sabato 31 agosto 2013

IL COLLE RIBALTA LA CONSUETUDINE E “REGALA” 4 SCRANNI A VITA. LA CARTA NE IMPONE 5 IN TOTALE ORA SIAMO A QUOTA 6 CON CIAMPI E MONTI


Ribaltata la consuetudine costituzionale -  Il Colle però con questa scelta ha un pò ribaltato la consuetudine costituzionale. La Carta infatti prevede la nomina di 5 senatori a vita in totale. La legge e la Costituzione in merito sono chiare. Il Senato a vita è un'onorificenza interconnessa con la più alta carica dello Stato. Vi si accede di diritto dopo essere presedenti della Repubblica, appena finito il mandato. Oppure si è nominati per iniziativa del Capo dello Stato e anche qui si può rifiutare come fecero Indro Montanelli e Francesco Cossiga. Il presidente può scegliere 5 senatori a vita tra gli italiani con meriti scientifici, sociali, artistici e culturali. E' incerto se 5 in totale, oppure 5 per ogni presidente, ma negli ultimi tempi l'interpretazione è di cinque senatori complessivi che siedono contemporaneamente a palazzo Madama. In questo momento in carica sono due, Carlo Azeglio Ciampi e Mario Monti. Ecco cosa dice l'articolo 59 della Costituzione: "È senatore di diritto e a vita, salvo rinunzia, chi è stato Presidente della Repubblica. Il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita cinque cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario". Figure, quelle scelte dal Colle, indubbiamente di altissimo profilo umano e professionale. Altrettanto indubbiamente, nelle loro dichiarazioni pubbliche hanno, chi più chi meno, espresso negli anni posizioni più vicine alla sinistra che alla destra. "Basta senatori a vita" - Ma la nomina dei senatori scatena anche polemiche feroci contro il "sistema della casta". Da tempo gli italiani chiedo l'abolizione della carica. Di fatto i senatori a vita hanno diritto per nomina ad uno stipendio da parlamentare e a un vitalizio. In un momento come questo cresce la rabbia per "i privilegiati". Così su facebook il parere è unanime: "i senatori a vita non servono a nulla, aboliamoli". Dello stesso parere è Enrico Mentana che sempre sul social network attacca il Quirinale: "Giorgio Napolitano (88 anni) nomina senatori a vita Abbado (80), Rubbia (79) e Piano (76), ma anche Cattaneo (51) e spiega che quest'ultima scelta è un tributo ai giovani (!). È lo stesso giorno in cui la disoccupazione giovanile arriva al 39.5% e tra gli occupati under 30 oltre metà sono precari. Non c'è niente da fare: sono due mondi diversi, incomunicabili, tendenzialmente antagonisti. La maggioranza assoluta dei giovani laureati in architettura non solo non sarà mai un Renzo Piano, ma neanche un architetto. Altro che Imu...". Insomma per "mitarglietta" regalare uno scranno a 4 "nominati" di cui 3 over 75 è uno sgarbo al mondo giovanile che arranca per trovare spazio. (I.S.)

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venerdì 30 agosto 2013

“L’IVA NON SI TOCCA” E ALLE TOGHE: “LE MOTIVAZIONI SONO ALLUCINANTI”


BERLUSCONI RIVENDICA L’ABOLIZIONE DELL’IMU: “E’ MERITO MIO, HO MANTENUTO LE PROMESSE”. POI AVVISA IL PD:”NON MI FARETE FUORI CON UN VOTO
Silvio Berlusconi torna parlare. Lo fa nel giorno del suo successo personale dopo l'abolizione dell'Imu, ma anche nel giorno il cui la Cassazione lo indica nelle motivazioni del processo Mediaset come "l'ideatore della frode". Il Cav interviene a Studio Aperto e afferma: "Vi ricordate le promesse fatte in campagna elettorale? L’Imu è un primo passo importante, ma ora bisogna fare molto di più e nelle prossime settimane il governo deve dare una scossa per l’economia oppure saremo inchiodati ad una tendenza recessiva. O riprendiamo a correre o rischiamo di pagare un prezzo altissimo alla crisi. Ho ancora nelle orecchie gli sberleffi e gli attacchi che dovetti subire in campagna elettorale e ora é persino divertente constatare che i nostri avversari sono felici. A questi convertiti dell’ultima ora dico ’siete i benvenuti’ e agli italiani dico ’abbiate buona memoria e ricordate di chi é il merito".  Poi sul possibile aumento dell'Iva rassicura: "Non ci sarà". Il Cavaliere ha poi assicurato che il Pdl manterrà "una grande vigilanza sulla service tax" del 2014.
Non mi fate fuori con un voto - Poi Berlusconi definisce "allucinante" la sentenza Mediaset che lo ha condannato per frode fiscale e poi aggiunge: "Se pensano di eliminarmi con un voto parlamentare sarebbe una ferita profonda e allucinante per la democrazia". Insomma Berlusconi non molla e rilancia. L'avvertimento è chiaro: il governo Letta non deve aumentare l'Iva ad ottobre, come invece vorrebbe il viceministro dell'Economia Stefano Fassina. Ma Berlusconi mette in guardia tutto il Pd sul voto sulla decadenza da senatore: "C’è un caso della democrazia in Italia: se qualcuno pensasse di eliminare il leader del primo partito italiano, ovvero il sottoscritto, e questo venisse fatto sulla base di una sentenza allucinante e fondata sul nulla ci ritroveremmo in presenza di una ferita profonda e inaccettabile per la democrazia".


giovedì 29 agosto 2013

TOLTA L’IMU! GRAZIE GRANDE PRESIDENTE BERLUSCONI


"Bene il passo di oggi sull’abolizione del’Imu su prima casa e agricoltura, secondo un impegno richiesto dal Presidente Berlusconi. Ora vigilare sulla futura service tax, per evitare che ciò che è uscito dalla porta possa rientrare dalla finestra."


