi avendo parlato con Obama e Merkel. Si sa che lui si accoda. Stop sanzioni contro la Russia – Noi abbiamo chiesto a Renzi e al suo governo di prendere un’iniziativa vigorosa per spingere l’Europa a rinunciare unilateralmente alle sanzioni contro la Russia, rimandando al dopo i problemi esistenti, in nome della necessità di spegnere insieme l’incendio devastatore del jihadismo. Renzi non ha detto mezza parola su questo. Insiste nel portare avanti una logica gregaria e priva di nerbo pacificatore.

LA SINISTRA, CONTROLLA TUTTO DALLA CULLA ALLA MORTE:……ANCHE PER GESTIRE L’ORTO? ESPOSTO

In data 10 novembre, 44 titolari degli orti comunali di via Chiavica Romea hanno consegnato, tramite Ivana Donà, al sindaco e al direttore generale del Comune di Ravenna e depositato il 20 novembre anche al Procuratore della Repubblica di Ravenna, un esposto allegato sulla gestione delle aree ortive comunali e l'abolizione del tesseramento ad eventuali associazioni. Lo rende noto Ivana Donà, prima firmataria del fascicolo. Rispetto e regolarità negli orti comunali: esposto di ortisti al Comune e alla Procura http://www.ravennanotizie.it/articoli/2015/11/26/orti-comunali-esposto-degli-ortisti-al-comune-e-alla-procura.html

COERENZA REGIONALE?: CAMERE DI COMMERCIO. SERVE UN PROGETTO GEOPOLITICO DI AREA VASTA, RAVENNA VA CON FERRARA

La Camera di commercio di Ravenna ha sposato Ferrara disattendendo completamente l’appello dei 29 sindaci della Provincia di Forlì – Cesena. Si tratta di un matrimonio per molti aspetti ibrido che si contrappone alla linea ormai consolidata basata dall’unione delle province di Ravenna, Forlì Cesena e di Rimini. per questo concordo  appieno con i 29 sindaci della provincia di Forlì Cesena che promuovono il raggruppamento omogeneo delle tre Camere di Commercio corrispondenti al territorio esistente dell’Area vasta: vale a dire Ravenna, Forlì Cesena e Rimini. Si tratta di un modello geopolitico già delineato al quale non appare opportuna l’aggiunta della provincia di Ferrara se si tiene conto, peraltro, delle varie esperienze consolidate basate, appunto, sull’accorpamento delle quattro città romagnole.   
Tale convinzione logica trova condivisione e si rafforza ulteriormente nel  momento in cui le Province di  Ravenna, Rimini e Forlì Cesena, dando seguito alla legge regionale n.13 del 2015, stanno costituendo un unico ambito territoriale che ricomprende quei territori provinciali  per l’esercizio in forma associata delle  varie funzioni  in capo ai nuovi enti. Va considerato, inoltre, che già in ambito sanitario si è costituita l’Azienda sanitaria locale della Romagna, così allo stesso modo nel settore dei trasporti pubblici locali la società Strart Romagna per mezzo della quale i comuni e le province del bacino romagnolo, sta gestendo le funzioni riferite ai servizi di trasporto pubblico in vista della costituenda azienda unica  per la mobilità romagnola seguendo lo stesso percorso già intrapreso dall’azienda sanitaria. A questo panorama va aggiunto, ancora, l’ambito delle risorse e dei  servizi idrici gestiti da Romagna Acque, società che gestisce per conto dei comuni e delle citate province le funzioni riferite,