venerdì 30 gennaio 2015

LA CANDIDATURA DI MATTARELLA E’ UN ALTOLA’ AL PATTO DEL NAZARENO


 “Questa cosa è un altolà al patto del Nazareno”. Lo ha detto Silvio Berlusconi parlando della candidatura di Sergio Mattarella al Pd durante la riunione dei grandi elettori azzurri.
QUIRINALE: , BIANCA A QUARTO BERLUSCONISCRUTINIO, VEDIAMO SE HANNO I NUMERI
“Forza Italia voterà scheda bianca anche al quarto scrutinio. Vediamo se hanno i numeri per eleggere Mattarella da soli”.
QUIRINALE: BRUNETTA, GRANDE AMAREZZA, FORTE DISSENSO PER DECISIONE PD
"Forte dissenso, forte disappunto per la decisione del Partito democratico, del presidente Renzi, di indicare Sergio Mattarella quale candidato del Pd e della sinistra". "Questo contravviene qualsiasi convergenza che si era delineata sul piano delle riforme costituzionali e della legge elettorale.
"E’ da un anno che noi collaboriamo con Renzi alla costruzione delle riforme costituzionali e della legge elettorale. Avevamo convenuto su una candidatura condivisa, la più ampia possibile, di garanzia rispetto al futuro assetto costituzionale, ci stiamo lavorando proprio in questi giorni, in queste settimane. La decisione unilaterale di Renzi, presidente del Consiglio e segretario del Partito democratico, di candidare Mattarella senza il nostro assenso, senza la nostra condivisione, evidentemente è uno strappo difficilmente sanabile". Così Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati
RENZI NON HA MAGGIORANZA PER FARE RIFORME E PER GOVERNARE PAESE
"E’ difficile pensare che Renzi possa chiedere i nostri voti quando gli servono per compensare la sua sinistra, come recentemente sulla legge elettorale, come ad agosto, l’8 agosto, sulla riforma costituzionale, e poi quando pensa di essere autosufficiente per ricompattare il suo partito non chiedere neanche il nostro pensiero, la nostra riflessione". "Questo non è un patto, questo è un patto leonino, come tante volte ho avuto modo di dire e di scrivere. Questo non può portare da nessuna parte, perché Renzi, ricordo, non ha la maggioranza dentro il suo partito, non ha la maggioranza nel Paese, il centrosinistra ha vinto, si fa per dire,
"Renzi ha ben tre maggioranze: una maggioranza di governo, una delle riforme e una sul Presidente della Repubblica. Ha una bulimia di maggioranze". Ha aggiunto Romani che poi, alla domanda se FI si sfilerà dalla maggioranza delle riforme spiega: "Renzi può controllare il suo partito, non può controllare la maggioranza delle riforme".

giovedì 29 gennaio 2015

Non possiamo permettere che passi un Capo dello Stato che per curriculum personale e scuola politica sia una timida o forte ombra rossa del premier in carica. Se così accadesse sarebbe un fatto dirompente. Maschererebbe di legalità un fatto eversivo dell’unità nazionale. Ma osiamo credere nel raziocinio e nell’onestà intellettuale di Renzi. Altrimenti sarà un guaio per l’Italia, ma anche per Renzi.


La scelta del Presidente della Repubblica – Perché rappresenti davvero l’unità della nazione e non una parte, che finora è sempre stata quella minoritaria e di sinistra. Dopo vent’anni di Quirinale ostile al centrodestra, prevalgano i princìpi dell’alternanza e del bilanciamento dei poteri. Una figura alta che non sia l’ombra rossa del premier.
Bisogna cambiare tinta al Colle – Gli ultimi vent’anni da Scalfaro, a Ciampi, a Napolitano due volte sono stati espressioni di una sola parte politica. Un dato che fa a pugni anche e proprio con i numeri. Nelle sei elezioni politiche, che si sono susseguite dal 1994 al 2013, la somma dei voti ottenuti dal centrodestra è di 72 milioni e 737mila voti. Il centrosinistra invece ne ha avuti 64 milioni e 668 mila. Otto milioni in più! 0,37 per cento – Lo 0,37 per cento dei voti con cui la coalizione di centrosinistra ha scavalcato nel 2013 quella di centrodestra ha determinato un premio di 148 parlamentari alla Camera (130 del Pd + 18 di Sel): troppi e di troppo!


TRIPOLI E ISIS A UN PASSO. E IL GOVERNO NON TROVA ACCORDO SUL DECRETO SICUREZZA, PER ACCONTENTARE LA SINISTRA DEL PD.

 Doveva essere approvato pochi giorni dopo gli attentati di Parigi, invece il provvedimento antiterrorismo più volte annunciato dal governo slitta ancora e viene rinviato alla prossima settimana. Eppure l’emergenza è forte e il rischio attentati elevatissimo. Sbagliamo, o solo pochi giorni fa Obama alzava l’allerta in Italia per il rischio attentati a San Pietro? Come al solito tanti gli annunci e pochi i fatti. Il Presidente del Consiglio Renzi il 20 gennaio aveva assicurato “ il varo di un decreto” in merito. E invece ancora stallo e indecisione, soprattutto su due punti: l’organizzazione della procura antiterrorismo e i poteri da assegnare agli agenti segreti. Che, con tutto il dovuto rispetto per la lentezza parlamentare attuale, sono punti indispensabili per elaborare una riforma completa del sistema di sicurezza in Italia.  Potremmo soprassedere all’ennesimo ritardo, all’ennesima mancata presa di coscienza di fronte alle realtà del terrorismo vista la situazione politica italiana. Ma non possiamo dal momento in cui quello che il mondo riserba al di là delle nostre porte, non più tanto sicure, è uno scenario apocalittico fatto di guerre civili, attentati e colpi di Stato. I terroristi minacciano di venire in Europa con gli immigrati e “trasformarla in un inferno”, partono dalla Libia, paese ormai fuori controllo. Invece, mentre il nostro governo se ne dimentica facilmente, l’Isis ha ben chiara in mente quale sia l’importanza strategica di questo affaccio sul Mediterraneo, tant’è che ieri una cellula terroristica ha colpito nel cuore di Tripoli assaltando il Corithia Hotel, l’albergo frequentato dai diplomatici occidentali.
In sostanza, mentre noi rinviamo i provvedimenti antiterrorismo, al di là delle coste siciliane, in Libia, sventola bandiera nera. E ritardare ancora l’approvazione di un decreto in grado di garantire maggior sicurezza ai cittadini sembra una follia. Scusate, ma non c’è impasse politica che tenga, non c’è elezione del Presidente della Repubblica che valga un attentato a Roma.




Quirinale – La scelta per il Quirinale deve segnare il ripristino della pienezza democratica, con il riconoscimento della forza reale e ideale di Berlusconi. Il caso Tsipras dimostra che un governo esito di un voto popolare cambia i parametri dell’Europa. Dopo il regime di Napolitano, l’Italia può riprendere ruolo internazionale con un Presidente della Repubblica che sia espressione di una opzione occidentale di sviluppo, senza ombre di socialismo reale.



