mercoledì 31 luglio 2013

LA GRANDE ATTESA: COMUNQUE VADA, IL SUPEREROE AVRA’ IL SUO HAPPY ENDING


La grande attesa è in corso. La sentenza. Il futuro confermato o cassato. Tempo sospeso. Ma da vent’anni. Berlusconi non è un eroe romantico, Dio ne guardi. Il suo destino non è segnato. La personalità non ha nulla di superomistico. E’ un supereroe, non un superuomo. Il cattivissimo Hagen distrae Sigfrido segnalandogli un volo di corvi, per pugnalarlo alle spalle; il nostro Batman o Superman non si farà distrarre né dalle colombe né dai falchi. Non prevarranno gli scuri dell’orchestra o gli acuti delle voci wagneriane, sarà come sempre il trionfo del lieto fine. Giuliano Ferrara


NON POSSIAMO FAR SENTIRE SOLO IL PRESIDENTE BERLUSCONI.


Alessandro Sallusti - Nelle parole di Laura Boldrini, presidente della Camera, è racchiuso il grande imbroglio che si sta compiendo. Singoli casi giudiziari - ha detto ieri riferendosi alla sentenza definitiva sul caso Mediaset - non devono avere conseguenze sull'attività politica. Come dire che quello di Silvio Berlusconi è un singolo, banale e personale caso giudiziario e non, come nella verità, un accanimento senza precedenti contro il leader del maggior partito italiano che come imprenditore, cioè prima della sua discesa in campo, guarda caso non fu mai oggetto di attenzioni da parte dei pm. Ci spiace per la Boldrini, che usa per fini politici di parte uno scranno che fu prestigioso (cosa che non porta bene come dimostra la fine di Bertinotti, Casini e Fini, suoi predecessori), ma mandare agli arresti Silvio Berlusconi non sarà un fatto personale del Cavaliere di Arcore ma un grosso problema per l'Italia intera. E non potrebbe essere diversamente, indipendentemente dalle volontà dei suoi consiglieri (siano essi falchi o colombe), da ciò che dicono e pensano il capo dello Stato, il premier Letta e tutto il circo mediatico di ogni ordine e grado. Silvio Berlusconi in politica non è diventato ciò che è diventato grazie all'appoggio di tutte, dico tutte, le categorie sopracitate. Al contrario, quasi sempre si è mosso contro il parere e con l'ostilità dichiarata di costoro, in alcuni casi anche degli amici fidati. Quindi, in caso di condanna, dimentichiamoci che il Cavaliere di Arcore segua consigli e umori di alte, medie e basse cariche di Stato e governo, di potentati economici o finanziari. Farà di testa sua, seguendo l'unica bussola che conosce, cioè fare rotta sull'umore di quel terzo di italiani che ha fino a ora affidato a lui la speranza di non essere governato dalla sinistra o da una Europa germano-centrica. E allora ecco che sarà decisivo ciò che gli verrà detto da comuni e anonimi cittadini. Come è accaduto, per esempio, nei giorni scorsi mentre attraversava il reparto di un ospedale dove si era recato per visite di controllo. E siccome la gente, la sua gente, gli ha detto e gli dirà di andare avanti, non ci saranno sentenza, magistrati, restrizioni fisiche e politiche o Boldrini che terranno. Lui andrà avanti, più convinto e forte di prima. Il problema non sarà suo, ma del Pd e di Napolitano che in quanto arbitro dovrà trovare il modo di ripristinare una situazione di giustizia e di agibilità politica gravemente compromesse. Si può tornare a votare, si può pretendere un provvedimento che annulli una sentenza assurda. Quello che noi liberali e moderati non possiamo fare è far sentire solo il presidente alle prese con i giochetti dei palazzi, gli intrighi dei partiti e le paure del Pdl. Ma sono certo che questo non accadrà. Il resto verrà da solo.



PARTECIPA E PRENOTATI ENTRO GIOVEDI


 Menù della cena:  Tagliatelle al ragù di mora romagnola;  Maialino arrosto con verdure gratinate  Dolce ; Caffè ; acqua e vino incluso € 20,00
Prenotazioni: 346 6829146- 347 4309838 oppure berlusconiani94@gmail.com ; pdlfantinelli@gmail.com ; vincenzo.galassini@gmail.com


MEDIASET PROCESSO RIDICOLO, 5MLN SOTRATTI AL FISCO SU 400 PAGATI? 10 BUONI MOTIVI PER RIMANERE CON BERLUSCONI, CHE NON E’ UNA “VOLPE” COME D’ALEMA.


Agenpress -  ''Il processo Mediaset nasce sul nulla. I reati che sono stati contestati a Berlusconi erano condonabili, forse non si sa, ma bastava che Mediaset, gli uffici legali, gli uffici fiscali e finanziari di Mediaset, chiedessero il condono, e questo processo non sarebbe mai nato”.  Così Renato Brunetta, capogruppo del Pdl alla Camera, “Se non l'hanno fatto era perché si sentivano tranquillamente a posto come tutti i cittadini cui viene proposto, quando c'è, il condono e dicono no. Perché devo condonare? Non ho fatto nulla di male? Anzi. La cifra che sarebbe stata sottratta al fisco è 5 milioni rispetto a circa 400 milioni pagati quell'anno di tasse, ridicolo e irrisorio. Il sedicente capo di tutta questa operazione in quel momento stava facendo il presidente del Consiglio ed era in altre faccende affaccendato, non si occupava certo di affari fiscali delle sue aziende. Per cui, il processo è un processo ridicolo e - conclude - credo che i giudici della Cassazione, come il famoso giudice a Berlino, faranno giustizia''. Comunque “io sono ottimista, credo che ci sarà un giudice a Berlino''. In un intervento su La Discussione, Brunetta fa un’ipotesi ed elenca dieci motivi che lo spingono a rimanere a fianco di Berlusconi.  “Cosa fa  Berlusconi dopo la condanna? Una cosa sola so di lui: non è il tipo che se ne va all'estero per ripararsi dal carcere. Non è di quelli che scappano. Lotterà fino all'ultimo senza rassegnarsi all'ingiustizia''. ''Un'altra cosa so, questa volta di me. Gli resto al fianco. Non per generosità - sottolinea - e nemmeno per riconoscenza. Non sarebbe un gesto eroico o sacrificale. Il fatto è che non concepisco altra mia posizione nel mondo, che sia onesta e decente, se non stare vicino a Silvio Berlusconi. Nessun fanatismo o culto della personalità, ma buon senso, amore per l'Italia e per me stesso''. ''Ripeto qualche motivo per cui sono stato, sono e starò con Berlusconi. 1) Perché da bravo socialista sono anticomunista., 2) Perché sono figlio di un venditore ambulante e ho sempre lavorato come un cane: sono un piccolo borghese che crede al merito, che crede nel lavoro, che non sopporta le ingiustizie., 3) Perché si è fatto da solo, e ha tutti i difetti di chi si è fatto da solo., 4) Perché sa ascoltare, magari prendendo appunti, come faceva con me, ai primi tempi, in cui ragionavo con lui di economia (era già stato Presidente del Consiglio). E se una nostra conversazione si interrompeva, perché dovevo andare dai miei studenti all'università, mi chiedeva, gentile, ''ma poi torna? che così finiamo...''.,  5) Perché ha ridato voce e dignità a un popolo, la maggioranza degli italiani, che la vita se la guadagna tutti i giorni senza santi in paradiso: tanti operai, tanti artigiani, commercianti, piccoli-imprenditori, tanti professionisti, tanti pensionati, tante casalinghe, tanta gente per bene., 6) Perché è pieno di difetti, ma le qualità sono di più. Mai arrogante, sempre gentile.,7) Perché è bugiardo per amore, e aiuta, a volte, con le 'sue verità', i suoi sogni, le sue follie che finiscono per realizzarsi., 8) Perché è un ingenuo, uno che lo puoi anche fregare, mica una volpe come D'Alema., 9) Perché ha sempre pagato di persona. Non si è mai tirato indietro., 10) Sto e starò con Berlusconi perché il dopo Berlusconi non mi importa''.


