domenica 31 gennaio 2016

GLI UNICI CRETINI A PORTE APERTE


Ora andiamo a lezione dalla Svezia: lì sanno organizzare i rimpatri, noi ci proviamo invano da anni e anni
Vittorio Feltri - Abbiamo appreso dalla lettura dei giornali che alcuni Paesi del Nord - Svezia, Finlandia e Olanda - hanno studiato un piano, in via di realizzazione, per espellere migliaia e migliaia di profughi, naturalmente musulmani.  Perché? Gli stranieri quando sono troppi stroppiano. La tesi, per quanto terra terra, si può condividere e, anche no. Dipende da come si valuta. Ma non è di ciò che vogliamo discutere, bensì del fatto sorprendente che olandesi e scandinavi siano in grado di organizzare rimpatri in massa di stranieri, mentre noi italiani da anni e anni cerchiamo di fare la stessa cosa senza riuscire a cacciarne neppure alcune decine. Ci abbiamo provato in mille modi, miseramente fallendo. C'è sempre un impedimento, una complicazione burocratica o giudiziaria che ci vieta di procedere. Anche gli extracomunitari che commettono e reiterano reati la fanno franca. Magari vengono arrestati, talvolta processati, condannati e rinchiusi in carcere, poi però escono subito perché in fondo sono dei poveracci e suscitano pietà nei giudici, cosicché ricominciano a delinquere e nessuno si prende la briga di rispedirli a casa loro. Le autorità si giustificano affermando che la maggior parte degli immigrati non ha passaporto, non se ne conosce l'identità esatta né la nazionalità, pertanto non si sa dove «spedirli» e si è costretti a trattenerli, malgrado sia scontato che seguiteranno a violare il codice penale allo scopo di mettere insieme il pranzo con la cena. Primum vivere, non è una novità. In effetti, le operazioni di rimpatrio sono più complicate di quelle relative ai respingimenti. Però ci domandiamo per quale arcano motivo la Svezia, la Norvegia e l'Olanda abbiano escogitato una soluzione al problema rimpiatri, quando noi siamo ancora qui a subire presenze sgradite. Da notare che i citati Paesi sono alle prese con folle immense da espellere, mentre noi non siamo capaci neppure di imbarcarne un numero esiguo, cioè i malviventi. Siamo davanti a un mistero talmente fitto da essere insondabile.
Sarebbe interessante sapere quale sia l'opinione del nostro governo. Non stiamo attaccando il premier, Matteo Renzi; semplicemente desidereremmo scoprire perché costui, dinanzi alle iniziative radicali dei Paesi nordici, non invii un proprio delegato nei medesimi Paesi per comprendere perché essi siano attrezzati onde rigettare in un botto centomila islamici e noi, viceversa, ci rassegniamo a ospitare tutti i fedeli di Allah - milioni di individui - che progettano di farci secchi. La nostra è una semplice curiosità, che però meriterebbe di essere soddisfatta, se non altro perché le spese di mantenimento dei profughi sono a carico dei cittadini, e non sono due soldi.

“IL DDL CIRINNA’ NON PASSERA’”: LA PROFEZIA DI ADINOLFI


Mario Adinolfi, direttore de La Croce, acclamato dalla folla del Family Day, spiega: "Sarà il Pd stesso ad affossare questa legge"
Il ddl Cirinnà non passerà. Renzi viene da questo mondo, nel 2007 era accanto a me al Family Day e usava parole ben più forti delle mie contro i Dico della Bindi. Renzi sa di non essere ben visto dalle 'piazze rosse' e politicamente non può permettersi di ignora persino il messaggio che viene da questa piazza", dice Adinolfi ricordando la sua amicizia col premier che sosteneva già nel 2012 da parlamentare Pd. "Ora cosa succederà? Succederà che l'articolo 5 sulla stepchild adoption non passerà e così cadrà l'intera legge. È significativo che l'assemblea dei senatori Pd abbia dato l'ok generico all'impianto della legge ma abbia deciso di aspettare al 2 febbraio per dire su quali articoli si può far valere la libertà di coscienza. Aspettavano il risultato di questa piazza". Il profeta Adinolfi spiega che al Pd non conviene che questa legge passi, tantomeno alla Cirinnà che, con la bocciatura del suo ddl, diventerebbe la paladina dei gay e passerebbe come martire. Sarà lo stesso Pd ad affossare la legge e Renzi si tirerà fuori dicendo "io ci ho provato ma il Parlamento ha detto no" e anche gli alfaniani, alla fine, secondo Adinolfi, voteranno contro le unioni civili e la stepchild perché sennò verrebbe meno il fatto stesso di esistere. Resta l'incognita dei Cinquestelle ma "mi pare difficile che proprio in questo momento decidano di aiutare il governo".
BRUNETTA #FAMILYDAY: QUESTA PIAZZA MERITA ASCOLTO, RENZI NE TERRA' CONTO O ANDRA' A SBATTERE
"Sono qui, a titolo personale e da laico, perché ritengo che il ddl Cirinnà sia sbagliato e incostituzionale, e perché ritengo che questa piazza, le famiglie italiane in generale meritino ascolto e sostegno".
"Io penso che dobbiamo sostenere con forza la famiglia naturale, formata da un uomo e una donna, così come costituzionalmente riconosciuta. È giusto allo stesso tempo prevedere un riconoscimento alle unioni civili, una norma che ne regoli i diritti e i doveri. Ma la Cirinnà non è la strada giusta, non si può equiparare una relazione omoaffettiva al matrimonio, non si può correre il rischio di aprire all'utero in affitto".
"Questa piazza merita ascolto. Renzi, come credo, è una persona intelligente, e terrà conto del messaggio di oggi. Se non lo farà, andrà a sbattere".

giovedì 28 gennaio 2016

SAVIANO: “IL NUOVO EDITTO BULGARO DEL PD”


Il licenziamento del dirigente Rai che ha autorizzato il countdown anticipato di Capodanno? Per i renziani è peggio Ballarò. Questa volta a dare fastidio ai democratici è stata la frase di Giannini che in puntata ha definito il caso Boschi-Banca Etruria un “rapporto incestuoso”. L’espressione per Anzaldi, deputato Pd e segretario in Vigilanza, è peggio di quello che ha fatto il funzionario cacciato da Campo Dall’Orto. E se i più vicini al premier hanno sostenuto in coro l’attacco, in difesa del giornalista invece si sono schierati Saviano e la minoranza



