mercoledì 29 marzo 2017

BERLUSCONI GIOVEDI A MALTA PER IL CONGRESSO DEI POPOLARI: BASTA EGOISMI NAZIONALI E BUROCRAZIA


Berlusconi ancora centrale. Anche in Europa. A prescindere dalla sentenza della Corte di Strasburgo. Questo il senso della sua presenza a Malta al prossimo congresso del Ppe, in programma domani e dopo.
Il Cavaliere dovrebbe atterrare a La Valletta giovedì mattina, per essere al tavolo del pranzo con i capi di Stato e di governo popolari. Quindi anche con quell'Angela Merkel già cancelliera quando nel 2011 Berlusconi fu costretto alle dimissioni. Tra Merkel e Berlusconi gli attriti passati (tutti ricordano le risatine tra la cancelliera e l'ex capo dello Stato francese Nicolas Sarkozy del 23 ottobre 2011 ndr) sono da tempo superati. I due si rincontrarono il 22 ottobre a Madrid, proprio in occasione di un altro congresso del Ppe e si strinsero la mano durante un faccia a faccia di una buona mezz'ora. Insomma, un chiarimento a tutto tondo sulle passate incomprensioni.
La visita di giovedì prossimo ha però un altro significato e peso politico. Con la sua presenza, Berlusconi conferma di essere ancora in campo e di essere ancora un interlocutore privilegiato nel consesso internazionale. E questo nonostante l'ex premier sia ancora in attesa della sentenza degli eurogiudici di Strasburgo che dovrebbero riabilitarlo definitivamente, rendendogli giustizia e permettendogli così la candidatura alle prossime elezioni politiche. Nessun discorso ufficiale per il leader di Forza Italia che preferisce aspettare proprio il verdetto degli eurogiudici prima di intervenire su un palco. In ogni caso Berlusconi dirà la sua in occasione del pranzo con gli altri big popolari, non nascondendo le sue critiche a quest'Europa. Un'Europa che deve cambiare ma dalla quale non si deve e non si può uscire. E Forza Italia resta ancorata a questa visione: «Siamo stabilmente nella grande famiglia del Ppe - ripete l'ex premier - Siamo un partito moderato, alternativo alla sinistra e alleato alla destra. Siamo critici di questa Europa contraddittoria, poco solidale, troppo burocratica e alla mercé degli egoismi nazionali ma rimaniamo europeisti». Non a caso Forza Italia ha espresso, con Antonio Tajani, la prestigiosa figura del presidente del Parlamento europeo. Berlusconi sarà accompagnato da una folta delegazione azzurra. Oltre agli eurodeputati, per l'occasione ci saranno anche, in veste di delegati e ospiti, anche molti

I TROPPO BUONI O…


La vecchia polemica sulla necessità dei corridoi umanitari per i migranti provenienti dall’Africa è superata. Perché i corridoi umanitari sono già stati realizzati. Da dicembre dello scorso anno ad oggi, cioè nel giro di appena quattro mesi, i migranti che hanno usufruito di questi corridoi umanitari sono stati più di 44mila. Il maltempo invernale, che fino all’anno scorso frenava l’afflusso dei profughi, è stato bellamente debellato da 14 navi attrezzate di proprietà delle Ong che hanno assicurato un viaggio tranquillo ai fuggitivi da fame e guerre raccogliendoli dai barchini dei trafficanti di persone e depositandoli nei porti italiani. A prima vista sembra una vicenda da premio Nobel per la solidarietà. Ma 14 navi private che operano quotidianamente nel Canale di Sicilia e fanno la spola tra le acque antistanti i porti libici e i moli dei porti italiani costituiscono un fenomeno che non può essere derubricato ad atto di bontà di privati generosi. Perché queste Organizzazioni non governative saranno pure guidate da novelli buoni samaritani decisi a garantirsi il Paradiso, ma quando la bontà costa ai neosamaritani parecchi milioni al giorno (i costi delle navi sono particolarmente elevati) e rischia di scaricare sul nostro Paese il costo dell’accoglienza di più di duecentomila migranti all’anno, è necessario porsi qualche interrogativo oltre il plauso per una bontà così esasperata e carica di inquietanti e pericolose conseguenze. A Catania, il Procuratore della Repubblica Carmelo Zuccaro ha aperto un’inchiesta per scoprire la legalità o meno secondo la legge italiana di questo singolare fenomeno. Ed è bene che la magistratura metta in chiaro se, ad esempio, esista un qualche rapporto tra Ong e trafficanti di persone. Ma è fin troppo evidente come la vicenda non sia una questione esclusivamente giudiziaria. Queste Organizzazioni non governative introducono nel nostro Paese un flusso di migranti che incide pesantemente sul bilancio dello Stato al punto da costringere il nostro Governo a chiedere l’aiuto dell’Unione europea. Cioè compiono un atto che non essendo stato concordato con le autorità nazionali e, a quanto pare, neppure con quelle sovranazionali, costituisce una pesante ingerenza negli affari interni di una nazione sovrana. Nessuno pretende che l’Italia dichiari guerra alle Ong che fanno traffico di migranti. Ma sapere chi finanzia queste Organizzazioni e perché sia così interessato ad introdurre fattori di oggettiva destabilizzazione della società italiana e di quella europea diventa una necessità assoluta.
Che aspettano i partiti, non solo di opposizione ma anche di maggioranza, a sollevare il problema ed a chiedere al Governo di sciogliere gli interrogativi prima che le Ong samaritane abbiano trasportato in Italia qualche milione di mine vaganti? Arturo Diaconale

VERTICI BCC A PROCESSO PER IL CASO ZAMA


domenica 26 marzo 2017

BERLUSCONI AI SENIORES; “NO TASSE SU PRIMA CASA, SUCCESSIONI, E POI PENSIONI MINIME A TUTTI


Silvio Berlusconi, parlando ai seniores di Forza Italia riuniti a Villa Gernetto, suona la carica al partito e garantisce: "Confido in Strasburgo. Ma, se anche per assurdo, non potessi candidarmi, sarò comunque in campo per fare la campagna elettorale, Ma, se anche per assurdo, non potessi candidarmi, sarò comunque in campo per fare la campagna elettorale. Sto in campo per senso di responsabilità verso il mio paese, che continuo ad amare, sto in campo per rispetto agli italiani che mi hanno dato negli anni 200 milioni di voti, sto in campo anche per voi, che avete combattuto con me in tutti questi anni le nostre battaglie di libertà. Contate su di me, io ci sarò. D'altronde neppure Renzi e Grillo sono in Parlamento. I sondaggi dicono che sul referendum ho spostato il 5% a favore del No. Farò la stessa cosa in campagna elettorale, proprio come accadde nel 2013".

