martedì 31 luglio 2012

I NOSTRI DIPENDENTI (SI) VOTANO LA LEGITTIMAZIONE A TRADIRCI DAL GIORNO DOPO IL VOTO!

ESEMPI DI VOLTAGABBANA DA SOPPRIMERE (POLITICAMENTE)

 Maggioranza bulgara in Parlamento per difendere i voltagabbana.Il Senato non approva, anzi affossa la proposta di legge anti “voltagabbana”, quella che avrebbe dovuto mettere un argine al cambio di casacca dell’onorevole durante la legislatura. Norma che avrebbe portato un effetto collaterale non irrilevante: rendere più difficile, il cosiddetto “mercato dell’onorevole”. Se fosse passata la norma, l’onorevole che fuoriusciva da un partito si sarebbe dovuto accomodare nel gruppo misto rinunciando a passare in modo organico da opposizione a governo (e viceversa) o peggio ancora formando già in Parlamento un partito tutto suo. È stato ricordato che il fenomeno dei voltagabbana nel corso dell’attuale legislatura ha registrato cento casi, vale a dire un parlamentare su ogni dieci. Eppure solo 45 senatori su 281 votanti. Il Senato non approva.  Una maggioranza enorme che apprezza i voltagabbana. il fazioso

PROVINCE DA TOGLIERE: IL PARERE DI ANTONIO PATTUELLI



lunedì 30 luglio 2012

ADERISCI ALLA PETIZIONE: ELEZIONE DIRETTA DEL CAPO DELLO STATO E DEI PARLAMENTARI (CLICCA)



A PROPOSITO DI PROVINCE: LA REGOLA DEL DUE…..DEL TRE. L’IDIOZIA DI QUESTI POLITICI SI SUPERA OGNI GIORNO


Sembrava strano che il sacrosanto taglio delle province fosse stato definitivamente accettato e digerito. D’altronde, in un paese normale, nessuno piange per la dipartita della BAT (la Barletta-Trani-Andria) o dell’Ogliastra con il suo doppio capoluogo Tortolì-Lanusei. Puntualmente, infatti, ecco che i nostri politici tornano alla carica, stavolta con un emendamento bipartisan (firmatari Paolo Giaretta del Pd e Gilberto Pichetto Fratin del PdL) alla spending review. Tenetevi forte, perché neppure nell’immaginazione più profonda si sarebbe potuta partorire la “Regola del Due”. Di che si tratta? Semplice: nessuna regione ordinaria potrà avere meno di due province. Questione di campanili, certo, ma anche di voti da raccogliere alle prossime elezioni. A salvarsi sarebbero tre degli enti rottamati: Terni, Matera e Isernia. Si dice che il governatore molisano Iorio (di Isernia, appunto) sia stato attivissimo nel tutelare gli 87 mila abitanti della sua provincia, mentre a sinistra avrebbero fatto i salti mortali per salvare Matera e Terni (200 mila abitanti). Peccato che Varese, Monza Brianza e Padova (che di residenti ne hanno il triplo e il quadruplo delle tre risorte) non saranno recuperate.
Per loro, il cimitero è pronto. Sembra, dunque, che senza Terni, Matera e Isernia non si possa fare a meno. E come se non bastasse, il senatore Domenico Benedetti Valentini (PdL) ha colto l’occasione per proporre la “Regola del Tre”: fare in modo che per ogni corte d’Appello ci siano tre tribunali. A salvarsi sarebbe anche Spoleto, che ovviamente è la città del senatore Benedetti Valentini. D’altronde è impensabile che a Spoleto non ci sia un tribunale, deve aver pensato il pidiellino. E’ la solita storia: ogni volta si annunciano cambiamenti epocali all’insegna del rigore e della serietà.

E IO PAGO: 206 MILIONI D IEURO DALLA CASTA PER GLI YACHITING CLUB E AERO CLUB PRIVATI (CHISSA SI CHI????)


Fosse solo per gli ottocentomila euro della scuola Bosina, quella della consorte di Umberto Bossi, quasi non ci sarebbe da scandalizzarsi. Il problema è che con la legge mancia 2.0, ora pomposamente chiamato Fondo per la tutela dell’ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio, i parlamentari italiani sono riusciti addirittura a finanziare l’aeroclub della Costa Smeralda, lo Yachting Club di Como, un parco termale in provincia di Siena. Questi nuovi dettagli emergono da un corposo studio effettuato dalla Corte dei conti sul nuovo look della legge utilizzata dai parlamentari per finanziare piccoli e grandi opere nel loro collegio, che è stata riformata nel 2008 da Giulio Tremonti. Cambiato il nome, la sostanza resta quella: i singoli parlamentari indicano i loro desiderata, le commissioni Bilancio di Camera e Senato stilano un elenco, il ministero dell’Economia a mettere a disposizione le cifre. Cifre che sono tutt’altro che trascurabili: 105,5 milioni di euro nel 2009, 130 milioni nel 2010, 30 milioni per il 2011: totale 265,05 in totale. Altri 50 sono già a disposizione per le esigenze di deputati e senatori per il prossimo anno. I magistrati contabili hanno analizzato la gestione del “Fondo” e, nella loro relazione, rilevano una serie di «criticità», in parole povere massacrano lo strumento e l’uso che ne hanno fatto i politici.

sabato 28 luglio 2012

IL CONSIGLIO PROVINCIALE APPROVA UN ORDINE DEL GIORNO PER LA PROVINCIA ROMAGNA


GALASSINI NON HA PARTECIPATO AL VOTO ED E’ USCITO DALL’AULA

Il consiglio provinciale ha approvato a maggioranza un ordine del giorno per l’accorpamento della Provincia di Ravenna in ambito romagnolo presentato dai capigruppo Tiziana Bandoli (Pd), Massimo Mazzolani (Pdl) e dal consigliere Paolo Pirazzini (Pd). Contraria la Lega Nord. Astenuti i gruppi Fds e Sel. Non ha votato il presidente del consiglio provinciale Gabriele Rossi (Idv), e Vincenzo Galassini (Pdl) è uscito dall’aula. Il presidente della Provincia Claudio Casadio ha aperto la seduta: «È opportuno e istituzionalmente corretto che il consiglio si pronunci sull’ipotesi di riordino territoriale delle Province. Questa è la posta in gioco adesso. I tempi sono davvero stretti. Siamo dunque chiamati a compiere una scelta storica alla quale non possiamo e non dobbiamo sottrarci. Tutto il resto – quante e quali funzioni, governo di primo o secondo grado, potrà essere discusso poi e potrà cambiare in corso d’opera – ma il riordino territoriale su cui dobbiamo pronunciarci oggi disegnerà il profilo dei nostri territori per i prossimi decenni. La massa critica delle nostre politiche ha come riferimento l’area vasta romagnola; i Sindaci e tutte le forze economiche e sociali che abbiamo consultato nei giorni scorsi hanno espresso consenso unanime all’ipotesi di accorpamento delle province romagnole. Un passaggio, questo, che non è ostativo rispetto all’idea di una regione Romagna. Abbiamo registrato una grande coesione che non è un dato scontato e che ci deve indurre a non subire il cambiamento ma a governarlo. La revisione degli ambiti provinciali si farà comunque, giusto o sbagliato che la si giudichi, dobbiamo esserne protagonisti, trasformando un vincolo in un’opportunità di cambiamento positivo».

venerdì 27 luglio 2012

AMICI DEL BLOG PDL SENIORES, COMUNICATE AGLI AMICI L’ESISTENZA DI QUESTO BLOG VOGLIAMO AUMENTARE LE VISITE!.


MI RACCOMANDO, AIUTIAMO SILVIO BERLUSCONI

RIDUZIONE DELLA SPESA: SIAMO SUL BARATRO E TUTTI CHIEDONO, COMUNI, PROVINCE, REGIONI E MINISTERI, SAPEVANO E SANNO, CHE BISOGNA TAGLIARE NON HANNO FATTO NULLA HANNO CONTINUATO SOLO A SPERPERARE!