GIORNO MEMORIA “FORZA ISRAELE, NOI DI FORZA ITALIA SIAMO CON TE”


 “La giornata della memoria è il modo migliore per guardare il presente. La Shoah ci guarda ancora con gli occhi delle sue vittime e ci fa vergognare non del passato ma dell’oggi. L’antisemitismo non è un rischio, ma un’evidenza di queste ore. Esso si esprime certo nella volontà di taluni Stati e dei loro leader di annientare Israele e di alimentare l’odio verso gli ebrei, ma ha focolai vivi e minacciosi in Europa e in Italia. Non basta puntare il dito contro le cellule dell’Isis o certi movimenti di estrema destra o di estrema sinistra, ma va denunciata l’acquiescenza che determina il clima intollerabile respirato dagli ebrei italiani, in pericolo per il solo fatto di farsi riconoscere come tali. Oggi va denunciato e combattuto con le armi della cultura e dell’informazione un antisemitismo da zona grigia di tanta opinione pubblica, ‘moderato’, pigro, che non muove le mani e non tira coltellate, condanna Auschwitz, e ci mancherebbe, ma guarda ai coltelli dell’Intifada a Gerusalemme o a Milano con indifferenza o giustificazionismo. In tanti devono farsi oggi l’esame di coscienza, e uscire dall’ambiguità. Forza Israele, noi di Forza Italia siamo totalmente con te”.
Così in una dichiarazione congiunta, a nome di tutto il gruppo di Forza Italia alla Camera, il presidente dei deputati azzurri, Renato Brunetta, e la portavoce dei parlamentari a Montecitorio, Mara Carfagna, che oggi interverrà in Aula in occasione della giornata della memoria.


martedì 26 gennaio 2016

BENZINA A 44 CENTESIMI AL LIBRO. MA RENZI NON TOGLIE LE TASSE COME AVEVA PROMESSO A PORTA A PORTA.


https://www.facebook.com/WIlM5s/videos/720945581339118/

ECCO LE PROMESSE NEL 2014 DI RENZI SULLA BENZINA ---> VERGOGNA!!! Oggi il prezzo del petrolio è 28,74 dollari al barile. Bassissimo ma pensate, in giornata è persino sceso sotto i 28 dollari, precisamente ha toccato 27,67 dollari al barile. Non succedeva dal 2003! Ebbene in quanti si staranno domandando “perchè se il petrolio costa così poco la benzina è così cara?”. C'è da dire che lo Stato strozzino applica tasse vergognose sulla benzina. Quelle tasse che il "Premier non eletto da nessuno" promise di “razionalizzare” entro il 2014!
L’unica colpa è dello Stato. Altro che le compagnie petrolifere. Oggi la benzina alla pompa potrebbe costarci 44 centesimi al litro. Ma non succederà mai. Mai il prezzo andrà sotto l’euro. Nemmeno se le compagnie petrolifere, stordite da un colpo di sole, dovessero iniziare a regalare a destra e a manca l’oro nero. Questo perché in Italia le imposte, che Matteo Renzi si guarda bene dal cancellare, gravano sul prezzo di benzina e diesel per oltre due terzi. Quando andiamo a fare rifornimento, insomma, dobbiamo tener presento che oltre a riempire il serbatoio della nostra auto, stiamo anche riempiendo le tasche di uno Stato famelico e incapace di amministrate i nostri soldi. Rispetto al 2008 il prezzo della benzina al netto delle tasse è inferiore del 18,8%. Il che, come fa notare Sergio Rizzo sul Corriere della Sera, si tramuta in “un rincaro del 31,4% esclusivamente attribuibile alle tasse”. Negli ultimi sette anni le accise sono, infatti, cresciute del 46% mentre il carico dell’Iva è aumentato del 21,8%. “Nel dicembre 2008 le accise pesavano su un litro di gasolio per 42,3 centesimi – spiega Rizzo – c’erano poi da sommare 18,53 centesimi di Iva: non il 20 per cento (livello dell’aliquota dell’imposta sul valore aggiunto allora vigente) rispetto ai 50,34 centesimi che all’epoca costituivano il prezzo della nafta al netto del carico fiscale, bensì quasi il doppio. Esattamente, il 36,8 per cento”. Questo perché l’Iva viene applicata anche sulle accise, non solo sul prodotto industriale. Insomma, lo Stato tassa anche le tasse. Sette anni fa le imposte sulle imposte toccavano i 60,82 centesimi, il 57,4% del totale. Oggi, continua Rizzo sul Corsera, “si è arrivati a 84,31, e siamo al 67,4% del totale. Una differenza di quasi 23,5 centesimi per litro, che proiettata sulle 22 milioni di tonnellate
di gasolio consumate annualmente in Italia significa per il fisco un maggiore introito di quasi 5,2 miliardi di euro ogni 12 mesi”. Tanto per capirci: le tasse sulle tasse valgono da sole circa 3 miliardi di euro sui consumi totali di gasolio.
Su ogni litro di benzina le imposte gravano per 72,8 centesimi. “Se si aggiunge anche l’Iva, considerando anche in questo caso l’impatto delle tasse sulle tasse – calcola Rizzo – il peso del prelievo fiscale sfiora un euro su un costo medio alla pompa di un euro e 421”. Insomma, poco meno del 70% del prezzo finale va al Fisco, quindi allo Stato. Quindi, non è così peregrino chiedersi perché sino a ora Renzi, che si vanta di abbassare le tasse ovunque, non ha ancora messo mano a questo furto legalizzato. Perché non possiamo pagare un litro di benzina 44 centesimi?
Perché dobbiamo finanziare un Fisco sanguisuga.