Il Cav poi ribadisce il programma di Forza Italia: "Vogliamo garantire una pensione minima a 1000 euro per tutti. La pensione alle mamme per dare loro una vecchiaia dignitosa e serena. Vogliamo introdurre un sussidio di compensazione per le famiglie in condizione di povertà assoluta e relativa, una convenzione con i cinema per l'ingresso gratuito agli anziani, viaggi gratuiti per gli anziani in treno in certi giorni della settimana, cure odontoiatriche gratis per gli anziani, molti dei quali non possono permettersi il dentista, e aiuti agli anziani che possiedono un animale domestico".
In merito alle imposte, Berlusconi spiega: "Nel nostro programma prevediamo nessuna tassa sulla prima casa, che per noi è sacra, nessuna tassa sulla successione, che è ricchezza già tassata quando è stata prodotta, nessuna tassa sulla prima auto, che è uno strumento di lavoro, Flat Tax uguale per tutti al 22-24%. Meno non è credibile. E ancora abolizione dell'Irap che l'azienda paga anche quando perde. Le imposte non sono un diritto dello stato, sono il pagamento di servizi. Per questo se lo stato ci chiede 1/3 di quello che guadagniamo lo sentiamo giusto e lo paghiamo volentieri, se invece ci chiede oltre il 60% ci sembra una rapina. Questo non vuol dire ovviamente che le tasse non vanno pagate, significa che vanno ridotte".  Poi il leader di Forza Italia aggiunge: "Il Movimento Cinque Stelle può fare qualsiasi figuraccia. Eppure continua ad aumentare i propri voti. Perché? Perché con gli ultimi governi il numero dei poveri è aumentato a dismisura: 15 milioni di italiani sono in condizione di povertà e 4.600.000

TRATTATO DI ROMA, L’ULTIMO TESTIMONE, ACHILLE ALBONETTI: “LA CEE FIGLIA DEI COLLOQUI SEGRETI SULL BOMBA ATOMICA EUROPEA“ EX SINDACO BRISIGHELLA

Achille Albonetti indicato dalla freccia 

di Diodato Pirone - ROMA Achille Albonetti, novant’anni da un mese, ma con l'energia e la voce di un cinquantenne, è forse l’ultimo testimone vivente della firma del Trattato di Roma per il quale seguì passo passo le trattative da diplomatico esperto di economia e assieme all’ambasciatore Roberto Ducci.
Cosa ricorda di quel giorno? “Fu una cerimonia velocissima: mezz’ora. I leader tecnicamente firmarono dei fogli bianchi perché gli ultimi dettagli scritti non erano ancora pronti. Si trattò di un evento un po’ triste intanto perché fuori pioveva ma soprattutto perché nessuno credeva né nell’Europa né nel Trattato”. Nessuno credeva nell'Europa? “Tre anni prima il parlamento francese aveva fatto saltare la Ced, l’Unione della Difesa. E la Ced significava preparazione dell’unità politica dell’Europa e bomba atomica comune”. Bomba atomica europea?“Sì. Bisogna capire il contesto. Siamo in piena Guerra Fredda e i leader europei volevano impedire a tutti i costi non solo che ritornassero venti di guerra fra gli europei ma che americani e russi scegliessero di affrontarsi sul terreno europeo. La spinta all'Unione europea nasce da un'esigenza politica e di difesa prima che economica”.
Un momento, allora, riavvolgiamo per bene tutto il film. “L'idea di Europa unita nasce politicamente nel dopoguerra dall'incontro di tre grandissimi europeisti: Konrad Adenauer cancelliere tedesco; Robert Schuman premier francese e Alcide de Gasperi, presidente del Consiglio italiano. Tutti e tre erano di rigidi principi cattolici e tutti e tre parlavano in tedesco. Si capivano al volo”. Cosa accedde in concreto? “Nel '51 nacque la Ceca, la Comunità europea del carbone e dell'acciaio. Ma si trattava di un progetto culturalmente vecchio perché carbone e acciaio erano legati alle ragioni dei due conflitti del '14/'18 e del '39/'45. Conflitti convenzionali, ma ormai eravamo nell'era atomica. E infatti subito dopo nacque la Ced, l'Europa della Difesa che significava anche un preludio all'unità politica. Però nel '54 la Ced saltò per via dell'opposizione del parlamento francese. Si trattava della Francia della Quarta Repubblica, debole, con governi che cambiavano in continuazione e che non riusciva a liberarsi dai nodi coloniali rappresentati dal Vietnam e dall'Algeria”. E allora perché nonostante l'alt francese alla Ced

si torna a parlare di bomba atomica europea e di Unione europea?
“Una forte spinta all'unità europea venne, poco dopo il '54, da episodi oggi dimenticati ma che all'epoca fecero un enorme scalpore”.Quali?“Nel '56 i russi invasero l'Ungheria. Inoltre francesi e inglesi, con l'appoggio degli israeliani, occuparono militarmente il canale di Suez. Fu una gigantesca sciocchezza. Intanto perché trattare in quel modo i paesi arabi era fuori dal tempo, ma poi perché americani e russi si inalberarono. Gli Usa fecero crollare la sterlina. E Londra e Parigi suonarono la ritirata iniziando a capire che da soli non andavano da nessuna parte” Insomma l'idea di Europa Unita fu rilanciata dall'impotenza e dalla paura delle due potenze europee vincitrici della seconda guerra mondiale.
“Fu un miracolo. Nel '54 l'Europa unita sembrava finita e invece due anni dopo rinacque perché soprattutto i francesi tornarono a spingere per una Difesa Comune”. Ma nell'idea di una bomba atomica europea fu coinvolta anche l'Italia? “Si. Nel '56 i francesi avviarono colloqui segreti con i tedeschi e gli italiani sull'impiego dell'atomo. Gli americani se ne accorsero un paio d'anni dopo e tedeschi e italiani abbandonarono il tavolo, ma intanto l'esigenza di un'Europa unita era riaffiorata”.
Lei sta dicendo che il Trattato di Roma, che è un trattato di forte cooperazione economica, in realtà nasce da esigenze politiche e militari. La Cee è un po' figlia di un progetto di bomba atomica che coinvolgeva anche l'Italia? “Non c'è alcun dubbio su questo: l'Europa aveva l'esigenza di difendersi militarmente sul piano nucleare. Questo implicava una politica di difesa comune, anche atomica, e di conseguenza una Unione politica. Poiché questo percorso era impervio, si decise di rilanciare l'accordo economico sul quale però non scommetteva nessuno”. E invece la Comunità Economica Europea si rilevò un grandissimo successo sul piano dello sviluppo e del benessere. Quale molla scattò? “A cambiare le carte in tavola fu l'arrivo del generale De Gaulle alla guida della Francia”. Il Trattato di Roma senza De Gaulle sarebbe rimasto sulla carta?
“De Gaulle era nazionalista ma molto spregiudicato e soprattutto un uomo di leadership ed intelligenza eccezionale. Nel '58 vinse il referendum che diede stabilità politica alla Francia. Poi, subito dopo aver inneggiato in un famoso comizio all'Algeria francese, fece l'accordo per dare l'indipendenza agli algerini a costo di respingere un tentativo di colpo di stato dei suoi generali. Capì immediatamente che per dare ruolo alla Francia nel mondo doveva siglare un'alleanza strategica con la Germania poi formalizzata nel Trattato dell'Eliseo del 1963. Ecco perché De Gaulle superò tutte le resistenze interne e dopo il Trattato di Roma abbassò immediatamente i dazi sulle importazioni delle merci dai Sei Paesi della Cee alzandoli per l'import da altre nazioni. Questa decisione mise in moto l'economia europea che conobbe una grandissima stagione di sviluppo. Una stagione di tale successo che da allora si iniziò a pensare che fosse l'economia e non più la Difesa o la Politica la strada per costruire l'Unione Europea. E questo fu un errore”. Dottor Albonetti, ma quale fu il ruolo dell'Italia nella definizione del Trattato di Roma? “Noi come tecnici avevamo la missione di difendere gli interessi italiani senza ostacolare la nascita del Trattato a Sei” E quindi?“Quindi i nostri alleati principali erano i francesi che avevano un'economia debole come la nostra. In comune con i francesi avevamo molti interessi in agricoltura. Diciamo pure che eravamo in scia ai francesi. Condussi quella trattativa in tandem con l'ambasciatore Ducci che era un negoziatore eccezionale”.Cosa vuol dire?“Ducci aveva un carattere spigoloso ma apparteneva alla scuola di Giovanni Malagodi, un altro grande tecnico italiano che poi entrò in politica con i liberali fino a diventare presidente del Senato. Malagodi parlava quattro lingue e trattava con i suoi interlocutori nella lingua dell'interlocutore, il che spesso gli consentiva di raggiungere risultati insperati” E a livello politico? “Ricordo bene che i nostri ministri e più in generale i politici italiani chiamati a seguire il Trattato di Roma non mostravano un interesse particolare. Del resto, in Italia la politica estera non è stata mai considerata per il peso che merita. Inoltre dopo De Gasperi in quegli anni non emersero figure politiche tali da poter contribuire con il proprio carisma a far avanzare l'Unione Europea. Non che personalità come Aldo Moro o Amintore Fanfani non avessero peso internazionale, ma i governi cambiavano spesso e con essi il ruolo istituzionale dei vari politici. Niente a che fare con De Gaulle e Adenauer che guidarono i loro paesi per anni e diedero vita all'asse franco-tedesco che ancor oggi guida l'Europa”. Lei ha conosciuto personalmente De Gaulle e Adenauer? “Sì. Ho molto ammirato De Gaulle che era davvero un uomo fuori dal comune. Di Adenauer ricordo un incontro nel bellissimo castello di Bad Godesberg. Era un signore dritto, austero, asciutto. Sembrava scolpito in un tronco d'albero. Non si stancava di ripetere che per lui, che tra l'altro aveva conosciuto gli americani da vicino come sindaco di Colonia, solo l'Europa poteva dare un futuro ai tedeschi”.