Shoah È la giornata della memoria. Impossibile ripararsi da quei vortici di tragedia che raggiunsero e sconvolsero le coscienze dell’Europa 70 anni fa, e che ancora oggi rappresentato un monito di quanto la discriminazione per ragioni di etnia, cultura, religione sia pericolosa e insensata. Memoria significa mai più antisemitismo, mai più totalitarismo, sì all’amicizia con Israele, sì al dialogo interreligioso, sì al bene e alla pace tra i popoli. Capire e ricordare l’olocausto riguarda chi siamo, da dove veniamo, dove pensiamo di andare.



DRAGHI, PADOAN, PRODI, MONTI DOVRANNO TESTIMONIARE SULLO SPREAD


Il governatore della Bce, Mario Draghi, l’ex presidente del consiglio Mario Monti, il ministro dell’economia, Pier Carlo Padoan, e l’ex premier Romano Prodi sono alcuni dei testimoni eccellenti citati dalla Procura di Trani al processo per manipolazione del mercato alle agenzie di rating S&P e Fitch che iniziera’ il 4 febbraio prossimo. Sarà molto interessante sentire che avranno da dire, cercando di evitare il reato di falsa testimonianza


martedì 27 gennaio 2015

Viva la democrazia greca, abbasso il programma di Syriza. Priorità: evitare un Napolitano tris, anche se con altro nome. Re Giorgio, sospendendo la democrazia, ha privato di cuore, polmoni e attributi il nostro Stato nel far valere il sentimento e la volontà del nostro popolo. Noi chiediamo che il Quirinale abbia un garante che esprima una chiara opzione di stampo liberale e riformista, piuttosto che conservatore e statalista. Perché adesso di questo si tratta. Quale cioè debba essere il ‘no’ italiano all’austerità tedesca. Se nella forma para-comunista di Tsipras o in quella liberale che sottende le intenzioni migliori della legge elettorale e della riforma costituzionale modernizzatrice. Non berremo la cicuta in nome di una stabilità che ci porti al disastro. Siamo centrali. Non per collocazione geografica, ma per forza politica e ideale.
Vince Tsipras. E ora? – La vittoria di Tsipras è il contraccolpo degli errori della Germania. Che in tutta Europa, e non solo ad Atene, si debba procedere sulla linea delle riforme è un fatto scontato. A condizione d’intendersi. Quelle che servono non sono una sorta di “socialismo reale” di ritorno, com’è nelle intenzioni di Alexis Tsipras. Sono quelle che puntano su un aumento della produttività complessiva di sistema. Che occorra “cambiare verso”, come ripete continuamente Matteo Renzi, senza riuscire tuttavia a dare consistenza alla sua linea, è indispensabile. Ma per rimuovere gli ostacoli, che impediscono il cambiamento, occorre una grande alleanza a livello europeo, che faccia perno sull’autorevolezza dei singoli interlocutori. Una riflessione che dovrebbe riguardare soprattutto l’Italia. Nel momento in cui i Grandi Elettori hanno il delicato compito di scegliere il nuovo Capo dello Stato.
Come uscire dall’austerità? – La lezione greca della vittoria di Tsipras ci insegna che la sola risposta per uscire dall’austerità e dal rigore sono elezioni democratiche. E in Italia, da tre anni a questa parte, il nostro ex-inquilino del Quirinale ci ha privato di un’uscita democratica.
W Tsipras, W la democrazia! – Ok allo shock democratico provocato dalle elezioni greche, ok per idee che promuovono l’uscita dall’austerità, ma quali sono i veri contenuti e programmi (moderati) che riescono a stanare la crisi economico-politico-istituzionale di oggi? I nostri. Quelli liberali.
Club Forza Silvio – La lezione di Tsipras. Programma pessimo, ma vicinanza alla gente, che ha premiato l'aiuto concreto di 400 servizi sociali. Quando la politica si fa servizio, intercetta i bisogni della gente e offre un contributo tangibile di solidarietà a chi soffre e ha meno, allora può ambire a essere riconosciuta come un utile strumento sociale. E questo Silvio Berlusconi l'ha compreso per primo, molto prima di Alexis Tsipras. E l'ha anche realizzato. Sono i Club Forza Silvio. La lotta alla povertà è la sfida della buona politica. Una sfida alla quale non ci sottraiamo.


40 MILIARDI DI TASSE IN MENO: LA PROPOSTA DI FORZA ITALIA


Per reagire alla crisi attuale dell’economia italiana, Daniele Capezzone, nel libro “Per la rivincita – Software liberale per tornare in partita”, propone una manovra-choc (politica economica della libertà): 40 miliardi di tasse in meno in 2 anni, e 12 nei successivi 3, definendo tre grandi aree di intervento (imprese/lavoro, consumi, casa), coperti con vere operazioni di attacco alla spesa pubblica eccessiva e improduttiva.
I TAGLI FISCALI
a) Per le imprese:
• Dimezzamento dell’Irap. Costo: 24 miliardi nei primi 2 anni
• Riduzione dell’aliquota Ires dal 27,5 al 23% nei successivi 3 anni. Costo: 6 miliardi nei successivi 3 anni
b) Per i lavoratori:
• 10 miliardi di tasse in meno sul lavoro. Costo: 10 miliardi in 5 anni
c) Per i consumatori e le famiglie:
• Iva giù di 2 punti (al 20%) in 2 anni. Costo: 8 miliardi
• Abolizione della tassazione sulla prima casa. Costo: 4 miliardi.
LE COPERTURE = totale 45 miliardi
a) Tagli alla spesa pubblica corrente: almeno 16 miliardi
b) Taglio trasferimenti alle imprese: 6 miliardi
c) Taglio agevolazioni fiscali: 10 miliardi
d) Taglio regimi Iva agevolati: 8 miliardi
e) Minore costo del debito pubblico: 5 miliardi (dal piano di dismissioni da 140/150 miliardi)



domenica 25 gennaio 2015

DAMNATO MEMORIAE: LE SCELTE DI OGGI DI DRAGHI DANNO RAGIONE ALLA LOTTA CHE BERLUSCONI CONDUSSE CONTRO SARKOZY-MERKEL

Le scelte di oggi di Draghi danno ragione alla lotta che Berlusconi condusse contro la scriteriata politica di Sarkozy-Merkel. Allora, con numeri dell'economia italiana molto migliori, il QE sarebbe stato risolutivo. Ma la sinistra giocò al tanto peggio tanto meglio. Contro la damnatio memoriae

LA SINISTRA DOPO LE ELEZIONI IN GRECIA SI PREPARA A TRASFERIRE A CASA NOSTRA I LORO DISASTROSI MITI.