mercoledì 28 agosto 2013

SU SPREAD STOP AL MASOCHISMO IRRESPONSABILE E OPPORTUNISTA LA NOTA DEL CAPOGRUPPO DEL PDL ALLA CAMERA


"Tremate, tremate: le streghe son tornate! Da un bel po’ di mesi non sentivamo piu’ parlare di spread. E sembrava finalmente assodato che questo dipendesse non tanto dai fondamentali economici delle singole economie nazionali, bensi’ dall’Europa e dall’azione della Banca Centrale Europea, quando non bloccata dai veti intransigenti della Bundesbank tedesca. Invece no, siamo tornati masochisti.  Abbiamo deciso che vogliamo ricominciare a farci del male e cavalcare l’onda dello spread per delegittimare qualsiasi decisione prenda il Popolo della libertà, unito attorno al suo presidente Silvio Berlusconi. Così’ come nell’estate-autunno 2011 un’opposizione irresponsabile e opportunista aveva cavalcato l’onda dello spread per fare fuori un governo democraticamente eletto. Ne deriva che se oggi le borse sprofondano (Milano maglia nera) e lo spread Btp-Bund sale non é per la debolezza delle istituzioni europee, che rispondono sempre troppo tardi e troppo poco alle ondate speculative. Non é per l’incertezza derivante dalle decisioni di politica monetaria della Federal Reserve americana, che si ripercuotono sui mercati internazionali. Non é per gli effetti sistemici del rallentamento delle economie dei paesi emergenti: Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa. La colpa é tutta interna al nostro paese e ha un nome: quello del leader del centrodestra. Sappiamo che non é così’: falso che più falso non si può! Sarebbe ora di smetterla con l’imbroglio dello spread.  Smetterla di essere un’Italia ancora una volta dilaniata da una guerra civile fredda. Smetterla di continuare a essere un’Italia avvelenata dall’antiberlusconismo della sinistra. Smetterla di essere un’Italia accecata da un continuo cupio dissolvi. Non attribuiamoci, da soli, colpe che non abbiamo. Ne va della credibilità del nostro paese, e di tutti noi".

NUOVO BLOG DI GIANGUIDO BAZZONI

INIZIA IN QUESTI GIORNI UN NUOVO BLOG DEL CAPO GRUPPO PDL IN REGIONE EMILIA-ROMAGNA


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IN REGIONE EMILIA-ROMAGNA IL PD E’ CONTROLLORE E CONTROLLATO… IL PRESUNTO CONFLITTO DI INTERESSI DELL’ASSESSORE REGIONALE CARLO LUSENTI


 “In Regione Emilia-Romagna sembriamo essere ormai assuefatti ad una sinistra a cui è concesso tutto: governa, comanda, controlla e si assolve. Una sinistra che controlla con occhio particolarmente attento l’operato degli amministratori di centrodestra mentre nei confronti dei colleghi di partito l’attenzione è decisamente minore, concedendo benefici che se fossero rivolti ad amministratori della parte avversa si griderebbe allo scandalo.” A dichiararlo è il Consigliere regionale del Pdl Fabio Filippi.
Il Consigliere regionale Fabio Filippi attraverso un’interrogazione, presentata in mattinata alla presidente dell’Assemblea Legislativa, chiede alla Giunta regionale una verifica sulla posizione dell’Assessore regionale alla Sanità Carlo Lusenti. L’indagine dei Nas ha fatto emergere la doppia attività lavorativa dell’esponente del centrosinistra: contemporaneamente responsabile del sistema sanitario regionale e libero professionista nel poliambulatorio specialistico privato di Reggio Emilia Laboratorio San Michele in via san Michele.
“E’ ravvisabile l’incompatibilità – ha rilevato Filippi – perché, vigilando la Regione Emilia-Romagna sui laboratori privati, compreso quello di San Michele, il controllore potrebbe identificarsi con il controllato. Se controllore e controllato coincidono il conflitto di interessi diventa manifesto.
La Regione Emilia-Romagna ha il dovere di intervenire, districando la matassa. Che cosa sarebbe accaduto se lo stesso caso avesse coinvolto un’assessore di una giunta di centrodestra? L’ente regionale ha l’obbligo di tutelare e salvaguardare la propria trasparenza e integrità. Non vogliamo ci siano medici di serie A e medici di serie B. L’anomalia, in questo specifico caso, è palese, anche se le leggi in materia non sono sufficientemente chiare sull’argomento. Lusenti è alla guida dell’assessorato che assorbe le maggiori risorse regionali, circa 10 miliardi di euro ogni anno: le sue responsabilità sono particolarmente elevate, il suo doppio ruolo, nello stesso ambito, appare quantomeno inopportuno.  E’ fondamentale che la Giunta regionale di centrosinistra valuti in modo attento e imparziale la posizione del Lusenti: non possono esserci ombre sulla sua condotta e sul suo operato. La guida di un organo tanto importante per tutta la collettività, come appunto il sistema sanitario, deve essere in mani solide e non ricattabili.”

martedì 27 agosto 2013

SINISTRA CODA DI PAGLIA


Il problema è l'ambiguità e l'ipocrisia di una sinistra che ancora una volonta non si dimostra all'altezza di proporsi come guida del Paese.  Sull’Imu il Pd nicchia, ma il centrodestra tiene duro
Abbiamo un problema, e non è l'ingiusta condanna inflitta a Silvio Berlusconi. Il problema è l'ambiguità e l'ipocrisia di una sinistra che ancora una volta non si dimostra all'altezza di proporsi come guida del Paese. Se pensiamo che in queste ore da quelle parti stanno pensando, in caso di caduta di Enrico Letta, di continuare a governare con qualche scarto del Pdl o transfuga di Grillo, viene solo da ridere. Se immaginiamo che sempre da quelle parti c'è chi teorizza che l'alleanza col Pdl dovrebbe continuare come se nulla fosse anche dopo un voto del Pd a favore dell'espulsione di Silvio Berlusconi dalla politica, vengono i brividi. Perché i casi sono due: o si sono bevuti il cervello o pensano di avere a che fare con un branco di idioti. In verità la cosa non sorprende. Sono diciotto anni che gli eredi del Pci mancano gli appuntamenti con la storia, anche quando il destino glieli offre su un piatto d'argento. E l'occasione che hanno per le mani questa volta è addirittura d'oro, roba da fare bingo. Basterebbe riconoscere l'anomalia giudiziaria che ha portato alla condanna di Silvio Berlusconi e porsi come garanti dell'autonomia della politica e della democrazia. Basterebbe dire: noi non votiamo per la decadenza da senatore del leader di un grande partito, per di più nostro alleato di governo. Avrebbero la possibilità e gli argomenti per farlo, acquistando così per la prima volta credito e rispetto, dando senso concreto alla parola «responsabilità» molto di moda in queste ore.
Dubito che Epifani e soci arriveranno a dimostrare tanto coraggio e lungimiranza. Perché sono uomini deboli, perché sono ancora schiavi della cultura comunista usa a fare fuori gli avversari per via giudiziaria, perché sono succubi di quel mostro giudiziario da loro stessi allevato e per anni coccolato non senza un buon ritorno in termini di immunità. Così prevale ancora una volta l'odio personale, l'illusione, come fu nel '94 con Mani Pulite, che si possano raggiungere utilizzando strumenti giudiziari obiettivi politici altrimenti negati per via elettorale. Lo stesso errore che si ripete, e ogni volta per la sinistra va peggio di prima. E sarà così anche questa. Il Pdl sopravviverà (e forse si rafforzerà) all'arresto di Berlusconi. Il Pd, salvo un ravvedimento in extremis, no. 