martedì 21 marzo 2017

MINZOLINI, SALLUSTI QUELLI CHE MILLANTANO DI NON ESSERE MAIALI.


Alessandro Sallusti - Pensandola diversamente su molte cose abbiamo preso strade diverse ma ci siamo sempre rispettati, per cui mi sento di parlarne liberamente. In queste ore è a capo, con la sua penna, del partito degli indignati per il voto del Senato contrario alla decadenza di Augusto Minzolini, condannato in via definitiva per peculato per fatti che risalgono a quando dirigeva il Tg1. «Politicamente parlando - ha scritto tra l'altro Gomez - i senatori che si sono rifiutati di applicare una legge dello Stato nei confronti di un pregiudicato loro collega sono dei maiali. Del resto era stato proprio George Orwell a insegnarci che tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri». Ora, mi risulta che la legge in questione preveda appunto sulla decadenza il voto del Senato a garanzia delle non rare e documentate porcate della magistratura. E il voto, almeno per ora, nel nostro paese è libero e legittimo, altrimenti saremmo in una dittatura. L'Italia, caro Peter, ancora non è un enorme partito unico dei tuoi amici grillini, nel quale se non voti come dice il capo l'elezione è annullata (vedi primarie Cinquestelle a Genova). Da noi ancora il voto vale, non è ripetibile, e qualsiasi sia l'esito, non ci crederai, è considerato legale. Non solo: nel tuo articolo, caro Gomez, accomuni nelle maialate il caso Minzolini al caso Napoletano, il direttore del Sole-24 ore indagato per false comunicazioni sociali (si è autosospeso in attesa di chiarimenti). Ti chiedi: ma come fanno, quelli di Confindustria, a non cacciare un indagato? Già, probabilmente fanno come voi che avete tenuto e tenete tra i vostri opinionisti di punta la brava Selvaggia Lucarelli, che non solo è indagata ma è a processo per intercettazione abusiva e accesso abusivo a sistemi informatici (ai danni di Mara Venier ed Elisabetta Canalis). Io spero sia assolta, ma voi del Fatto - tenendola in squadra a mo' di casta - già vi siete comportati come i «senatori maiali». Perché Napoletano fuori e la Lucarelli dentro? E anche tu, caro Peter, nulla hai scritto - maialescamente parlando - contro un vostro amico, l'ex pm Ingroia, che accusato (esattamente come Minzolini) di peculato per le sue note spese è appena stato riconfermato nel posto e nel lauto stipendio. E no, se tutti i maiali sono uguali - per dirla alla Orwell - non è possibile che voi e i vostri amici millantiate di esserlo un po' meno o per niente. Altrimenti è solo una maialata. Con immutata amicizia.


BERLUSCONI AI SENIORES; “NO TASSE SU CASA E PRIMA AURI, E POI PENZIONI MINIME A TUTTI


Silvio Berlusconi, parlando ai seniores di Forza Italia riuniti a Villa Gernetto, suona la carica al partito e garantisce: "Confido in Strasburgo. Ma, se anche per assurdo, non potessi candidarmi, sarò comunque in campo per fare la campagna elettorale, Ma, se anche per assurdo, non potessi candidarmi, sarò comunque in campo per fare la campagna elettorale. Sto in campo per senso di responsabilità verso il mio paese, che continuo ad amare, sto in campo per rispetto agli italiani che mi hanno dato negli anni 200 milioni di voti, sto in campo anche per voi, che avete combattuto con me in tutti questi anni le nostre battaglie di libertà. Contate su di me, io ci sarò. D'altronde neppure Renzi e Grillo sono in Parlamento. I sondaggi dicono che sul referendum ho spostato il 5% a favore del No. Farò la stessa cosa in campagna elettorale, proprio come accadde nel 2013".

Il Cav poi ribadisce il programma di Forza Italia: "Vogliamo garantire una pensione minima a 1000 euro per tutti. La pensione alle mamme per dare loro una vecchiaia dignitosa e serena. Vogliamo introdurre un sussidio di compensazione per le famiglie in condizione di povertà assoluta e relativa, una convenzione con i cinema per l'ingresso gratuito agli anziani, viaggi gratuiti per gli anziani in treno in certi giorni della settimana, cure odontoiatriche gratis per gli anziani, molti dei quali non possono permettersi il dentista, e aiuti agli anziani che possiedono un animale domestico".
In merito alle imposte, Berlusconi spiega: "Nel nostro programma prevediamo nessuna tassa sulla prima casa, che per noi è sacra, nessuna tassa sulla successione, che è ricchezza già tassata quando è stata prodotta, nessuna tassa sulla prima auto, che è uno strumento di lavoro, Flat Tax uguale per tutti al 22-24%. Meno non è credibile. E ancora abolizione dell'Irap che l'azienda paga anche quando perde. Le imposte non sono un diritto dello stato, sono il pagamento di servizi. Per questo se lo stato ci chiede 1/3 di quello che guadagniamo lo sentiamo giusto e lo paghiamo volentieri, se invece ci chiede oltre il 60% ci sembra una rapina. Questo non vuol dire ovviamente che le tasse non vanno pagate, significa che vanno ridotte".  Poi il leader di Forza Italia aggiunge: "Il Movimento Cinque Stelle può fare qualsiasi figuraccia. Eppure continua ad aumentare i propri voti. Perché? Perché con gli ultimi governi il numero dei poveri è aumentato a dismisura: 15 milioni di italiani sono in condizione di povertà e 4.600.000