martedì 30 luglio 2013

IL REQUIEM DI UGO SPOSETTI: “SE LA CASSAZIONE CONFERMA LA CONDANNA DI BERLUSCONI, IL PD NON REGGERÀ L’URTO E SALTERÀ IN ARIA COME UN BIRILLO”


’IL PD NON È PIÙ UN PARTITO. “IL PDL SI ARROCCHERÀ IN DIFESA DEL CAPO E LUI DA ARCORE SI DICHIARERÀ PRIGIONIERO POLITICO DEI MAGISTRATI COMUNISTI. BERLUSCONI DIRÀ CHE ENRICO LETTA RESTA IN PIEDI FINO A MORTE NATURALE, E NOI, PUR VOLENDOLO MANDARE A CASA, DOVREMO SOSTENERLO. COMINCERÀ ALLORA UNA FASE ANCORA PIÙ FESSA DI QUELLA ATTUALE. VIVREMO ALLA GIORNATA PER UN PO’, POI ARRIVERÀ NAPOLITANO CHE CI DIRÀ COSA DOBBIAMO FARE…” -

Senatore Sposetti, quali conseguenze prevede nel caso la Cassazione confermi la condanna di Berlusconi? «Sarà la fine di tutto, il partito non reggerà l'urto e salterà in aria come un birillo». Il Pdl pare piuttosto compatto... «Infatti non sto parlando del Pdl, ma del Pd. Siamo politicamente annientati, nessuno ha ragionato di questa vicenda sul piano politico, non la reggeremo: per noi sarà una botta tremenda e il partito imploderà». Con quali conseguenze? «Le conseguenze riguarderanno tutti, l'intero sistema politico». Il suo partito, però... «No, guardi, la fermo: ‘partito' è un termine improprio». Perché? «Lei vede un partito? Ha l'impressione che ci sia un gruppo coeso, o una leadership, o una strategia? Il Pd non è più un partito, è un insieme di persone che pensa ai propri interessi personali e cerca come può di salvarsi il... il futuro, ecco, diciamo il futuro». Sposetti, lei è uomo d'esperienza, ci spiega perché il Pd dovrebbe pagare più del Pdl la condanna di Berlusconi?
«Che vuole spiegare, le basti notare che abbiamo avuto la splendida idea di fissare una Direzione che non poteva non finire male nel giorno in cui il parlamento ha approvato un decreto del governo, il nostro governo, pieno di belle cose per il Paese...». Dunque?  «Dunque sui giornali si parla solo della spaccatura del Pd. Una cosa imbarazzante, il partito è ormai animato da persone che tra un orecchio e l'altro non hanno nulla: un grande ed inesauribile vuoto cerebrale». Come pensa che reagirà Berlusconi ad un'eventuale condanna? «Il Pdl si arroccherà in difesa del Capo e lui da Arcore si dichiarerà prigioniero politico dei magistrati comunisti». E il governo? «Berlusconi dirà che Enrico Letta resta in piedi fino a morte naturale, e noi, pur volendolo mandare a casa, dovremo sostenerlo. Comincerà allora una fase ancora più fessa di quella attuale». Con quale esito? «Vivremo alla giornata per un po', poi arriverà Napolitano che ci dirà cosa dobbiamo fare. Il governo continuerà a vivacchiare con tutta la sua evidente inadeguatezza ed io avrò tempo fare l'unica cosa sensata che mi è rimasta da quando ho capito che la politica è morta: occuparmi delle piante sul balcone di casa».


FATTI CONCRETI LA NOSTRA RICETTA DIVENTA LEGGE: ZERO FISCO PER ASSUMERE I GIOVANI.


Col decreto Lavoro-Iva che il Senato licenzierà questa settimana qualche beneficio effettivamente arriverà in termini di occupazione, perché le nuove norme in materia di contratto a termine favoriranno una maggiore flessibilità nell’incontro fra domanda e offerta di lavoro. L’azzeramento del costo contributivo per il lavoro giovanile migliorerà i conti delle aziende che stanno assumendo lavoratori nella fascia di età tra 18 e 29 anni, ma si tratta di un intervento solo parziale e ridotto rispetto alla gravità della crisi che il nostro mercato del lavoro sta attraversando. Resta infatti, a causa delle resistenze del Pd, troppo rigido l'incentivo a facilitare le assunzioni. Eppure basterebbe anche solo un provvedimento di carattere sperimentale, di portata limitata al tempo necessario per uscire dalla crisi. La ricetta del Pdl è chiara. Dovremmo poter dire agli imprenditori: "Finché non saremo fuori dalla recessione, assumete pure tutti i lavoratori che vi servono, e per due o tre anni, se le cose non miglioreranno, vi sarà consentito di sciogliere questi rapporti senza rischi giudiziali e con un costo di separazione di modesta entità". E' questa la boccata di ossigeno che le associazioni imprenditoriali aspettano, e sarebbe una misura a costo zero per l’erario. Se il decreto resterà così, invece, difficilmente i nuovi incentivi indurranno centinaia di migliaia di imprenditori a procedere alle assunzioni di cui avrebbero bisogno con un contratto a tempo indeterminato.
Non bisogna dimenticare cosa diceva Marco Biagi: "L’incentivo normativo è molto più efficace

lunedì 29 luglio 2013

FORZA BERLUSCONI, FORZA ITALIA, SIAMO CON TE



BONDI: PACIFICAZIONE ANCHE PER I MAGISTRATI


Per il coordinatore Pdl: «È la missione della classe dirigente». L'intera classe dirigente è chiamata alla pacificazione. Anche i pubblici ministeri. Ad allargare l'atmosfera da governo di larghe intese, ci ha pensato Sandro Bondi, coordinatore nazionale del Popolo della libertà: «L'Italia ha bisogno prima di tutto di pacificazione, di riconciliazione, di superamento di una politica urlata di odio e di contrapposizione, di una politica non ideologica ma fondata sull'approfondimento razionale dei contenuti, di confronto rispettoso fra le persone e di collaborazione nell'interesse superiore degli italiani e dell'Italia», ha fatto sapere Bondi in una nota. LA MISSIONE DEI LEADER. Il coordinatore pidiellino ha dichiarato che «questo è il compito di leader politici veri, questa dovrebbe essere la missione principale delle classi dirigenti di una grande nazione come l'Italia, da cui neppure il corpo della magistratura si può ritenere esente». «Senza questa condizione di base, che permetta di affrontare la crisi economica e di rafforzare i poteri di chi è chiamato a governare», ha sottolineato Bondi, «le battaglie fra i partiti, i sottopartiti, le correnti e le sottocorrenti, e le fazioni e i clan, sono destinate ad affondare ancor più la crisi nella rovina in cui da tempo ci dibattiamo senza intravedere una via d'uscita. E nessuno - proprio nessuno - può pensare di governare sulle macerie di un Paese».