Non c'è bisogno di essere fini conoscitori della Ditta per comprendere che questo sommovimento si trasferirà nelle lotte intestine del Partito democratico, ridando energie ai dissidenti ex (?) comunisti sbraitanti per la ritrovata centralità di Berlusconi che è connessa al Patto del Nazareno.
Ma proprio questa nostra ritrovata centralità morale e politica è la barriera su cui – se Renzi conserverà il raziocinio – si infrangeranno le pretese di chi non vuole modernizzare in senso liberale l'Italia. Non che Renzi ci desse garanzie in questo senso, ma ora bisogna riconoscere che, appoggiandosi a Berlusconi sulle questioni delle riforme di rilievo costituzionale (anche quella elettorale lo è), ha accettato, magari obtorto collo e forse anche obtorto Colle, di spostare l'asse del presente e del futuro dell'Italia.
Il ‘sì’ folle di Berlusconi a questo accordo istituzionale con Renzi si caratterizzerà dunque oggettivamente come ragionevole e inesorabile Patto di sistemavero argine allo tsunami che ci investirà dopo il terremoto elettorale greco.
Questo non significa affatto entrare in maggioranza o partecipare al governo. Ma è conseguenza del cambiamento del paradigma politico determinato dalla scelta di Berlusconi.
Come si fa a non vedere che in questo Forza Italia è perfettamente e creativamente coerente con i suoi ideali. Tutelare la libertà contro il rischio di soprassalti di comunismo, salvaguardare il ceto medio dalla proletarizzazione forzata che i programmi alla Tsipras provocherebbero a casa nostra, modernizzazione dello Stato. E per arrivare a questo Berlusconi ha la lungimiranza di guardare più in là dei contraccolpi sondaggistici del breve periodo, magari purtroppo cavalcati non solo da alleati recalcitranti (e questo è persino comprensibile), ma pure da componenti del nostro movimento (e questo è deleterio).

giovedì 22 gennaio 2015

“RICORDIAMOCI E RICORDIAMO CHE LE ELEZIONI DEL 2013 LE ABBIAMO PERSE SOLO PER 124.000 VOTI!!!



GRANDE BERLUSCONI


da sempre affermiamo che, dal 1948 ad oggi, noi italiani non abbiamo mai imparato a votare. La legge in discussione al Senato può forse essere lo strumento per superare quella frammentazione endemica del quadro politico che riteniamo essere uno dei peggiori mali della nostra democrazia e che troppe volte, nei decenni passati, ha contribuito a minare l'efficacia della azione di ogni governo.
Nella cosiddetta Prima Repubblica sono stati indispensabili cinque partiti per fare una maggioranza e un governo. Col risultato che i litigi erano la regola e i governi duravano in media undici mesi. Dal '94 ad oggi la situazione è un po' cambiata. Nel Centro-Destra abbiamo cercato col Popolo della Libertà di mettere insieme sette partiti (tutti meno la Lega) ma l'esperimento ha funzionato solo in parte.
Ora con la nuova legge elettorale l'attribuzione del premio di maggioranza a una lista invece che a una coalizione può rappresentare un importante stimolo a superare egoismi e particolarismi delle forze politiche, quasi una imposizione di legge per l'unificazione del Centro-Destra. E' questo un ulteriore tentativo per raggiungere quel bipolarismo che davvero riteniamo essere la migliore soluzione per governare un Paese.
Vedremo. La nuova legge sarà applicabile solo tra un anno e otto mesi. Un periodo sufficiente per una auspicabile maturazione di tutti i movimenti moderati e magari per introdurre l'elezione diretta del Presidente della Repubblica, in modo da rendere finalmente l'Italia una moderna democrazia.

NAPOLITANO, PENSIONE DORATA: NON HA AVUTO IL TEMPO DI RIDURRE LE SPESE


Nonostante i tagli annunciati nel 2007, per i presidenti emeriti della Repubblica rimane una lunga lista di benefit: una segreteria di almeno una decina di persone, un assistente "alla persona", una serie di linee telefoniche dedicate. Ridurre i privilegi? Il suo ufficio stampa: "Ha avuto impegni tali da non consentirgli di deliberare sulla materia"
Avrà di che consolarsi con il trattamento straordinario che lo aspetta: segreteria, guardarobiere, scorta. Con le dimissioni e l’uscita anticipata dal Quirinale, Giorgio Napolitano mantiene i servizi e i confort che hanno scandito la sua vita quirinalizia. Per lui, come da regolamenti in vigore, non si lesineranno mezzi e benefit, a cominciare dai telefoni satellitari, i collegamenti televisivi e telematici, lo staff nutritissimo e persino l’«addetto alla persona», sì, avete capito bene, proprio l’assistente-inserviente che alla corte inglese di Buckingam Palace più prosaicamente definirebbero “maggiordomo”. Insomma, un trattamento da vero monarca repubblicano al quale è riservato pure il diritto ad utilizzare un’auto con autista, privilegio che spetta anche alle vedove o ai primogeniti degli ex presidenti. Davvero niente male. E se ne era accorto lo stesso Napolitano che, nel 2007, tra le polemiche per le spese quirinalizie e le rivelazioni dei giornali sul trattamento degli ex annunciò tagli solenni. Ma, come Ilfattoquotidiano.it ha potuto verificare, quelle sforbiciate non sono mai arrivate e anche lui potrà dunque tranquillamente continuare a godere di sorprendenti agi e privilegi tra le compassate stanze di Palazzo Madama.
CHI SPENDING DI PIU’ – Quanto ai tagli ai privilegi degli ex capi di Stato annunciati qualche anno fa, i comunicatori del Colle spiegano a ilfattoquotidiano.it che «il mandato di Napolitano è stato finora caratterizzato da impegni tali da non consentirgli di deliberare sulla materia, ma qualora dovesse decidere di farlo prima della cessazione del suo incarico non intende fare della sua determinazione oggetto di campagna promozionale». Anche per ragioni di opportunità rispetto all’operato dei suoi predecessori. E, in ogni caso, «non è detto che, una volta esaurito il mandato, Napolitano si avvarrà indiscriminatamente delle prerogative previste per gli ex presidenti della Repubblica».
Insomma, prerogative rinunciabili ma solo se l’avente diritto vorrà.
Twitter @Antonio_Pitoni

mercoledì 21 gennaio 2015

ITALICUM, ROMANI (FI): “RENZI NON HA PIU’ LA MAGGIORANZA. CI SIAMO SOSTITUITI AI DEM DISSIDENTI”

http://www.forzaitalia.it/notizie/11743/berlusconi-renzi-stia-tranquillo-sulle-riforme-rispetteremo-gli-impegni

 Il Patto del Nazareno si rafforza. Siamo contro il premio di lista e contro questa legge elettorale, ma – come richiesto da Renzi – abbiamo deciso di sostituirci alla minoranza dem e votare a favore”. Così Paolo Romani, capogruppo al Senato di Forza Italia, al termine dell’incontro con i senatori berlusconiani commenta la linea forzista. “Renzi – prosegue – non ha più la maggioranza al Senato e questo rafforza il Patto del Nazareno. Non siamo la stampella, ma siamo determinati, non soltanto per le riforme costituzionali e per la legge elettorale, ma anche per ciò che contempla ogni decisione sul Quirinale” di Irene Buscemi
RICORDIAMOCI E RICORDIAMO CHE LE ELEZIONI DEL
2013 LE ABBIAMO PERSE SOLO PER 124.000 VOTI!!!