SIAMO UN POPOLO DI DEFICENTI (E SIAMO PURE INCAPACI DI MANDARVI A QUEL PAESE)
E’ ufficiale, siamo un popolo di deficienti. Sì, bisogna riconoscerlo. Per i politici che ci governano (Comuni, Province, Regione, Governo) dei deficienti con l’anello al naso utili soltanto per mantenere e ingrassare questa casta. Basta. Null’altro. E siamo un popolo di deficienti perché ancora oggi ci permettiamo di ascoltare un Pierferdi Casini vantarsi di essere stato il primo ad accorgersi che Berlusconi era il grande ingannatore degli ultimi vent’anni. Lui, il Pierferdi, fondatore del CCD insieme a Mastella e Ombretta Fumagalli Carulli (mitica sottosegretaria alla Protezione Civile in tailleur e foulard al collo). Tre ragazzi CocCoDé in fuga a gambe levate da una DC agonizzante e subito accolti da Silvio Berlusconi. Lui, il Pierferdi, che sempre grazie al grande ingannatore é arrivato ad occupare la terza carica dello Stato. Lui, il Pierferdi, eterno aspirante alla guida di quel centrodestra che il Cav non vuole mollare. Deficienti, anche, perché tutt’oggi assistiamo con apprensione al grande dibattito sulle riforme. Accettiamo un governo “di saggi”, senza mandato popolare, al quale é stato affidato il compito di regolare i conti e modernizzare il paese. Dopo quasi vent’anni, ancora inutili parole, dibattiti e discussioni, campagne elettorali tutto in nome e per conto della grande riforma istituzionale e tutti sappiamo come è la situazione delle istituzioni. Spendere, spendere, super compensi, indennità e rimborsi, un casino…… Deficienti… un popolo di deficienti che ancora si rode il fegato nel leggere i conti in tasca che Rizzo e Stella fanno ormai da anni al carrozzone Italia. Siamo sempre più poveri e ci raccontano che siamo alla bancarotta. Per colpa di quello o di quell’altro, mai per colpa loro. Ci chiedono sacrifici e non ne fanno. Anzi spendono… ancora, buttano i soldi non solo nascondendoli sotto la panca come la Lega ha insegnato e come Lusi ci ha descritto. No, quel poco che resta lo si butta dalla finestra, e predicando il virtuosismo si finanziano le spese più strane i “Maori”, il festival di musica, la Festa del Parco, la corsa campestre, la 100 Km, le partecipate  decotte e fallite, ci teniamo le Province, no siamo capaci di toglierle dalla costituzione visto A B C sembrano tutti d’accordo,  ecc. ecc.
Perché si… é vero: siamo un popolo di deficienti e siamo pure incapaci di mandarvi a quel paese. 

MARINA BERLUSCONI, UNA DONNA CON…………, SI SFOGA: IO ALLA GOGNA MEDIATICA


Il presidente Fininvest interviene dopo il faccia a faccia con i Pm di Palermo: "La mia foto accanto a quella dei boss. Questa èuna macchina mostruosa..." Sulle vicende palermitane che mi riguardano e che hanno trovato ampia eco sulla stampa avevo deciso di mantenere quello che consideravo un doveroso e rispettoso silen­zio. Ma proprio il modo in cui la stampa si è occu­pata della mia deposizione di ieri a Palermo mi spinge a non tacere più. Vorrei raccontare una storia che qualcuno chiamerà di giustizia ma che rappresenta l’esatto contrario di quella che io ritengo dovrebbe es­sere la giustizia. Niente di nuovo, per cari­tà e purtroppo, ma può forse essere utile apprenderla direttamente da chi l’ha vissuta sulla propria pelle, per capire che questa degenerazione non è un problema di singoli, pochi o tanti che siano, ma un problema di tutti, un problema che mina le fon­damenta del vivere civile. Ecco il risultato di vent’anni di teoremi giudiziari: un veleno che intossica da troppo tempo l’intero Paese

SE ERRANI SARA’ RINVIATO A GIUDIZIO, DOVRA’ DIMETTERSI ANCHE IL SINDACO DI RAVENNA MATTEUCCI


BUCCI PDL: “HA DETTO DI METTERCI LA FACCIA PER L’ONESTA’ DEL GOVERNATORE QUINDI ANCHE IL MANDATO”
«Nonostante non sia a conoscenza del lavoro della procura di Bologna, Matteucci si è prodigato, più da capopartito che da primo cittadino rappresentante l’intera comunità ravennate, ad affermare a più riprese che su Errani ci mette la faccia e di conseguenza dico io, il mandato, diversamente che solidarietà sarebbe?». «Ogni giorno – continua Bucci – assistiamo ad azioni della magistratura che non colpisco più unicamente Silvio Berlusconi. Pertanto dalla solidarietà alla magistratura, inquirente e giudicante, il Pd è passato alla solidarietà agli indagati, e quando questo porta il nome di Vasco Errani, sinceramente gli attestati di solidarietà da parte delle sinistra questa volta si sono sprecati». Poi un interrogativo: «Per quale motivo, senza che Terremerse abbia informato per iscritto la regione, la giunta regionale, con presente e votante lo stesso Errani, ha adottato la delibera 1224 del 4 settembre 2006 nella quale si attesta il ritardo nel rilascio del certificato di agibilità da parte del Comune di Imola per dare mandato agli uffici di procedere all’erogazione del contributo?».

giovedì 26 luglio 2012

Alfano: Presidenzialismo possibile entro la legislatura

“L’approvazione dell’elezione diretta del presidente della Repubblica è un risultato storico e ci sono i tempi per portarla a termine definitivamente entro la legislatura.  Esattamente 2 mesi fa, il 25 maggio, è stato presentato al senato il disegno di legge di revisione costituzionale per l’elezione diretta del Capo dello Stato. La sinistra ci prese in giro, affermando che non saremmo mai riusciti a farlo approvare. Oggi siamo qui a parlare di un risultato storico, frutto del lavoro fatto insieme alla lega Nord e al gruppo Coesione nazionale del sen. Viespoli. Il momento é storico ed é il presupposto perché la riforma possa vedere la luce. Ora si passa alla Camera e la sinistra ci sta già attaccando, noi non risponderemo agli attacchi ma diciamo loro di non sottrarre chances al popolo. Se la riforma non si fa é perché la sinistra capisce l’importante di una riforma 10 anni dopo, piuttosto che ripensarci, io dico loro di farla ora. Approvare definitivamente l’elezione del Capo dello Stato da parte del popolo comporta: 1) far sì che il Capo dello Stato venga eletto da 60 milioni di persone e non designato da 6 segretari di partito; 2) evitare che data la concomitanza dell’assegnazione delle quattro più alte cariche dello Stato, si proceda a una lottizzazione vergognosa. Silvio Berlusconi é talmente tanto su questa strada accanto a noi da aver deciso di non partecipare alla conferenza stampa per non dare ulteriori motivi di pretesto alla sinistra. La decisione di non venire l’abbiamo presa insieme tre ore fa perché la sinistra aveva già iniziato con il rollio dei tamburi attaccandoci che l’elezione diretta del Capo dello Stato é solo un’operazione di propaganda per appendere qualche manifesto”. Lo ha affermato il segretario politico del Pdl Angelino Alfano, che assieme ai presidenti dei gruppi del Pdl al Senato e alla Camera, Maurizio Gasparri e Fabrizio Cicchitto, ha parlato della riforma presidenzialista che martedì 24 luglio ha superato il primo passaggio al Senato.


