MENO
TASSE PIU’ POSTI DI LAVORO. E’ LA FORMULA APPLICATA
Non ci sono state lacune nelle indagini che
portarono ad accertare le eventuali responsabilità del Governo e delle forze
dell’ordine nell’uccisione di Carlo Giuliani, il ragazzo che con altri
attaccò – durante i disordini di Genova – una camionetta dei Carabinieri (v. foto), e che rimase
ucciso a causa di un colpo di pistola sparato da Mario Placanica, uno dei
carabinieri all’interno della camionetta. Secondo i giudici europei, l’Italia non ha avuto
alcuna responsabilità nella morte di Giuliani, dando torto ai ricorrenti
su tutti i punti del ricorso, e anche su quello relativo alla conduzione
dell’inchiesta, che secondo la famiglia del ragazzo, fu lacunosa e imprecisa. Ora,
sicuramente non si doveva certo arrivare a Strasburgo per intuire la verità
sulla vicenda; vicenda sulla quale la sinistra in primis ci ha marciato politicamente, sfruttando la morte di
Giuliani per attaccare una parte politica – il centrodestra – che all’epoca dei
fatti era al Governo del paese e che gestì i disordini come meglio poté. E
d’altro canto, sulla morte di Giuliani l’episodio è ben chiaro nei suoi
elementi essenziali; elementi che evidenziano le responsabilità degli attori in
modo inequivocabile. Abbiamo i disordini durante il G8 di Genova: un inferno di delinquenti che
distruggono la città ligure. Abbiamo un ragazzo con un
passamontagna e un estintore in mano, che certo non è lì per una vacanza.
Abbiamo una camionetta dei carabinieri assediata, là dove il Giuliani che brandisce
l’estintore non ha certo intenzione di utilizzarlo per spegnere un qualsivoglia
incendio
e salvare chi è dentro la camionetta. E abbiamo un giovane carabiniere di leva dentro la
camionetta, poco più che ventenne, impaurito e accerchiato da un
gruppo numeroso di
giovinastri bellicosi e arrabbiati. E abbiamo una pistola di ordinanza che viene
tirata fuori in modo disperato, non per uccidere ma per intimorire. E infine
abbiamo la tragica fatalità: un colpo sparato che accidentalmente colpisce
Giuliani a morte. Dunque una verità chiara e inequivocabile. Ma come capita spesso in
Italia, i ruoli di chi ha torto e chi ha ragione si invertono. Giuliani diventa
l’eroe: il ragazzo con il passamontagna e l’estintore è la vittima. Placanica diventa il
criminale: il carabiniere che prende appena mille euro al mese per rischiare la
vita, è l’unico responsabile di quel che è accaduto a Genova. Un’inversione che mi fa
porre una domanda: ma se Placanica non avesse sparato, e Giuliani e i suoi
compagni avessero distrutto la camionetta, e magari il giovane carabiniere
fosse rimasto ferito, o nella peggiore delle ipotesi ucciso, oggi avremmo una saletta del Parlamento dedicata a lui? Credo
proprio di no. In fin dei conti, era solo un carabiniere e faceva soltanto il
suo dovere. Ma la mitologia sinistra è sempre la mitologia sinistra. E in
questi dieci anni, è riuscita a trasformare Carlo Giuliani in un eroe; in un personaggio senza
macchia e senza paura che è andato a Genova a esprimere il proprio dissenso
contro i potenti del G8 in modo pacifico… Con un estintore? Con un
passamontagna? Attaccando una camionetta dei carabinieri? È questo il modo giusto
per protestare in un paese democratico dove a nessuno, nemmeno al peggiore dei
delinquenti, viene negata la parola o la difesa? No, non lo è. E alla fine
anche la Corte
di Strasburgo
ha riconosciuto questa verità. Ed è certo che gli eroi italiani sono ben altri:
sono tutti quei ragazzi che per senso del dovere nei confronti della loro
patria e del loro popolo, assolvono i propri compiti, rischiando la vita, e
spesso pure perdendola. Non certo chi usa un passamontagna e un estintore con
intenti bellicosi, e casualmente nel porli in essere perde la vita. Come dice
il proverbio: chi è causa del suo male pianga se stesso…
CHE PAROLE DEL CAZZO! BASTARDO DI MERDA TU E IL TUO LURIDO SITO! CREPA!
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