venerdì 17 marzo 2017

VINCONO I LIBERALI DI RUTTE. WILDERS NON SFONDA


Il nazionalista Geert Wilders non sfonda nelle elezioni olandesi, e l'Europa può (per ora) tirare un sospiro di sollievo. Se questo terremoto populista è stato arginato, restano infatti aperti i capitoli delle altre elezioni previste quest'anno nell'Unione europea, in Francia e Germania. A scrutini quasi finiti la vittoria è del premier liberale Mark Rutte e del suo partito Vvd, che ha sinora guidato una coalizione con i laburisti del Pvda. Segue il Partito per la libertà (Pvv) del leader anti-islam e anti-Ue Wilders, con 19 seggi, in aumento di quattro rispetto alle elezioni precedenti.
Alla pari con Wilders altri due partiti, i cristiano democratici del partito Cda e i Democratici 66 (D66), che crescono rispettivamente di sei e sette seggi. Ma ci sono altre sorprese. I laburisti del Pvda incassano un forte calo, passando a nove seggi rispetto ai 38 precedenti. Al contrario, balzo in avanti dei verdi del partito GroenLinks (Gl), che quadruplicano la loro rappresentanza: 16 seggi, in aumento di 12 rispetto ai quattro del 2012. E il partito antirazzista Denk entrerebbe, se i dati fossero confermati, per la prima volta in Parlamento, con 3 deputati. Altro dato significativo: l'affluenza altissima dell'82%, interpretabile come un segnale della volontà di frenare i movimenti populisti. Nel 2012, l'affluenza alle urne era stata del 74,6%.
I leader dei partiti politici seguiranno nella notte lo spoglio assieme ai loro sostenitori, con i risultati attesi nelle prime ore di giovedì. Solo Wilders, secondo i media, resta chiuso nel suo ufficio in Parlamento, senza aver programmato di parlare pubblicamente prima di domattina. Tuttavia, dopo che il secondo exit poll è stato diffuso, ha scritto un commento su Twitter: "Grazie elettori del Pvv! Abbiamo guadagnato altri seggi, primo obiettivo raggiunto! Rutte non si è liberato di me!". Il leader laburista, Lodewijk Asscher, nel frattempo ha tenuto un discorso in cui ha ammesso la sconfitta e tra le lacrime ha promesso che continuerà a guidare il movimento, lottando per "un'economia giusta e una società degna".
Per ora nessun commento da Rutte, che quando ieri in mattinata era andato alle urne aveva chiesto agli olandesi di mobilitarsi per arginare il populismo in Europa. "Dobbiamo evitare l'effetto domino", "il mondo ci guarda e dobbiamo creare un precedente" perché queste elezioni si svolgono "sotto la pressione della vittoria di Trump negli Usa e della Brexit". Dall'altra parte, Wilders aveva affermato che "succeda quel che succeda nel voto", nulla frenerà l'avanzata del populismo, come dimostreranno anche tedeschi e francesi quando quest'anno toccherà a loro recarsi alle urne.
Intanto, i primi commenti sono arrivati dai leader europei. "Geert Wilders non poteva vincere le elezioni in Olanda. Sono sollevato. Ma dobbiamo continuare a combattere per un'Europa aperta e libera", ha scritto su Twitter Martin Schulz, ex presidente del Parlamento europeo e candidato alla cancelleria tedesca per il partito socialdemocratico (Spd), come sfidante della cancelliera Angela Merkel che il 24 settembre prossimo cercherà il rinnovo dopo 12 anni in carica. Gli ha fatto eco il capo di gabinetto della cancelleria, Peter Altmeier, fedele di Merkel, che ha scritto sul social network: "Olanda, oOanda, sei un campione!", "congratulazioni per questo fantastico risultato". E il primo ministro Paolo Gentiloni ha dichiarato, sempre su Twitter: "No #Nexit. La destra anti Ue ha perso le elezioni in olanda. Impegno comune per cambiare e rilanciare l’Unione

LA FED ALZA I TASSI DI UN QUARTO DI PUNTO: TEMPI DURI PER L’ITALIA, PER GLI INTERESSI CHE DOVREMMO PAGARE.


La Fed alza i tassi di interesse di un quarto di punto, portandoli in una forchetta fra lo 0,75% e l’1%. Si tratta del primo aumento del 2017 e del terzo dal 2006. Gli aumenti dei tassi, afferma la Fed al termine della due giorni di riunione, saranno «graduali». La Fed prevede altri due rialzi nel 2017, per un totale di tre nell’anno. Altri tre rialzi sono attesi per il 2018. Wall Street resta in territorio positivo dopo l’aumento dei tassi da parte della Fed, il secondo in tre mesi. Il Dow Jones sale dello 0,46% a 20.932,09 punti, il Nasdaq avanza dello 0,63% a 5.893,57 punti mentre lo S&P 500 mette a segno un progresso dello 0,38% a 2.374,38 punti. 


RIPARTE LA RIFORMA DEL CATASTO. MA E’ STANGATA SUGLI IMMOBILI


L'Europa chiede all'Italia una riforma del catasto in tempi brevi. Confedilizia: "Emergenza vera è ridurre le tasse sugli immobili". Infatti il nuovo catasto, come sottolinea il Sole24Ore, rientra nel Pnr, il piano nazionale delle riforme che arriverà con il Def. La riforma del catasto di fatto ritorna sulla scena dopo alcune raccomandazioni da parte di Bruxelles per l'Italia. E soprattutto dopo le previsioni macroeconomiche. E Bruxelles su questo punto è molto chiara sottolineando come Roma abbia fatto "progressi limitati" proprio sul completamento della "riforma del catasto". La riforma di fatto era già pronta e il governo Renzi era in procinto di mandarla alle Camere. Ma è arrivato lo stop per l'esecutivo sono stati i rilievi sull'osservanza della clausola della invarianza per la tassazione degli immobili. Insomma il rischio è che possano mutare ancora le tasse sugli immobili col nuovo catasto. E così Confedilizia prova a lanciare un messaggio chiaro a Gentiloni: “Leggiamo sulla stampa che il Governo Gentiloni starebbe pensando di riesumare quella riforma del catasto che il Governo Renzi aveva ritirato, nel giugno del 2015, perché non forniva adeguate garanzie di invarianza di gettito, aprendo all’opposto uno scenario di ulteriori aumenti di tassazione sugli immobili, mascherati attraverso improbabili "redistribuzioni", si legge in una nota. Poi l'avvertimento: "Quella legge delega è scaduta e non è certo questo il momento per iniziare un nuovo percorso, checché ne dica la Commissione europea, che inserisce pigramente il tema catasto nelle sue rituali raccomandazioni copia e incolla, senza avere un minimo contatto con la realtà.Per il settore immobiliare l’urgenza non è la riforma del catasto, ma una decisa riduzione di un carico fiscale che dal 2012 è stato quasi triplicato e che continua a causare danni incalcolabili a tutta l’economia: crollo dei valori, impoverimento, caduta dei consumi, desertificazione commerciale, chiusura di imprese, perdita di posti di lavoro. Dovrebbe essere questa la priorità di un Governo responsabile