LA TRUFFA SUL CANONE RAI, UNA DELLE PIU’ GRANDI PORCATE DELLA STORIA REPUBBLICANA


Alla fine sono andati fino in fondo, senza vergogna! Altro che gli 80 euro alle forze dell’Ordine, altro che i 500 euro ai diciottenni i veri beneficiari di questa schifosa legge di stabilità sono i leccaculo della Rai. Renzi ha voluto così ricompensare questi squallidi figuri, dipendenti, ma soprattutto funzionari e dirigenti lottizzati della Rai per la loro devozione ed il loro servilismo, persone senza dignità, sempre pronti ad incensare il padrone e prostrarsi al potere politico. Al baraccone della Tv pubblica che ogni anno oltre a profondere disinformazione in quantità industriale, produce buchi spaventosi di centinaia di milioni di euro, arriveranno altri 420 milioni di euro.
E potranno così andare avanti a pagare stipendi faraonici alle varie Littizzetto, ai vari Fazio, potranno ancora mantenere gli oltre 11.000 dipendenti, ossia più di quelli di Mediaset, Sky e La7 sommati insieme, potranno ancora sperperare soldi pubblici mantenendo sedi in Italia e all’estero che hanno costi spropositati e non producono nulla, e potranno ancora prendere in giro gli italiani spacciando questa feccia per Servizio Pubblico. Ovviamente la porcata non sta nel fatto che il canone Rai sarà inserito nella bolletta elettrica, pagare con un bollettino o all’interno di una bolletta non fa alcuna differenza, la porcata è aver abolito la possibilità del suggellamento!!!
Renzi è arrivato dove nemmeno i fascisti avevano osato!!!
Il canone Rai infatti è una tassa introdotta nel 1938 in pieno regime. I fascisti, però, avevano perlomeno previsto la possibilità del suggellamento, consentendo, all’utente che ne faceva richiesta, l’esenzione dal pagamento del canone.
Renzi ha abolito questa possibilità, una vera e propria vessazione nei confronti dei cittadini che si vedono costretti a pagare un pessimo servizio che oltretutto non hanno richiesto.
D’accordo che i politici in genere sono dei mentitori, ma pensare ad una persona più falsa ed infida di così è realmente difficile.



La riforma della costituzione è passata  con pochissimi voti risicati , grazie ai voti di ALA (Verdini e i traditori di Forza Italia) , e grazie ai voti di NCD (Alfano e altri traditori di Forza Italia) e chi più ne ha più tradisca.
332 cambi di casacca in questa legislatura. Record di politici che tradiscono i propri elettori.
Ma nessuno fa nulla per niente:
Oggi sono state assegnate 3 importanti poltrone proprio agli uomini di Verdini, ricambiando il favore.
Ma se queste cose le fa Renzi non è voto di scambio, nessuno indagherà mai.
 RIFORMA DELLA COSTITUZIONE …  BISOGNA VOTARE NO AL REFERENDUM DI OTTOBRE.
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lunedì 25 gennaio 2016

TRASPARENZA REDDITI DEI PARLAMENTARI, “IRREGOLARI 7 SU 10. BOCCIATI BOLDINI, GRASSO E MADIA” GLI FATTO LA SANZIONE? UN CATTIVO ESEMPIO PER I CITTADINI SOLI GABBATI


Con il decreto legge sulla trasparenza si pensava di aver risolto il problema. E invece la classe politica italiana continua a essere reticente sul proprio stato patrimoniale. Mantenendo una sorta di nebbia sugli introiti. Secondo uno studio realizzato da Open Polis (che ha preso in esame parlamentari e membri del governo), il 72,3% degli esponenti politici pubblica informazioni incomplete, il 21,4% dichiara i propri redditi in maniera sufficiente, mentre solo il 6,3 fornisce informazioni totalmente complete. Inoltre, appena il 28% presenta una dichiarazione in tutte le sue parti.
Sempre secondo la ricerca, la maglia nera spetta alla Camera: qui il livello di opacità arriva al 76%, contro il 73,3 del Senato. Un po’ meglio va sul fronte governativo, dove l’opacità si riduce al 23,2%, il 44,6 pubblica informazioni complete e il 32,1 indica tutto. Se poi si dividono i dati per i partiti, il record della poca trasparenza va ai Conservatori e riformisti di Fitto (100%), seguiti da Forza Italia (92,8) e Lega (89,2). Più virtuoso è invece l’M5S (55,1), seguito da Aut-Psi (66,6) e Pd (72,5).
Questi risultati segnano una sconfitta per il decreto sulla trasparenza, approvato in pompa magna nel febbraio 2013 dal governo di Mario Monti, con tanto di conferenza stampa e firma dell’allora ministro per la PA, Filippo Patroni Griffi. “A chi non pubblicherà la propria situazione patrimoniale complessiva sarà corrisposta una sanzione amministrativa pecuniaria da 500 a 10 mila euro”, recitava la circolare che ancora si trova sul sito di Palazzo Chigi. Doveva essere uno dei fiori all’occhiello del governo dei tecnici e invece non è andata così.
Tra i bocciati, per indice di trasparenza, compaiono anche nomi eccellenti. Come i presidenti di Camera e Senato Laura Boldrini e Pietro Grasso. Con informazioni definite “scarse” e “parziali”. Se vogliamo è ancora più clamoroso che l’opacità riguardi pure colei che dovrebbe essere la paladina della trasparenza nella PA, ovvero il ministro Marianna Madia: scarsa pure lei.

sabato 23 gennaio 2016

RENZI ALLARGA LA MAGGIORANZA CON ALA (VERDINI) RIPAGATI CON TRE VICE PRESIDENTI DI COMMISSIONI, NESSUNA NOVITA’ CHI LASCIA LO FA PER POTERE: VERGOGNA


L'alfaniano eletto come previsto nei possibili equilibri per un rimpasto di governo che sarà concluso nelle prossime settimane. Ma la notizia è l'elezione dei tre verdiniani. Romani: "Prendiamo atto della nuova maggioranza". Pietro Langella è stato nominato "vice" alla Bilancio, Giuseppe Compagnone alla Difesa e Eva Longo alle Finanze. Tutti sono stati eletti in quota maggioranza. "Abbiamo ottenuto tre vicepresidenze - esulta il capogruppo al Senato, Lucio Barani - tutte molto votate". La mossa di Matteo Renzi, come fa giustamente notare il capogruppo dei senatori azzurri Paolo Romani, sancisce l'ingresso di Ala in maggioranza. "Non avevamo dubbi al riguardo - commenta - oggi c'è stata una ratifica formale". In realtà l'accordo raggiunto sulle vicepresidenze in commissione fa più male al Pd che alle opposizioni. Ieri il voto degli uomini di Denis Verdini al Senato, decisivo ai fini del raggiungimento della maggioranza assoluta. Oggi la elezione di tre vice presidenti delle commissioni al Senato appartenenti al gruppo Ala. La decisione di Renzi ha fatto infuriare la minoranza dem. "Forse è il caso che Renzi ci dica se esiste una nuova maggioranza politica che sostiene il governo e che comprende anche Verdini - ha detto Roberto Speranza -e è così si deve aprire un dibattito pubblico e in parlamento". Pier Luigi Bersani ha subito rincarato la dose: "Non accetterei mai uno snaturamento del Pd così evidente e palese. Il Pd non può diventare l'indistinto dove tutto si ammucchia. Queste pensate tattiche e trasformistiche sono destinate a essere spazzate via". Il deputato di Sinistra Italiana Alfredo D'Attorre sfida i parlamentari del Pd che nelle settimane scorse hanno ripetutamente ribadito l'incompatibilità di Verdini con il progetto del Partito Democratico: "E invece Verdini viene ricompensato della sua 'affiliazione' al progetto Renzi-Boschi con l'assegnazione di tre poltrone al Senato e l'ingresso ufficiale in maggioranza". Nicola Fratoianni: “Hanno devastato la Costituzione con i voti dei verdiniani e dei senatori dell’ex leghista Tosi e a meno di 24 ore le indiscrezioni riportano del mercato in corso per ottenere posti di comando nelle Commissioni al Senato, naturalmente con i senatori di Verdini protagonisti. Insomma le istituzioni trattate come un suk”. Ha una spiegazione alternativa il capogruppo di Ala Lucio Barani: “Con una decisione anti-democratica siamo stati esclusi dalle altre minoranze. La maggioranza ha sanato questa decisione”. Chi invece è pienamente in maggioranza è l’avvocato-senatore dell’Ncd Nico D’Ascola, nuovo presidente della commissione Giustizia. La sua elezione, attesa, non è stata una passeggiata.