GOVERNO LETTA DECRETO DEL FARE: CON UN GOVERNO COSI’ LE IMPRESE SE NE ANDRANNO PER SEMPRE


«Una notizia che parrebbe fantascientifica se non fosse reale, addirittura sancita dal Decreto del fare che è entrato definitivamente in vigore. Un danno incalcolabile per il settore open air, di cui il Veneto è l’assoluto protagonista europeo con 20 milioni di presenze sui 61 milioni che fanno della nostra regione la principale realtà turistica italiana. Con un governo così, le imprese se ne andranno per sempre». È il duro e amaro commento del presidente della Regione Veneto,Luca Zaia, alla notizia della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della legge di conversione del Decreto del fare che contiene norme che rendono indispensabile l’autorizzazione urbanistico-edilizia per la collocazione all’interno dei campeggi di unità mobili. «Come Regione faremo immediato ricorso – annuncia Zaia – impugnando di fronte alla Corte Costituzionaleuna legge devastante per l’economia del Veneto, in cui il settore del turismo all’aria aperta rappresenta il 27 per cento delle presenze e dà lavoro a 13 mila addetti. Rendiamoci conto della follia: il titolare di un campeggio dovrà dimostrare, caso per caso, che questi mezzi mobili di pernottamento sono autorizzati, attraverso gravose pratiche, peraltro impossibili da svolgere in tempi medi, a essere utilizzati o abitati. Come se non bastassero già le centinaia di adempimenti da rispettare per chiunque voglia avviare un’attività imprenditoriale, anche minima…». Per il presidente del Veneto «siamo l’unica Regione e l’unico Stato d’Europa con una legislazione del genere. Mi chiedo se in Parlamento e nei ministeri, quando legiferano, pensano a quel che fanno e alla disastrose conseguenze che le loro magnifiche idee producono, attraverso norme prive di alcun senso, su una economia reale che sta cercando faticosamente di fronteggiare la principale crisi economica dal dopoguerra. E tutti sappiamo, basta leggere i giornali, quali danni la crisi internazionale abbia prodotto sul settore turistico». Se il Decreto del governo voleva dare una spinta agli investimenti, ecco per Zaia il risultato concreto: «i campeggi stanno sospendendo gli ammodernamenti programmati e stanno disdettando le unità mobili di pernottamento già commissionate. Altro che Decreto del fare, qui si disfa quel poco che la crisi aveva lasciato intatto».


lunedì 26 agosto 2013

INGROIA IN TRIBUNALE

APPRODA IN TRIBUNALE LA CAUSA PROMOSSA DAI LETTORI DEL GIORNALE CONTRO L’EX MAGISTRATO INGROIA SULLA NASCITA DI FORZA ITALIA. CAUSA PATROCINATA DALL’AVV. LIBORIO CATALIOTTI. HANNO ADERITO IN TANTI ANCHE RIDOLFI, GALASSINI, BAZZONI…

Causa 2134, iscritta presso il Tribunale di Roma con udienza prevista ai primi di gennaio. L'avvocato reggiano Liborio Cataliotti ha dovuto faticare non poco per iscrivere a ruolo la causa: «Dal Guatemala a Palermo passando per la Val d'Aosta racconta l'avvocato al Giornale Ingroia in questo anno è stato dappertutto. Non è stato facile perché la giurisprudenza ha delle disposizioni precise per le cause contro i magistrati». Ma adesso, dopo la fallimentare esperienza politica e il flop elettorale, Ingroia non è più magistrato. «Così abbiamo potuto iscrivere la causa a Roma che è il luogo dove l'accusa di Ingroia ha avuto la maggior enfasi e dunque il maggior danno». Qual è l'oggetto del contendere? Il 29 novembre 2012 in un articolo sul Fatto quotidiano l'allora pm presentava, in un articolo, un capitolo del suo libro «Io so» una tesi choc, ma ampiamente smentita dalle indagini: «Forza Italia è nata da interessi di Cosa nostra con dell'Utri». Un'accusa infamante, che fece sobbalzare in pochi giorni migliaia di simpatizzanti azzurri, di ex dirigenti, di parlamentari eletti nelle fila del movimento politico che rivoluzionò la politica nel '94 con la discesa in campo di Silvio Berlusconi. Ma c'è di più: Ingroia aveva anche sostenuto che tutta la produzione legislativa successiva di Forza Italia nasceva con questo scopo. «Preconcetti assurdi e infamanti nei confronti degli oltre 8.500 simpatizzanti che hanno spontaneamente protestato e aderito ala causa civile diventando de facto i primi supporter della nuova Forza Italia di imminente rinascita», insiste Cataliotti che spiega come Ingroia abbia ammesso egli stesso come quella tesi non fosse sostenuta da nulla. «Sconfessata da indagini e inchieste: la magistratura non ha mai trovato nulla di nulla a favore di questa accusa, Ingroia ne era consapevole in quell'articolo, ma era fermo nel ribadire che si trattava comunque di una verità storica anche se sconfessata dalle indagini». Ingroia dovrà così comparire davanti al giudice e produrre le prove di quelle affermazioni mentre il giudice fisserà i termini per le richieste istruttorie delle parti. Nel procedimento resterà sub judice soltanto il primo aspetto, cioè l'accusa della nascita favorita da un patto con Cosa nostra perché il procedimento a carico di dell'Utri dalla Cassazione alla Corte d'Appello è ancora in atto. La seconda accusa, quella della produzione legislativa influenzata dai pizzini di picciotti e boss invece andrà avanti più spedita. In caso di condanna Cataliotti ha detto di aver lasciato una richiesta indeterminata di risarcimento: «Che comunque andrà devoluta in beneficenza».