Francesco Forte

Lo spread sta sfiorando i 500 punti perché la politica economica del governo Monti non convince ed anche per effetto delle valutazioni negative di Moody’s, che in effetti danno la sensazione di essere strumentali a un attacco all’euro, tramite l’attacco all’Italia. Si ripete cioè con il governo tecnico la stessa situazione in cui si è trovato il governo Berlusconi, nello scorso novembre. Allora i nostri media sostenevano che bisognava mandare a casa Berlusconi non credibile a livello europeo e nominare un governo tecnico, di ispirazione bocconiana, che avrebbe avuto il prestigio necessario per risolvere la situazione e spiegare alla comunità internazionale che l’Italia ha più meriti di credito di quelli che le si attribuiscono, quando al vertice non ci sono le persone credibili. Adesso si tocca con mano che la credibilità del premier non c’entra, il gioco è più ampio. Secondo il governatore della Banca di Italia Ignazio Visco solo 200 punti del nostri spread sui titoli tedeschi dipendono da nostri fattori intrinseci, mentre  gli altri 200 (con lo spread a 400) o 300 (con lo spread verso 500) dipendono da fattori esogeni internazionali. Eppure  il segretario del PD, Pier Luigi Bersani, giudica agghiacciante il fatto che Silvio Berlusconi si presenti alle prossime elezioni politiche come leader del centro destra e Pier Ferdinando Casini si accoda parzialmente alla incredibile tesi bersaniana, giudicando “inopportuna” la scelta di Berlusconi. Ma in realtà se Berlusconi presenta la propria candidatura alla guida del centro destra altro non fa che riprendere la bandiera dell’unico programma in grado di risanare l’Italia. Il nuovo ministro dell’economia, Vittorio Grilli,

E IO PAGO: MA VI PARE NORMALE CHE IL DIRETTORE GENERALE DELLA RAI GUADAGNI 650MILA EURO?


E’ proprio sobria la Rai del presidente del Consiglio Monti. Così sobria che il nuovo direttore generale Gubitosi avrà un contratto a tempo indeterminato da 650 mila euro all`anno. E così in tempi di sacrifici per tutti la Rai assume un manager esterno per sostituire Lorenza Lei, al quale riconosce lo stesso compenso del direttore uscente. Ci si chiede perché a Gubitosi, esterno alla Rai, non è stato fatto un contratto a tempo, legato al mandato, invece di una assunzione piena? Quando scadrà l`incarico Gubitosi continuerà a percepire dall`azienda di viale Mazzini 500 mila euro annui, mentre perderà i 150 mila dovuti quale indennità di carica. Uno scandalo… e meno male che Monti è intervenuto… vero? Non è cambiato nulla… privatizziamola subito.

mercoledì 25 luglio 2012

STORICO SI DEL SENATO AL SEMIPRESIDENZIALISMO. ORA AVANTI ALLA CAMERA. BENE LA PROPOSTA DI BERLUSCONI


UNA GRANDE RIFORMA E’ A PORTATA DI MANO, NONOSTANTE I TENTATIVI UN POCO ISTERICI DI NEGARLA E MARGINALIZZARLA E LO SPAVENTO DI POTER DARE VOCE E PAROLA AL POPOLO. IL SEMIPRESIDENZIALISMO PUO’ DIVENTARE REALTA’-
E’ bastato che quattro gatti del PdL votassero a favore del semipresidenzialismo e del Senato federale per far uscire dai sepolcri tutti gli zombie della vecchia Repubblica che di cambiare qualcosa nei riti settecenteschi del nostro vivere politico non hanno alcuna intenzione. Il voto di oggi è inutile: buone intenzioni che rimarranno sulla carta. Le elezioni sono vicine, Berlusconi pensa agli aquiloni e alla campagna elettorale, Bersani a come ammazzare (politicamente, sia chiaro) Renzi, la Lega a chi sbianchettare dalle foto ufficiali. Il semipresidenzialismo interessa meno del menù di un ristorante da prenotare per la cena, in questo momento. Eppure, tre minuti dopo il sì del Senato già le agenzie battevano toni guerreschi e dichiarazioni di fuoco delle mummie nostrane. Pisanu, il vecchio e tremebondo Pisanu, si dissociava: eh sì, lui è legato alla Dc, al torbido, ai governi creati e disfatti in Parlamento, alle manovre di palazzo. Impossibile che votasse a favore lui, “la voce autorevole del PdL”, come l’ha definito Anna Finocchiaro. Pure la capa dei senatori piddini non ne vuol sapere di riscrivere qualche articolo della Costituzione e accusa Alfano e Gasparri di “mentire, perché questa riforma non vedrà mai la luce!”. Ovvio, a quelli come lei piace fare vertici notturni per decidere chi candidare al Quirinale. L’importante è che il prescelto sia o un senatore a vita del proprio gruppo o un ministro del proprio governo. La storia insegna, i fatti parlano chiaro. Ma gli ululati non finiscono qui: anche la Cgil, il sindacato degli scioperi e della lotta partigiana, non ci sta e parla addirittura di “inammissibile stravolgimento dell’ordinamento della Repubblica”, quasi che tutto fosse destinato all’immutabilità perpetua. La muffa al comando, per sempre. Rassegniamoci.

LO SCANDALO DELLE BABY PENSIONI. IN 40 ANNI CI SONO COSTATE 150 MILIARDI IN PIU’ RISPETTO AI NORMALI VITALIZI.



NON SI POTREBBERO RITTOCARE?
Una interessante inchiesta di Marco Ferrante pubblicata, oggi, su «Il Messaggero», scava su una delle ataviche vergogne del nostro Paese: l’insostenibile costo (e peso) sul nostro debito pubblico delle baby pensioni. Il Decreto in oggetto (santificato da un decreto in vigore dalla fine di dicembre 1973) prevede–per il settore pubblico la possibilità di andare in pensione con 14 anni sei mesi e un giorno per le donne con prole, 19 anni sei mesi e un giorno per gli uomini, e 24 anni sei mesi e un giorno per i dipendenti degli enti locali. La poca lungimiranza di quella classe politica ora si rimbalza le responsabilità per una scelta scellerata quanto squilibrata. Dice, oggi, Franco Marini, nel ’73 appena giunto a guidare la segreteria della Cisl: ««Sì, è vero che non c`era nella classe politica né nel corpo della stato di allora una grande consapevolezza di quello che sarebbe accaduto, dell’impatto che l’allargamento del welfare avrebbe avuto sui conti pubblici…». Quanto sono costate in realtà queste pensioni? Un calcolo preciso è quasi impossibile da fare. Ci si può avvicinare. Ecco come. Secondo Ferrante (basandosi su un calcolo effettuato qualche mese fa da Confartigianato) i baby pensionati italiani (pubblici e privati) rispetto al pensionato medio hanno ricevuto un trattamento più lungo di quasi sedici anni. Questo significa che a valori 2010 la differenza (cioè il costo in più rispetto a un normale trattamento pensionistico) varrebbe 148,6 miliardi di curo. Cioè: in questi 40 anni, l`esistenza delle baby pensioni ci è costata quasi 150 miliardi più di quanto ci sarebbe costata la previdenza se i baby pensionati fossero andati a riposo con le stesse regole degli altri. Una tassa cumulata – secondo le stime degli artigiani – di circa 6.630 euro che grava su ognuno degli occupati italiani. Si tratta di persone che in un calcolo medio restano in pensione per quasi 41 anni. Non è certo detto che i «baby pensionati» siano tra gli italiani più ricchi. Certamente, va sancito che sono stati tra i più privilegiati in assoluto. E se la crisi cominciassero a pagarla loro per primi?

LE ULTIME PAROLE FAMOSE: ZAPATERO ERA ADORATO DALLA SINISTRA PER UN’ ITALIA SEMPRE A CORTO DI LEADER.

IL MIRACOLO ECONOMICO SPAGNOLO E’ DIVENTATO UN INCUBO, EDILZIA E BANCHE NEL CAOS, IL LAVORO PRECARIO IN SPAGNA NON HA PARAGONI IN EUROPA.

