IL
FATTO QUOTIDIANO: Le auto blu di Richetti, il giallo dei sacchi dell’immondizia
e delle ricevute multiple dell'Idv Nanni, il buco nero della Consulta degli
Emiliani nel mondo e l'indagine madre sul presidente Vasco Errani: tutte le
inchieste e i fascicoli aperti dalla Procura di Bologna sull'uso
"disinvolto" dei soldi pubblici in Regione
L’obiettivo è il 2015, quando
giungeranno a scadenza l’attuale consiglio regionale dell’Emilia Romagna e la
sua giunta. Ma gli ultimi 8 mesi, per il presidente Vasco Errani e per molti consiglieri,
sono stati un infittirsi di inchieste della magistratura che potrebbero rendere
difficoltoso tagliare il traguardo. Falso
ideologico, peculato, interviste a pagamento, rimborsi spesa e auto blu solo sono alcune delle note
che, nel corso del tempo, potrebbero comporre lo spartito di una marcia funebre
per un’amministrazione da sempre salda nelle mani del centrosinistra. Per ora, però, la parola dimissioni rimane
impronunciabile anche dall’opposizione di centrodestra perché, da un lato,
occorre arrivare – sta accadendo – all’anzianità legislativa di 30 mesi che per
l’ultima volta darà accesso al vitalizio,
compiuti i 60 anni. Dall’altro sarà che anche Pdl (per il cui consigliere Alberto Vecchi è stato chiesto ad aprile il rinvio a giudizio
per truffa aggravata ai danni della Regione per i rimborsi chilometrici),
Lega Nord e Udc, gravati dallo spettro del peculato, sono alle prese con una
serie di spiegazioni da dare alla magistratura. Spiegazioni che potrebbero
essere vicine soprattutto ora che la procura sta mettendo a punto il piano operativo per affrontare i
documenti contenuti negli oltre 500
faldoni acquisiti in Regione e ordinati cronologicamente,
non per materia. In piazza Trento e Trieste si è infatti concluso un vertice
tra il procuratore capo Roberto Alfonso,
l’aggiunto Valter Giovannini,
coordinatore del pool alla pubblica amministrazione, i sostituti Morena Plazzi e Antonella Scandellari, e i cinque
finanzieri assegnati all’inchiesta. Con loro c’era il generale Virgilio Pomponi, da poco comandante
provinciale delle fiamme gialle, e si è discusso a lungo dei criteri per
affrontare un’indagine complessa stabilendo un primo riordino della
documentazione sequestrata a cui far seguire indicazioni investigative dalla
procura. Infine si deciderà come orientare gli approfondimenti. Marzo: avviso per Errani, indagato per falso
ideologico. Per ripercorrere l’annus horribilis della Regione si deve iniziare
dalla metà di marzo, quando l’Emilia Romagna ignora che di lì a un paio di mesi
2 forti scosse di terremoto la metteranno in ginocchio chiamando all’ulteriore
onere di commissario straordinario il presidente Vasco
Errani. Ma prima che ciò accada il numero uno
in viale Aldo Moro vive un proprio sisma istituzionale e personale. Succede
quando la procura della Repubblica di Bologna gli notifica un avviso di fine indagine per falso ideologico.
La vicenda riguarda il fratello Giovanni
e la cooperativa di cui è stato presidente fino al 2010, Terremerse, beneficiaria in più
tranche di un finanziamento da un milione di euro per uno stabilimento vinicolo
a Imola.
Il denaro era stato stanziato
nell’ambito del piano regionale per lo sviluppo rurale e secondo i magistrati –
il pm Scandellari e il procuratore Alfonso – il presidente della Regione,
portando in procura una lettera, ha sostenuto la correttezza dell’iter amministrativo
per depistare gli inquirenti e tutelare il fratello. Secondo alcuni, dopo la
notifica dell’avviso, Errani tentenna, pensa forse alle dimissioni, ma poi
resta al suo posto e il 14 agosto si presenta a un’assemblea regionale
straordinaria sostenendo: “Ho fiducia nell’operato della magistratura. Peraltro
so di non avere mai sfavorito o favorito
alcuno”.
Intervistati
in televisione, ma con i soldi dei gruppi consiliari. Mentre
le attività investigative proseguono mantenendo un profilo di riservatezza,
alla vigilia di Ferragosto, ad arroventare lo zenit dell’estate bolognese non
ci sono solo le temperature. C’è anche una vicenda sviscerata da Repubblica che farà aprire un
ulteriore fascicolo: riguarda le interviste
a pagamento nelle televisioni private dell’Emilia Romagna. Il
denaro è quello di quasi tutti i gruppi consiliari – da Pd a Pdl, da M5S a Udc,
da Lega Nord a Federazione della Sinistra, con esclusione di Idv – e viene
versato alle emittenti per ospitate che costavano in media tra i 200 e 300 euro a volta. Si
comprava in blocco, con “carnet” che in genere prevedevano una decina di
apparizioni.