RIORGANIZZAZIONE AUSL DI RAVENNA, AUSL UNICA DELLA ROMAGNA.


LA RIORGANIZZAZIONE ELLA ASL DI ROMAGNA SI INNESTA IN UN PROCESSO LEGISLATIVO IN ESSERE CHE CAMBIERA’ GLI EQUILIBRI DELLA  SANITA’ DELL’INTERA REGIONE
Un processo però che ahimè nasce zoppo non essendo stati modificati i livelli istituzionali di riferimento, mi riferisco alle province, e che rischia così come è impostato di mettere in discussione il modello sanitario emiliaromagnolo fondato sulle conferenze territoriali sociosanitarie. Un modello che si vuole democratico che prevede appunto camere di compensazione dove i territori danno le linee guida e riportano le esigenze più pregnanti nei processi decisionali. Nel modello prospettato dalla bozza di legge regionale, predisposto dalla Giunta si evita di normare alcune vicende spinose come ad esempio quella di dove si dovrà collocare la direzione unica della super ASL, si cerca invece di dare un impianto rispetto alla partecipazione ai momenti decisionali di ben 75 comuni, prevedendo due livelli di confronto e spostando di fatto nella totale disposizione dei Comuni capoluogo di provincia il potere decisionale. Una bozza di legge che presenta delle contraddizioni come nel caso dei poteri affidati ai Direttori generali dove all'art. 5 comma 1 si definisce che i direttori generali operano con poteri straordinari e poi sempre all'art. 5 comma 2 recita: "i direttori generali in carica operano con funzioni limitate alla gestione e all'ordinaria amministrazione. Un progetto di legge dove sfugge persino un macro progetto della AUSL unica, onestamente mancano i riferimenti base per esprimere un giudizio compiuto sulla fattibilità e sulla sostenibilità della stessa. Non possiamo chiedere come legislatori un progetto industriale definito ma non possiamo neppure limitarci ad un progetto di pure e semplici linee guida. La fase di ristrutturazione che coinvolge gli ospedali di Ravenna è quanto di più inopportuno oggi si possa fare in una prospettiva di ASL unica, ho già avuto modo di scrivere i motivi di questa inopportunità, è un progetto fuori del tempo che scavalca un percorso in essere. Una riorganizzazione che già si pone in contrasto con quanto riportato nella bozza di legge regionale sulla ASL unica che all'art. 3 comma 7 recita: - La riorganizzazione dei servizi sul piano assistenziale avviene nel rispetto della programmazione regionale, assicurando    condizioni di equità di accesso e prossimità ai servizi nei

sabato 27 luglio 2013

PROVINCE. FORSE E’ LA VOLTA BUONA CHE LE CANCELLANO


Dopo il colpo di mano della Consulta, il governo approva il ddl che rivede e, al tempo stesso, svuota parte dei poteri delle Province in vista dell’abolizione dalla Costituzione
Forse questa è la volta buona. Forse il governo riesce, una volta per tutte, a far piazza pulita delle Province. Forse, dopo il colpo della Corte costituzionale che ai primi di luglio aveva bocciato il riordino voluto da Mario Monti, il Consiglio dei ministri riesce a rimettere la politica al centro approvando il disegno di legge che riguarda "Città metropolitane, Province, Unioni e fusioni di Comuni".  Un provvedimento teso a rivedere e, al tempo stesso, svuotare parte dei poteri delle Province in vista dell’abolizione dalla Carta costituzionale. La Provincia è il vero immortale tra gli enti dello Stato. Sopravvive sempre. Adesso, però, sembra che l'esecutivo voglia fare sul serio e, con tre mosse, cancellare quello che per molti non è altro che un inutile e costoso cuscinetto tra i Comuni e la Regione. Nonostante la determinazione bipartisan di cambiare la Costituzione, le Province sono riuscite a riprodursi nel corso degli anni. Manco avesse la bacchetta magica, il legislatore è riuscito a farle passare dalle 58 istituite nel 1861 alle 89 del secondo dopoguerra alle 110 attuali. Con un piccolo accorgimento: si ragiona su 107 Province dal momento che Aosta, Bolzano e Trento sono di fatto Regioni. Come promesso qualche settimana fa dal premier Enrico Letta, il ddl è solo la prima di tre mosse che dovrebbero portare alla cancellazione definitiva dell'ente cuscinetto. Il condizionale è d'obbligo. Perché finché non saranno sbianchettate dalla Carta, le Province continueranno a esistere e, soprattutto, a costarci un capitale. "Si è annunciato troppe volte in questi mesi l'abrogazione delle province - aveva spiegato lo stesso Letta - ma fino a che la parola rimane in Costituzione l'intervento finisce in un vicolo cieco. Noi cancelliamo la parola stessa". Proprio per questo bisognerà mettere mano al primo comma dell'articolo 114 della Costituzione. Si passerà dalla formulla "La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato" a "La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Regioni e dallo Stato". Tutto qui? Non proprio. Perché bisognerà modificare tutti i commi della Costituzione (e sono ben tredici) in cui vengono anche solo menzionate le Province.

LE STUDIANO TUTTE PER BLOCCARE LO SVILUPPO: DURT IL PARLAMENTO LO CANCELLI!


Il Durt è un nuovo mostro burocratico, un adempimento inutile e complicato che rischia di dare il colpo di grazia alle imprese del settore costruzioni alle prese con una crisi profonda che, solo nel 2102, ha provocato la perdita di 122.000 addetti e 61.844 aziende. Questo è il giudizio di Confartigianato Costruzioni sul Documento Unico di Regolarità Tributaria, che quindi ha chiesto immediatamente al Parlamento di cancellarlo. In pratica le imprese appaltatrici e subappaltatrici, per poter essere pagate dai committenti, dovranno ottenere dall’Agenzia delle Entrate il Durt, il documento che attesta l’inesistenza di debiti tributari da parte dell’azienda. 'Un meccanismo assurdo e kafkiano – ha detto Arnaldo Redaelli, Presidente di Confartigianato Costruzioni - con il quale si chiede agli imprenditori di comunicare periodicamente al Fisco i dati delle buste paga per consentire all’Agenzia delle Entrate di accertare che le imprese sono in regola. Ed è tanto più incomprensibile poichè è inutile al fine di verificare il corretto versamento delle ritenute. L’obbligo per le imprese di versare le ritenute è indipendente dal diritto del contribuente di scomputarle dalla propria dichiarazione, una volta ottenuta la certificazione”. In pratica il Durt contraddice la volontà più volte dichiarata dal Governo di semplificare gli adempimenti a carico delle imprese e rischia di vanificare gli effetti degli incentivi varati dall’Esecutivo per gli interventi di ristrutturazione e risparmio energetico in edilizia. Secondo Confartigianato Costruzioni, quindi, 'se il Parlamento non cancellerà questo adempimento, ne andrà del futuro delle nostre imprese'.