OMICIDIO STRADALE, GOVERNO BATTUTO IN AULA; IMPEGNO FORZA ITALIA, LA CONSULTA “SBLOCCA ITALIA” INCOSTITUZIONALE.

   

Approvato un emendamento di Forza Italia sull'omicidio stradale. Ieri il sì al Senato solo grazie al voto dei verdini ani,
Chiara Sarra - Mentre Matteo Renzi gongola e si vanta del voto sulle riforme e del varo dei decreti sulla riforma della Pa, in Parlamento la situazione è tutt'altro che rosea per la maggioranza.
Se ieri il "sì" al Senato è stato raggiunto solo grazie ai voti dei verdiani e dei tosiani (la maggioranza non raggiungeva da sola i 161 sì necessari ad approvare la riforma), oggi alla Camera il governo è andato sotto nel voto sull'omicidio stradale. È stato approvato a scrutinio segreto, infatti, un emendamento di Forza Italia al provvedimento con 247 sì e 219 no, malgrado il parere contrario di Palazzo Chigi.
L’emendamento, firmato da Francesco Paolo Sisto, prevede che "il conducente che si fermi e occorrendo presti assistenza a coloro che hanno subito danno alla persona, mettendosi direttamente a disposizione degli organi di polizia giudiziaria, quando dall’incidente derivi il delitto di lesioni personali colpose, non è soggetto all’arresto stabilito per il caso di flagranza di reato". In pratica: chi si ferma a soccorrere l'investito, non verrà arrestato. Ettore Rosato del Pd aveva chiesto, invano, all’Aula di respingere l’emendamento per consentire alla proposta di legge di giungere oggi al via libera definitivo. Il provvedimento dovrà invece ritornare al Senato per diventare legge.
"Si apre un problema politico per il governo e per la maggioranza", ha fatto notare Renato Brunetta, "Questo voto non può passare inosservato. Chiedo sia aperta una riflessione"

BERLUSCONI FU ATTACCATO PERCHE’ AUTONOMO. MATTEO PAGA L’IMPREPARAZIONE E L’ARROGANZA


«La realtà è che Renzi è unfit to lead, incapace di governare». Questa è la fotografia che Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera, scatta all’impressionante serie di attacchi rivolti dall’Ue al Presidente del Consiglio. «Se Juncker, venerdì, ha fatto quelle dichiarazioni così aspre –spiega Brunetta- vuol dire che aveva il consenso della Merkel e di Hollande. È una persona accorta, non farebbe mai uscite così forti a titolo individuale. Tutto ciò vuol dire che l’Italia è all’angolo, e dobbiamo dire grazie solo a Renzi».
  Dove ha sbagliato Renzi?: «Si è trastullato tra l’Italicum, la riforma costituzionale, gli 80 euro, il finto jobs act, e non ha realizzato le cose fondamentali, come la ricapitalizzazione delle banche, che la Germania e altri Paesi hanno fatto. Ora è troppo tardi, e dopo l’entrata in vigore del bail in le nostre banche sono fragili e contendibili. A ciò si aggiunga la situazione politica, con i partner europei che non fanno più toccar palla al nostro premier.
  Juncker e Weber a testa bassa. Sono avvisi di sfratto?: «Assolutamente sì. Mancano gli interlocutori giusti. Questo è il governo dell’uomo solo al comando, il povero Padoan e il povero Gentiloni ormai sono poco più che funzionari. Renzi ha portato avanti una linea di arroganza solitaria, e queste cose poi si pagano. Lo ha mollato persino la Mogherini, per la cui nomina lui si era svenato. Ma lo hanno mollato gli Usa e Putin. A me non piace quest’Europa della Merkel, di Juncker, di Hollande. Ma mi piace ancor meno Renzi che sta facendo pagare all’Italia un prezzo altissimo».
  Quanto rischiamo?: «Renzi ci porta verso il baratro. Se le banche collassano, se i risparmiatori fuggono, con la speculazione che non aspetta altro di avventarsi sul nostro sistema bancario, siamo davvero vicini al precipizio. Altro che ripresa! Con la legge di stabilità è tutta in deficit, noi dovremmo fare tra pochi mesi, in primavera, una manovra correttiva tra i 5 e gli 8 miliardi. Per poi attestare la prossima legge di stabilità per il 2017 tra i 50 e gli 80 miliardi».

mercoledì 20 gennaio 2016

GALASSINI FI: AREA VASTA ROMAGNA, FAENZA CON RAVENNA MEGLIO FORLI. IL PRESDIENTE CASADIO ACCETTA LA PROPOSTA, SE NE PARLERA’ NEL PROSSIMO CONSIGLIO PROVINCIALE CON LA PRESENZA DEL DIRETTORE ASL AREA VASTA!