La procura decide di indagare per
peculato contro ignoti. Ma intanto le fiamme gialle, su mandato del pm
Scandellari, iniziano a visitare gli uffici di viale Aldo Moro per acquisire
contratti di vendita e fatture di pagamento. Si muove anche l’ordine dei giornalisti, che non
esclude provvedimenti disciplinari alle testate e ai giornalisti coinvolti.
Il
pasticciaccio dell’Idv e il budget regionale 2005-2010. Se le
indagini proseguono con l’acquisizione di documenti su questa vicenda, un mese
dopo diviene pubblica la notizia che esiste un’altra inchiesta che ipotizza il reato di
peculato. Stavolta un indagato c’è: si tratta di Paolo Nanni, nel frattempo passato
dalla Regione alla Provincia, che tra il 2005 e il 2010 era stato capogruppo
dell’Idv in viale Aldo Moro. Il fascicolo nasce da un’intervista rilasciata ad Affaritaliani da un ex del
partito, Domenico Morace,
fino al 2009 coordinatore cittadino. Qui si chiede conto dei 450 mila euro a disposizione del
gruppo che non sarebbe stata trasparente e sulla quale Morace aveva chiesto
verifiche alla parlamentare Silvana Mura.
Sulle prime la vicenda si tramuta
i querele incrociate. Ma qualche mese dopo, mentre a Vasto è in corso il
meeting nazionale del partito, si viene a sapere dell’inchiesta e dai primi
riscontri qualcosa di anomalo sembra emergere, come 4 cene nella stessa sera e
un convegno fantasma. Il leader dell’Idv chiede un passo indietro a Nanni, già finito nei
guai per una storia di pass invalidi.
Questi, capogruppo in Provincia, ottempera e si dimette dal partito per
confluire nel gruppo misto. Conserva però la carica di consigliere. Niente di
illecito, secondo lui, al massimo qualche errore contabile dei collaboratori.
Ha una spiegazione anche per un
recentissimo rilievo: altri 2 convegni che per 2 anni consecutivi sono in prossimità
del compleanno della moglie e che all’ultimo saltano. Però ci
sono i rimborsi delle cene. Nanni sostiene di aver sempre passato in famiglia
eventi del genere. Forse, solo in un caso, ammette che qualcosa di genere si
verificò. Ma alla cena, nonostante il forfait
del meeting, c’erano tutti i convegnisti, oltre alla moglie e
alla figlia. Tutto in regola, secondo lui, perché la figlia lavora in Regione e
la coniuge lo ha assisteva va a titolo gratuito.
Il denaro
dei gruppi: nasce un pool investigativo ad hoc. A ruota
si apre l’ennesimo capitolo. Si approssima l’autunno e stavolta sono le spese di tutti i gruppi consiliari in
Regione ad attirare l’attenzione dei magistrati. Se ne parla insistentemente e,
sulla scorta di quanto sta avvenendo da sud a nord, da Torino a Napoli con la
vetta del caso Fiorito in Lazio, anche qui si decide di verificare. Il 1
ottobre è stato anche formalizzato un pool
ad hoc composto dai pm Plazzi e Scandellari e da 5 uomini della
guardia di finanza, che fanno una nuova visita in Regione il 2 ottobre, mentre è in
corso l’assemblea legislativa che deve discutere dei tagli alla
politica.
Libri contabili, documenti
finanziari, fatture e ricevute in
originale, il digitale del periodo 2005-2010 nel frattempo acquisito
non basta. Inoltre si devono consegnare anche le pezze d’appoggio del 2010-2012. Sono queste le richieste
che le fiamme gialle fanno all’ufficio di presidenza, che deve consegnare il
tutto nel giro di qualche giorno. Il 3 ottobre i finanzieri tornano per
proseguire con il lavoro iniziato il giorno precedente e 5 giorni più tardi si
ripresentano con un furgone per iniziare il prelievo nel frattempo concluso
degli oltre 500 faldoni.