E INTANTO IL PAESE BRUCIA.


Questo Governo – così come, del resto, quello che lo ha preceduto – è conseguenza di un’operazione politica voluta e diretta dal Presidente della Repubblica. E’ un Governo «anomalo»: dopo quello di Monti, infatti, è il secondo dei due governi presidenziali di una Repubblica che solo formalmente è parlamentare. Letta e la sua compagine ministeriale sono il risultato di una maggioranza delle larghe intese imposta da Napolitano allo scopo di riformare la costituzione in senso presidenziale introducendo un nuovo sistema elettorale ad hoc. E tutto questo senza alcuna legittimazione popolare. Si tratta di una svolta autoritaria, di un autentico tradimento rispetto ai padri costituenti che potrà esser bloccato solo dalla fine di questa legislatura. E già questa sarebbe una buona ragione affinché essa finisca rapidamente. Diciamolo però con franchezza. In realtà “le larghe intese” non sono mai nate e ci stiamo avvicinando semplicemente alla conclusione di qualcosa che è rimasto solo a livello embrionale: un aborto terapeutico leggi tutto l’articolo  http://www.byoblu.com/post/2013/08/24/intanto-il-paese-brucia.aspx#more-15671
E intanto il Paese brucia.

PRONTI A PARTIRE……..PER FORZA ITALIA PRENOTATI



sabato 24 agosto 2013

PERDERE TEMPO: LA STRATEGIA CHE PIACE AL PD E A NAPOLITANO E CONVIENE A BERLUSCONI


Tra le tante strade che si prendono in considerazione per salvare Silvio Berlusconi c'è anche quella - tutt'altro che trascurabile - della perdita di tempo. Prendere tempo, perdere tempo potrebbe essere un'exit strategy che piace anche al Pd. Anche tra i democratici, secondo quanto scrive Il Fatto, c'è chi si comincia a convincere che guadagnare un po' di tempo non è una cattiva idea. Non si tratta di rinviare, come pure era trapelato, la legge Severino davanti alla Corte Costituzionale perché ne verifichi la legittimità costituzionale, quanto piuttosto di "tirare per le lunghe" la discussione sulla decadenza davanti alla  Giunta per elezioni del Senato. Dopo tutto, lo stesso senatore piddino Giorgio Tonini, in un'intervista a La Stampa giovedì 22 agosto, ha detto che la Giunta "ha il dovere di garantire un approfondimento serio, una discussione che non lasci il dubbio di una decisione affrettata".E sempre da sinistra Luciano Violante, dalle colonne di Repubblica, ha detto che "Berlusconi deve avere tutte le possibilità di difendere le proprie ragioni". Il tempo di arrivare a fine ottobre. "Tra la bocciatura della relazione di Andrea Augello il 9 settembre, la nomina di un nuovo relatore, audizioni e discussioni in punta di diritto si può arrivare tranquillamente alla fine di ottobre", scrive il Fatto. A questo punto non sarà più possibile andare al voto nel 2013 (chiudere la finestra elettorale d'autunno è ovviamente pure l'obiettivo di Napolitano che vorrebbe arrivare almeno all'approvazione di una nuova legge elettorale prima di sciogliere le Camere)  ma la prospettiva delle elezioni è rinviata almeno fino alla primavera del 2014. In questo modo "le probabilità di una crisi al buio sarebbero minori anche in caso di cacciata del Cavaliere  da Palazzo Madama. A questo punto Napolitano potrebbe anche sbilanciarsi su una commutazione dell'intera pena, compresa quella accessoria". La strategia della perdita di tempo, di rinunciare al voto subito, evitando l'irritazione di Napolitano potrebbe quindi tornare utile anche a Berlusconi... Da Libero

25 LUGLIO 1943 SETTANT’ANNI DA QUANDO CI SIAMO LIBERATI DAL FASCISMO: QUELLO CON I TRIBUNALI SPECIALI FACEVA FUORI GLI AVVERSARI POLITICI! DAL COMUNISMO, CHE TUTTI SANNO E’ STATO, E’, E SARA SEMPRE SENZA DUBBIO MOLTO PEGGIORE, NON CI LIBEREREMO MAI?


venerdì 23 agosto 2013

FORZA SILVIO, FORZA ITALIA!


CASO VILLANI: REGIME COMUNISTA

Villani si sfoga: "Ho solo segnalato 2 persone per un lavoro". L'ex vicepresidente di Iren Luigi Giuseppe Villani si sfoga con Il Giornale di famiglia Berlusconi per il divieto di dimora nel Comune di Bologna decretato dal Tribunale di Parma. Formigoni sulla vicenda Villani: "E' da regime” .L'ex vicepresidente di Iren Luigi Giuseppe Villani si sfoga con Il Giornale di famiglia Berlusconi per il divieto di dimora nel Comune di Bologna decretato dal Tribunale di Parma. L'esponente del Pdl, arrestato per peculato nell'ambito dell'inchiesta Public Money che portò in carcere anche l'ex sindaco Pietro Vignali, non può mettere piede nella città emiliana e quindi non può recarsi in Consiglio regionale, dove era fino a poco tempo fa, capogruppo del Pdl.  Ma la vicenda di Villani travalica i confini locali tanto che Roberto Formigoni nel corso del Meeting di Comunione e Liberazione in corso a Rimini ha espresso solidarietà a Villani, definendo la sua vicenda 'da regime comunista. Un caso vergognoso. Tra poco ci aspettiamo che mettano incarcere anche chi ha semplicemente votato Pdl". Villani rivela al Giornale di aver fatto solo due raccomandazioni e solo per questo di essere stato travolto dallo scandalo giudiziario. "Non ho preso un soldo solo segnalato due persone che avevano bisogno di lavorare". Proprio dal Giornale sono arrivati, nei mesi scorsi, attacchi al Procuratore Capo di Parma Gerardo Laguardia che mettevano seriamente in dubbio il suo operato di magistrato

giovedì 22 agosto 2013

BERLUSCONI: IO RESISTO! NON MOLLO. “RAVENNA E’ TUTTA CON TE”.