Antonio Polito per il "Corriere della Sera". Viva Zapatero. Verrebbe da dirlo adesso che lascia, quello che la Guzzanti diceva quando cominciò. Sapete perché? Perché il premier spagnolo ha annunciato il ritiro all'età di 51 anni, cioè 4 in meno delle giovani promesse Veltroni e Casini, 9 in meno del leader della sinistra nostrana Bersani, e - neanche a dirlo - 24 in meno del premier italiano, che a lasciare non ci pensa nemmeno. Tanto di cappello: ecco un uomo che sa quando togliere il disturbo. Bambi- come lo soprannominò un avversario per denigrare quella sua faccia da cerbiatto, senza sapere che sarebbe diventato un marchio di successo - ha lasciato una traccia duratura ma delebile nella storia della Spagna, è volato come una meteora nel cielo della politica europea, prima sull'altare e poi nella polvere nel breve volgere di pochi anni. Ma se ne va come arrivò: con un certo stile. In Italia è stato oggetto di servo encomio da parte di quella sinistra al caviale che si innamora sempre di un leader straniero pur di parlar male del leader che ha (arrivò ad entusiasmarsi perfino per Jospin). Finì immortalato nel titolo del film di Sabina Guzzanti perché autore di una riforma televisiva che la compagnia dei comici anti-berlusconiani avrebbe voluto replicare da noi. Ma il suo nome venne invocato in tutte le piazze d'Italia per un'altra ragione: appena eletto, ritirò le truppe spagnole dall'Iraq, dove ce le aveva portate il predecessore Aznar, bushiano della prima ora. La cosa mandò in visibilio il mondo di Gino Strada (che proprio ieri si è ritrovato in piazza per manifestare contro un'altra guerra, quella a Gheddafi, cui invece Zapatero partecipa). E, naturalmente, esaltò i duri e puri del laicismo nostrano con le sue leggi per il matrimonio dei gay, l'estensione dell'aborto e l'accorciamento del divorzio, le stesse

LE RICETTE PER CAMBIARE I CONNOTATI ALL’ITALIA


TUTTI I PRESIDENTI DELLA REPUBBLICA CI DICONO CHE ABBIAMO UNA COSTITUZIONE AMMIREVOLE. E LA STAMPA, LA TELEVISIONE LI SEGUONO NELAL LORO ESALTAZIONE. IN REALTA’, LA NOSTRA COSTITUZIONE PORTA I SEGNI DELAL SITUAZIONE ECCEZIONALE IN CUI E’ NATA.
Francesco Alberoni - Tutti i presidenti della Repubblica ci dicono che abbiamo una Costituzione ammirevole. E la stampa, la televisione li seguono nella loro esaltazione. In realtà, la nostra Costituzione porta i segni della situazione eccezionale in cui è nata. In Italia passava la Cortina di ferro di cui erano espressione la Democrazia cristiana e il Partito comunista, due nemici mortali costretti a convivere. La Costituzione è stata fatta in modo che nessuno potesse governare da solo. Il Pci non era molto grande ma aveva una leadership forgiata nella Terza internazionale. Aveva egemonizzato la Resistenza e si preparava a egemonizzare, secondo l'insegnamento di Gramsci, scuola e magistratura. Ma anche la Dc era forte. De Gasperi si era formato al parlamento austriaco e in Vaticano godeva della fiducia illimitata della Chiesa e degli americani. Per paralizzarsi a vicenda hanno messo nella Costituzione un doppio Parlamento con le stesse funzioni, un presidente del Consiglio senza potere, una magistratura che è uno Stato nello Stato, e poi le amministrazioni locali e quelli che venivano chiamati «corpi intermedi» sindacati, potenti cooperative e un grosso parastato da lottizzare. Una Costituzione perfetta per la guerra fredda che è continuata fino al crollo del muro di Berlino. Poi tutto è esploso. La guerra fredda è diventata scontro bipartitico feroce, la magistratura ha spazzato via democristiani e socialisti, poi è incominciata la macelleria politica quotidiana, lo sbriciolamento dei partiti al punto che abbiamo dovuto chiamare un «Podestà» esterno come i litigiosi Comuni medioevali. E, giorno per giorno, la situazione peggiora. Che cosa si dovrebbe fare? Se fosse possibile, cambiare una Costituzione obsoleta mettendo una sola Camera o due Camere con funzioni diverse, una presidenza alla francese con un solo rinnovo, una magistratura efficiente e non politicizzata. Poi eliminare le Regioni a Statuto speciale, le Province, e adottare modelli fiscali moderni, seguendo l'esempio svizzero. Lo faranno gli economisti che ci governano? Per ora ci terrorizzano con le cifre ma il problema non sta nelle cifre, sta nella architettura dello Stato e del sistema politico e nel fare tutte le cose che servono quotidianamente allo sviluppo economico e semplificano la vita.


martedì 24 luglio 2012

CE LA FAREMO AD ELIMINARE LE PROVINCE: ABOLIREMO LE PROVINCE LA PROMESSA DI BERLUSCONI NEL 2008 E (DEL PD)



Repetita iuvant dicevano gli antichi, ma ripetere alcune cose potrebbe non giovare, anzi addirittura potrebbe fare arrossire. E’ il caso dell’abolizione delle province: durante la campagna elettorale del 2008 Silvio Berlusconi e la sua coalizione hanno promesso agli italiani di abolire le province per recuperare ben dieci milioni di euro, oggi gli stessi che nel 2008 erano i paladini di questo provvedimento dovranno approvare il decreto Monti che ne sopprimeremo solo 50 e le altre le fa accorparle. A dire il vero anche il PD, allora guidato da Veltroni, si sbracciava per l’abolizione delle province; ma anche loro per salvare il Governo Monti sono ad accettare il nuovo progetto. In questo periodo ne vedremo delle belle. Certi il partito del mantenimento della spesa pubblica ne fare di tutto per non cambiare nulla

CE LA FAREMO AD ELIMINARE LE PROVINCE: LE PROVINCE INUTILI SONO (QUASI) TUTTE ROSSE



Il governo di Mario Monti ha messo nel sacco il povero Pier Luigi Bersani con il decreto sulla spending review uscito da palazzo Chigi nel cuore della notte fra giovedì e venerdì. Al povero segretario del Pd è venuto uno stranguglione quando ha letto l’articolo che finalmente riduce quasi della metà le province italiane, e soprattutto scorrendo la lista delle vittime sacrificali destinate a sparire entro pochi mesi. Sono dieci infatti le città metropolitane che assorbiranno i ruoli delle province con il loro nome e 48 quelle destinate a sparire perché non rispettano due dei tre criteri che le terrebbero ancora in esistenza. Quattro di  queste sono già  in via di spegnimento in mano a una gestione commissariale che già le stava portando verso i nuovi criteri di unioni di comuni. Delle 44 che restano ben 28 sono oggi guidate da un presidente di provincia del Pd. Se si aggiungono le città metropolitane, i presidenti del Pd cancellati dalla geografia politico-istituzionale italiana diventano 34 su 54. Il resto è suddiviso fra Pdl (16), Lega (3) e una lista civica. Una strage rossa in piena regola, ancora più evidente se si va a scorrere la lista delle province che salteranno. In Emilia via otto province compresa Bologna, che verrà assorbita dalla città metropolitana. Delle otto solo una è ancora amministrata dal Pdl (Piacenza). In Toscana spariscono dieci province, come se Monti avesse utilizzato il Napalm. Sono tutte amministrate dal Pd.

CE LA FAREMO AD ELIMINARE LE PROVINCE: LA FRONDA ANTI-SOPPRESSIONE PARTE DA BENEVENTO, E’ INCOSTITUZIONALE


I presidenti delle amministrazioni provinciali tagliate dal decreto si appellano a Camera e Senato: il decreto Monti non rispetta requisiti di urgenza