In quei giorni IlFattoquotidiano.it entra in
possesso delle ricevute di viaggi su auto a noleggio del presidente
dell’Assemblea legislativa Matteo
Richetti. Nel mirino, in particolare, una maratona del 13 settembre 2011 iniziata di prima
mattina nel modenese, dove il politico vive, e conclusasi qui a
notte fonda. Le tappe intermedie sono Roma,
al Quirinale, e Ancona,
dove il Pd ha organizzato una manifestazione di partito sulle spese della politica
invitando Richetti in veste ufficiale. Il costo della trasferta supera i mille euro. Inoltre, nonostante le
auto blu full time fossero state abolite ad avvio di legislatura, iniziano ad
emergere altri viaggi a cui hanno partecipato esponenti non solo del Pd, ma
anche di altri schieramenti, come la Federazione della Sinistra e il Movimento
5 Stelle.
Inoltre, mentre le carte sui
noleggi delle vetture confluiscono in un fascicolo conoscitivo, viene sollevato
un appunto al consigliere M5S Andrea De
Franceschi per l’uso di un’auto privata acquistata in leasing.
Si chiede di verificare se anche questo genere di veicoli, in genere intestati
a partite Iva e non fisiche, rientri nei casi previsti dai regolamenti
regionali sui rimborsi.
La
“cassa” per i collaboratori di partito, gli emiliani nel mondo e le sagre. A
questo punto ogni aspetto delle spese pubbliche viene sviscerato. Si fa
l’elenco dei collaboratori di partito che, in Regione o nelle partecipate,
hanno avuto per un po’ uno stipendio. Sono collaborazioni
che vanno da qualche mese fino a un massimo di 2 anni con compensi che variano
dalle poche centinaia di euro fino alle decine di migliaia. E sono casi
trasversali: dall’Idv ai partiti di sinistra, dal Carroccio della Roma ladrona
al Pdl. Sono incarichi, questi, che possono non avere rilevanza penale, ma che
hanno acceso un dibattito sui soldi della Regione usati per ricompensare donne
e uomini di buona volontà partitica.
Si aggiunge poi la questione della Consulta degli emiliano-romagnoli
nel mondo alla cui guida c’è la democratica Silvia Bartolini. Creata nel 2006 e
composta da 53 persone, vive di 2 riunioni l’anno per promuovere progetti che
contribuiscano mantenere la cultura locale di chi ha lasciato la regione per
stabilirsi all’estero. Nel 2007 questo organismo ha speso 320 mila euro e nel
biennio successo 280 mila all’anno. In totale, però, in quel periodo sono stati
3 i milioni stanziati
dalla Regione in un triennio.
Altro elemento di polemica è
rappresentato dai contributi a enti
pubblici locali per attività di interesse della Regione. Sotto
questo capitolo di spesa, dettagliato dal Corriere
di Bologna, sono andati finanziamenti a realtà come l’accademia
della muffa nobile di Zola Predosa (5 mila euro), la fiera del fungo porcino di
Albareto (8 mila) o il centro di documentazione per la patata di Budrio (15
mila). Se la curiosità
suscitata dalle mission
sostenute con soldi regionali può essere parata sostenendo che sempre attività made in Emilia Romagna sono, meno spiegabili sembrano la fondazione
cricket di Roma (1.500 euro), la federazione italiana del tempo libero (ha sede
sempre nella capitale, 15 mila) o i 7 sette dromedari del Sahara acquistati nel
2010 per ragioni umanitarie.
La lunga
notte delle fotocopie e la spazzatura delle cene in ufficio. Uno dei
capitolo più recenti è legato alla spazzatura.
O, meglio, a quattro sacchi della spazzatura che il consigliere regionale Matteo Riva, ex Idv e poi confluito
nel gruppo misto dopo l’espulsione del partito, vede portare via a sera
inoltrata di un giorno festivo, il 4 ottobre. L’episodio gli sembra strano
perché è proprio il periodo in cui i gruppi devono preparare la documentazione
per le fiamme gialle e il suo racconto attira l’attenzione della procura.
Ma i pidietristi intervengono
tempo zero presentandosi ai magistrati, che acquisiscono le registrazioni delle
telecamere a circuito chiuso: nessuna insinuazione, nei sacchi non c’erano
documenti da occultare, ma roba da buttare, resti
di pasti che negli ultimi 2 giorni 4 collaboratori hanno
consumato in ufficio per rispettare i tempi imposti dalla guardia di finanza.
Se quei sacchi sono poi finiti in un cassonetto di via Milazzo, in centro città
e a qualche chilometro dai palazzi della Regione, è solo perché – sostengono
dall’Idv – i 4 si sono persi nei meandri di viale Aldo Moro mentre dovevano già
essere nella sede del partito in via Amendola, a poche centinaia di metri dai
bidoni poi utilizzati. di Antonella
Beccaria e Nicola Lillo
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