L’IMAN RECLUTATORE DELL’ISIS E’ PASSATO DA RAVENNA

Fece un convegno con l'assessore alla Sicurezza E' la persona che si è fatta fotografare in Vaticano con una bandiera dell'Isis, considerato uno dei 12 predicatori più pericolosi dal Viminale

CARMELO DOMINI 18/01/2015 - 10:43  RAVENNA. Si chiama Robert Cerantonio Musa. Ha origini italiane, un passaporto australiano e non ancora 30 anni. Eppure secondo i servizi segreti italiani è considerato uno degli islamici radicali più pericolosi, un predicatore ma soprattutto un reclutatore, inserito nella lista dei 12 nomi più pericolosi del Viminale. Il suo volto è diventato famoso pochi giorni fa, grazie a una foto che lo ritrae mentre sventola la bandiera dell’Isis in piazza San Pietro. Ebbene appena due anni prima, nell’ottobre del 2012, quell’uomo passò per Ravenna e anche per Imola. Nella nostra città rimase qualche giorno e tenne persino un convegno in presenza dell’assessore alla Sicurezza del Comune di Ravenna Martina Monti. Il titolo dell’incontro oggi rischia di suscitare quasi ilarità: “Uomini e Donne insieme per la fraternità umana e la pace universale”,
Musa Cerantonio era ufficialmente accreditato come islamologo nonostante la giovane età e l’iniziativa venne presentata con una conferenza stampa in Comune alla quale partecipò anche Moustapha Toumi all’epoca vicepresidente del Centro di cultura e studi islamici della Romagna. «Lesse un discorso in italiano ma era accompagnato da un interprete - ricorda l’assessore -. Ma i suoi messaggi erano improntati alla fratellanza, alla pace. Non lasciò nessun tipo di messaggio violento, sembrava pacifico, ricordo solo che si rifiutò di stringermi la mano. Mi dissero che da praticante non gli era concesso salutare così le donne». Ora l’islamologo Cerantonio è in carcere nelle Filippine dall’estate scorsa con l’accusa di terrorismo internazionale, di lui si erano perse le tracce dopo che aveva dichiarato di recarsi in Siria «per proteggere Al Baghdadi» come riportato da diversi media nazionali e internazionali.



«La bandiera nera del Tawhid sventola davanti al Vaticano... se Allah vuole distruggeremo il Vaticano sulla testa della sua gente». Questo il messaggio che allegò alla foto che tiene in ansia i nostri servizi di sicurezza

martedì 20 gennaio 2015

NOMISMA: EURO CROLLERA’

Noi vi avvisiamo, cari lettori: se avete risparmi liquidi in euro, liberatevene. Comprate anche un box a Canicattì, ma liberatevene. Ormai è tardi per convertirli in CHF o USD, avreste dovuto farlo un anno fa, quando ve l’abbiamo consigliato. Ma adesso, l’euro può finire in fondo al pozzo. Cercate di non perdere tutto. http://www.ilnord.it/index.php?id_articolo=3974#.VLkrHlchT2g.facebook

lunedì 19 gennaio 2015

TWEET DAI RIBELLI: 12 MILIONI,

VERGOGNA IN QUESTO CASO E NEI PRECEDENTI.
Sui social network circolano voci – tutte da verificare – del pagamento riscatto per la liberazione delle due cooperanti italiane rapite.
Per esempio, traducendo il messaggio comparso su questo account ritenuto vicino ai ribelli siriani si legge un riferimento a Greta e Vanessa: «Liberati i due ostaggi italiani», e una cifra: «12 milioni di dollari».
جبهة النصرة تفرج عن الرهينتين الايطاليتين... 12مليون دولار... والله ما خرجنا الا لنصرة هذا الدين...دولار... يا... http://fb.me/2XVmNe7Fn 

IL QUINDICESIMO ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI BETTINO CRAXI E IL GIUDIZIO SU NAPOLITANO


Lunedì 19 gennaio ricorre il quindicesimo anniversario della morte di Bettino Craxi uno degli statisti italiani più illuminati e lungimiranti del nostro secolo uno degli interpreti più autentici e coerenti dell’impegno per l’affermazione della modernizzazione del nostro paese, l’interprete più originale ed autorevole, negli ultimi trentasette anni di vita politica italiana. Il ricordo di Craxi accade, quest’anno, nell’attualità delle dimissioni di Napolitano e alla vigilia dell’elezione del suo successore e a me piace riproporre  i commenti, gli appunti le testimonianze di Craxi su Napolitano: “L’on. Napolitano non poteva non avere un ruolo nel sistema di relazioni politiche tra il Pci, il potere sovietico ed i regimi comunisti dell’est, cui era connesso un sistema articolato di finanziamenti illegali di cui i comunisti italiani erano i primi, tra i partiti comunisti e non del mondo, ad avvantaggiarsene” ed ancora “…Per gli incarichi politici che ha rivestito, per le esperienze e le conoscenze che ha accumulato, e d’altro canto certamente non solo lui, non potrebbe senza dubbio non rendere su tutta la materia una preziosa testimonianza. Ricostruire in modo completo, chiaro ed onesto, i termini reali in cui si svolse la lotta politica in Italia e la lotta per il potere, è diventato sempre più necessario, specie di fronte a tante mistificazioni, a tante censure ed anche a tante ingiustizie”. 
Durante il processo Cusani, Bettino Craxi accusa l’allora Presidente della Camera Giorgio Napolitano di aver taciuto sul finanziamento illegale dell’Unione Sovietica verso il PCI. Negli anni ’90, il dossier Mitrokhin ha confermato che, solo nel periodo 1971-1977, il PCI ricevette dall’Unione Sovietica 22 milioni di dollari.
Craxi descriveva  Napolitano, uomo molto attento al sistema della Prima Repubblica, specie coltivando i suoi rapporti con Mosca. “Io credo che in quell’interrogatorio formale, che io condussi davanti al giudice,- dice Antonio Di Pietro- Craxi stesse rivelando fatti veri, perché accusò pure se stesso e poi gli altri di finanziamento illecito dei partiti. Ora delle due l’una: o quei fatti raccontati non avevano rilevanza penale oppure non vedo perché si sia usato il sistema dei due pesi e delle due misure”.

mercoledì 14 gennaio 2015

SEMESTRE EUROPEO. L’ITALIA CON “PITTIBIMBO” E RE GIORGIO HA FATTO UN EUROFLOP


L’uomo degli annunci che restano annunci, anzi ‘balle‘.
L’uomo del ‘fare’ che non ha mai lavorato in vita sua, ha truffato per i contributi tramite l’azienda del padre, padre che lascia debiti che paghiamo noi con le tasse.
Il rottamatore che non ha rottamato, non ha tagliato, ne posti ne stipendi a politici. L’amico dai mille amici da sistemare in posti d’oro.
Unica capacità riconosciuta, quella di sparare falsità come fosse sempre in campagna elettorale, a partire dallo ‘stai sereno Enrico’.
Ha alternato sproloqui a gaffe da asilo tipo la norma salva Berluscoini Profumo Passera e via banc…ando.
Ha finito come ha cominciato: nulla eri e nulla sei rimasto (solo che prima c’era il dubbio, adesso c’è la certezza che tu sia il nulla).