"Io resisto! non mollo. State tranquilli che non mi faccio da parte, resto io il capo del centrodestra. Farò sino all’ultimo l’interesse del Paese e degli italiani. Andate avanti con coraggio. Non vi farò fare assolutamente brutte figure. Prepariamoci al meglio".
Galassini - “Dinanzi ai numerosi e qualificatissimi pareri di giuristi, non di rado culturalmente assai lontani dal centrodestra, e che tuttavia esprimono dubbi e perplessità sulla legge Severino e sulla sua applicabilità al caso Berlusconi; e ancora, dinanzi a quanto emerge sulla stampa sull’animus, sui sentimenti e sull’approccio di chi ha giudicato il Presidente Berlusconi;dinanzi al vulnus che rischia di concretizzarsi non solo verso una persona, ma verso milioni di elettori che hanno diritto ad una piena rappresentanza politico-istituzionale; dinanzi a tutto questo, il premier Enrico Letta e il Pd non possono fare come Ponzio Pilato. Le conseguenze di una eventuale scelta pilatesca sono chiare a tutti.”


PRELIEVO DELL’8% SUI CONTI DI DEPOSITO DEGLI EUROPEI PER SALVARE LE BANCHE.


Berlino – Sabato scorso, durante la riunione tra i ministri delle Finanze UE sui metodi per aiutare le banche in difficoltà, il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schauble ha proposto di effettuare un prelievo dell’8% sui depositi bancari per garantire la sopravvivenza delle banche in difficoltà, sostenendo che questa soluzione è la migliore poiché le perdite sarebbero molto più ingenti se le banche fallissero. Tuttavia i ministri delle Finanze di Francia, Gran Bretagna e Svezia temono che ciò possa provocare una corsa massiccia agli sportelli e preferiscono quindi che i paesi conservino maggiore libertà per decidere il da farsi al caso per caso, quando saranno confrontati con il problema.Il ministro delle Finanze tedesco ha ritenuto che le norme non possono variare in funzione delle situazioni, poiché ciò potrebbe creare un vantaggio competitivo a favore di determinate banche. Il contributo forzoso dei depositanti è stato un argomento tabu fino ai primi di quest’anno, quando è stato applicato il piano di salvataggio di Cipro. La soluzione adottata nell’isola mediterranea attraverso il contributo obbligatorio dei risparmiatori con depositi superiori a 100000 euro ha creato un precedente che fungerà da modello per il salvataggio delle banche in futuro. L’idea di Schauble non è nuova. Già nel 2011 il Boston Consulting Group aveva ritenuto che l’imposizione di una tassa del 30% su tutti gli attivi sarebbe stato l’unico modo per uscire dalla crisi dell’euro. Secondo alcuni economisti non ci sono altre soluzione che non quella di andare a prendere i soldi dove sono: sui conti dei risparmiatori. Tra il 2008 e il 2011, i contribuenti europei hanno dedicato oltre 4500 miliardi di euro cioé un terzo del PIL dell’UE al salvataggio dei paesi e delle banche.



martedì 20 agosto 2013

"Il testo Severino fa acqua. Dubbi sulla costituzionalità"

Il membro del Csm Zanon sulla questione della decadenza del Cav: "La Giunta sollevi  il problema. La questione non è Berlusconi ma i rapporti tra poteri in uno Stato di diritto"

Roma - «C'è più di un aspetto della legge Severino che può suscitare dubbi sulla sua costituzionalità. E sarebbe una buona cosa se la Giunta per le elezioni, che è titolata a farlo, sollevasse la questione di legittimità costituzionale, dando modo alla Consulta di pronunciarsi in materia».
Il professor Nicolò Zanon, membro del Consiglio superiore della Magistratura, e professore ordinario di diritto costituzionale all'Università Statale di Milano, proprio in questa veste, nel 2008, fu convocato dalla Commissione affari costituzionali della Camera che stava esaminando la possibilità di estendere l'incandidabilità dei condannati dai consigli comunali e regionali al Parlamento. «All'epoca feci presente i problemi che una simile estensione sollevava, su un piano puramente teorico perché il caso Berlusconi era molto di là da venire. Purtroppo, quando si è approvata nel 2012 la legge Severino, c'era un tale clima di indignazione per gli scandali della politica, dal caso Fiorito in giù, che nessuno osò ricordare che il mandato parlamentare è sottoposto a regole e tutele ben precise».
Quali regole e tutele sono a rischio?
«Quando venne fatta la “Costituzione più bella del mondo”, i padri costituenti si posero molto seriamente il problema di come evitare che poteri esterni, magistratura inclusa, incidessero sulla composizione delle Camere. Per questo vennero creati una serie di sbarramenti, che negli ultimi decenni sono stati indeboliti. Aprendo le porte al rischio concreto che sia la magistratura a decidere chi va eletto e chi no».
Di quali sbarramenti parla?
«Con l'eliminazione, nel 1993, dell'istituto dell'autorizzazione a procedere e - con impatto minore - con questa legge del 2012, si chiede in pratica alle Camere di prendere atto automaticamente delle conseguenze di atti giudiziari. La legge Severino è ovviamente prudente, e scrive che il Parlamento “delibera ai sensi dell'articolo 66 della Costituzione”, quindi lascia un margine di discrezionalità. D'altra parte non potevano scrivere altrimenti, visto che - purtroppo per chi non ama queste garanzie - l'articolo 66 sta scritto lì, proprio nella Costituzione più bella del mondo».
L'articolo 66 è quello che stabilisce che «ciascuna Camera giudica dei titoli di ammissione dei suoi componenti e delle cause sopraggiunte di ineleggibilità e di incompatibilità».
«Esatto. E non si può sostenere che quel giudizio sia semplicemente un atto dovuto: il Parlamento, in quanto organo politico, non è chiamato ad emettere atti dovuti. La Giunta prima e l'aula poi si esprimono in piena discrezionalità politica. Se l'articolo 66 non piace lo si cambi. Ma finché c'è serve ad evitare che sulla composizione delle Camere incidano altri poteri. Il fatto che la legge Severino sia così rigida nel prevedere un automatismo pone il problema della sua costituzionalità».
Molti esponenti politici e giuristi hanno sollevato anche la questione della retroattività, ossia della legittimità di applicare una legge rispetto a reati commessi prima del suo varo.
«Molti invocano una pronuncia del Consiglio di Stato nel 2013 sul caso di un aspirante consigliere regionale, che aveva subito una condanna anni prima. Secondo questa pronuncia l'incandidabilità non è un effetto penale della condanna, e dunque non si potrebbe applicare a questa sanzione il principio di non retroattività».
Il dubbio è risolto?
«Attenti, però: qui parliamo di Parlamento e non di Consiglio regionale. Avrei un dubbio molto serio: quando ho a che fare con effetti automatici ex lege su cui nessuno può intervenire c'è un effetto in senso lato afflittivo. Non è un effetto penale anche questo? Mi piacerebbe che la Corte costituzionale lo chiarisse».
Insomma, la sua speranza è che la Giunta per le elezioni del Senato ponga formalmente la questione alla Consulta?
«Io mi auguro che la Giunta, prima di distruggere un nuovo pezzo dell'autonomia delle Camere, che a questo punto rischia di venire data in mano ad altri poteri, rifletta se non sia il caso di chiarire i delicati profili costituzionali che sono stati sollevati. Ricordandosi che il problema in ballo non è Silvio Berlusconi e il suo destino politico, ma la questione fondamentale dei rapporti tra i poteri in uno Stato di diritto».