SENTIERI MONTANI: “MOTO E BICICLETTE POTRANNO ANCORA ANDARE SUI SENTIERI GRAZIE AL PDL MA ULTERIORI LIMITI E DIVIETI DANNEGGIANO COMUNQUE LA MONTAGNA”


 Con i nostri interventi abbiamo impedito che prevalesse l’estremismo ambientalista vero ispiratore originario di questa legge ma non abbiamo voluto approvarla perché rimaniamo assolutamente convinti che porre ulteriori limiti e divieti ai fruitori della montagna non aiuta a rilanciarne lo sviluppo”. Con questa dichiarazione il Presidente del Gruppo Popolo della Libertà in Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna, Gianguido Bazzoni, ha motivato il voto contrario del PdL alla legge regionale sui sentieri della montagna approvata ieri sera. “Non vogliamo prenderci la responsabilità di un provvedimento che con ogni probabilità ridurrà il turismo nelle zone montane dove tale attività è uno dei pochi veri motori di sviluppo – ha quindi proseguito Bazzoni – Siamo comunque soddisfatti perché abbiamo evitato che divenisse legge la totale interdizione ai sentieri montani per motoristi e ciclisti che era stata prevista nella prima bozza di questa legge e aveva giustamente suscitato preoccupazione in tanti frequentatori oltre che negli amministratori delle terre alte. Oltre a questo con i nostri emendamenti abbiamo ottenuto: il riconoscimento del ruolo fondamentale dei comuni nella definizione e nella gestione dei percorsi oltre che nell’imposizione dei divieti, e il ridimensionamento delle Guardie Ecologiche Volontarie non consentendogli di attribuire le sanzioni”.



venerdì 26 luglio 2013

STEPRA: PORTARE I LIBRI IN TRIBUNALE


Questa mattina la Provincia ha incaricato il proprio rappresentante che parteciperà, domani all’assemblea ordinaria e straordinaria della STEPRA (Società Consortile ARL. Sviluppo Territoriale della Provincia di Ravenna) di proprietà della Camera di Commercio e della Provincia di Ravenna  e di tutti gli altri comuni ravennati (100% del capitale), di aderire alla “messa in liquidazione della società” che non comporta maggiori oneri per la Provincia di Ravenna.
La STEPPRA ha un elevato indebitamento di tipo oneroso pari a 29,2 milioni di euro al quale si aggiungono altri debiti verso i fornitori, liquidità non sufficiente per far fronte al pagamento dei debiti e delle altre spese, presenza di elevati costi fissi con particolare riferimento agli interessi passivi, ha cinque dipendenti e un direttore (costo annuo 200.000 euro).
 Un consiglio di amministrazione di qualsiasi azienda privata porterebbe subito i libri in tribunale per le decisioni in merito. Considerata la situazione finanziaria precedente, i libri andavano portati alcuni anni fa!
La contrarietà di Forza Italia, denunciata dal 2001, per questo tipo di società partecipate pubbliche (nostri euro) che non di competenza istituzionale della Provincia, della Camera di Commercio, dei Comuni in particolare come in questo caso, di una società che realizza urbanizzazioni, nella norma, è di competenza privata con tutti i benefici rischi e utili. La sinistra ravennate ha insistito in questo metodo in tante altre partecipate anche se oggi ne sta uscendo .
 La liquidazione della STEPRA non è la soluzione per la comunità ravennate perché le banche potrebbero essere influenzate dal potere amministrativo per salvare la società pubblica, e togliere eventuali risorse alle tante altre aziende in crisi nella Provincia di Ravenna.
Per Forza Italia è giunta l’ora, nella Provincia di Ravenna di togliere ogni tabù e ferreo controllo  pubblico sull’economia, e  continuerà  la denuncia, affinché i responsabili rispondano del buco che sembra superi 30 milioni di euro. Il consigliere provinciale (Forza Italia Gruppo Misto) Vincenzo Galassini

NUOVA LEGGE EDILIZIA: LE CRITICHE DI BAZZZONI: “SALVAGUARDA LA BUROCRAZIA E PENALIZZA I PROFESSIONISTI


 “La semplificazione edilizia propugnata dalla giunta regionale è solo un’illusione, in verità questa legge regionale non fa diminuire la burocrazia ma la salvaguarda scaricando sugli operatori dell’edilizia, in particolare i professionisti, nuove pesanti incombenze e responsabilità che dovrebbero competere alle pubbliche amministrazioni”. Questo il commento fortemente negativo del Presidente del Gruppo Popolo della Libertà in Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna, Gianguido Bazzoni riguardo la legge sulla semplificazione della disciplina edilizia approvata appunto dal consesso regionale.
“Le pratiche rimangono tante e se i tempi inizialmente si accorciano come vuole la normativa quadro nazionale poi si allungheranno perché le possibilità di fraintendimenti, di contenziosi e anche di abusi con questa legge regionale sono inevitabilmente destinati ad aumentare – ha quindi proseguito Bazzoni – Altra pesante criticità di questa normativa è che non va minimamente ad intaccare l’ipertrofia normativa esistente in edilizia. Mesi e mesi di lavoro hanno fatto partorire una legge bizantina che mantiene quella giungla di norme e loro interpretazioni a tutto vantaggio dell’arbitrio dei burocrati e a discapito di operatori e utenti dell’edilizia. Ci voleva ben altro per aiutare  questo settore che più di tutti soffre la crisi economica e più di tutti avrebbe bisogno di essere aiutato anche togliendo burocrazia e ostacoli vari che fanno perdere tempo e denaro. Purtroppo la Giunta regionale guidata da Errani e la maggioranza che la sostiene sono rimasti bene ancorati alla super burocrazia storicamente tanto cara alla sinistra”.

giovedì 25 luglio 2013

BERLUSCONI SPINGE SU FORZA ITALIA: ALLA CAMERA TORNA LA TARGA. ECCO COME SARA’ IL NUOVO MOVIMENTO CHE RIEVOCA LO SPIRITO DEL ‘94


Un vero e proprio sguardo al futuro. Nelle stanze del Pdl a Montecitorio è rispuntata una targa con l'intestazione al "Gruppo parlamentare Forza Italia". D'altra parte, sono ormai diverse che Silvio Berlusconi sta studiando il nuovo volto del centrodestra. La determinazione del Cavaliere di abbandonare il Pdl per recuperare lo spirito del ’94 è, infatti, cosa nota a tutti. Anche ai molti che, pronti a far le valige dal più ampio contenitore pidiellino, già stanno prendendo le misure per i prossimi incarichi nel partito. Nell’insistere sul progetto "azzurro", i più intravedono la voglia del Cavaliere di far capire che, aldilà della sentenza della Cassazione sul processo Mediaset, andrà avanti. Come assicurano i più stretti collaboratori del Cavaliere, "nulla riuscirà ad abbatterlo" e nessuna sentenza "riuscirà mai a spegnere il suo progetto liberale". Intanto la nuova insegna è apparsa proprio sulla parete di uno dei corridoi interni, ben visibile sia ai deputati del Pdl sia ai colleghi di Scelta civica e Fratelli d’Italia. Della nuova Forza Italia, ormai, quasi più nulla è segreto: sarà, come vent’anni fa, un movimento e non più un partito. Lascerà che il Pdl sopravviva come contenitore o, meglio, come "casa comune" per accogliere eventuali alleati. Punterà all’autofinanziamento (contando sulla nuova legge sui partiti), sul radicamento nel territorio e sarà, al netto delle conferme per gli azzurri della prima ora, una struttura con moltissimi giovani. Basta anche con il segretario politico, con i "triumvirati", e strada tracciata per il coordinatore unico. "Abbiamo deciso di tornare a Forza Italia perché vorremmo, come ci riusci 20 anni fa, rivolgerci ai giovani e ai protagonisti del mondo del lavoro per chiedere di interessarsi al nostro comune destino", si legge allora nel post del Cavaliere su Facebook in cui inserisce anche un appello alle "iscrizioni" spiegando che "non è giusto che solo alcuni si interessino del nostro Paese e gli altri guardino da lontano criticando chi invece si impegna". "Spero che con il lancio di Forza Italia nel mese di settembre possano aggiungersi a noi tanti italiani con il loro entusiasmo e loro passione", ha concluso il leader del Pdl. Una speranza che guarda anche al mondo delle imprese e della società civile.