La presidenza europea dell’Italia si chiude con pochi risultati, nessun fuoco d’artificio e tanti errori. Spesso nati dal protagonismo del premier.


martedì 13 gennaio 2015


INTERVISTA DI BERLUSCONI: CONTESTA LA POLITICA ESTERA DEL GOVERNO E DI TUTTO L’OCCIDENTE


La manifestazione di Parigi «ha un significato importante», basta che «non si trasformi in una melassa buonista». «L’ Occidente» in questi ultimi anni «ha sbagliato tutto» e «gli estremisti islamici si sono convinti che il nostro è un mondo debole e conquistabile». Occorre quindi reagire e quindi subito «un intervento di terra contro il califfato» e l’ Italia partecipi con proprie truppe. Silvio Berlusconi si rimette l’ elmetto, contesta la politica estera del governo e di tutto l’ Occidente e chiede all’ Europa di non negoziare con chi «minaccia i valori della nostra civiltà».
Presidente Berlusconi, i francesi sono in lutto ma furono loro a volere la destituzione di Gheddafi e ad esaltare le primavere arabe. Sbagliò Sarkozy o tutto l’ Occidente?
«L’Occidente in questi anni ha sbagliato molto. Oggi abbiamo il dovere di dire la verità: abbiamo combattuto guerre che non avremmo dovuto combattere e non ne abbiamo combattute altre che sarebbero state doverose, come quella contro l’ Isis e il suo progetto di costruire un Califfato. La cosiddetta "primavera araba" invece di portare libertà e benessere in Nord Africa lo ha completamente destabilizzato. Il ritiro delle truppe dall’ Iraq ha lasciato campo libero al terrorismo islamista, che oggi ha addirittura uno Stato. Abbiamo denunciato spesso questi errori, che, quando avevamo responsabilità di governo, ci portarono a momenti di grande tensione con la Francia di Sarkozy e con l’ alleato americano. E oggi c’ è poca soddisfazione nel dire che avevamo ragione. Speriamo che l’ Europa e l’ Occidente tutto abbiano imparato qualcosa da quelle drammatiche decisioni sbagliate».
In Libia l’ Italia ha ancora un ruolo da svolgere?
«L’ Italia non può e non deve abdicare alle proprie responsabilità verso quel territorio. Ne va della nostra sicurezza nazionale. Grazie ai nostri accordi e alla nostra politica estera la Libia di Gheddafi era diventata un alleato capace di fermare l’ enorme flusso di clandestini verso le nostre coste, che sono il confine sud dell’ Europa. Oggi non solo gli sbarchi sono ripresi, ma parte di quel territorio è sotto il controllo di un Califfato. Per rimediare agli errori oggi servono scelte coraggiose: si cambi subito il compito affidato alla missione Triton nel Mediterraneo e le nostre navi entrino nelle acque territoriali libiche per fermare le partenze invece di traghettare clandestini verso l’ Italia. E se, come credo, ciò non dovesse bastare, allora l’ Italia e l’ Europa si facciano promotrici di una coalizione di volenterosi pronta ad intervenire anche con truppe di terra per rendere inservibili i navigli idonei al trasporto di migranti».
Per sconfiggere il califfato servirebbe, a suo giudizio, un intervento di terra?
«Si. L’Occidente deve dare un segnale chiaro. La timidezza, la paura con cui negli ultimi anni abbiamo difeso i nostri valori e, aggiungo, la nostra sicurezza, hanno convinto gli estremisti islamici che il nostro è un mondo debole e conquistabile. Il ritiro delle truppe dall’ Iraq ha consentito addirittura la nascita di uno stato che propugna la conversione universale all’ Islam attraverso la violenza. L’ Occidente deve

lunedì 12 gennaio 2015

I TERRORISTI ISLAMICI COLPISCONO LE NOSTRE TRADIZIONI E LA NOSTRA LIBERTA’


"Che cosa si vuole colpire dell'Occidente, che cosa si vuole colpire dell'Europa?
Probabilmente qualcosa al quale noi stessi stiamo cercando di rinunciare. Io credo che noi, invece, dobbiamo rispondere con un maggiore orgoglio per le nostre tradizioni religiose, per le nostre tradizioni culturali, per le nostre tradizioni nazionali, e dobbiamo rispondere difendendo ed estendendo la difesa nei confronti di quell'attacco che viene condotto alle libertà individuali, alle libertà di espressione, alle libertà di manifestazione, alle libertà di stampa.
Mentre invece anche qui noto una repressione, un nascondere le nostre tradizioni, quasi come se ci fosse da vergognarsene anziché rivendicarle, ma questa è una tendenza non solo del nostro Paese, ma di tutta l'Europa, che proprio nella sua fase costituente ha voluto non espressamente richiamare le proprie radici culturali e religiose.".
Questi i concetti dai quali Elio Vito è partito oggi in aula alla Camera per replicare alla informativa del ministro dell'interno, dopo l'attacco dei terroristi islamici a Parigi.
Una riflessione che si unisce a quella del presidente Berlusconi, il quale ha parlato di "una follia che, vanificando secoli di costruzione della civiltà e del diritto, mette a rischio ognuno di noi dal momento che non esiste, agli occhi di chi compie atti di questo genere, alcuna garanzia di pacifica convivenza, nel rispetto delle libertà politiche, civili e religiose di ognuno.".
Leggi e commenta le riflessioni di Berlusconi e Vito. E' prezioso conoscere la tua riflessione.
https://www.forzasilvio.it/
Questa è guerra, ce l’hanno dichiarata, viene dall’Islam. E la sinistra italiana al governo cieca e incompetente nega l’evidenza e ci conduce alla tragedia. Ha fallito in ogni campo. Estero, immigrazione, economia. E blocca il Parlamento parlando d’altro. Per dilettantismo e presunzione. Dinanzi alle emergenze non c'è tempo da perdere: o coesione nazionale a 360 gradi o la parola al popolo. Con il Consultellum 
l rifiuto della parola guerra, dinanzi a quanto è accaduto a Parigi, quasi che il suono sia causa di sciagure, è perfetto simbolo della cultura e del sistema di governo della sinistra. Rappresenta il culmine tragico della distanza ideologica e pratica tra la sinistra intellettuale e di governo, e la realtà.
Ridurre la questione a episodio di terrorismo, senza alzare gli occhi sugli accadimenti del mondo, è cecità criminale, perché ci disarma, ci chiede calma, dice che è un fenomeno di scalmanati, e tutto-è-sotto-controllo, quando la radiografia del mondo dice “cancro” (è una parola usata persino da Obama). E il cancro assalta l'intero organismo, esige chirurgia e chemioterapia dolorosa, impone prevenzione e stili di vita congrui. Non è un sasso tirato da un cavalcavia da quattro stupidotti.Tutto questo sarebbe qualcosa cui guarderemmo con pena e persino compassione se fosse un problema loro, della classe dirigente e dell’establishment della sinistra italiana. Il fatto è che costoro hanno in mano le leve del comando.
E questo rifiuto di guardare le cose come sono, di dare il nome giusto dei problemi, determina l'impossibilità di individuare e scegliere una soluzione incisiva, e trascina il nostro Paese in una tragedia globale.
Si badi, a proposito di Islam, non si tratta qui di analizzare una religione e i suoi precetti, ma di osservare i fenomeni che al Corano si riferiscono. C'è una guerra totalitaria. L'Islam ha uno Stato, ha un esercito, ed ha quinte colonne armate e pronte a tutto dovunque: anche tra noi. Il problema non è di convivere con milioni di musulmani in Occidente, ma di sopravvivere a una minaccia totalitaria. Questo esige politica estera, politiche di sicurezza, discorsi sull’immigrazione e sull’integrazione, che tengano conto di quel fattore devastante che non è teorico, ma operativo.
Ebbene su questi punti, il governo si esercita in parole consolatorie e generiche, non ha preso nessuna decisione operativa.
Questo è un governo di sinistra, ci verrebbe da dire, e questa è la sinistra. Questa è la sinistra italiana! Figlia di comunismo e cattocomunismocinica da una parte e buonista dall'altra per consolidare i propri assetti di potere e i propri dogmi post-sovietici. Non è solo questa la sinistra nel mondo. Lo sappiamo. Abbiamo in mente Blair. E vediamo come la sinistra tedesca abbia accettato di guardare la realtà e abbia accettato di partecipare alla “Grosse Koalition” con la Cdu-Csu. Ma da noi? Da noi la sinistra governa disastrosamente.