giovedì 16 marzo 2017

ALLA TURCA


Il governo turco ha la pretesa di fare campagne politiche in casa d’altri. La scadenza che preme a Recep Tayyip Erdoğan è il suo referendum del prossimo 26 aprile, con il quale trasformerà la Repubblica parlamentare in presidenziale, accrescendo il proprio potere, già enorme, e allungandolo nel tempo. Avendo intrapreso una politica di reislamizzazione, smontando pezzo dopo pezzo lo Stato laico voluto da Mustafa Kemal Atatürk (dopo la sconfitta, nella prima guerra mondiale), Erdoğan reagisce ai giusti rifiuti dei governi europei (Austria, Danimarca, Germania e Olanda), in parte delirando, e dando loro del “nazista”, in parte speculando, accusandoli di “islamofobia”. Ci sono due buone ragioni per non concedergli alcun alibi. La prima ragione è che i rapporti, fra europei e turchi, sono stati a lungo (e provano a restare), buoni e convenienti, al punto che quel Paese è il bastione sud orientale della Nato, senza che nessuno abbia mai messo in dubbio la diffusione e il rilievo della fede coranica. Comunità turche sono nate e cresciute, specie nei Paesi europei che oggi vengono verbalmente aggrediti, senza che nessuno abbia mai chiesto, né pensato di chiedere loro di rinunciare al proprio credo. Garantendo, però, al tempo stesso, che né quello né altri possano essere imposti. Perché la più straordinaria radice europea, quella che regge l’impianto della nostra identità presente, è lo Stato laico. Atatürk ne capì la forza e il valore. Erdoğan può pure pensarla diversamente, ma già è sgradevole che lo faccia in casa propria, mentre è escluso che possa praticarlo in casa altrui. Hanno ragione, quindi, i governi europei che si sono opposti a che il governo turco vada a far campagna referendaria in casa loro. Sul punto sarebbe più che opportuna una posizione comune dell’intera Unione europea, il cui encefalogramma politico segnalerebbe, così, una qualche esistenza in vita. La seconda ragione, che sconsiglia vivamente dal cadere nella trappola della contrapposizione religiosa, è che il governo turco insegue non la teocrazia, ma il ritorno al nazionalismo ottomano. Punto delicatissimo e, per noi europei, decisivo.

VIENI AVANTI, DECRETINO


Vade retro voucher. Vieni avanti decretino. C’è un esercito di disoccupati, la crescita resta inchiodata alla metà della media europea, ma il dibattito si anima attorno ai voucher, rei di avere troppo funzionato. Chi se ne importa delle 800 mila persone in qualche modo uscite dal nero (dove si stima restino 3 milioni di lavoratori), e chi se ne importa se quel modo di pagare i lavori saltuari non arriva a coprire l’1% del mercato, ciò che conta è che se ne vendono troppi. Uno sragionare figlio della quotidiana guerra civile a sinistra. Il boom dei voucher dimostra che famiglie e piccole imprese sono piene di satanici sfruttatori e sadici affamatori? Lo sostiene la Cgil, che poi usa i voucher per pagare chi lavora al sindacato. Ma no, dimostra solo che ci sarebbe maggiore offerta di lavoro, se solo non si costringesse ogni datore a pagare anche il commercialista e il consulente. Una piccola semplificazione incontra i bisogni di tanti e subito parte la gara alla complicazione. Che colpirà solo le persone oneste, perché i disonesti in nero erano e in nero sono rimasti. Invece di cogliere il segnale, piccolo ma netto, e capire che semplificando e alleggerendo si offrirà e prenderà più lavoro, si fa l’opposto, timorosi di perdere il proprio, quello dell’apparato burosindacalpolitico, che regola e impone per proteggersi e imporsi. La Cgil, sul tema (come su quello che è e resterà sconosciuto ai più, relativo a responsabilità contrattuali nel settore dei sub appalti), ha raccolto le firme e promosso un referendum? Lo si faccia. Chi la pensa come loro si batterà per l’abrogazione di quel che funziona. Noi no. Non si deve avere paura di spiegare le ragioni delle proprie idee, si deve spaventarsi (e vergognarsi) per quelle confuse e prive di ragione. Il governo, invece, corre appresso ai voucher (introdotti dalla legge Biagi, allora avversata da quanti ora la invocano, poi ampliati prima dal governo Monti, poi da quello Letta), per depotenziarli. E lo fa per una sola ragione: evitare il referendum. Non solo è sbagliato nel merito, ma rischia di essere inutile. Ammesso si faccia subito un decreto legge e ammesso che quel testo sarà sufficiente a cancellare il referendum, non potrà essere portato in cassazione prima della conversione. Saremo già a metà maggio. Quando pensano di fissarla, la data del referendum? Sul punto la Costituzione è chiara. Ammesso qualcuno ancora la legga, non essendo riusciti a riscriverla. Davide Giacalone


LA LEGGE E’ UGUALE PER TUTTI


martedì 14 marzo 2017

UN GRANDE BERLUSCONI….: L’ALBERO DELLA LIBERTA’


Foto Giorgio di Cento

È un Silvio Berlusconi in forma e carichissimo quello che parla alla manifestazione Primavera azzurra a Milano. Con il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini, "non c'è nessuna concorrenza, abbiamo un programma comune che è stato approvato integralmente". "E' certo e sicuro che il centrodestra saprà riunirsi per le prossime elezioni", assicura Silvio, "con tutti coloro che aderiranno al nostro programma comune", ha aggiunto Berlusconi. Salvini e Meloni, ha sottolineato, "hanno già approvato questo programma, dobbiamo solo riunirci attorno a un tavolo per approfondire". Fra i punti da chiarire quello sull'euro che sta a cuore a Salvini. Secondo Berlusconi, la strada è quella di una "seconda moneta nazionale, come le Am Lire". Del Pd, dice: "Pd è imploso, è senz'anima e senza numeri. Da un lato vediamo che il M5s non ha neppure le capacità di governare la più piccola entità comunale, dall'altro il Pd è imploso. Oggi il Pd non ha, a mio parere, neppure un'anima e ha soltanto forse ancora l'eterna volontà di potere. Ma credo che non sia in grado di esprimere dei numeri per poter arrivare a governare il Paese". 
"Le persone disperate votano chi promette la rivoluzione", dice sempre a proposito di Grillo, "votano contro l'establishment, votano il Movimento 5 Stelle. Quello è un movimento fatto di sottoposti a un dittatore, di incapaci, di pauperisti e giustizialisti". "Oggi loro sono il primo partito, sono al 30%. E nulla ferma questa ascesa: aumenta la povertà, aumentano i voti ai 5 Stelle". 
Ogni volta che si ascolta il presidente Berlusconi capisci che se i politici da strapazzo lo avessero lasciato "comandare" in questo paese, l’Italia sarebbe stata diversa. il popolo con i suoi milioni di voti gli ha dato ampio consenso ma i giochi di palazzo ogni volta hanno creato problemi. Il popolo aimè è chiaro che non comanda basta pensare che 4 governi non eletti hanno fatto il bello e cattivo tempo alla faccia delle elezioni e a pagarne le conseguenze tutti noi che viviamo in un paese privo dell’autorevolezza politica che solo un grande leader come silvio può creare e dare. con #lalberodellaliberta si riparte speriamo che questa volta gli si riconosca l’autorevolezza del grande consenso popolare e che possa governare alleati permettendo che a suo confronto sono davvero pochissima cosa




lunedì 13 marzo 2017

QUALCUNO RICORDI A RENZI CHE HA GOVERNATO LUI FINO A POCO TEMPO FA……E I DANNI SONO SOTTO GLI OCCHI DI TUTTI……..#LINGOTTO

Qualcuno ricordi a #Renzi che ha governato lui fino a poco tempo fa... e i danni sono sotto gli occhi di tutti ... #Lingotto