CI RISIAMO! IL GOVERNO NOMINA UN “COMMISSARIO” PER I TAGLI PER LUI 950.000€. IN TRE ANNI


Ma è  proprio strepitoso questo Decreto del Fare. Oltre agli emendamenti ad personam per salvare la doppia poltrona a Vincenzo De Luca (Pd, viceministro e sindaco di Salerno), ecco che tra le righe di quel provvedimento-lumaca si scorgono perle di rara bellezza. Un esempio? Eccolo, come scrive oggi il Messaggero: “E’ in arrivo un comitato interministeriale per vigilare sulla spending review. Prevista la nomina di un commissario ad hoc appositamente retribuito: 150mila euro quest’anno, 300mila euro nel 2014 e nel 2015 e 200mila nel 2016″.
Alla faccia della spending review.


GOVERNO: BONDI , SIGLARE PATTO PER INTERA LEGISLATURA


 (ASCA) - Roma, 24 lug - Un patto di legislatura per affrontare la crisi. Lo chiede il coordinatore nazionale del Pdl, Sandro Bondi. ''La mia opinione - scrive in una nota - e' che se l'Italia vuole salvarsi, non solo la politica ma le residue classi dirigenti (cioè imprenditori, sindacati, mondo della cultura e magistrati), se ancora vi sono classi dirigenti che pensano in termini di interessi generali e nazionali, dovrebbero operare affinchè  si possano determinare le condizioni di un patto di legislatura. La possibilità di siglare un patto per l'intera legislatura - dice Bondi - che potrebbe consentire al governo di affrontare seriamente la drammatica crisi economica e di varare finalmente le riforme istituzionali, rafforzerebbe la fiducia verso l'Italia e permetterebbe di portare a compimento quella pacificazione che, nelle sue varie forme, appare sempre più come condizione essenziale per salvare l'Italia dalla disgregazione''.


SPUNTA LA LEGGE AD PERSONAM PER SALVARE LA DOPPIA POLTRONA DI DE LUCA (PD, VICEMINISTRO E SINDACO)


E quando meno te l’aspetti, in piena estate, con il caldo e l’afa che ti stordiscono, ecco che spunta l’emendamento per salvare il doppio incarico a Vincenzo De Luca, sindaco di Salerno e viceministro dei Trasporti.
Il testo del provvedimento prevede che non ci sia più incompatibilità tra ruoli di governo e la carica di sindaco nei comuni superiori a 5 mila abitanti dove le elezioni si sono tenute prima dell’agosto 2011. Probabilmente solo in Italia si riescono a progettare emendamenti cuciti addosso a una sola persona, considerate le condizioni che farebbero sbottare perfino Fantozzi (perché un sindaco di un paesino di mille abitanti non potrebbe fare il viceministro e uno di una metropoli sì?).
Se passasse in Aula, l’emendamento bipartisan (PdL, Pd, Sel) consentirebbe appunto a De Luca di salvare la doppia poltrona. E pensare che in campagna elettorale il Pd aveva detto un no fermo alla politica doppi incarichi. Certo, come no.




mercoledì 24 luglio 2013

4^ CONVENTION AZZURRI DEL ’94: “VIVA FORZA ITALIA VIVA” A MARRADI 3 AGOSTO 2014


FOTO RICORDO DELLA 3^ CONVENZIONE A RIMINI
Gurioli, Fantinelli, Sabrina Angeli,  Gabriella Pezzuto, Forza Novantaquattro, Bettamio  Galassini, Rodolfo Ridolfi, Fabio Filippi, avv. Cataliotti,  Paride Pulcinelli


BAZZONI: IL VOTO CONTRARIO DEL PDL ALL’ASSESTAMENTO DI BILANCIO DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA È LA BOCCIATURA DI TUTTA LA POLITICA DELLA GIUNTA ERRANI.


Una Regione che registra un avanzo di amministrazione di quasi due miliardi e mezzo di euro non riesce a darsi una linea per supportare l’economia regionale e tutta la società in grandissima crisi, economica e di prospettive. La Giunta Errani ha messo in campo una “manovrina” di poche decine di milioni, in gran parte assorbiti dalla sanità e destinati, pensiamo noi, alla copertura dei buchi delle ASL.
I fondi per l’economia e l’impresa, per il grande dissesto idrogeologico dovuto a frane, alluvioni e terremoti, e per il turismo, che sta vivendo il suo “annus horribilis”, sono insignificanti e dimostrano come il PD ormai non sia più in sintonia con la società ed il territorio regionale. Non solo i conti sono striminziti, ma non si sono sentite neppure espressioni di volontà e di prospettive future. Nessun accenno alla chiusura di un’ERVET inutile che serve solo a mantenere clientele intellettuali; nessuno alla necessità di una ricognizione sul patrimonio immobiliare della Regione, che ammonta a 100 miliardi e che in parte potrebbe essere messo a reddito; nessuno alla necessità di diminuire la forte pressione fiscale regionale su cittadini ed imprese, per dare un po’ di respiro, visto che il bilancio della Regione è in forte attivo.
E’ una finanziaria regionale in “stile Merkel” quella che l’Assemblea legislativa ha purtroppo approvato, perché l’ossessione del bilancio perfetto e della continuità del proprio sistema di potere hanno fatto dimenticare le reali necessità del sistema produttivo e delle famiglie della nostra regione.         Gianguido Bazzoni


martedì 23 luglio 2013

BERLUSCONI: “FORZA ITALIA? UN PARTITO PER GIOVANI E IMPRENDITORI


“SPERO CHE A SETTEMBRE SI VOGLIANO AGGIUNGERE A NOI MIGLIAIA DI ITALIANI
I sondaggi lo premiano, ma Silvio Berlusconi è certo che il futuro è Forza Italia. Un futuro per nostalgici, insomma. Il Cav ribadisce le ragioni del prossimo cambio di nome in un intervento telefonico a un evento organizzato dall'Esercito di Silvio: "Abbiamo deciso di tornare a Forza Italia per un motivo che riguardava il nome Popolo della Libertà, fatto di due belle parole, ma in realtà mai usate". Una ragione, quella del nome storpiato, che l'ex premier ha più volte citato motivando il cambio della "ragione sociale" del partito. Berlusconi aggiunge: "Con Forza Italia, come ci riuscì 20 anni fa, vorremmo rivolgerci ai giovani e ai protagonisti del mondo del lavoro per chiedere di interessarsi al nostro comune destino". Il Cav continua: "Non è giusto che solo alcuni si interessino del nostro Paese e gli altri guardino da lontano criticando chi invece si impegna. Spero che con il lancio di Forza Italia nel mese di settembre - ha concluso - possano aggiungersi a noi tanti italiani con il loro entusiasmo e la loro passione".