venerdì 9 gennaio 2015

MACELLAI ISLAMICI


E siccome loro hanno urlato, tra una raffica e l'altra, che il mandante è Allah, ecco allora io dico: per loro Allah è il capo dei terroristi che vogliono sopprimere le basilari libertà dell'Occidente. Dico che l'immigrazione selvaggia è il grimaldello per entrare nella nostra storia, nelle nostre città. Dico che non ci sarà mai possibilità di integrazione, perché come scriveva Oriana Fallaci «non è vero che la verità sta sempre nel mezzo, a volte sta da una sola parte». E non ho dubbi che la parte giusta è la nostra, quella di una «civiltà superiore» (sempre per citare Oriana) che mai si sognerebbe di alzare un dito su Crozza per le sue imitazioni satiriche di Papa Francesco. Abbiamo un problema di polizia, di servizi segreti che fanno acqua, ma prima ancora abbiamo un problema politico e culturale di soggezione (vero presidente Boldrini?) nei confronti dei nostri carnefici, passati (vedi le scuse per Guantanamo), presenti (le cautele e i distinguo di oggi) e futuri. Io odio questa gente, così come gli uomini liberi hanno odiato nazisti e stalinisti. Il problema non è farsi ammazzare, ma farlo in silenzio. È spalancare le porte di casa senza nulla chiedere in cambio al nemico che si presenta con la faccia affamata e sofferente del profugo. È rinunciare a crocefissi, presepi e tradizioni per non offenderli. È inculcare - anche da parte di eminenti cardinali della Chiesa - nei nostri bambini l'idea che Gesù e Allah pari sono. È stato rinunciare - e lo dico da laico - a inserire le «radici cristiane» nella Costituzione europea. È non capire che siamo sull'orlo di una guerra civile europea tra islamici di passaporto europeo e il resto d'Europa. Non kamikaze invasati, ma banditi con tecniche brigatiste che vogliono salvare la loro vita, togliendola agli altri in nome di Allah. Per ribadire la nostra libertà, oggi ripubblichiamo quelle vignette che sono costate la vita ai colleghi francesi, senza che una sola di esse violasse le leggi di quel Paese. A noi i terroristi non hanno mai fatto paura. Ci fanno più paura le «attenuanti culturali» con cui la nostra magistratura troppo spesso giustifica le violazioni delle nostre leggi. E il termine «inarrestabile» usato per arrendersi all'immigrazione selvaggia. Avanti così, qui di «inarrestabile» ci sarà solo la fine dell'Occidente. E a questo gioco, noi non ci staremo mai. Che piaccia o no ad Allah. Alessandro Sallusti

PROCESSI: POGGIOLINI 26 ANNI – BERLUSCONI 1 ANNO

L’infinita vicenda giudiziaria di Duilio Poggiolini (chi se lo ricorda?) che da quasi vent’anni lo Stato Italiano non processa nonostante sia accusato di aver permesso la commercializzazione di sangue infetto da HIV ed epatite C e B.
Duilio Poggiolini è stato, negli anni Novanta, diretto generale del servizio farmaceutico nazionale. È stato coinvolto anche nelle indagini su Tangentopoli e la P2.
Il caso degli emoderivati infetti non fu solo italiano, ma mondiale, scoppiato agli inizi degli anni Novanta.

giovedì 8 gennaio 2015

SVEGLIA, OCCIDENTE, SVEGLIA!

 Attacco islamico al giornale satirico Charlie Hebdo, un attacco alla libertà di pensiero della Francia e dell'Europa tutta. Sveglia, Occidente, sveglia! Ci hanno dichiarato la guerra, siamo in guerra! E alla guerra bisogna combattere” (Oriana Fallaci)
E da molto tempo che sosteniamo la necessità di una guerra culturale nei confronti della minaccia totalitaria che nuota tranquilla negli ambiti dell’islam delle nostre moschee a prevalenza fondamentalista ed oggi l’ attentato di Parigi ad opera di terroristi islamici ci impone il dovere di essere intransigenti nella tutela della sicurezza interna e nell’intervento esterno, senza escludere alcuna opzione, contro il pericolo rappresentato dalle varie denominazioni jihadiste. Questo è il modo migliore di esprimere profondo cordoglio per le vittime francesi. Nessuna cedevolezza e comprensione per chi professa in Italia la sharia e la sua diffusione è più ammissibile. Da tempo le condizioni dello scontro fra Islam ed Occidente sono nuovamente di drammatica attualità, Madrid 2004, Londra 2005, Tolosa 2012; è senza fine l'elenco degli attacchi dei fondamentalisti jihadisti contro il Vecchio Continente. I cristiani sono perseguitati in maniera sistematica, le vicende prima della Libia, dell’Egitto, della Siria e poi Jhadisti legati ai tagliagole del Califfato autoproclamato dell’Iraq e del Levante e fedelissimi alla guerra santa per l’Islam a casa nostra, sono lì ad attestare che siamo nuovamente in guerra forse la terza guerra mondiale come ha accennato Papa Francesco. Per questo “Sveglia, Occidente, sveglia! Ci hanno dichiarato la guerra, siamo in guerra! E alla guerra bisogna combattere” (Oriana Fallaci). Di nuovo la sua verità la sua intransigenza ed il suo insegnamento sono rimpianti da molti, anche da quella sinistra supponente e salottiera che non la sopportava anche se non ha il coraggio di intitolarle strade e piazze. Il relativismo anche in Europa ed in Italia rinnega i costumi millenari della nostra storia ma il suo insegnamento alla faccia degli ipocriti sinistri e dei catto opportunisti rimane di straordinaria attualità là dove sottolinea lo svilimento dei valori della vita, della persona, del matrimonio, della famiglia e come sia deleterio predicare l’uguale valore di tutte le culture. Si lascia senza guida e senza regola l’integrazione degli immigrati, si consente l’illegalità diffusa dei rom . Per superare questa crisi abbiamo bisogno di più impegno e di più coraggio sui temi della nostra civiltà Di fronte alla nuova aggressione dei Jhadisti, la nuova flotta islamica, gran parte dell’occidente sembra aver perso ogni riferimento all’orgoglio di appartenere ad un mondo libero. Molti di sinistra dopo l’11 settembre se la sono presa con chi difende i valori cristiani e occidentali piuttosto che con i fondamentalisti. Il Coordinatore Rodolfo Ridolfi