BENEVENTO – Soppressione delle Province? I diretti interessati non vogliono sentire ragioni: “Avanziamo a tutti i senatori ed ai deputati, ai capigruppo dei partiti del Senato e della Camera, ai Presidenti di Camera e Senato la nostra richiesta di stralcio dell'art. 17 per palesi fattori di incostituzionalità e per la insussistenza delle motivazioni di necessità ed urgenza; chiediamo, in via subordinata, che l'art.17 venga riportato ad una dimensione di provvedimento di spesa e che pertanto individuati gli obiettivi di carattere economico da raggiungere, sia affidata agli enti locali ed alle Regioni l'iniziativa dell'adozione degli interventi da attuare per raggiungere tali obiettivi, anche attraverso la revisione dell'assetto e della organizzazione territoriale delle Province e dei Comuni”. E' quanto è stato approvato e sottoscritto questa mattina alla Rocca dei rettori, sede della Provincia di Benevento, al termine della prima sessione di incontri tra i presidenti degli enti che si oppongono al Decreto legge n. 95/2012 di accorpamento delle Province (art. 17). Il Sannio dunque come ultima roccaforte e la firma del documento comune firmato dai presidenti delle amministrazioni di Ancona, Ascoli Piceno, Avellino, Barletta-Andria-Trani, Benevento, Chieti, Crotone, Fermo, Gorizia, Isernia, Latina, Lodi, Matera, Pescara, Piacenza, Pordenone, Reggio Emilia, Rimini, Rovigo, Savona, Teramo, Trapani, Varese, Vercelli, Vibo Valentia, Vicenza. Nel documento viene inoltre richiesto all'UPI che “sia immediatamente denunciata la incostituzionalità dell'art.17 del Decreto Monti e che sia sospesa ogni disponibilità a collaborare col Governo Monti sulla riorganizzazione e il riassetto delle Province, perché il Decreto non ha accolto alcuna delle fondamentali richieste avanzate dall'UPI (dalle funzioni delle Province al coinvolgimento delle stesse nei processi di riorganizzazione, dall'elezione diretta degli organi provinciali all'assetto delle Aree Metropolitane)”. “Denunciamo - dicono i presidenti delle Province - in particolare il tentativo portato avanti con questo Decreto, in continuità col Decreto 'Salva Italia', anche con gli insopportabili tagli imposti alle Province, di svuotare e cancellare il ruolo delle Province anche attraverso il loro 'strangolamento' finanziario'. Il documento si conclude con l'appello ai Governatori delle Regioni di impugnare di fronte alla Corte Costituzionale l'art.17 del Decreto Monti per palese incostituzionalità”.

lunedì 23 luglio 2012

MONTI E IL VERGOGNOSO NON ACCORDO CON LA SVIZZERA PER INCASSARE 50 MILIARDI DI EURO



Da quando si è insediato il governo Monti, abbiamo assistito a numerosi proclami sull’evasione fiscale, tra mirabolanti proclami e operazioni mediatiche, passando per leggi “ammazza privacy”, con il fisco che setaccerà non solo i nostri conti correnti, ma persino la bolletta del telefono. Ma i soldi della VERA EVASIONE, i MILIARDI DI EURO esportati all’estero dai “grandi evasori” (e probabilmente, in parte provento di altre attività illecite) non li vuole toccare!!! Potrebbe recuperare facilmente 50.000.000.000 di euro, che non aspettano altro che essere prelevati, come spiega l’articolo di seguito. C’è l’accordo con la Svizzera, altre nazioni europee lo hanno già fatto… ma il nostro governo, evidentemente, NON VUOLE QUEI SOLDI! Preferisce purgare i deboli. 50 miliardi sono una bella somma: avrebbero permesso di non aumentare la pressione fiscale, o quantomeno di evitare le tasse che più hanno colpito le fasce deboli della popolazione, generando l’ondata di suicidi alla quale stiamo assistendo. Ma Mario Monti non vuole saperne. E le FALSE “opposizioni” COLLUSE, tacciono…

CRISI: BRUNETTA, L’EURO SI PUO’ SALVARE CREANDO L’EURO DI SERIE B



L'EDITORIALE DELL'EX MINISTRO SU "IL GIORNALE". - Grecia di fatto fallita. Spagna prossima al default. E, con spread oltre quota 500, domani, siamone certi, toccherà all’Italia. Così non si può più andare avanti. Rischiamo, a breve, il punto di non ritorno, il collasso. Per questo servirebbe, nel più breve tempo possibile, un vertice verità in Europa, senza aspettare i folli 50 giorni di passione che ci separano dalla sentenza della Corte Costituzionale tedesca. Vertice straordinario in cui mettere al centro il futuro, le risposte da dare alla crisi politica e finanziaria dell’Unione, i percorsi, i tempi, le responsabilità. Non si può più aspettare. Occorre cambiare gioco, da subito, cambiare modo di guardare alla crisi, a partire dalla sua genesi: abbiamo capito, infatti, che alla base ci sono stati errori di costruzione nell’architettura della moneta unica. Un pizzico di teoria: la definizione di area monetaria ottimale, come elaborata dall’economista, premio Nobel, canadese Robert Mundell, vale a dire un’area regionale nella quale, considerato il livello di integrazione degli scambi commerciali e il grado di facilità di movimento dei fattori produttivi (capitale e lavoro), possa funzionare un sistema di cambi fissi, quindi l’unione monetaria. Ebbene, l’eurozona non è una di queste, perché non è in grado di superare i cosiddetti “shock asimmetrici”, cioè congiunture economiche favorevoli per alcuni paesi dell’Unione, ma non per altri. La storia economica dell’ultimo decennio ce l’ha dimostrato. A questo punto ci sono tre modi per rispondere all’attacco della speculazione internazionale sui debiti sovrani dei paesi dell’area euro e sulla moneta unica; tre modi per salvare, o distruggere, l’euro e con l’euro l’Unione europea. Il primo è quello attuale, inerziale, perverso: andare avanti così, facendo finta di agire, senza di fatto fare nulla, perpetuare vecchi vizi, vecchie procedure, perdere tempo, non decidere. Questo porta alla fine certa della moneta unica, dopo un periodo di agonia e di distruzione delle economie dei singoli Stati, con conseguente implosione politica e democratica. Con in mezzo inevitabili derive populistiche antitedesche da parte dei paesi sotto attacco (vedi la Grecia), al pari di sentimenti altrettanto pericolosi quanto a egoismo, moralismo e da primi della classe da parte dei paesi del Nord nei confronti dei paesi sotto pressione. Con conseguente implosione della stessa idea di Europa. Sarebbe bene esserne consapevoli: i tempi lunghi dei rinvii portano al disastro. Al peggior disastro. Il secondo è noto a tutti, è quello ottimale, il più forte, il migliore, è un poker d’assi di possibile immediata implementazione, con una precisa road map istituzionale da realizzare in due anni, secondo quanto dovrebbe decidere il Consiglio Europeo del prossimo autunno in attuazione delle proposte del “quartetto” Herman Van Rompuy, Mario Draghi, José Manuel Barroso, Jean-Claude Juncker già presentate a Bruxelles il 28-29 giugno. Prevede di: 1) partire subito con l’unione bancaria (vale a dire un sistema bancario unico europeo con un fondo comune di garanzia sui depositi; sorveglianza sugli istituti di credito; regolamentazione

sabato 21 luglio 2012

LA SICILIA E’ FALLITA PRIMA DELLA GRECIA. RINGRAZIAMO LOMBARDO PER I DEBITI CHE CI HA LASCIATO.


Dopo il blocco dei fondi Ue arrivano pesanti le parole di Lo Bello vicepresidente di Confindustria che chiede aiuto a Monti. Forse in molti lo sanno già. Nei mesi scorsi sono stati tanti gli allarmi lanciati a qualsiasi livello. L’ultimo in ordine di tempo, quello del Sindaco di Catania Stancanelli, che richiedeva soldi alla Regione per gli stipendi dei comunali di maggio. Sono situazioni già viste e riviste, soprattutto per chi è posto nei gradini più bassi della scala gerarchica, che come sempre, paga per primo le conseguenze. Non è la prima volta che i dipendenti comunali ricevono il loro stipendio in ritardo, ed in alcuni casi, questi ritardi si protraggono per mesi interi. Oggi, a parlare di scenario drammatico è Ivan Lo Bello, vicepresidente di Confindustria, che dalle pagine del Corriere della Sera lancia l’allarme di un possibile fallimento della Sicilia. “Va ripensata anche l’autonomia e occorre avviare un’operazione-verità. Scuotere dal torpore i siciliani, dai dipendenti regionali ai pensionati della stessa Regione che saranno i primi a trovarsi senza stipendi in caso di crollo. Ma il governo Monti – aggiunge – deve subito mettere mano ai conti, controllando un bilancio reso non trasparente da poste dubbie e residui inesigibili”. Chiaro il riferimento al cattivo governo della Regione Sicilia, che già negli ultimi mesi ha pensato alla campagna elettorale con assunzioni choc e sperpero di denaro a destra e a manca. Non a caso, l’Unione Europea ha bloccato i 600 milioni di euro destinati alla regione Sicilia. “La Sicilia – continua Lo Bello – rischia di diventare la Grecia del Paese e il Paese deve intervenire anche superando gli ostacoli di una autonomia concessa nel dopoguerra, in condizioni storiche e politiche ormai lontanissime, ma utilizzata da scriteriate classi dirigenti per garantire a se stesse l’impunità”

