Abbiamo seguito con interesse la presentazione del
rapporto sulla mafia in Emilia
Romagna, curato dalla Camera di Commercio di Reggio Emilia, in
collaborazione con la Fondazione Antonino Caponnetto e con il
contributo della Regione. Il rapporto, risultato del lavoro svolto dal nuovo
Centro di formazione e di analisi sui fenomeni dell’illegalità, si è proposto
di dare un contributo alle Istituzioni, al mondo imprenditoriale e a quello
sociale, al fine di rafforzare l’opera di contrasto alle infiltrazioni mafiose.
Il rapporto ha fornito cifre precise anche sulla “dimensione economica” delle
mafie in Emilia Romagna:
si stima infatti che la criminalità organizzata in regione fatturi ogni anno,
attraverso aziende ad essa collegate, 20 miliardi di euro; 49 sarebbero i clan
presenti. Il fenomeno mafioso, secondo il rapporto, sembra attecchire
maggiormente nel settore dell’edilizia e dei trasporti. Renato Scalia, della Fondazione Caponnetto,
durante la presentazione del rapporto, ha asserito che gli appalti al massimo
ribasso spesso favoriscono le infiltrazioni mafiose e che, in Emilia Romagna, la
situazione è molto critica. Nel rapporto emerge inoltre che, a Reggio Emilia, la
presenza mafiosa è alta ed altrettanto alto è il rischio di colonizzazione. Alla
luce dei risultati scaturito dal rapporto ritengo sia necessario fare piazza
pulita dei luoghi comuni: per la sinistra la mafia si annida solo nelle
Amministrazioni locali dove essa non è al potere. Secondo la sinistra vi sono
Amministrazioni pubbliche buone, quelle di sinistra, impermeabili alle
infiltrazioni mafiose e Amministrazioni cattive, quelle governate dal
centrodestra, corrotte ed influenzate dalla criminalità organizzata: la solita
retorica di vecchio stampo, lontana dalla realtà. In occasione della Festa
nazionale del Pd, svoltasi recentemente a Reggio Emilia si è
avuto
conferma di tale approccio strumentale della
sinistra nei confronti del fenomeno mafioso: è emerso lo stesso copione
recitato dai soliti attori che sanno solo criminalizzare gli oppositori
politici, mentre si è glissato sui fenomeni criminosi che si sono registrati, a
pochi chilometri di distanza dalla festa del Pd, ossia a Boretto, a Brescello,
a Fabbrico e a Gualtieri . Nel rapporto presentato al Teatro Valli, vi è stato
invece uno sforzo, quanto meno, di obiettività nel trattare il fenomeno
mafioso, anche se non sono mancati richiami di tipo propagandistico. Su
Brescello e le infiltrazioni mafiose ha condotto una inchiesta il settimanale
l’Espresso, a firma di Giovanni Tizian, dal titolo “Addio Peppone, ora c’è la
mafia”. Nel sommario Tizian ha scritto: “A Brescello, il paese dove Guareschi
ambientò l’epopea del Sindaco rosso e di Don Camillo , si sono insediati i boss calabresi
della n’ndrangheta, che investono nei cantieri, fanno affari e cercano di
mettere le mani nella politica”. Non molto tempo fa, a proposito di Fabbrico,
sulla stampa è stato scritto: “La realtà di Fabbrico è stata coinvolta nella
storia di Giuseppe Nocera, considerato dalla Dia di Napoli il terminale
reggiano del boss Miche Zagaria. Lo stesso Nocera costruì la casa al segretario
reggiano del Pd, Roberto
Ferrari e più o meno a tutta Fabbrico, Sindaco attuale
compreso.” Se nel Pdl ci sono mele marce
saremo i primi ad emarginarle, anche a Reggio Emilia. Il nostro è un partito
pulito composto da persone oneste. Uomini e donne che si impegnano, da anni,
per il movimento senza percepire un euro. Sosteniamo, con forza, il lavoro del Prefetto
De Miro, apprezzabile la decisione di conferirle un riconoscimento, il Premio Fondazione Caponnetto, per
l’impegno profuso nella lotta alla mafia. Fabio Filippi PDL
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