mercoledì 7 gennaio 2015

SI RIMANGIANO IL FISCO GIUSTO

Il governo blocca una norma di buonsenso che depenalizzava la microevasione, quella che spesso si commette per errore Il motivo? «Avrebbe aiutato il Cavaliere». Non è vero, ma così migliaia di italiani saranno colpiti in nome dell'antiberlusconismo
Alessandro Sallusti - Il problema dell'Italia non è che un ponte inaugurato alla vigilia di Natale sulla Palermo-Agrigento sia crollato a Capodanno, e neppure che i vigili urbani di Roma, così come gli spazzini di Napoli, presentino certificati medici falsi per non lavorare la notte del 31. No, il problema di questo Paese sembra essere solo uno, lo stesso da vent'anni a questa parte: impedire a Silvio Berlusconi di fare politica, bloccando con feroci operazioni mediatiche, politiche e istituzionali anche la sola possibilità che ciò possa accadere. Pure a costo di andare contro il bene di centinaia di migliaia di cittadini. È questo il senso della mobilitazione scattata ieri per fermare l'iter di una norma contenuta nel decreto sulla riforma del fisco che, di fatto, depenalizza penalmente - non dal punto di vista amministrativo, e quindi economico - le evasioni fiscali di lieve entità. Quelle, per intenderci, che stanno sotto la soglia del tre per cento rispetto all'imponibile di una azienda, o di una persona fisica, e che sono il più delle volte frutto di errori formali più che di furberie o ladrocini. Parliamo di una norma ritenuta unanimemente saggia, utile a decongestionare i carichi giudiziari, a recuperare velocemente entrate fiscali eluse, a evitare inutili peripezie sia allo Stato che agli imprenditori. Niente, non se ne farà niente - come ha annunciato ieri il premier Renzi - perché si è scoperto che potrebbe agevolare anche Silvio Berlusconi, condannato per una presunta evasione che sta ben al di sotto di quella soglia del tre per cento. Il Cavaliere, se la nuova legge venisse approvata, potrebbe infatti vedere accorciato il suo periodo di esclusione dalla vita politica attiva. Cosa che molti italiani auspicano, che lascia altri del tutto indifferenti, ma che fa gridare allo scandalo la casta che per anni si è adoperata per la sua morte civile e politica.

EDITORIALE DEI MAGI


 L'Epifania ricorda a tutti che il mondo è grande. E il problema dell'Italia è che la politica guarda il proprio ombelico. Mentre l'Europa piomba nel buco nero della Grecia e del petrolio sotto il tallone tedesco. Unica soluzione positiva è la scelta dei popoli tramite elezioni contro la tecnocrazia dittatoriale. L'Italia a guida Renzi è precipitata nella totale impotenza. La necessità democratica e la necessità internazionale del ritorno di Berlusconi. O coesione nazionale o salta tutto. : “Domani al Senato riprenderemo il ROMANIcammino sull'Italicum. E a inizio seduta ribadirò che siamo contrari al premio di maggioranza alla lista e che occorrerà una norma di salvaguardia sull'entrata in vigore della riforma. Senza tentennamenti: il premier Renzi ci deve dire a inizio lavori che intenzioni abbia al riguardo”

sabato 3 gennaio 2015

FINALMENTE SE NE VA

http://www.giampietrozanetti.it/?p=15009

Otto anni nei quali la partita della democrazia è stata giocata con un arbitro parziale come non avveniva dai tempi di Oscar Luigi Scalfaro
Alessandro Sallusti - Questa sera il presidente Napolitano - salvo colpi di scena - dovrebbe annunciare ufficialmente le sue dimissioni, che probabilmente saranno operative da metà gennaio. Si apre quindi la corsa per il nuovo inquilino del Colle, ma soprattutto si chiude una delle pagine più buie della politica italiana. Otto anni nei quali la partita della democrazia è stata giocata con un arbitro parziale come non avveniva dai tempi di Oscar Luigi Scalfaro. L'uomo in più della sinistra ce l'ha messa davvero tutta per contrastare prima e ribaltare poi la volontà popolare che aveva indicato nel centrodestra e in Silvio Berlusconi la guida del Paese. Il rispetto che si deve ai suoi non pochi anni non può fare da scudo a una presidenza dissennata e tristemente conclusa con i pm che hanno varcato per la prima volta nella storia della Repubblica il portone del Quirinale per interrogare la più alta carica sulla presunta trattativa tra Stato e mafia. E dire che per anni proprio lui, capo anche del Csm, lasciò mano libera alla magistratura nella sfrontata caccia al leader della maggioranza, ignorando gli abusi e i soprusi messi in atto dalle procure di mezza Italia.
Giorgio Napolitano, che da giovane strinse entusiasta le mani al carnefice Stalin, che da giovanotto benedì l'invasione sovietica dell'Ungheria, che da adulto e presidente della Camera spalancò le porte del Parlamento ai pm di Tangentopoli a caccia di politici, non ha mai pagato per i suoi errori ed orrori. I compagni lo hanno anzi ripagato con l'elezione al supremo soglio e lui, negli anni, ha ricambiato con gli interessi. Arrivando a negare per ben tre volte di seguito il ricorso alle urne pur di garantire alla sinistra la guida del Paese, cosa che non sarebbe mai potuta avvenire per via elettorale. I governi di Monti, Letta e Renzi sono infatti figli di intrighi nazionali e internazionali di cui Napolitano è

TRENTAQUATTRESIMO ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI PIETRO NENNI