E IO PAGO, COMUNE DI RAVENNA: PDL E LEGA CONTRARI ALLA CITTADINANZA ONORARIA PER ROSSELLA URRU



Non ci pesa per niente prendere le distanze dall’unanimismo di maniera che sta investendo la maggior parte dei partiti rappresentati in consiglio comunale esprimendo sin d’ora chiaramente la nostra posizione contraria per quanto riguarda la proposta di cittadinanza onoraria a Rossella Urru. Sgombriamo il campo dagli equivoci: i gruppi PDL e Lega Nord sono felicissimi per il rientro della ragazza sana e salva in Italia e in diverse occasioni ha anche partecipato con propri rappresentanti ai sit in mensili per chiederne la liberazione. Si sono sempre astenuti dal prendere posizioni anche lontanamente critiche circa il ruolo della cooperazione internazionale nello scacchiere di territori difficili anche a noi vicini onde evitare che parole di semplice critica politica potessero essere strumentalizzate eventualmente anche a livello internazionale compromettendo le operazioni per la liberazione di Rossella Urru. Tuttavia così come c’è un tempo per tacere ve n’è anche uno per esplicitare le proprie posizioni e a nostro avviso è arrivato. La maggior parte delle ONG che si occupano di cooperazione internazionale che benché ufficialmente non governative sono spesso sovvenzionate da denaro pubblico spendono più per mantenersi in vita che per le missioni per le quali ricevono quei fondi. In molti casi insomma le ONG anziché essere utili alla causa diventano controproducenti soprattutto quando scelgono di non operare in ambito macro, ma preferiscono quel solidarismo terzomondista tanto politically correct quanto inutile o addirittura dannoso. Quando poi si scoprono le cifre che il contribuente spende per recuperare chi si è autonomamente messo nei guai per inseguire sogni o aspirazioni senz’altro legittimi ma le cui conseguenze in casi come questo – peraltro sempre più numerosi - ricadono sull’intera collettività, è francamente difficile per noi essere su una linea d’onda di condivisione. E’ questo il motivo per cui ben felici del ritorno in territorio italiano della ragazza e pur considerandola senz’altro una cittadina di fatto di Ravenna per averla vissuta e per averci compiuto gran parte degli studi, non riteniamo giusto che le venga assegnato un titolo simile.
Troviamo inoltre particolarmente ipocrita che una città dove non si chiede una deroga per intitolare una piazza a Don Fuschini o si tardano decenni a intitolare una via a Marino Pascoli, sia così rapida nell’assegnare una cittadinanza onoraria per la quale non appaiono sussistere motivazioni di particolare rilevanza. Il sospetto è che quando l’amministrazione sente che alcuni personaggi le sono politicamente vicini, o il sindaco sente che una certa operazione mediatica gli può essere utile, si riesce a fare tutto in fretta e subito.  I casi Mia Causevic e Roberto Saviano (a proposito, quando si degnerà di venire a ritirare la cittadinanza che gli venne conferita ormai nel lontano 2009?) sono ancora lì a dimostrarlo. 

UNA BUONA PROPOSTA DAL COMUNE DI SANT’AGATA SUL SANTERNO




venerdì 20 luglio 2012

DIMENTICATE NAPOLITANO, PENSATE SEMPRE E SOLO A BERLUSCONI.ONI.ONI.ONI.


 Come sono prevedibili. Napolitano finisce nel tritacarne in merito alla trattativa Stato-mafia, scoppia una violenta polemica sull’uso delle intercettazioni riguardanti il Presidente della Repubblica, e che succede? Che agli italiani viene fatta immediatamente una operazione-memoria: dimenticate Napolitano, ecco a voi il vero mostro. Ecco a voi il mafioso. Eccolo: è Silvio Berlusconi. E così i pm di Palermo vogliono ascoltare il Cavaliere in merito ai rapporti con Marcello Dell’Utri, e pare in merito ad una casa acquistata ad un prezzo “gonfiato” (così dicono). Che ci volete fare, così funziona. Mettete insieme “Berlusconi” e un’inchiesta sulla “mafia” (una qualsiasi) e il gioco è fatto. Cari italiani, eccolo lì, il mafioso. Ecco Berlusconi. Concentratevi su di lui, e non pensato ad altro. A nessuno

CASINI DA TRENT’ANNI AL SERVIZIO DI SE STESSO


IL NUOVO CHE AVANZA.
 (ASCA) ''Nel giorno in cui si rinnovano gli attacchi a Silvio Berlusconi, e da Palermo si lascia scorrere un rivolo di veleno sperando di trasformarlo in un fiume mediatico, l'ottimo Casini non trova di meglio che sferrare il calcio dell'asino. Poche persone come il presidente Casini hanno saputo servire con tanto zelo e sprezzo del pericolo la propria personale causa. Il politico che teme come un film dell'orrore la ricandidatura di Berlusconi e' lo stesso che per 14 lunghi anni e' stato protagonista di quel film dove vi ha recitato parti da protagonista''. 'Le scelte del governo Monti che tanti elogi strappano a Casini, sono le stesse scelte che Casini impedì di fare al governo di centrodestra, bloccando la riforma delle pensioni e la riforma della PA. Le intercettazioni e più in generale la riforma della giustizia invocata da Casini sono le stesse questioni che Casini impedì di affrontare ai governi di centrodestra. Il prossimo anno Casini festeggerà il suo trentesimo anniversario di vita parlamentare. Tanta longevità lo ha visto attraversare schieramenti e maggioranze con la stessa disinvoltura di un danzatore. Bisagliano e forlaniano nella Dc, ne uscì inorridito nel 1993 allorché si rese conto che Martinazzoli pilotava i resti del partito nelle braccia di Occhetto. Accolto, o più precisamente raccolto da Berlusconi, ha ricevuto onori e consensi, per sè e il suo partito prima di girare le spalle una volta capito che c'era da attendere per traguardi più ambiziosi''.Nessuno si aspetta gratitudine da Casini, una merce che non circola in politica. Ma i suoi giudizi astiosi contro Berlusconi sono rivelatori di una frustrazione personale che incuba da anni e che oggi lo porta nelle stesse braccia in cui temeva di cadere 20 anni fa. La coerenza di Casini e' girevole come le porte del Grand Hotel: idee che vengono, idee che vanno...

MI SONO SBAGLIATO, BERLUSCONI I VOTI LI PRENDERA’


LA SINISTRA SI PRENDE PAURA COMMENTO DI ANTONELLINI DELLA REDAZIONE DA PAVAGLIONE LUGO
Dicono che cambiare idea sia segno di intelligenza!? Certo è che in un modo in cui tutti sono convinti di avere la verità in tasca tanto che in due si litiga in tre, trovare chi dice che ha cambiato idea, è raro. L'unica attenuante che ho è che Berlusconi, è fuor di dubbio, sia un un uomo con milleuno difetti ma di straordinaria intelligenza. Martedì scorso sul vostro giornale profetizzavo, complice la novità davvero delirante e valutandola con le sole categorie mentali vigenti oggi, un abisso diverse da quelle di quando Berlusconi vinse le ultime politiche, che il Cavaliere prenderà pochissimi voti. Già, ho cambiato idea, ne prenderà (purtroppo) tanti. Appunto, dopo una valutazione a caldo, "sensitiva", della sua ridiscesa in campo, mi sono interrogato con più attenzione, usando il metro di giudizio più valido: perchè avrà fatto una simile cazzata?  L'ha fatto perchè è sicuro che gli andrà bene! L'elettore decide chi votare con il portafoglio in mano: la stragrande maggioranza degli elettori decide in base a se, secondo lui, chi verrà eletto, glielo riempirà o glielo vuoterà.  Tutti gli italiani lamentano di pagare troppe tasse. Ora più che mai chi sarà più credibile in campagna elettorale nel dire che le diminuirà, vincerà le elezioni.  In campagna elettorale tutti diranno che le diminuiranno, ma ci sarà un solo candido che potrà dire, non che promette, ma che lo già fatto, che avrà una "prova-provata" da mettere in campo:  ha vinto le ultime politiche garantendo la soppressione dell'ICI e la promessa l'ha mantenuta.  Sarà tremendamente più credibile di tutti gli altri. Inutile dire che la soppressione dell'ICI ci ha portati ad un passo dal baratro, come pure che eravamo lo zimbello dell'Europa o che è "sospettato" di aver compiuto reati o che passa il suo tempo in gradevoli compagnie.... "Se vince lui risparmio diverse centinaia di euro che mi servono tremendamente". Brrrrrrrrr Nel redazionale di martedì mi facevo forte del dato dei suoi 77 anni che in una legislatura portano ovviamente ad 82, ma a parte che non è molto elegante per contrastare un avversario far ricorso a questo dato, sottovalutavo appunto che è con le prospettive per il proprio portafoglio che si decide come votare. Arrigo Antonellini

giovedì 19 luglio 2012

LE PROVINCE VANNO ELIMINATE.