ALTRO CHE TAGLI ALLE TASSE MAZZATA DA 30 MILIARDI


È già sulla carta l'aumento previsto entro il 2019. Manovra, certo il ritocco sulle accise
Difficile dire sì a Gentiloni e no a nuove tasse, come ha fatto ieri l'ex premier Matteo Renzi nell'intervista alla Stampa.  Perché a legislazione invariata, cioè se il governo in carica non modificherà le decisioni prese dai precedessori, le tasse aumenteranno eccome. Un promemoria sull'andamento dei grandi numeri delle finanze pubbliche è il «Bilancio semplificato» della Ragioneria generale dello Stato. Una sintesi delle previsioni sugli andamenti dei conti pubblici che precede la pubblicazione del Def, il documento di economia e finanza. Quello del governo Gentiloni arriverà in aprile, conterrà gli effetti finanziari della prossima legge di bilancio, compresi quelli di misure come il taglio del cuneo fiscale e l'aumento dell'Iva. Se il governo Gentiloni non dovesse fare nulla, tra il 2017 e il 2019 le entrate dello Stato aumenteranno comunque di circa 30 miliardi. Nel complesso passeranno dai 523 miliardi di quest'anno ai 552,9 del 2019. Le entrate tributarie, cioè quelle tasse e imposte, passeranno da 463 miliardi a 497,6 nel 2019, per poi sfondare il muro dei 500 miliardi a partire dal 2020. Il tutto mentre la spesa corrente, nelle previsioni del governo, dovrebbe scendere: dai 502,6 miliardi al netto degli interessi sul debito, a 492,2 del 2019. In calo anche la spesa per gli interessi sul debito, da 79 a 76,7 miliardi di euro. Gli aumenti delle tasse, insomma, sono già sulla carta.

venerdì 10 marzo 2017

SECURITY DAYS


http://www.forzaitalia.it/notizie/11793/securitydays

SILVIO BERLUSCONI DA MCDONALD’S

Berlusconi domenica pomeriggio al fast food. "È stato molto gentile e ha salutato tutti"
Sosta da McDonald's. Domenica pomeriggio Silvio Berlusconi è stato immortalato nel fast food di Segrate dove si era fermato per bere, a quanto pare, una spremuta d'arancia.
Lo scatto è stato rilanciato dalla pagina Facebook "Calciatori brutti" e immediatamente ha fatto il giro del web. "Tra l’incredulità generale - si legge sul Corriere della Sera - il presidente azzurro si siede al tavolo in legno su un pouf rosso, guarda il menu che offre panini al bacon, pollo fritto a cubetti e frullati di frutta e ordina una spremuta d’arancia". A vigilare nel parcheggio e dentro il McDonald's di via Piaggio a Segrate sono, ovviamente, presenti anche gli uomini della scorta. Gli altri clienti del fast food sono sorpresi. In molti gli si avvicinano per scattare una fotografia insieme a lui. E c'è anche chi - come Felice Brandi - posta lo scatto su Facebook. Che, dopo essere stato pubblicato sulla pagina di "Calciatori brutti", fa immediatamente il giro del web. "Neanche ce ne siamo accorti, ce lo hanno detto dopo che era lui, ma qua siam vicini a Milano 2, di vip e personaggi noti ne passano tanti e per noi son tutti clienti - racconta il personale del McDonald's al Corriere della Sera - si è seduto, ha consumato, è andato. Ci ha un po’ sorpreso il clamore ma qua ci occupiamo dei clienti, di chiunque si tratti". I clienti del fast food sono rimasti piacevolmente sorpresi. "È stato molto gentile e ha salutato tutti", hanno raccontato alcuni a Repubblica.

martedì 7 marzo 2017

CONSIP, IL PIANO DIABOLICO DI BERLUSCONI: COSI SALVERA LOTTI E GENTILONI PER AFFONDARE RENZI


Il caso Consip e l'indagine su Luca Lotti è una bomba non solo su Matteo Renzi, ma pure sul governo Gentiloni. E Silvio Berlusconi sarebbe pronto ad approfittarne nel modo più geniale possibile: cercando di tenere il sottosegretario con delega allo Sport al suo posto. Per l'ex premier tutta l'inchiesta puzza di "chiaro disegno per creare tensioni" ai massimi livelli politici. Per il presidente del Pd Matteo Orfini è invece tutto studiato "per liquidare" proprio il già traballante Partito democratico. Parlando di Lotti, il premier in carica Paolo Gentiloni è stato chiaro: "La mia fiducia nei suoi confronti rimane immutata ed io mi auguro che lo sia anche quella del Parlamento". È lì che si gioca la partita e forse la sopravvivenza dell'esecutivo: la mozione di sfiducia contro Lotti presentata dal Movimento 5 Stelle troverà il voto favorevole anche della Lega Nord e molto probabilmente degli scissionisti del Pd. Il rischio, come detto, è di far finire qui la legislatura e di tornare al voto a giugno o a settembre.

Per questo Forza Italia si sta muovendo per scongiurare l'ipotesi. Come ricorda il Messaggero, il capogruppo al Senato degli azzurri Paolo Romani ha sottolineato: "Non votiamo mozioni di sfiducia individuali". Particolare non da poco. A Palazzo Madama la maggioranza, contando le defezioni tra Democratici e Progressisti, esisterebbe solo con i voti di Forza Italia. Un "Nazareno" momentaneo e improvvisato che però metterebbe in gravissima crisi Renzi, salvando il suo uomo di fiducia e allungando la vita al governo. Praticamente, tutto quello che sogna il Cavaliere.

lunedì 6 marzo 2017

INTERVISTA ODIERNA DEL PRESIDENTE BERLUSCONI AL QUOTIDIANO “IL TEMPO”. FORZA SILVIO!!