MATTEO: IN CAMPER,, LE SPESE


Viaggiare, sì viaggiare. A Matteo Renzi piace così tanto Firenze che gli piace guardarla da lontano, anche perché senza di lui la vista migliora senz’altro; Fatto sta che, come abbiamo notato nella seconda puntata, diserta sistematicamente i consigli comunali e la scrivania di Palazzo Vecchio. L’ultimo viaggio noto è stato a Berlino ospite della cancelliera Angela Merkel. . E quali mezzi di locomozione usa? IL MITO DEL CAMPER Come viaggia Renzi? In camper! Dove dorme Renzi quando viaggia? In camper! Quanto spende? Due soldi e ce li mette lui! Questo è quanto ha cercato di comunicare al popolo bue il candidato a tutto meno che a lavorare, Matteo Renzi;  Il culmine della sua propaganda da viaggiatore a poco prezzo lo raggiunse nell’autunno-inverno del 2012 per la campagna delle primarie come candidato della coalizione di centrosinistra. Come i circhi si faceva annunciare da manifesti e volantini, altoparlanti e trombette. Finché sbarcava il Rottamatore .IL MITO DEL CAMPER Poi però si è capito che il camper si muoveva sì, e andava anche a passo di corsa: ma lui sopra non ci stava mai; Ci balzava sopra giusto il tempo per gestirsi un ingresso come si deve nelle città osannanti. Come Gesù a Gerusalemme con l’asina, Matteo a Pescara con il camper, per farsi acclamare come un Messia modesto e capace di tagliare i costi della politica, rifiutando rombanti berline e soprattutto anti-ecologici ed elitari jet. LA SVOLTA DI PESCARA Perché citare Pescara? Perché lì è cascato il camper. Chi ha bucato le gomme dell’automezzo è stato Massimo D’Alema, il quale, sentendosi rottamato, rivelò nell’ottobre scorso: “Altro che camper, a Pescara Renzi è arrivato da Firenze con un jet privato”;

lunedì 22 luglio 2013

BRUNETTA: TROPPI MINISTRI PD, SERVE UN RIEQUILIBRIO


IL CAPO GRUPPO BRUNETTA CHIEDE PARI DIGNITA’ DI RAPPRESENANZA NEL GOVERNO. “CON LO 0,3% IN PIU’ DI VOTI IL PARTITO DEMOCRATICO HA QUASI IL DOPPIO DEI DICASTERI”
Più che un rimpasto, un riequiilibrio. A chiederlo è Renato Brunetta, capogruppo del Pdl alla Camera dei deputati, in un'intervista ad Avvenire. "Serve un rilancio politico e programmatico della grande coalizione, basato su un patto forte, con un programma di legislatura, sull'esempio di quello che, nello scorso decennio, ha consentito alla Germania di portare a compimento le riforme necessarie - ha detto Brunetta - A settembre dovremo stringere un nuovo contratto chiaro per una reale pacificazione protesa allo sviluppo. E si dovrà arrivare a una pari dignità di rappresentanza nel governo, proporzionata ai voti raccolti alle elezioni. Tra il Pd e il Pdl c'è stato uno scarto di voti pari allo 0,3%. Invece il Partito democratico ha quasi il doppio di ministri, rispetto a noi. Serve un riequilibrio". "Sui tecnici - continua l'ex ministro - preferisco non discutere. Ma il ragionamento prescinde dai singoli nomi. Il governo Letta è nato in un momento particolare, di transizione. E risente di quel clima. Tanto che si parlava di una durata di 18 mesi. Se invece si vuole cambiare prospettiva e ragionare in termini di legislatura, allora serve un riequilibrio, funzionale anche a un diverso programma". "Ci sono due punti fermi: Letta e Alfano. Certo, servono partner che si fidino l'uno dell'altro e non si disprezzino troppo... Finora nel Pd è sempre prevalso il buon senso e gli antagonismi si sono rivelati tigri di carta, Matteo Renzi compreso", conclude Brunetta. In un'intervista al Corriere della Sera, però, il vicepremier e ministro dell'Interno, Algelino Alfano frena sull'ipotesi rimpasto. "Non ci sarà alcun passo indietro, né alcun  rimpasto - sottolinea Alfano - non c'è una terza via tra questo esecutivo e il caos"

ANDATE IN COMUNE A FIRMARE PER I REFERENDUM SULLA GIUSTIZIA: IMPORTANTE!


AL GRIDO DI “KYENGE PRESIDENTE”, SENEGALESI ATTACCANO LA POLIZIA


Si allargano i disordini e le violenze della ‘comunità senegalese in Liguria, dopo la morte ieri di un connazionale, annegato nel fiume Roja, a Ventimiglia. L’abusivo, per sfuggire alla polizia, insieme ad un altro venditore è fuggito dal mercato buttandosi in acqua. Il compare sapeva nuotare e si è messo in salvo, ma l’altro delinquente, Mame Mor Diop, 25 anni, non ce l’ha fatta, malgrado gli sforzi degli
agenti e bagnini che si sono buttati per soccorrerlo. Ieri la prima violenta protesta degli abusivi a Ventimiglia, oggi a Sanremo: “Polizia assassina” e “Kyenge presidente” due degli slogan urlati durante i disordini. http://www.televideo.rai.it/televideo/pub/notiziasolotesto.jsp?id=918150&pagina=801&sottopagina=01
Non solo delinquono e distruggono la nostra economia, non solo parassitano i parcheggi di ospedali e supermercati chiedendo il pizzo alle persone, ma pretendono anche l’impunità. Del resto, uno di loro è al governo. Si accettano scommesse: quanto passarà perché i poliziotti vengano perseguitati dal solito magistrato?

venerdì 19 luglio 2013

BAISTROCCHI COMMISSARIATO, BAZZONI: “MUTUO DI 1 MILIONE DI EURO DALLA CARIPARMA?”