ORA IL PD SCOPRE LA PROVINCIA ROMAGNA, PER CONTINUARE LO SPERPERO DI SPESA. COERENZA! LE PROVINCE VANNO TOLTE TUTTE COME HA SEMPRE CHIESTO IL PDL.
Il molloc del PD ha deciso di fare la provincia Romagna, dopo avere combattuto da sempre la Regione Romagna. Prendiamo atto che molte cose sono cambiate in sette mesi. Berlusconi e il Pdl hanno sempre sostenuto che le Provincie andavano eliminate. Ora che un primo passo il Governo Monti l’ha abbozzato, il Pd, e forse la Regione Emilia Romagna  prendono posizione per fare una provincia unica da Rimini, Forli-Cesena a Ravenna, il solito modo di mantenere enti e sedie da sempre come hanno fatto con le Comunità Montane, i Parchi, trasformate ma mantenute accampando tante tesi. Il decreto  prevede che le competenze delle province siano solo due, potranno anche diventare 3 o 4. ma non cambia niente sulla nullità delle Province. Vanno tolte tutte! . Ricordo la storia delle Province. Già il ministro Minghetti -Destra Storica- nel 1861 (Governo Cavour) provò a presentare due disegni di legge che nella neonata nazione identificavano a livello territoriale unicamente due livelli di governo: Comuni e Consorzi di Comuni ad area vasta (Regioni) . Fin da allora gli oppositori di destra e sinistra (sembra di raccontare la storia dei ns. giorni) si opposero all’abrogazione delle Province, opperbacco!!! Costituite le Regioni nel 1970, ci provò il PRI di Ugo la Malfa che presentò un ddl costituzionale che mirava allo stesso scopo, DC e PCI fecero melina ed il tutto si arenò…..more solito. Registro che dal 1861 sono trascorsi 151 anni e dal 1970, 42 anni e le Province nel frattempo sono perfino aumentate. Adesso ci prova il Governo Monti, più modestamente, puntando ad una riduzione….ho i miei dubbi che possa raggiungere il traguardo. Come nel gioco dell’oca si torna alla casella di partenza, ovvero alla situazione del 1861. Chissà perché all’estero fanno fatica a capire perché l’Italia non risolve mai i suoi problemi ??!!! secondo me dipende dalla Merkel !!! come dicono i buontemponi. Questa è la storia, spero che nel 2013 con Monti si arrivi se non ad eliminarle tutte ma almeno il 50%, sarà difficile. Non credo che la Provincia unica della Romagna serva qualcosa quando dovrà gestire solo due o 4 competenze. Coraggio, tagliamo, almeno noi diamo il buon esempio rispettando quanto ha sempre dichiarato il presidente Berlusconi! Vincenzo Galassini consigliere provinciale Pdl Ravenna

ABOLIAMO LE REGIONI A STATUTO SPECIALE


Con un debito di oltre 5 miliardi di euro la Sicilia è la Grecia d'Italia. Ma non è la sola Regione a statuto speciale a spendere e spandere: da sempre tutte e cinque sprecano troppo.
La Sicilia va a gambe all'aria. Ma non è la sola Regione a statuto speciale a rischiare questo drammatico destino. Certo, i conti di Palermo sono davvero allarmanti: la gestione ballerina del governatore Raffaele Lombardo ha trascinato nel baratro quella che ilGiornale ha ribattezzato la "Grecia d'Italia". Un debito da 5 miliardi di euro, scandali, assunzioni per gli amici e gli amici degli amici e fondi europei mal gestiti o del tutto snobbati. Nella Regione Sicilia i costi della politica e quelli per l’acquisto di beni e di servizi sono, in termini pro capite, circa il doppio; quelli relativi agli stipendi del personale addirittura più del triplo rispetto alla media di tutte le altre regioni d’Italia. Secondo uno studio della Cgia di Mestre, la Regione governata da Lombardo ci costa 2,5 volte in più della media di tutte le altre Regioni messe assieme: "Precisamente 551 euro pro capite contro i 219 euro pro capite in capo a tutti gli altri cittadini italiani". E le altre Regioni a statuto speciale? Non fanno certo meglio dal momento che, secondo un confronto del 2010, sono tutte e cinque in passivo. Insomma, spendono più di quanto incassano. E allora? Allora, aboliamole. Da sempre, in Italia, ci sono cittadini di serie A e cittadini di serie B: neanche 10 milioni di italiani ricevono dallo Stato più degli altri 51 milioni e mezzo di connazionali. È un dato di fatto. Brutto da constatare, ma è così. È sempre stato così. Nel 1994, ogni cittadino della Lombardia aveva ricevuto dallo Stato 260mila lire, uno del Trentino-Alto Adige circa 4 milioni e uno della Val d’Aosta oltre 7 milioni lire. Col passare degli anni l'andazzo non è certo migliorato. Nel 2008, per esempio, la spesa pro capite per pagare gli stipendi e i contributi al personale regionale è cresciuta per ogni valdostano a oltre 2mila euro. Tanto per avere un metro di paragone: nello stesso anno in Liguria la spesa ammontava a 32 euro e 90 cent, in Veneto a 30 euro e 70 cent e in Lombardia a 20 euro e 30 cent. Cifre da capogiro. Ad oggi la situazione è davvero peggiorata. Basta scoprire il vaso di Pandora siciliano per capire in che situazione ci troviamo. Come spiegava oggi Nicola Porro sul Giornale, solo per i dipendenti la Regione Sicilia spende più di 1,7 miliardi di euro (dati aggiornati al 2009), all'incirca venti volte la spesa affrontata dalla Lombardia di Roberto Formigoni. Nel giro di cinque anni Lombardo è riuscito a fare accrescere il costo per le retribuzioni del 50%: "Su più di 17mila dipendenti, ci sono 1.428 dirigenti". Negli ultimi giorni, questi dati sono sotto gli occhi di tutti. Il fatto è che la Sicilia non solo spende e spande coi soldi che lo Stato le invia a pioggia, ma si permette pure di snobbare i finanziamenti europei: utilizza solo il 12% dei 6 miliardi di euro di cui può godere.