            La sinistra sta  cambiando tutta la politica istituzionale e infrastrutturale decisa da decenni con la proposta Delrio di eliminare l’importante opera dell’E55 e la riforma istituzionale,
La proposta di una vasta area Romagna per le Camere di Commercio sembra svanire dopo la proposta che le due Camere di commercio di  Ravenna e Ferrara contro la fusione  con Forli/Cesena e Rimini. 
Nella scelta ravennate forse c’è una logica: Ravenna e  Ferrara sono sull'asse dell’ Adriatica e Comacchio intende allearsi istituzionalmente! I  Comuni della Romagna Faentina hanno come loro perno l'asse della  via Emilia e di questo non possono  fare a meno.  Infatti è nato un progetto di sviluppo turistico tra Faenza  e Imola con la costituzione di una società parapubblica fra le due realtà. L'Unione dei Comuni della Romagna Faentina fa perno sulla  via Emilia.  Quindi la Romagna Faentina non  può non fare riferimento alla Camera di Commercio Forli-Rimini. Anche gli studi istituzionali per le elezioni dei deputati prevede che Faenza sia legato a Bologna, disminunendo il valore aggiunto faentino;
In questa logica  una riflessione sull’ dell’ area  vasta Romagna.  Sono state create 3  subaree, Ravenna  (comprendente Lugo e Faenza); Cesena-Forli, Rimini a senso che Faenza,  debba continuare ad andare a Ravenna? Scomodo sotto tutti gli aspetti non sarebbe meglio  a Forlì-Vecchiazzano che si raggiunge  con 15 minuti di auto! Pur non condividendo la politica istituzionale del Pd ravennate che ha vinto le elezioni regionali con il 40% dei votanti e il 40% dei consensi che rappresenta solo il 18% degli aventi diritto , CHIEDO: Viste le modifiche del PD sulle politiche istituzionali, il consiglio provinciale di Ravenna faccia una RIFLESSIONE  per l’interesse dei cittadini per un migliore utilizzo dei servizi erogati per il turismo, istituzionale, Camere di commercio e  in particolare per la Sanità da inserire con Faenza,  nell’asse della via Emilia con Forli investendo nella discussione i consigli comunali delle zone interessate. Vincenzo Galassini Consigliere Provinciale Ravenna FORZA ITALIA


RIOLO TERME DEVE RICEVERE DA IMOLA PER LA DISCARICA I DANNI AMBIENTALI


Il consigliere PD Zoffoli colloca la discarica a Faenza!, non sa nemmeno dove s itrova



martedì 19 gennaio 2016

LA LEGGE PER MANDARE A CASA I DIPENDENTI PUBBLICI CHE NON LAVORANO C’E’ GIA’ E DEVE ESSERE APPLICATA: E’ LA LEGGE BRUNETTA


La Legge per mandare a casa e licenziare definitivamente i dipendenti pubblici che non lavorano c’è già e deve soltanto essere applicata: è il decreto legislativo 150 del 27 ottobre 2009, che attua la legge 15 del 4 marzo 2009, la cosiddetta legge Brunetta.
Norma chiara e trasparente che elenca una per una le tipologie di infrazioni che comportano il licenziamento per i dipendenti pubblici «furbi». Proprio quelli su cui vuole intervenire il governo Renzi
Parola di Cesare Damiano, presidente della Commissione lavoro della Camera ed ex ministro Pd: «Per amore di verità dobbiamo dare ragione a chi sostiene che già esistono leggi che prevedono il licenziamento nella Pubblica Amministrazione. Si tratta del Decreto legislativo 150 del 2009 dell’allora ministro Brunetta.
La truffa del cartellino di presenza è specificatamente prevista e sanzionata. Il problema non è, quindi, quello di fare nuove leggi-fotocopia, ma domandarsi perché quelle esistenti non hanno funzionato nonostante il fatto che siano del tutto chiare».
In effetti, il decreto legislativo 150/2009 (legge Brunetta) ha significativamente modificato l’assetto previgente in tema di provvedimenti disciplinari.
In particolare, il decreto ha previsto:
la garanzia dell’applicazione della sanzione del licenziamento per le infrazioni più gravi;
la punizione degli assenteisti e di tutti coloro che li supportano;

SINDACO TEDESCO SPEDISCE 31 PROFUGHI SOTTO CASA MERKEL A BERLINO: “NON NE POSSO PIU’”


A ottobre, Peter Dreier le aveva urlato al telefono: «Non ce la facciamo», facendosi beffa del suo slogan più famoso. E aveva minacciato di spedirle i profughi a Berlino. Angela Merkel era stata irremovibile: «Se lei mi manda i suoi rifugiati, dovrò rispedirli in Grecia». Ma stamane il governatore di Landshut, circondario (una sorta di provincia) della Bassa Baviera, ha concretizzato la sua minaccia.
Dreier ha fatto salire 31 profughi su un bus e li ha fatti partire per Berlino. Dreier vuole incontrare Merkel e consegnarle i siriani di persona. Lei, ovviamente, non ci sarà. Ma secondo fonti vicine al sindaco, l’intento è quello di far capire all’opinione pubblica che non si risolve il problema dei profughi pensando che con l’inverno ne arrivino meno: «C’è un ingorgo: quelli dei mesi scorsi stanno ancora lì. Non ne possiamo più».
Prima della partenza pare che la ministra per gli Affari sociali bavarese, Emilia Mueller, abbia chiamato Dreier per dissuaderlo dal mettere in atto la sua provocazione. Mueller avrebbe anche minacciato azioni legali. Ma il sindaco è convinto di non aver infranto la legge: ha pagato la spedizione di tasca sua.