BERLUSCONI PENSA ALLE URNE: “ECCO CHI VOGLIO CANDIDARE”


Berlusconi serra i ranghi, si sente già in campagna elettorale, lavora al programma e striglia i suoi: «Pagate le quote dovute al partito o siete fuori.
"I populisti beceri non vinceranno" Le liste le farò io di persona».
Tornato a Milano in treno, il Cavaliere chiude la trasferta romana particolarmente intensa e proficua. Sente Verdini per esprimergli solidarietà per la condanna, detta la linea, prefigura il programma, dispensa consigli ma soprattutto mostra il pugno duro nei confronti dei morosi. In troppi, ancora, non si sono messi in regola con il pagamento della quota mensile di 800 euro. Fa la voce grossa, l'ex premier, anche se tutti lo descrivono «in palla, lucidissimo, di ottimo umore e soprattutto lanciatissimo». Pensa già alla prossima campagna elettorale, Berlusconi. Anche se, questa la sua valutazione, «non si andrà presto a votare. Il capo dello Stato tiene molto alla stabilità e prima si deve scrivere tutti insieme una legge elettorale uniforme tra Camera e Senato». Il Cavaliere sa che molti nel Pd scalpitano per andare a votare in autunno ma, questo è il suo ragionamento, «vorrebbe dire fare campagna elettorale ad agosto. Improbabile. A questo punto meglio votare a febbraio dell'anno prossimo».
Berlusconi, poi, sarebbe disposto a sedersi a un tavolo con il Pd per parlare di legge elettorale ma vuole aspettare l'esito del congresso e vedere chi la spunta al Nazareno. È di buon umore, l'ex premier, anche perché il caos del Pd sta pesando sul consenso, come dimostrano i suoi immancabili sondaggi. «Il Pd cala e noi saliamo assieme alla Lega; anzi, abbiamo già superato il Carroccio». Ecco perché, con la testa, il Cavaliere è già in campagna elettorale. Parla del programma, del suo «Albero delle libertà», aggiornamento sociale dello storico programma liberale di Forza Italia. E ai suoi raccomanda: «Parlate alla gente dei problemi veri; non di alchimie politiche e di argomenti che non interessano come la legge elettorale e le primarie. Tenetevi pronti».
Non è ancora una chiamata alle armi ma poco ci manca. Spalleggiato dal senatore tesoriere Alfredo Messina e da Sestino Giacomoni, tira le orecchie ai parlamentari morosi, ancora non in regola con il pagamento mensile della quota di 800 euro. «Per legge io non posso più intervenire come ho sempre fatto. L'ultima volta ho sborsato 135 milioni di euro per coprire i debiti. È l'ultima chiamata: mettetevi in regola altrimenti sarete fuori dal partito. In fondo il contributo che vi chiedo non è alto e ci sono parlamentari amici e facoltosi come Bernabò Bocca (proprietario di una catena alberghiera ndr.) e Antonio Angelucci (re delle cliniche ed editore ndr.) che ancora non si sono messi in regola. E le prossime liste elettorali le farò io di persona».
E sul tema la strategia è messa nero su bianco: un terzo saranno scelti tra parlamentari, amministratori locali, giovani e seniores; un terzo tra professionisti, manager, imprenditori e docenti universitari e un terzo tra rappresentanti di categoria (Confindustria, Confcommercio, Confagricoltura).

INDOVINELLO:


Gli italiani che - dal 2004 – si sono recati in Svizzera per morire sono 150, meno di 12 all’anno.
Gli italiani senza lavoro invece sono 2,423 milioni.
Quelli con una disabilità grave – costretti cioè a letto o a spostarsi in sedia a rotelle – sono 1,4 milioni.
Quelli in condizioni di povertà assoluta, 4 milioni e 598mila.
I senzatetto, 50.724.

Indovina di quali italiani, il nostro Parlamento, si sta occupando oggi.

sabato 4 marzo 2017

LA SINISTRA AL GOVERNO, MANTIENE LA POVERTA’



BUFALE E TEORIE DEL COMPLOTTO “COSI SMASCHERATO GRILLO”

Un ex dipendente pentito della "Casaleggio" svela le notizie false diffuse dagli attivisti sui social network
Da dipendente della Casaleggio Associati ad acchiappabufale il passo è breve. Almeno così è stato per David Puente, informatico di origine venezuelana, che ora si occupa di debunking, lo smascheramento delle notizie false che circolano sul web. Un argomento molto attuale. Il 2016 di Beppe Grillo si è infatti concluso con l’affondo contro l’Antitrust. Il comico genovese si è inserito nel dibattito sulle bufale in rete e ha attaccato l’intervista al Financial Times del presidente dell’Antitrust Giovanni Pitruzzella. Secondo Grillo, la proposta di Pitruzzella di istituire una task force pubblica anti-bufale, è l’anticamera di «una nuova inquisizione». Scrive il leader del Movimento Cinque Stelle sul suo blog il 30 dicembre: «La post-verità è una definizione usata dai rosiconi che non sono entrati nel ventre della balena del web e quindi non riescono a interpretare i tempi. La post-verità semmai è quella costruita dai giornalisti. Se bloccate un social ne fioriranno altri dieci». E il 2017 del blog comincia con lo stesso spartito. Ieri, un post dell’eurodeputata Isabella Adinolfi tirava le somme: «È finito il 2016, l’anno del tramonto dei media tradizionali». David Puente conosce bene sia la comunicazione dei grillini, sia le bufale online. L’ex dipendente di Casaleggio ha deciso di impegnarsi a fondo nella lotta alle bufale propinate ai naviganti di internet da improbabili portali d’informazione, pagine Facebook e account Twitter. Spiega Puente: «Nel Movimento Cinque Stelle ci sono persone che credono fermamente a bufale e teorie del complotto. Ma il

giovedì 2 marzo 2017

FISCO, “80 EURO? GUASTI GOVERNO RENZI STANNO VENENDO A GALLA”


Tutti i guasti del governo Renzi stanno venendo a galla: 1 milione, 1 milione e 800mila contribuenti hanno dovuto restituire gli 80 euro. Lo sapevamo, l’avevamo detto, l’avevamo denunciato. Non si fa politica economica con le mance. Non si fa politica economica per comprarsi il consenso, ad esempio alle elezioni europee, perché alla fine non solo il conto lo pagano gli italiani, ma ti ritorna contro. Perché avere una situazione del genere con 1-2 milioni di contribuenti che devono restituire un bonus, produce un risultato di dissenso, di contrasto, di sfiducia da parte dei contribuenti nei confronti del fisco, e oltre che far male alla politica economica, fa male anche alla credibilità dello Stato. E di questo dobbiamo dire grazie a Renzi, alla sua forsennata politica delle mance, delle marchette per comprarsi il consenso. Ne vedremo ancora delle altre purtroppo e non saranno belle, ma saranno tutte delle brutte, brutte, brutte sorprese”.
Lo ha detto Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati, parlando con i giornalisti in sala stampa a Montecitorio.


ISTAT, IL DEBITO PUBBLICO CRESCE ANCORA


Il debito pubblico nel 2016 in rapporto al Pil si attesta al 132,6% contro il 132% del 2015. In lieve calo la pressione fiscale
Il debito continua ad aumentare. E a testimoniarlo arrivano i nuovi dati dell'Istat.
È in crescita infatti il debito pubblico che nel 2016 in rapporto al Pil si attesta al 132,6% contro il 132% del 2015. Secondo quanto si evince dalle tabelle Istat, il debito/Pil che nel 2012 era pari a 123,3% ha avuto un balzo nel 2013 quando si è attestato al 129%. È poi di poco salito nel 2014 (131,8%) così pure nel 2015 (132%). Nuovi dati anche sulla pressione fiscale che risultata pari al 42,9%, in calo di 0,4 punti percentuali rispetto al 2015. Nel dettaglio, sempre con riferimento al 2016, le entrate totali delle Amministrazioni pubbliche sono aumentate dello 0,4% rispetto all’anno precedente. L’incidenza sul Pil è pari al 47,2%. Le entrate correnti hanno registrato una crescita dello 0,1%, risultando pari al 46,7% del Pil. In particolare, le imposte indirette sono diminuite del 3,1%; tale riduzione riflette prevalentemente la riduzione dell’Irap e della Tasi. Diversamente, le imposte dirette sono risultate in aumento del 2,3%, per effetto della crescita dell’Irpef e dell’andamento positivo dell’Ires, in parte compensate dalla riduzione delle imposte sostitutive. I contributi sociali effettivi hanno segnato un incremento (1,1%) rispetto al 2015.