L’INFLUENZA DELLA CULTURA DI SINISTRA CONTINUA A CONDIZIONARE L’ITALIA


ANCORA UNA VOLTA IL SINDACALISMO ITALIANO DIMOSTRA DI ESSERE QUATTRO PASSI INDIETRO
Cgil, Cisl e Uil  hanno aperto su Facebook da circa 4 mesi una pagina dai toni lugubri, drammatici e nel contempo minacciosi che spiega meglio di ogni analisi sociologica le ragioni della diversità dell'Italia. 
I singolari assioma sono tre.
1° - Domeniche sempre aperte uguale a più costi. Più costi uguale a spesa più cara.
Che la spesa ultimamente sia più cara è un dato incontestabile non fosse che per l’aumento dell’Iva. Ma sarebbe bello sapere da dove nasce la bislacca teoria per la quale le aperture domenicali, farebbero lievitare i costi al consumo.
La gente va a fare la spesa la domenica per ragioni di comodità come avviene in quasi tutti i paesi occidentali dove non si riscontra, in nessuna circostanza, un incremento dei prezzi dei prodotti a causa dell'ampliamento dell'offerta commerciale. Semmai accade il contrario.
E' singolare che queste organizzazioni prima si lamentino (giustamente) degli stipendi bassi e della scarsità di lavoro, poi quando si cerca di incentivare il lavoro, dichiarino che i lavoratori, (fino al giorno prima sotto pagati e sotto impiegati) passano al ruolo di “sfruttati”.


mercoledì 18 luglio 2012

BENE: “FORZA ITALIA” PER L’ATTUALITA’ DEL MESSAGGIO LIBERALE.


da blog 31.7.2010 “I nostri elettori stanno con Berlusconi”  http://www.wicomwebspace.com/pdl_ravenna/?m=201007


''Il ritorno a Forza Italia è la cosa più giusta se si vuole convincere l'elettorato dell'attualità del messaggio liberale e moderato incarnato da Berlusconi''. Con le convulsioni politiche e con il continuo cambiamento dei simboli sulle schede elettorali  si perde di vista, forse, l'importanza di un branding che oramai rappresenta una stagione così importante, quale la difesa in campo di Berlusconi nel '94. Sono convinto che se questa sarà la scelta definitiva il marchio tricolore varrà punti percentuali in più  nel voto''.  Con Forza Italia recupereremo consensi, ma serve una rivoluzione liberale. 'Berlusconi ha fatto una scelta coraggiosa che ci aiuterà ad attraversare un momento difficile’. Tornando all'esperienza di Forza Italia possiamo recuperare consensi, ma non nascondiamo le grandi difficoltà e la necessità di una nuova rivoluzione liberale, proponendo volti di liberali veri e non come avvenuto nell'ultimo governo, quando abbiamo affidato le sorti della rivoluzione liberale a uno statalista. Forza Italia aveva la caratteristica dell'inclusione e non dell'esclusione. Correre da soli ci farà vincere,   visto che in 18 anni i nostri alleati e alcuni dei nostri ci hanno frenato e non fatto attuare il programma del ’94. Attenti alle scelte ai nostri rappresentanti in parlamento, uomini  ormai da quattro legislature e num,erosi con poca voglia di lavorare. Attenti,  è necessario un partito snello all’americana. No alle  tessere. Vincenzo Galassini

REGIONE RINNOVA CON TRENITALIA


ALTRI TRE ANNI DI CONTRATTO TRA LE DUE PARTI. INTERROGAZIONE DEL CONSIGLIERE PDL BAZZONI: PERCHE’ L’EMILIA ROMAGNA HA DECISO DI PROPROGARE NONOSTANTE I DISSERVIZI?”
ROMAGNA - La regione Emilia-Romagna ha rinnovato per altri tre anni il contratto con Trenitalia per il servizio di trasporto dei pendolari per studio e lavoro. Un contratto definito "oneroso" dal consigliere regionale Gianguido Bazzoni (Pdl), che infatti interroga la Giunta sulle ragioni di questo rinnovo.  "Su questo contratto - dice il consigliere - vi sono state negli anni scorsi diverse proteste relative al disservizio costante che si registra ed all’incapacità della Regione di monitorare l’effettivo adempimento degli obblighi contrattuali ed intervenire con sanzioni. Soprattutto dalla Romagna a Bologna la situazione è sempre tragica, tanto che si è costituito anche un comitato degli utenti (ROMBO) che ha svolto diverse iniziative di sensibilizzazione e protesta". "La Giunta Regionale, alla scadenza, poteva approfittarne per rivedere il contratto e soprattutto rivedere il sistema dei controlli e delle sanzioni - continua Bazzoni - invece ha preferito prorogare per tre anni la validità del contratto vecchio, facendo supporre che i disservizi si manterranno in linea con il passato". Alla luce del rinnovo, Bazzoni ha quindi inviato un'interrogazione alla Regione, chiedendo in base a quali criteri e valutazioni si è deciso di prorogare il contratto di servizio con questo fornitore. Il consigliere Pdl vuole inoltre sapere se la Regione non possa ritenere che il servizio debba raggiungere degli standard "perlomeno accettabili, visto che oggi siamo in una situazione in cui non si fanno investimenti, non si coprono adeguatamente tratte anche importanti, non si hanno garanzie rispetto a tutti i rincari che il contraente vorrà applicare, non si hanno notizie di impegni da parte dello stesso". Infine Bazzoni si chiede se indicendo una nuova gara e formulando un nuovo capitolato, non "si sarebbe potuto inquadrare meglio tutti i problemi e migliorare il controllo a favore dei pendolari e dei viaggiatori tutti".

martedì 17 luglio 2012

IL CAVALIERE PROPONE: “FORZA ITALIA”. BENE! UN’INTERVISTA ALLA BILD, BERLUSCONI AVANTI TUTTA TORNIAMO ALLE IDEE DEL 1994!

Noi ci auguriamo una Germania più europea e non un'Europa più tedesca», senza risparmiare critiche alla «eccessiva politica di risparmio» di Angela Merkel (che proprio ieri aveva ribadito il no suo e della Germania a «politiche di solidarietà senza garanzie»). Alla Bild, il Cavaliere rivendica anche l'azione del suo esecutivo: «Se noi abbiamo di nuovo sotto controllo il nostro bilancio statale è in gran parte grazie al mio governo» afferma, sostenendo di essere stato il primo leader occidentale ad aver riconosciuto il pericolo della crisi e ad aver introdotto le riforme. Un percorso intrapreso ma non compiuto sul quale il confronto con gli elettori del centrodestra è aperto. Si chiede per esempio se il candidato Berlusconi dovrebbe «portare avanti le riforme costituzionali e in particolare il presidenzialismo». Se mettere in lista «facce nuove, indipendentemente dalla loro età, purché siano competenti». Sono quindi domande-idee già allo studio, ma di cui si chiede un parere a tutti. Tra queste, una svolta che già frulla nella testa dell'ex premier: «Nominare un vice donna, possibilmente non politico». E poi si propone di «riformare le regole su cui si basa l'unione Europea», continuare la razionalizzazione della spesa pubblica del governo Monti, ma abbassando le tasse. Si sondano i fedelissimi su possibili alleanze

INFRASTRUTTURE, 60 MILIONI DA PARMA A RAVENNA. VILLANI (PDL) INTERROGA LA REGIONE

Villani chiede quindi all'esecutivo regionale, nel caso la notizia non fosse confermata, "data la contingenza, di impegnarsi ufficialmente affinché, appena verranno trasferiti dal Governo, ci sia una rapida destinazione dei 75 milioni spettanti a Parma".
Corrisponde al vero che dei 75 milioni di euro di fondi statali rimasti a Parma, dopo la revoca dello stanziamento iniziale di circa 180 milioni previsto per la realizzazione del metrò, alla città ducale potrebbero arrivare solo 15 milioni vincolati alla realizzazione di progetti in housing sociale? Luigi Giuseppe Villani (Pdl) in un'interrogazione sollecita chiarimenti alla Giunta regionale dopo la notizia pubblicata su un quotidiano on line secondo il quale, in seguito dell'approvazione da parte del Cipe della delibera n.28/2012, 60 dei 75 milioni di euro destinati a Parma sarebbero stati trasferiti a favore delle opere già progettate e cantierabili previste per l'hub portuale di Ravenna. Il capogruppo del Pdl fa presente che nella recente delibera della Giunta regionale (n.914 del 2/07/2012), relativa alle infrastrutture strategiche ricadenti sul territorio regionale, che dà il via all'intesa di prossima sottoscrizione con il Governo, "si fa riferimento ad un trasferimento di fondi che però non parrebbe avere le modalità riportate dal sito". Villani chiede quindi all'esecutivo regionale, nel caso la notizia non fosse confermata, "data la contingenza, di impegnarsi ufficialmente affinché, appena verranno trasferiti dal Governo, ci sia una rapida destinazione dei 75 milioni spettanti a Parma