lunedì 19 agosto 2013

Berlusconi rilancia: la grazia è un problema anche dei democratici

Richiama il Pd e Napolitano alle proprie responsabilità. E sprona i militanti: "Io non mollo, prepariamoci al meglio"
Non solo il Colle, ma anche il Pd. Alla fine Silvio Berlusconi decide di ributtare la palla dall'altra parte del campo e aspettare le mosse dei suoi interlocutori. Il Cavaliere, infatti, continua a restare in silenzio - a parte poche battute al telefono con degli attivisti impegnati in una raccolta firme sulle riviera riminese - ma il messaggio che consegna ormai da tre giorni a chi ha occasione di vederlo ad Arcore o di parlargli al telefono è chiarissimo: «Io non mollo e alla pensione non ci penso proprio.

E la grazia non è un problema mio. Una soluzione esiste, quindi ora sta al Quirinale decidere se farsene carico oppure no. Al Quirinale e anche al Pd».
Dopo alcuni giorni di riflessione, dunque, il Cavaliere è più che mai deciso ad uscire dalla sua metà campo e smetterla con il catenaccio. Per questo non solo lui ma anche molti big del Pdl insistono nel chiedere al Pd di «assumersi le sue responsabilità». Non lo fanno in maniera eclatante con il Colle, invece, ma solo perché simili prese di posizioni pubbliche sarebbero di fatto un atto di guerra contro il Quirinale. Anche se non è un mistero che nelle ultime ore e per le consuete vie ufficiose il messaggio a Giorgio Napolitano sia stato recapitato: è al Colle che spetta la prossima mossa e sarà il Colle a doversi assumere la responsabilità di quanto vorrà o non vorrà fare. E qui sta il punto, perché Berlusconi non ha alcuna intenzione di restare con il cerino in mano. E se davvero la partita finirà con la detenzione (che siano arresti domiciliari o servizi sociali) e la successiva decadenza da senatore l'ex premier è deciso a fare in modo che «ognuno si assuma le sue responsabilità». In primo luogo il Quirinale, che - questo si è ripetuto in questi giorni nelle riunioni di Arcore - non avrebbe alcun problema ad intervenire con un motu proprio e che dovrà «spiegare la sua inerzia a dieci milioni di italiani» che hanno votato per il Cavaliere. Eppoi il Pd, che non può illudersi di appoggiare in Giunta per le elezioni la decadenza da senatore di Berlusconi e pensare di continuare a tenere in piedi un governo di cui il Pdl - e quindi l'ex premier - è il principale azionista insieme ai Democratici.

Disoccupati italiani? Mancano 1,5 miliardi, spesi per i ‘profughi’


Ora al governo mancano i soldi, li ha spesi tutti per ‘soccorrere’ e mantenere le migliaia di clandestini sbarcati negli ultimi mesi.
E così, cinquecentomila 
lavoratori italiani sono a rischio. Per il 2013 servono 1,5 miliardi per gli ammortizzatori in derogaammortizzatori in deroga e almeno altri 3 per il 2014. Sono dati che emergono da uno studio della Cgil. La stessa Cgil che vuole ‘più immigrati’.

Se si aggiunge il 
boom dei sottooccupati part-time, l’allarme della Cna che vede 3,5 milioni di disoccupati entro fine anno e la concorrenza low-cost degli immigrati, la situazione sul fronte del lavoro è agghiacciante.
Rispetto al 2012 tutti i settori dell’industria registrano un aumento delle ore di Cig autorizzate con un picco per l’edilizia (quasi 14%). Solo il commercio e settori vari evidenziano cali, il primo del 12%.
Nell’artigianato, nei primi sei mesi, le ore autorizzate di Cig sono state 46,1 milioni con un incremento vicino al 10% rispetto al 2012. Nel settore, dice la Cna, l’utilizzo effettivo di queste ore si tradurrebbe in una perdita potenziale di altri 28mila posti di lavoro.

Ma si trovano i soldi per mantenere 25mila immigrati sbarcati negli ultimi mesi, a 45€ al giorno cadauno.