TERRORISMO ISLAMICO: PERCHE’ NON ESISTE IN GIAPPONE


Negli ultimi anni, oltre alla crisi economica, il mondo ha dovuto affrontare anche il problema emergente dell’estremismo islamico e, per confermare ciò, basta dare un’occhiata ai numeri sempre più crescenti degli attacchi terroristici nel mondo.
Dal 2011, con la comparsa sulla scena mondiale dell’ISIS, il numero delle vittime degli attacchi di fattrice islamica è nettamente cresciuto, assieme alla quota di Musulmani nel terrorismo mondiale che è sempre più in costante avvicinamento al 100%.
Nel 2013, secondo il Dipartimento di Stato Statunitense, un totale di 9.707 attacchi di origine terrorista è avvenuto in tutto il mondo, provocando più di 17.800 morti e più di 32.500 feriti. In aggiunta, più di 2.990 persone sono scomparse o sono state prese in ostaggio. Le informazioni riguardo i perpetratori sono state riportate, dal materiale di base, per il 32% degli attacchi terroristi nel 2013.
E di questo 32%, solo tre gruppi terroristici musulmani, i Talebani, ISIS e Boko Haram, sono stati ritenuti responsabili di 5.655 morti, all’incirca del 31.76 percento. Ciò vuol dire che della prima percentuale la stragrande maggioranza sono state perpetrate da soli tre gruppi terroristici, ossia più del 50% che esiste in questo mondo sempre più turbolento.
A questo punto sembrerebbe che non ci sia un singolo Paese dove i musulmani non possano innalzare le proprie bandiere, invece no! Esiste uno Stato abbastanza singolare, non uniforme al pietismo che oramai prevale sempre di più nel continente americano ed europeo, dove non è stato finora perpetrato un attacco terroristico sul proprio suolo.
Il nome di questo Paese è il Giappone.
Ovviamente, si penserà che il Giappone ha raggiunto questo risultato attraverso politiche d’integrazione super efficaci, attraverso l’utilizzo delle più avanzate tecnologie ed assegnando miliardi di yen nella costruzione di centinaia di moschee e di scuole islamiche in tutto il territorio nazionale, vietando il maiale nei luoghi pubblici, introducendo ore separate per maschi e femmine nelle piscine, con i dottori maschili che non osano toccare i genitali delle loro pazienti, le donne musulmane che ottengono un immenso aiuto sociale ogni volta che hanno un figlio, i tribunali della Sharia introdotti nel sistema giudiziario giapponese ed, infine, il Corano che viene considerato come un testo sacro.
Niente di tutto questo. La soluzione a tale rompicapo è tanto semplice, quanto efficace: il Giappone è semplicemente chiuso ai musulmani, non nel senso che sono banditi, ma che il numero di permessi dati alle persone provenienti dai Paesi islamici è molto basso. Ottenere un visto di lavoro non è facile per chi professa la religione di Maometto, anche se sono fisici, ingegneri e manager mandati da compagnie straniere che sono attive nella regione.
Come risultato, il Giappone è un “Paese senza musulmani”.
Ufficialmente il Giappone vieta di esortare le persone ad adottare la religione dell’Islam, e qualsiasi musulmano che incoraggi ciò è visto come proselite di una cultura straniera indesiderabile. I

LA SVIZZERA SEQUESTRA BENI E STIPENDIO AI RIFUGIATI PER COPRIRE I COSTI DELL’ACCOGLIENZA


Se eravate rimasti colpiti dalla proposta della Danimarca di confiscare i beni di valore ai migranti per coprire le spese dell’asilo, non siate stupiti.
La vicina Svizzera lo fa già da anni.
A svelarlo è stata ieri sera l’emittente elvetica SRF, che ha ricordato come anche il governo federale di Berna imponga ai richiedenti asilo la consegna di tutti i beni di valore superiore ai mille franchi (al cambio attuale, circa mille euro ndr). La Segreteria di Stato alla Migrazione ha spiegato infatti che le leggi elvetiche esige da chi presenta domanda di asilo sotto le bandiere rossocrociate un contributo ai costi del soggiorno e dell’assistenza sociale.
“Se una persona se ne va di sua volontà entro sette mesi, potrà recuperare il suo denaro. In caso contrario esso coprirà le spese”, spiegano dalla Segreteria di Stato. In televisione è stata inoltre mostrata una ricevuta che un siriano ha ricevuto dopo aver ceduto alle autorità svizzere la somma di contante stabilita dalla legge.
Ma non è tutto. Una volta ottenuta la residenza in Svizzera, i profughi dovranno versare il 10% del reddito allo Stato per dieci anni, fino a un massimo di 15.000 franchi. Questo sempre per coprire i costi delle procedure d’asilo e restituire il denaro speso per i costi dell’assistenza sociale.
La scorsa settimana un’analoga proposta della Danimarca aveva suscitato polemiche furibonde, con molti osservatori internazionali che avevano paragonato la soluzione del governo di Copenhagen alla confisca dei beni degli ebrei da parte dei nazisti all’interno dei lager. Inoltre nella giornata di oggi il commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Nisl Muiznieks, ha inviato una lettera al ministro danese per l’Immigrazione, Inger Stojberg, esprimendo “gravi preoccupazione” sulla conformità della proposta del governo di Copenhagen con le norme sui diritti umani.
“Tutte queste proposte vanno contro l’obiettivo di favorire una integrazione rapida ed effettiva di queste persone in Danimarca”, ha segnalato il commissario.

sabato 16 gennaio 2016

PD E LE LEZIONI DI ONESTA’ VS M5S, L’ALCE CHE DICE CORNUTA ALLA LUMACHINA


Il Pd negli ultimi anni conta indagati, rinviati a giudizio e spesso condannati a centinaia e senza contare gli uomini piazzati nelle partecipate e nelle aziende parastatali: numeri degni di un’organizzazione criminale. Un primato nazionale. Come il Pd nessuno mai. Solo gli indagati nell’anno appena trascorso sono 83 e nonostante il 2016 sia iniziato da pochi giorni il numero è aumentato: l’ultimo datato ieri è il sindaco piddino di Como. Domani chi lo sa! Il capo della combriccola, finchè regge, è il Bomba fiorentino, mai eletto, in crollo verticale nei sondaggi, che teme le comunali di questa primavera più della Guardia di Finanza in Banca Etruria e ha da poco regalato 120 milioni agli editori per continuare a garantirsi la solita propaganda di regime diffamatoria nei confronti del M5S. Il Pd ha il monopolio immorale, il record degli indagati, ma i giornali ben ricompensati preferiscono ometterlo. Quando indagano un sindaco non specificano mai di che partito è, perchè nove volte su dieci è del Pd.
Di seguito una prima lunga lista degli indagati del Pd nei comuni.
ELENCO PIDDINI INDAGATI:
Predappio (Forlì): il sindaco Giorgio Frassineti indagato per peculato
Rimini: il sindaco Andrea Gnassi è indagato per il fallimento della società dell’aeroporto Fellini
Castenaso (Bologna) indagato il sindaco Stefano Sermenghi, accusato di minacce contro il sindaco Pd anti-cemento di San Lazzaro di Savena. Nella giunta di Castenaso c’è la sorella del presidente del Consiglio, Benedetta Renzi. E’ tuttora in carica. Tutto è scaturito da un esposto del sindaco Conti di San Lazzaro.
San Felice Sul Panaro (Modena): il sindaco Alberto Silvestri indagato perchè firmò per l’agibilità di un’azienda poi crollata