CAMBIANO LA SANITA’ RIDOTTI I POSTI LETTO, ARRIVANO “LA CASA DELLA SALUTE” CAMBIA IL NOME MA NULLA DI NUOVO


REGIONE EMILIA-ROMAGNA: “Le Case della Salute sono strutture sanitarie e socio-sanitarie dei Nuclei di cure primarie, pensate per essere luoghi di riferimento per i cittadini, dove i servizi di assistenza primaria si integrano con quelli specialistici, ospedalieri, della sanità pubblica, della salute mentale e con i servizi sociali. Un luogo di accesso unico,  M. Turchetti della osservatorio  FNP-CISL “Anche Brisighella ha la sua Casa della Salute e anche i brisighellesi, come i Castellani, sono soddisfatti dell'ubicazione nell'ex Ospedale.(Forse anche Russi n.d.r.) A Brisighella è aperta dal lunedì al venerdì dalle ore 7.30 alle 19”, TUTTO COME PRIMA, non è cambiato nulla è arrivato solo il Bancomat per pagare le visite. La Cisl dice “Molto interessante sarebbe sapere se qualcuno si domanda per quale ragione troppi faentini non condividono la scelta dell'ubicazione della Casa della salute a Faenza. Ospedale di Comunità - Un ponte o, si può anche dire, un cuscinetto tra ospedale e i servizi territoriali, per tutte le persone che non hanno necessità di essere ricoverati in reparti specialistici, ma che hanno comunque bisogno per alcune settimane di un'assistenza sanitaria che non potrebbero ricevere a domicilio.” Il tutto per convincere i cittadini, ma nella realtà vedono quanto succede. Abbiate il coraggio di dire la verità e cosa c’è veramente, rispetto ai proclami della Regione Emilia-Romagna

mercoledì 1 marzo 2017

FORZA SILVIO


ABBIAMO IL DOVERE DI CREARE UNA FORZA ITALIA COMPETITIVA, RADICATA NEL TERRITORIO E CAPACE DI DARE VOCE E RISPOSTE AI BISOGNI DI FAMIGLIE, IMPRENDITORI, PROFESSIONISTI, A QUEGLI INTERPRETI DI UNA ITALIA SILENZIOSA E TENACE CHE VOGLIONO COSTRUIRE UN PAESE SICURO, PIENO DI OPPORTUNITÀ E BENESSERE, IN GRADO DI PROTEGGERE E SOSTENERE CHI È IN DIFFICOLTÀ E DI PREMIARE CHI MERITA. LO FAREMO RINNOVANDOCI E VALORIZZANDO L'ESPERIENZA DI MOLTI. E LO FAREMO SOTTO LA GUIDA INSOSTITUIBILE DEL PRESIDENTE SILVIO BERLUSCONI

SCISSIONE DEL PD E NASCITA DI DP, LE RILEVAZIONI (TUTTE DA RIDERE) SUL PIANO DI DALEMA E BERSANI. IL VIDEO E’ GENIALE


http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/02/27/scissione-del-pd-le-rivelazioni-tutte-da-ridere-di-un-parlamentare-in-un-video-a-dir-poco-geniale/3419103/

 “Che cos’è il genio? E’ fantasia, intuizione, decisione e velocità d’esecuzione”, spiega il Necchi, uno dei compagni di zingarate nel primo ‘Amici Miei‘. La citazione è tra i commenti al video postato sul canale Youtube di Alessandro Delfanti. A spiegare la scissione del Pd e quello che sta accadendo nel centrosinistra sarebbe un “parlamentare“, uno che la sa lunga. Ma quanto racconta è così imbarazzante da non riuscire a trattenere le risate, fino alle lacrime. Il video, abilmente sottotitolato, è ormai un meme gettonatissimo. La risata contagiosa è quella del comico spagnolo “El Risitas”, già utilizzata con altri sottotitoli per ironizzare sui più svariati argomenti, dai videogiochi a Trump. Tutto è iniziato nel 2014 con una falsa intervista rilasciata dai Fratelli Musulmani per le elezioni in Egitto. Tre anni dopo eccolo alle prese con la politica italiana: provate a non ridere


CENTRO DESTRA. COALIZIONE O LISTA UNICA? NON IMPORTA COLORE GATTO, PURCHE’ PRENDA TOPI


Centrodestra unito in coalizione o con una lista unica? Beh, io sono maoista da questo punto di vista: non mi importa di che colore sia il gatto, purché prenda i topi.
Quindi, centrodestra unito, in coalizione, con una lista unica, con più liste insieme, basta che ci sia un candidato unico. Per esempio, a Genova serve un candidato unico, io dico con tante liste, forse è meglio perché si vince più facilmente, ma se si pensa di vincere con una lista unica e con un candidato unico, va bene lo stesso.
Ripeto: non importa di che colore sia il gatto, purché prenda i topi. Renato Brunetta


POVERA ITALIA “LEGGE DEI DUE GENERI”: BANDO PER CERCARE ASSESSORE AL COMUNE DI BRISIGHELLA



Brisighella, 28 febbraio 2017   Comune  di  Brisighella    IL SINDACO OGGETTO: Avviso pubblico per la nomina di un assessore donna. VISTA la composizione della Giunta Comunale di Brisighella; CONSIDERATO che il Difensore Civico della Regione Emilia  Romagna, con nota  pervenuta al Comune di Brisighella e protocollata in data 3 novembre 2017 n. 7067 invitava tutti i Sindaci dei Comuni emiliano-romagnoli con popolazione superiore ai 3000 abitanti a conformarsi a quanto prescritto dall'art. 1, comma 137, Legge 7 aprile 2014 n. 56. In caso di oggettiva difficoltà ad assicurare, nella composizione della Giunta Comunale, la presenza dei due generi nella misura stabilita dalla legge, il Difensore civico  invitava i Sindaci ad avviare una procedura pubblica nei termini suesposti al fine di dimostrare l'effettiva impossibilità ad applicare la disposizione legislativa citata; DATO ATTO che i l  Comune d i Brisighella, con propria nota del 19.11.2016 prot. n. 7476, ha fornito al Difensore Civico  chiarimenti  in merito a quanto sopra richiesto; CHE  i l Difensore Civico dell 'Emilia Romagna con propria nota del 27 gennaio 2017 prot.  n. 566 invitava  a valutare ogni possibile intervento utile al fine di adeguare la composizione della Giunta Comunale al parametro di legittimità stabilito dall'art. 1, comma 137,  legge 7 aprile 2014 n. 56. In subordine,  invitava  il Sindaco a fornire adeguata prova dell'impossibilità ad assicurare, nella Giunta comunale, la presenza dei due generi nella misura stabilita dalla legge, tenuto conto delle intervenute pronunce giurisprudenziali. CONSIDERATO che, per effetto di quanto sopra, si rende necessario effettuare una nuova e più approfondita  istruttoria allo scopo di rinvenire una persona di sesso femminile  in