Toglierli a loro per darli ai disoccupati italiani? Razzismo.

mercoledì 14 agosto 2013

PRESIDENTE BERLUSCONI SIAMO CON TE ANCHE DOPO LA PRONUNCIA DEL QUIRINALE

Il Pdl ha incassato la nota del Colle e prepara le prossime mosse. Fabrizio Cicchitto pensa che la partita sia ancora aperta: ''Quella del Presidente Napolitano e' una prima riflessione sul tema drammatico costituito dalla condanna di Silvio Berlusconi e tenendo conto di cio' essa lascia aperti spazi significativi per quello che riguarda il futuro''. E' il commento del deputato del Pdl Fabrizio Cicchitto alla nota del capo dello Stato, Giorgio Napolitano, sulla opportunita' della concessione della grazia a Silvio Berlusconi. ''C'e' un esplicito riconoscimento del ruolo politico di Berlusconi evidentemente dipendente dalle scelte della sua forza politica - aggiunge Cicchitto - scelte che peraltro sono gia' a me ben chiare. Di conseguenza reputo che bisogna misurarsi con questa prima presa di posizione del Presidente della Repubblica con senso di responsabilita' e spirito costruttivo''. 

"Napolitano ha capito" - Sulla stessa linea di Cicchitto si schiera Maria Stella Gelmini: "Ci riconosciamo nella nota del Presidente della Repubblica che dimostra come il problema da noi posto dell'agibilita' politica di Berlusconi non sia un fatto personale di Silvio Berlusconi ma una questione schiettamente politica. E ci conforta che il presidente Napolitano l'abbia ben presente in tutti i suoi aspetti e nelle sue possibili conseguenze. E che sia alla sua attenzione con serieta' e impegno. Valuteranno poi il presidente Berlusconi e il Pdl le iniziative da intraprendere in sede politica". Anche Paolo Romani sottoscrive le parole di Napolitano: "Il messaggio del presidente Napolitano e' chiarissimo, pur nella sua cautela, e scandito in tre passaggi fondamentali: la necessita' di una riforma elettorale di salvaguardia, la legittimita' delle critiche degli esponenti di centrodestra alla discutibile sentenza di condanna, la riserva di una successiva decisione proprio da parte del Capo dello Stato ovviamente non prima di un esame rigoroso. Una nota equilibrata che sembra non lasciare dubbi sulla eccezionalita' del caso giudiziario che ha coinvolto il presidente Berlusconi".
Decide il Cav - Michaela Binacofiore invece aspetta che il Cav decida se chiedere o meno la grazia: "Sulla eventuale richiesta di grazia riflettera' il presidente Berlusconi visto che ne va' della sua vita e della sua dignita', ma sembra di cogliere con evidenza che vi sia da parte del Quirinale una disponibilita' di massima. Quel che e' certo, dopo la nota del Quirinale - aggiunge - e' che il Presidente della Repubblica non si e' fatto strumentalizzare dai sogni onirici del Pd di vedere la scomparsa politica per via giudiziaria del leader di centro destra, Silvio Berlusconi". Deborah Bergamini vede nelle parole di Napolitano la legittimazione della leadership del Cav nel Pdl: "Dal Presidente Napolitano arriva chiarezza per chi da sempre sostiene la necessita' di riconoscere una volta per tutte la piena rappresentativita' politica del Presidente Berlusconi, la cui leadership non e' mai stata messa in discussione dal PdL mentre e' stata troppo spesso disconosciuta, e con ogni mezzo, per timore oltre che per invidia, dagli avversari politici". 

IL POPOLO DELLA SINISTRA IN GRAN FERMENTO PER IL TRENO DI DANTE MA NELLA REALTA’………..


Ma com'è giusto che sia oggi, è sceso in campo la società civile, il "popolo".Stanno  lavorando alla festa del compleanno del treno di Dante. Il primo del Comitato, il 120esimo della linea, una linea vecchissima ma giovanissima nelle sue potenzialità: sicurezza nella movimentazione, bassissimo inquinamento rispetto alla strada, sostegno alla permanenza del vivere in collina per la movimentazione pendolare per studio e lavoro, sviluppo del turismo fiorentino, ravennate, faentino, della Bassa Romagna; sviluppo culturale della conoscenza di Dante che sta avendo in tutto il mondo un'autentica esplosione. Sabato 14 settembre, un viaggio a Firenze, per la visita ai luoghi della vita del Sommo Poeta con una serie di letture dantesche. Il treno, appositamente "affittato" dal Comitato, nelle stazioni dove i passeggeri saranno ospiti di eventi esclusivi, in cui saranno presenti anche i gonfaloni dei Comuni attraversati dalla linea. Ci saranno anche le spoglie di Dante in questo viaggio a ritroso della sua fuga? Matteo Renzi ci spera.” Tratto da Lugo notizie del 12 agosto 2013
Questo il gran fermento, del “popolo della sinistra” ma per chi utilizza il treno tutti i giorni, da parecchie settimane alla Stazione di Brisighella vede l’ immagine riportata nelle foto. Auspico che il Sindaco di Brisighella Davide Missiroli presidente del comitato “Amici della Faentina” treno di Dante, entro il 14 settembre, abbia il tempo di fare ripulire la Stazione di Brisighella e tutto quello che si trova attorno. Cose piccole ma importanti Vincenzo Galassini Forza Italia Provincia di Ravenna

martedì 13 agosto 2013

Io sono qui, io resto qui, non mollo. Continueremo tutti insieme a combattere questa battaglia di democrazia, per cambiare questo Paese, per farlo diventare un Paese dove i cittadini non rischiano di vedere calpestata la propria esistenza e libertà. La presenza di Berlusconi e Forza Italia infatti è l’unico baluardo contro un regime illiberale e giustizialista. Perché l’Italia deve diventare un Paese dove i cittadini non rischiano di vedere calpestata la propria esistenza e la propria libertà.".
Queste le parole pronunciate da Silvio Berlusconi domenica scorsa, durante la manifestazione di solidarietà a Roma, trovano oggi una ulteriore conferma con l'avvio della campagna di comunicazione "Ancora in campo per l'Italia". Dopo la forte presa di posizione sull'abolizione dell'Imu - battaglia di libertà e di rilancio dello sviluppo - ora Berlusconi ribadisce con questa campagna di manifesti nelle principali città, nelle aree di servizio e online la sua determinazione a rimanere in campo,consapevole di quel "dovere di impegnarmi ancora con ancora più entusiasmo e passione" cui ha fatto riferimento domenica scorsa. Puoi essere protagonista della campagna: condividila in facebook, in twitter, attraverso la posta elettronica usando gli elementi che trovi qui:è un gesto semplice ma di grande impatto per mobilitare anche i tuoi amici  al fianco di Silvio Berlusconi. Grazie! Antonio Palmieri responsabile internet PDL

domenica 11 agosto 2013

“SALPIAMO ALLA VOLTA DI FORZA ITALIA: RIMINI – CERVIA (RAVENNA)-SABATO 7 SETTEMBRE 2013”