Il capogruppo in Regione del Pdl ha depositato un'interrogazione a risposta immediata sul mutuo che sarebbe stato accordato al Centro Termale "Il Baistrocchi" da Cariparma perché se ne discuta già nella seduta di Assemblea legislativa prevista per la prossima settimana. La vicenda che il consigliere regionale Pdl mette sotto la lente di ingrandimento è quella del mutuo di 1 milione e 100 mila euro che il Consorzio “Centro Termale il Baistrocchi” avrebbe richiesto appunto a Cariparma per le opere di adeguamento antincendio delle strutture recettive che si dovrebbero effettuare entro il 31 dicembre 2013 ma sarebbe in parte destinato a saldare il lungo contenzioso sulle acque termali in essere con Terme di Salsomaggiore e Tabiano spa di cui la stessa Regione è tra i proprietari. Secondo quanto scrive Bazzoni  il mutuo sarebbe stato sospeso nel dicembre 2012 alle prime notizie di stampa riguardo il possibile provvedimento di commissariamento del Consorzio. Ora il consorzio è commissariato e le prime domande poste alla Giunta regionale sono: se il finanziamento di 1 milione 100 mila euro è stato poi erogato; se corrisponde al vero la notizia che parte del  finanziamento erogato, circa 500/600 mila euro, sarà utilizzato per saldare parte di quanto richiesto da Terme di Salsomaggiore e Tabiano spa., su richiesta diretta da parte dell’istituto di credito erogante il mutuo stesso; se la Regione Emilia-Romagna, in qualità di autorità tutoria del Consorzio “Centro termale il Baistrocchi” ritiene legittimo che parte di un finanziamento erogato per la realizzazione di indifferibili lavori di adeguamento alle normative vigenti, sia invece utilizzato per saldare il contenzioso con Terme di Salsomaggiore e Tabiano spa.

IL VENTAGLIO DELLA REALTA’


UN GRAN NAPOLITANO SPIEGA QUAL E’ L’UNICA STRADA POSSIBILE PER PD E PDL
Ineccepibile, il discorso di Giorgio Napolitano alla stampa parlamentare in occasione della tradizionale Cerimonia del ventaglio ha ripreso il filo di un ragionamento politico, morale e, come abbiamo avuto modo di sostenere, di “teologia politica” che il presidente della Repubblica va conducendo dal giorno della sua rielezione e del suo mirabile discorso al Parlamento: il principio di realtà. “Non ci si avventuri a creare vuoti, a staccare spine, per il rifiuto di prendere atto di ciò che la realtà politica post elettorale ha reso obbligato e per un’ingiustificabile sottovalutazione delle conseguenze cui si esporrebbe il paese”, ha ripetuto ieri chiudendo il suo intervento.


BUGIARDI E PATACCARI: LA LISTA DI PROSCRIZIONE DEL PM GIULIANO FERRARA


Sul Foglio i nomi e cognomi dei manettari che per 5 anni hanno chiesto la condanna del generale Mori, assolto dall'accusa di aver fatto sfumare la cattura di Provenzano nel 1995

Ci sono magistrati, giornalisti, televisionisti, politici e membri della cosiddetta "società civile". Giuliano Ferrara, in prima pagina su Il foglio, interviene con la verve che sempre lo contraddistingue nella vicenda dell'assoluzione del generale Mario Mori, compilando una "lista di proscrizione" di quelli che definisce "pappagalli delle procure" e "pataccari" in rotta. Cioè coloro che, nei cinque anni della durata del processo conclusosi ieri, hanno sparato ad alzo zero su Mori, accusato di aver fatto saltare la cattura del boss Bernardo Provenzano nel 1995, sostenendone a spada tratta la colpevolezza. La fine di quello che Il Foglio definisce "il primo capitolo del processo sulla 'trattativa Stato-Mafia'" ci libera, secondo Ferrara, da una lista di "firmatari della menzogna". Tra i magistrati, il direttore del Foglio mette: Antonio Ingroia, Nino Di Matteo, Roberto Scarpinato, Vittorio Teresi, Roberto Tartaglia, Gian Carlo Caselli, Domenico Gozzo. I giornalisti: Marco Travaglio, Antonio Padellaro, Giovanni Bianconi, Francesco La Licata, Giuseppe Lo Bianco, Sandra Amurri, Saverio Lodato, Salvo Palazzolo, Peter Gomez, Attilio Bolzoni, Liana Milella, Sandra Rizza, Barbara Spinelli, Marco Lillo, Furio Colombo, Guido Ruotolo, Paolo Flores D'Arcais. Televisionisti: Michele Santoro, Sandro Ruotolo, Corrado Formigli, Enrico Mentana, Gad Lerner, Vauro. Politici: Enzo Scotti, Claudio Martelli, Antonio Di Pietro, Giuseppe Grillo, Nichi Vendola, Sonia Alfano, Fabio Granata, Walter Veltroni, Paolo Ferrero, Beppe Lumia, Leoluca Orlando, Rosario Crocetta, Luigi De Magistris, Luigi Li Gotti. Società civile: Gustavo Zagrebelsky, Lorenza Carlassare, Sandra Bonsanti, Salvatore Borsellino, Carlo Freccero, Gianni Vattimo, Roberta De Monticelli, Dario Fo, Isabella Ferrari, Fiorella Mannoia, Moni Ovadia, Franco Battiato, Maurizio Landini.


giovedì 18 luglio 2013

SENIORES ANCORA DI PIU’ CON IL PRESIDENTE BERLUSCONI


Ho il piacere di trasmettere a tutti i Seniores del Popolo della Libertài saluti più affettuosi del Presidente Silvio Berlusconi con il quale ho avuto un colloquio. Ho rappresentato al Presidente il sostegno e l’apprezzamento dei Seniores per la sua lungimirante azione politica ed il riconoscimento del suo grande senso di responsabilità in una fase quanto mai delicata e difficile del nostro Paese. Enrico Pianetta Responsabile nazionale
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 Tutto ció a fronte di una spropositata e inverosimile aggressività giudiziaria contro di lui, sostenuta da forze politiche ed economico-mediatiche che sperano di annientarlo con metodi non democratici e che si rifiutano di accettare l’evidenza del grande consenso – oltre 9 milioni di voti- da lui ottenuti nelle recenti elezioni nazionali. Anche il cosiddetto “processo diritti Mediaset” è emblematico di questo clima antiberlusconiano e delle modalità messe in atto contro il Presidente Berlusconi.
Tra l’altro non è azzardato stimare che tutta questa vicenda processuale, basata su una assurda e risibile ipotesi accusatoria che avrebbe dovuto indurre a desistere immediatamente, sia già venuta a costare allo Stato, cioè agli italiani, una ventina di milioni di euro!  Ma proprio perchè ciascuno di voi si possa rendere conto della assurdità delle accuse e possa valutare fino in fondo la strumentalizzazione politica desidero includere in calce una nota più dettagliata relativa a questo “processo diritti Mediaset” Oltre al merito della vicenda di cui vi potete rendere conto, vi voglio sottolineare, a supporto della tesi della strumentalità politica di questo processo, che l’assurdità più evidente è rappresenta dal fatto che i magistrati milanesi non hanno tenuto conto di due precise sentenze della Corte di Cassazione che, con decisioni passate in giudicato hanno statuito l’assoluta estraenita’ di Silvio Berlusconi alla gestione di Mediaset negli anni in questione.
Allora noi Seniores dobbiamo, da un punto di vista politico ed umano ,esprimere vicinanza e affetto al nostro Presidente Silvio Berlusconi ,convinti come siamo della sua correttezza e della sua indispensabile presenza ,oggi col PdL, domani con la nuova Forza Italia, per il bene ,la democrazia e la libertà del nostro Paese e lo dobbiamo ringraziare per la volontà di continuare a lottare per questi valori.
 Processo “diritti Mediaset”