Rodolfo Ridolfi*
Pietro Nenni scriveva nel suo ultimo articolo "Rinnovarsi o perire" "Tutto è in questione, tutto è posto di fronte all’alternativa di rinnovarsi o perire", un invito, un ammonimento. Certo è che, letta trenta quattro anni dopo, la frase di Nenni mantiene intatta la sua grande forza ideale e morale. Pietro Nenni moriva trentacinque anni orsono il 1 gennaio del 1980, quando ormai il PSI era saldamente nelle mani del suo delfino, Bettino Craxi. Il PSI sotto la guida di Bettino Craxi intraprenderà la stagione della sua modernizzazione attraverso il percorso del “socialismo tricolore” per poi concludere la sua centenaria storia sotto i colpi dei comunisti alleati con le toghe rosse. Pietro Nenni, che era nato Faenza, isola bianca della Romagna, il 9 febbraio 1891 da una famiglia umilissima e che era stato amico di Mussolini, ha rappresentato per oltre mezzo secolo la storia e gli ideali del Socialismo e del Partito Socialista Italiano. L’ultimo ricordo che ho di uno dei “famosi comizi” di Nenni è del 1974 a Faenza nel vecchio palasport e poi al Circolo Bubani dove il vecchio leader era accompagnato proprio da Craxi. Ricordo anche con sofferenza come negli anni del “prodismo incipiente” a Faenza i catto-comunisti delle coop bianche e rosse volessero addirittura cancellare Piazza Pietro Nenni e come noi socialisti di Forza Italia ci battemmo perché ciò non avvenisse.
Bettino Craxi, Pietro Nenni e Giuseppe Saragat rappresentano l’orgoglio socialista che si riprende la rivincita storica contro il Pci e la Dc del compromesso storico. Anche Forza Italia partecipa a questo ricordo perché ha dalla sua la realtà dei numeri e dei consensi che dicono che tra coloro che votavano per il Psi il 50% sceglie Forza Italia, il 20% si astiene e il restante 30 è diviso tra PD e gli altri partiti. Parlare di Nenni significa parlare anche degli anni del frontismo e della peculiare e paradossale situazione di fine anni ’40 quando Nenni e il Psi avevano i voti e i militanti, Saragat e il Psdi la classe dirigente e i quadri intermedi. Nella primavera del 1947 De Gasperi si recò negli Usa ed al rientro estromise comunisti e socialisti dal governo varando una formula di governo quadripartito centrista composta, oltre che dalla Dc, dai repubblicani di Pacciardi (Pri), dai liberali di Einaudi (Pli) e dai socialdemocratici di Saragat (Psli) che assumerà la Vicepresidenza del Consiglio dei Ministri. Dopo l’invasione sovietica dell’Ungheria (1956) magnificata da Giorgio Napolitano, Nenni si riavvicinò a Saragat, proponendo ed ottenendo la riunificazione tra le due diverse anime del socialismo italiano e, dopo aver intrapreso la via dell’autonomismo, giunse a collaborare al governo con la DC di Fanfani e di

ORA LI PAGHIAMO PURE PER FARCI METTERE IL VELO. BASTA


Il governo deve riportarle a casa. Ma ci costerà milioni e così finanzieremo i terroristi. Vietiamo alle Ong di andare in quei posti
Le due ragazze erano simpatizzanti degli stessi gruppi islamici che le avrebbero sequestrate. In un cartello in arabo con cui si sono fatte immortalare nel corso di una manifestazione svoltasi in Italia si legge: «Agli eroi della Brigata dei Martiri - Grazie dell'ospitalità - Se Allah vorrà presto Idlab sarà liberata - E noi ci torneremo». La «Brigata dei Martiri», in arabo Liwa Shuadha, è un gruppo di terroristi islamici il cui capo, Jamal Maarouf, ha ammesso di collaborare con Al Qaida. Comunque sia, nel caso degli ostaggi italiani detenuti dai terroristi islamici i riscatti si misurano in milioni di euro, per la precisione dai 5 milioni in su per i sequestri in Siria e Irak, «solo» un milione o poco più per i sequestri finora verificatisi in Libia. Si stima che dal 2004 l'Italia abbia pagato complessivamente 61 milioni di euro per liberare Simona Pari e Simonetta Torretta, Maurizio Agliana, Umberto Cupertino e Salvatore Stefio, Giuliana Sgrena, Clementina Cantoni, Daniele Mastrogiacomo, Rossella Urru, Maria Sandra Mariani, Sergio Cicala e Philomene Kabouree, Federico Motka, Domenico Quirico.
Per avere un riferimento dell'entità della cifra da corrispondere ai terroristi islamici che detengono le due ragazze italiane, teniamo presente che l'ultimo ostaggio italo-svizzero, Federico Motka, sequestrato anche lui in Siria il 12 marzo 2013, è stato rilasciato il 26 maggio scorso dietro il pagamento di un riscatto di 6 milioni di euro. Nel video postato su YouTube Greta e Vanessa sono sostanzialmente tranquille, recitano un copione impartito loro, i loro sguardi s'incrociano con quelli dei carcerieri dietro la telecamera per assicurarsi di essere state diligenti. È un video diretto a noi cittadini italiani per prepararci psicologicamente ad abbracciare le due ragazze in cambio del pagamento di un lauto riscatto. Sostanzialmente diverso era il video del 2005 che ci mostrò Giuliana Sgrena disperata e in lacrime supplicando le autorità di intervenire per il suo rilascio. Ebbene quel drammatico messaggio era diretto al governo, forse inizialmente restio a sborsare la cifra richiesta tra i 6 e gli 8 milioni di euro. Saremo tutti contenti di riavere vive Greta e Vanessa. Però è ora di porre fine a queste tragiche farse il cui conto salatissimo paghiamo noi italiani. Il governo vieti alle nostre associazioni civili di operare nelle zone dove imperversano il terrorismo islamico o i conflitti armati. È ora di dire basta alle sedicenti associazioni «senza scopo di lucro» che lucrano con il denaro degli italiani, soldi pubblici e privati, per sostenere la causa dei nemici della nostra civiltà. E poi ci tocca pure pagare ingenti riscatti quando vengono sequestrati o si fanno sequestrare. Basta!  Facebook.com/MagdiCristianoAllam

MAFIA E’ ANCHE E SOPRATTUTTO NON FAR NIENTE PER I VIGILI DI ROMA E GLI SPAZZINI DI NAPOLI…..ASSENTI


Mafia. Cos’è?
Una volta era la lupara, il tritolo, … gli incaprettati.
Era facile capire.
Adesso la mafia è il buonismo.
E’ il tardare i processi quanto basta.
E’ il non parlare dei media dei reati della sinistra.
E’ far credere normale i diritti acquisiti con l’illegalità.
E’ il signoraggio bancario.
E’ l’averci convertiti al non voto.
E’ il ripetere che non esiste più destra e sinistra ma i Presidenti della Repubblica non possono essere di destra.
E’ la famiglia. Dove tutti hanno un parente raccomandato.
E’ la religione. Dove devi avere ‘fede’ senza vedere niente. Neanche l’esempio.
E’ una centrale atomica, una scia chimica, ma anche un acquedotto e un ospedale.
E’ l’idea che possiamo essere noi.
Ecco perchè Gelli e la P2 erano il futuro. Propaganda.
Ci sono riusciti.
E adesso … le locuste.