AZZURRI DEL ’94 CON SILVIO BERLUSCONI . COORDINAMENTO REGIONALE DELL’EMILIA ROMAGNA
Programma: partenza dal porto di Rimini alle 8,00 , arrivo a Cervia alle 9,00 circa, imbarco ed inizio panoramica fino a Pesaro, ore 10 aperitivo di benvenuto a bordo, Dibattito politico e possibilità di firmare i referendum per “La Giustizia-Giusta”, ore 12 pranzo a bordo  con primo. grigliata e pesce fritto acqua, vino, birra a volontà e caffè, pomeriggio escursione alla Baia degli Angeli, ed  escursione anche a Gabicce, incontro con gli azzurri delle Marhe, merenda a base di ciambella, vino acqua  e bibite, rientro a Cervia (Ravenna)  sbarco e proseguimento per il porto di Rimini fine della crociera.
Costo €30,00 a persona. La motonave contiene 130 persone ma se si dovesse superare il numero abbiamo a disposizione un'altra motonave  alle stesse condizioni.
Prenotazioni entro il 2 settembre : 347 2318491 -  346 6829146 - 347 4309838 oppure: berlusconiani94@gmail.com –  pdlfantinelli@gmail.com  - vincenzo.galassini@gmail.com -cr.gabriellapezzuto@libero.it

venerdì 9 agosto 2013

LA PROVINCIA DI RAVENNA E’ PRONTA


E IO PAGO: PROVINCIA RAVENNA




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Provincia di Ravenna, nel 2012 un milione e mezzo di euro ai dirigenti

La cifra spetta ai diciassette manager in servizio fino a tre anni fa e comprende i premi del 2009, 2010 e 2011. Agli otto membri della giunta presieduta da Claudio Casadio (Pd), spettano invece 370mila euro

 4Dovevano sparire ma ci sono eccome le Province e i suoi dipendenti godono di buona salute, almeno per ora. Sono state pubblicate sul sito della Provincia di Ravenna le retribuzioni annue lorde del 2012: ai 17 dirigenti in servizio fino a tre anni fa va più di 1 milione e mezzo di euro, agli 8 membri della giunta 370 mila euro. Occorre precisare che gli stipendi relativi ai dirigenti includono i premi del 2009, 2010 e 2011, ma al netto di questi le cifre restano di tutto rispetto: c’è chi ha incassato oltre 60 mila euro di premi arretrati. Lo avevano messo nero su bianco nei loro programmi elettorali tutti i partiti: le provincie andavano abolite, come uno dei peggiori mali d’Italia. Dopo un silenzio durato qualche mese il presidente del Consiglio Enrico Letta ha fatto suo l’impegno con il disegno di legge costituzionale che mira a superarle, dopo lo stop della Consulta al decreto Monti. Staremo a vedere se si tratterà davvero di un canto del cigno per le Province, ma intanto i dirigenti di questi enti “considerati inutili dai più” come ha notato Massimo Bulbi, presidente della Provincia di Forlì-Cesena, a Ravenna corrono ai ripari con un’iniezione di liquidità. Nel 2012 i loro stipendi hanno superato in alcuni casi i 150 mila euro. Mediamente si sono attestati attorno ai 100 mila poiché 5 di loro assunti nel 2011 (Elettra Malossi, Valentino Natali, Andrea Panzavolta, Domenico Randi, Stefano Rubboli) hanno potuto contare solo sul premio relativo a quell’anno. Nella retribuzione lorda del 2012 non risultano cifre particolarmente alte neanche per Arrigo Antonelli, Erminio Ferrucci, Stefania Mieti, Stenio Naldi, Claudio Savini ed ancora Domenico Randi dato che la loro attività era cessata nel 2010 o nel 2011.

giovedì 8 agosto 2013

LA MUSSOLINI SFOTTE IN NAPOLETANO IL GIUDICE ESPOSITO. “VABBUO’, CHILLO NON POTEVA NON SAPERE”



«O’ saccio o nun ‘o ssaccio’… Tu si’ o titolare, come faje?». Una risata vi seppellirà. Alla fine la risata ha seppellito l’immagine già offuscata dal giudice Antonio Esposito molto più delle polemiche politiche provocate dall’assurda intervista al Mattino sulla sentenza Mediaset. È stata Alessandra Mussolini a mettere kappaò il togato. E l’ha fatto nell’aula parlamentare, durante la discussione sullo svuotacarceri, ironizzando chiaramente sull’audio dell’intervista al magistrato.

«Vabbuò, chillo non poteva non sapere» è stato il momento-clou dell’intervento della Mussolini al microfono. Proprio per questo il vicepresidente di turno Linda Lanzillotta le ha tolto la parola («lei non si sta esprimendo in italiano, che è la lingua che si parla qui»). Poi è intervenuto Ciro Falanga, del Pdl, che ha contestato la decisione di zittire la Mussolini, rivolgendosi alla Lanzillotta: «Se lei toglie la parola solo perché la senatrice usa un’espressione in dialetto napoletano, credo che non diriga adeguatamente l’aula». Dopo questa sollecitazione, è stato riaperto il microfono della Mussolini che, all’improvviso, ha ricominciato a imitare il modo di esprimersi del giudice Esposito, legando le sue frasi al dibattito sullo svuotacarceri e tornando con la celebre frase «chillo non poteva non sapere». È scoppiata di nuovo la bagarre, con i parlamentari del centrodestra che sorridevano e quelli del centrosinistra visibilmente irritati. È stata tolta di nuovo la parola alla Mussolini, invitata a parlare non in quel momento ma in discussione generale. Ma ormai i giochi erano già fatti, la trovata era perfettamente riuscita, il video già girava all’impazzata sul web. E chi ne è uscito male, ma proprio male, è stato il giudice Esposito, il quale «non poteva non sapere» che esprimersi in quel modo porta comunque conseguenze.E che una risata può fare più male di mille polemiche