 Il “processo diritti Mediaset”, così convenzionalmente denominato, è basato su una ipotesi accusatoria così assurda e risibile che in presenza di giudici non totalmente appiattiti sull’accusa e “super partes”, sarebbe finito ancor prima di iniziare, con grande risparmio di tempo per i magistrati e di denaro per i  contribuenti.
Basti pensare che una sola delle molte inutili consulenze contabili ordinate dalla Procura è costata ai cittadini quasi tre milioni di euro.
Non è azzardato ipotizzare che tra consulenze, rogatorie ed atti processuali questa vicenda sia già costata allo Stato una ventina di milioni di euro.
Veniamo ai fatti.
Il gruppo televisivo fondato da Silvio Berlusconi era ed è uno dei principali acquirenti di diritti televisivi al mondo.
Una piccola parte, di questi diritti (da 30  a 50 milioni di dollari, sul totale di quasi 1 miliardo di dollari acquistati annualmente) veniva acquistata ogni anno da tale Frank Agrama, un imprenditore americano che operava ed opera nel settore diritti da oltre 40 anni.
Agrama, grazie ai suoi rapporti di amicizia con il Presidente della Paramount, Bruce Gordon, godeva di una sorta di esclusiva per la vendita dei prodotti Paramount sui mercati europei ed otteneva dalla stessa Paramount prezzi e condizioni particolarmente favorevoli.
Secondo alcune testimonianze, Frank Agrama e Bruce Gordon erano soci.
Agrama acquistava ogni anno da Paramount l’intera produzione dei film e delle fiction e poi li vendeva, singolarmente o a pacchetti, ai vari operatori europei assumendo su di sé il rischio dell’acquisto globale della produzione Paramount.
Mediaset per acquisire i prodotti Paramount, tra i migliori sul mercato americano, doveva quindi, necessariamente, trattare sempre e solo con Agrama.
A conferma di questo, un nuovo amministratore di Mediaset cercò di aggirare questa situazione trattando direttamente con Paramount. Il risultato fu che, quell’anno Paramount cedette tutti i suoi prodotti alla RAI anziché a Mediaset.
I magistrati milanesi non si sono arresi a questa realtà e hanno ipotizzato addirittura che la causa dell’esclusiva di Agrama sarebbe stato il fatto che Silvio Berlusconi sarebbe socio occulto di Agrama e che avrebbe diviso con lui gli utili delle vendite Paramount.
 Risulta invece incontestabilmente dagli atti che:
A) Silvio Berlusconi ebbe a conoscere il signor Agrama (due o tre incontri soltanto) agli albori della TV commerciale negli anni ’80 non avendo avuto successivamente alcun rapporto con lui.
 B) Dai conti correnti di Agrama sequestrati dai PM milanesi si evince incontestabilmente che tutti i guadagni provenienti dall’attività commerciale di Agrama sono rimasti nella sua esclusiva disponibilità e che mai somma alcuna è stata trasferita a Silvio Berlusconi.
 C) Nel corso degli anni, Agrama ebbe a versare ad alcuni dirigenti di Mediaset ingenti tangenti in “nero” (in un caso addirittura 4 milioni e mezzo di euro) per far sì  che l’azienda acquistasse  l’intera produzione annuale di Paramount.
 D) Tutti i testimoni ascoltati hanno categoricamente escluso che Silvio Berlusconi si fosse mai occupato dell’acquisto di diritti televisivi.
 E) Tutti i testimoni hanno confermato che dal gennaio 1994, data della discesa in campo nella politica, Silvio Berlusconi dopo essersi dimesso da ogni carica, si è totalmente distinto ed allontanato dalle aziende da lui fondate, non ha mai ricoperto alcun ruolo in Mediaset, non ne ha firmato alcun bilancio, né alcuna dichiarazione dei redditi.
 E’ evidente quindi che Silvio Berlusconi, che era ed è, attraverso Fininvest, il principale azionista e il principale beneficiario degli utili, mai avrebbe avuto interesse ad acquistare prodotti Paramount in eccedenza rispetto alle esigenze di Mediaset innalzandone i costi per poi dividere l’utile con Agrama e mai avrebbe acconsentito al pagamento di tangenti in “nero” a propri dirigenti per agevolare Agrama.
Sorge evidente una domanda: quale imprenditore avrebbe continuato a mantenere come responsabili dell’Ufficio acquisti, dei dirigenti corrotti che pretendevano una tangente addirittura del 10% sul prezzo dei diritti da acquistare?
La risposta è assolutamente scontata: nessun imprenditore avrebbe mai tollerato per più di un minuto la permanenza in azienda di tali personaggi che acquisivano annualmente diritti per quasi un miliardo di dollari, venti volte il pacchetto dei diritti Paramount, e che potevano quindi causare all’azienda danni enormi.
Ancora: il Collegio del Tribunale di Milano, era presieduto dal dott. D’Avossa, giudice già ricusato poiché in altro processo riguardante proprio il Gruppo Fininvest si era espresso affermando che era fatto notorio che in tale gruppo si utilizzassero fondi “neri” ed aveva perciò condannato i dirigenti imputati, che poi furono invece assolti in Appello e in Cassazione per insussistenza dei fatti.
Ancora: la Presidente della Corte d’Appello che ha incredibilmente confermato la sentenza di condanna del Tribunale aveva manifestato pubblicamente la sua disapprovazione nei confronti del Governo Berlusconi.
Ancora: i fatti ipotizzati dall’accusa sarebbero accaduti nella prima metà degli anni ‘90 e quindi sono risalenti nel tempo di oltre 20 anni.
La Magistratura, anziché prendere atto dell’intervenuta prescrizione ha invece, con tesi assolutamente pretestuosa, sostenuto che la compravendita dei diritti aveva continuato a produrre i suoi effetti in tutti gli esercizi di bilancio in cui gli stessi diritti avevano trovato  utilizzazione, ancorché fossero stati integralmente pagati all’epoca dei contratti primigenii risalenti agli anni ’90 ed interamente ammortizzati nei bilanci aziendali.
Questi i teoremi accusatori che sono stati protratti all’infinito solo per poter arrivare a condannare il nemico ideologico e politico Silvio Berlusconi.
Così per i bilanci Mediaset 2002 e 2003 gli uffici fiscali hanno prodotto un accertamento che indicava in 7.300.000  euro le imposte che Mediaset avrebbe evaso, un importo che rappresenta poco più dell’1% delle imposte ammontanti a 567 milioni di euro versate da Mediaset all’erario per gli stessi anni 2002 e 2003.
Ancora: Mediaset non ha ritenuto di accettare gli accertamenti del fisco e li ha impugnati davanti alla Commissione Tributaria Provinciale di Milano. Il Procedimento è ancora in corso e i legali di Mediaset sostengono che ci siano buone probabilità di vittoria di Mediaset e di soccombenza del fisco.
Ma ciò che rende ancor più assurda tutta questa vicenda è rappresentato dal fatto che i magistrati milanesi, contro ogni logica, non hanno tenuto conto di due precise sentenze della Corte di Cassazione, che con decisioni passate in giudicato hanno statuito l’assoluta estraneità di Silvio Berlusconi alla gestione di Mediaset proprio negli anni in questione.
In qualunque altra sede giudiziaria, dunque, a fronte di decisioni consimili si sarebbe doverosamente ed immediatamente pervenuti ad una sentenza più che assolutoria. Ma non a Milano.

 13 luglio 2013