domenica 10 gennaio 2016

RENZI, FORZA ITALIA E IL VOTO. IL RILANCIO DI BERLUSCONI


L'intervista al Cavaliere: "Con Renzi la democrazia è sospesa, torniamo alle urne. Forza Italia porterà il centrodestra al 40%"
Alessandro Sallusti - Silvio Berlusconi ci accoglie sulla soglia di casa sua ad Arcore: «Grazie della visita e buon anno a lei e ai lettori del Giornale». Sul tavolino del salotto ci sono ancora le carte di una riunione appena conclusa.
Presidente, che cosa si aspetta lei dal 2016?
«Sarà l'anno della battaglia contro il regime della sinistra che ha sospeso la democrazia».
La sua è un'affermazione molto grave, che lei ripete con frequenza, eppure l'attuale governo ha i voti del Parlamento italiano.
«È proprio questo il paradosso. Le formalità della Costituzione sono state rispettate, ma la sostanza è stata profondamente tradita, fin dal suo primo presupposto. L'art. 3 dice che la sovranità appartiene al popolo: eppure l'ultimo governo scelto dal popolo italiano è stato il nostro nel 2008. Poi, solo manovre di palazzo, complotti internazionali e processi politici a sostegno della sinistra che non ha mai avuto dalla sua la maggioranza dai cittadini. Quando mai gli italiani, anche gli elettori di sinistra, hanno votato Monti, Letta o Renzi? Per questo ho parlato di due colpi di Stato recenti, quello che ha abbattuto il mio governo e quello che ha portato Renzi a governare grazie al voto di eletti del centrodestra che hanno tradito i loro elettori e a un premio di maggioranza che la stessa Corte costituzionale ha dichiarato illegittimo. Con il risultato di un governo non solo non votato dal popolo ma contro il voto del popolo. E come se tutto questo non bastasse...».
Perché, c'è di peggio?
«C'è che il candidato premier del centrodestra, che ha sempre raccolto, dal 1994 a oggi, i voti di molti milioni di italiani, è stato cacciato dal Parlamento prendendo a pretesto una sentenza politica infondata e addirittura paradossale e applicando in modo retroattivo una legge incostituzionale come la Severino. Questo non è mai accaduto in nessuna democrazia occidentale. E quello che sconcerta di più è che nessuno sembra avere consapevolezza di questa situazione non democratica. La coltre di silenzio e di conformismo della politica, della cultura, dell'informazione, è pressoché assoluta».
Come pensa si possa uscire da uno scenario così grave?
«In un solo modo: con lo scioglimento delle Camere e con nuove elezioni. Anche il referendum sulla riforma costituzionale, sarà un banco di prova per Renzi e dimostrerà che la maggioranza degli elettori non vota a sinistra».Ne è davvero certo, Presidente? Se è così, perché Forza Italia nelle elezioni amministrative della prossima primavera non vuole correre con il suo simbolo? È una scelta che sembra dettata dalla paura, dalla voglia di non contarsi.«L'idea che Forza Italia non presenti il suo simbolo è semplicemente assurda. Mi chiedo se qualcuno possa davvero aver pensato una sciocchezza come questa. Ovviamente il nostro simbolo ci sarà e ci sarà per vincere. Il mio impegno è riportare Forza Italia sopra il 20% per vincere le elezioni con il centrodestra superando al primo turno il 40% dei voti».
Pensa di ottenere questo risultato con lei rintanato tra Arcore e Palazzo Grazioli?
«Nei mesi scorsi mi ero autoimposto il silenzio in attesa che la Corte europea, con la sentenza che mi riguarda, facesse finalmente giustizia, annullando una sentenza politica, paradossale e vergognosa della magistratura italiana. Mi era sembrata una questione di stile e di rispetto per le istituzioni».
E ora invece?

ELEZIONI A RAVENNA: PALMIZIO NON VUOLE ANCISI, ANCARANI SI………..., CHI DIRIGE?




ANCARANI: LA NOSTRA ALLEANZA NATURALE E’ CON LEGA E ANCISI, NON CON BUCCI E LA PIGNA
A cura di P. G. C. Il capogruppo di Forza Italia ha opinioni diverse dal coordinatore regionale Palmizio e si dice convinto che alla fine il candidato di Lega e Ancisi sarà gradito anche ai berlusconiani
Alberto Ancarani, capogruppo di Forza Italia in Consiglio comunale a Ravenna, è uno che parla chiaro e dice quello che pensa fuori dai denti, anche se politicamente scorretto. Ma ci sono cose sulle quali nemmeno lui riesce a parlare chiaro o a vederci chiaro, per esempio quelle legate agli accadimenti nel centro destra e nell’area moderata a Ravenna a sei mesi dalle elezioni. 
 La Lega Nord e Ancisi non vogliono lui e Forza Italia, ma lui vuole allearsi con loro a tutti i costi. La Pigna lo vuole, ma lui non vuole andare con La Pigna. Paolo Guerra esce dalla Lega e non sa con chi andrà. Ma la Lega in ogni caso lo scomunica e con lui scomunica quelli disposti ad accoglierlo. Insomma, non si capisce più nulla nel centro destra di Ravenna: chi va con chi? e chi piglia chi?
Allora Ancarani, che cosa succede?
“Le dico quello che voglio fare io. Come capogruppo di Forza Italia in Consiglio comunale a Ravenna continuo a perseguire con decisione l’accordo con la Lega Nord, che è ovunque il nostro naturale alleato, e poi anche con Ancisi, per costruire una vera alternativa al PD a Ravenna.”
 Ma Ancisi e la Lega non vogliono Forza Italia…
“A dire il vero è la Lega che non vuole Forza Italia, non Ancisi.”
 Quindi il suo naturale alleato, la cito, non la vuole. Ma lei cerca comunque l’accordo: è così?
“Sì, perché alla fine penso che questa sia la scelta giusta da fare, quella che gli elettori di Forza Italia capirebbero come la scelta più chiara e conseguente.”
 La Pigna invece?
“Gli elettori di Forza Italia sarebbero più perplessi o non capirebbero affatto se andassimo con Bucci, che è appena uscito proprio da Forza Italia.”
 Ma scusi, perché la Lega vi dice no a Ravenna?
“Perché Lega e Forza Italia sono in trattativa e un po’ in guerra sui comuni più importanti come Milano, Roma, Bologna. Gli altri comuni più piccoli, come Ravenna, sono un po’ merce di scambio. Penso che presto troveremo la quadra. Naturalmente a Ravenna c’è un’anomalia che si chiama Alvaro Ancisi e Lista per Ravenna, che alle ultime elezioni hanno raccolto il 10% dei voti e perciò è logico che la Lega guardi ad Ancisi per vincere. Non tenere conto di Ancisi sarebbe sbagliato.”
 Palmizio, il coordinatore regionale di Forza Italia, non la pensa come lei. Preferirebbe che lei si alleasse piuttosto con La Pigna di Bucci…
“Vede, io ho opinioni diverse da quelle di Palmizio sul tema delle alleanze. Come faccio a Ravenna ad allearmi con La Pigna che si è messa contro la Lega e Ancisi e con Bucci che è appena uscito da Forza Italia. Proprio non posso.”
 Ma non potevate stare tutti insieme, se volevate davvero battere il PD, come dite tutti voi?
“Io sarei stato d’accordo per un’alleanza larga, da Bucci ad Ancisi, dalla Lega a Forza Italia a Fratelli d’Italia, non sono io che non voglio farla, ma altri.”
 Crede possa ancora cambiare qualcosa nell’area moderata e di centro destra o il quadro è delineato?
“È possibile. Finchè non si sciolgono i nodi nazionali non si sciolgono nemmeno i nodi locali di Ravenna.”
 La Lega e Ancisi non hanno ancora il candidato. Come mai?
“Avranno i loro tempi. In ogni caso se la Lega e Ancisi concluderanno l’accordo e avranno un candidato comune, credo proprio che quello sarà anche il candidato gradito a Forza Italia.”
 Insomma, vuole proprio salire su quel carro?
“Credo sia la sola scelta credibile per Forza Italia a Ravenna.”

venerdì 8 gennaio 2016

ZITTI ZITTI, GLI EURO BUROCRATI SI SONO AUMENTATI LO STIPENDIO ADDIRITTURA CON VALORE RETROATTIVO DA LUGLIO 2015 (LADRI)

Per i burocrati parassiti dell’Unione Europea, non serve festeggiare il Natale, perché per loro è Natale tutto l’anno. Se per molti italiani questo Natale 2015 è stato misero lo stesso non si può dire per questi parassiti di Bruxelles i quali non hanno perso occasione di garantirsi prima delle festività natalizie un aumento di stipendio del 2,4%. Buon Natale e sopratutto Buon Anno, vero?
La cosa più interessante e’ che questo aumento e’ addirittura retroattivo, per cui a fine anno hanno ricevuto un bonus in contanti dall’amministrazione dell’Unione Europea che ha tenuto conto degli aumenti a cui hanno avuto diritto da Luglio 2015 (!) e complessivamente tale aumento costerà ai contribuenti di tutta la Ue – italiani inclusi – qualcosa come 100 milioni di euro in più all’anno.
Com’e’ facile immaginare il primo a essersi premiato è stato il presidente della commissione europea Jean-Claude Junker il quale ha ottenuto per Natale un premio di 3679 euro e nel 2016 avrà un aumento dello stipendio che farà morire di rabbia tutti coloro che stanno soffrendo per via delle misure di austerità volute dall’UE.
Infatti nel 2016 Junker avrà un aumento di stipendio di 6348 euro così che il totale guadagnato sarà di 316.466 euro, superiore a quello del primo ministro britannico David Cameron e questo non è che l’inizio. Infatti a questo vanno aggiunti 47.019 euro di indennità residenziale e 16.986 euro di rimborsi spese e poi quando lascerà l’incarico riceverà una indennità di aggiustamento di 26.121 euro più un’indennita’ di transizione di 125.386 euro per 3 anni e una pensione di 66.374 euro che potrà incassare dopo i 65 anni.
A rivelare questi dati e’ stato il Daily Mail il quale li ha usati per convincere i cittadini britannici della necessità di uscire dalla UE e il leader dello UKIP Nigel Farage non si e’ fatto scappare l’opportunità’ di commentare negativamente su questo spreco inaccettabile di denaro pubblico.

lunedì 4 gennaio 2016

MIGRANTI, DANIMARCA E SVEZIA ADESSO SOSPENDONO SCHENGEN

Aumento dei controlli alla frontiera con la Danimarca. Puntano a diminuire il numero di arrivi
Inizieranno da oggi i controlli, più serrati, sui migranti che dalla Danimarca si dirigono verso la Svezia.
Un piano che prevede maglie più strette e verifiche su tutti i mezzi che passano il confine, dai treni ai traghetti, e che vedrà in campo anche l'esercito, in un Paese riconosciuto come uno dei più aperti verso chi cerca accoglienza e dove spesso si dirige chi cerca asilo.
La misura eccezionale punta a diminuire il numero di persone dirette in Svezia. Già a novembre i giornali riportavano la notizia di un Paese in difficoltà di fronte al grande afflusso di migranti. E per controllare meglio gli arrivi, viaggiare diventerà più complicato anche per chi la frontiera la passa per altre ragioni.
Il controllo dei documenti alla frontiera tra Danimarca e Svezia non era più in vigore dagli anni Cinquanta. La nuova misura avrà un costo importante e inciderà soprattutto per quanto riguarda il ponte di Oresund, che da Copenaghen porta a Malmo.
A ripensare gli accordi di Schengen, almeno temporaneamente, è anche la Danimarca, che ha deciso di reintrodurre, fino al prossimo 14 gennaio, i controlli al confine con la Germania. Una decisione che è stata annunciata poco fa alla Commissione europea di Bruxelles.

CASSA RISPARMIO DI FAENZA…….


Tiziano Cericola - C'era una volta la Cassa di Risparmio di Faenza, ma non era trendy per cui l'hanno fusa con quella di Lugo, ed è diventata la Banca di Romagna. Poi anche questa non era "performante" per cui l'hanno messa nel gruppo con la Cassa di Risparmio di Cesena. Grande operazione entrare in società con chi è tre volte più grosso di te: chissà chi comanda nel gruppo ... E adesso si svela ciò che da tempo girava per la piazza: quelli di Cesena hanno messo troppa carne al fuoco e si sono scottati le dita ... . Morale della favola: adesso l'advisor cercherà un socio di capitale che prenda la maggioranza del capitale, mettendo in riga le tre fondazioni bancarie che (poverine) dovranno anche ringraziarlo perché altrimenti dovrebbero svalutare le loro partecipazioni creando un buco enorme nei loro bilanci. Chissà se i responsabili di questi disastri verranno inquisiti dalla magistratura e se saranno chiamati a risarcire i danni provocati: io ne dubito, però mi auguro di essere smentito.
 Comunicato Stampa Cassa di Risparmi di Cesena
“FUTURO DIFFICILE, CARISP SOLIDA“. L’ISTITO VERSO IL RINNOVO COMPLETO DEL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
Leggi articolo Resto del Carlino di Cesena