martedì 30 settembre 2014


LA MORTE APPARENTE DELLE PROVINCE E LA MANINA INVISIBILE DI MATTEO CONTRACCOLPI TERRIFICANTI SU TUTTE LE PROVINCE DOPO CHE LE HA DERUBATE, COME I COMUNI, DEGLI ULTIMI SPICCIOLI PER FINANZIARE GLI 80EURO


Il 12 ottobre, si sa, è data che richiama grandi scoperte e anche nell’anno del Signore 2014 gli italiani si attendono che la rotta delle caravelle renziane, partite mesi or sono dal porto delle riforme istituzionali, consenta l’approdo ad un nuovo mondo privo di province e, per ciò stesso, più equo e più funzionale. Ci duole comunicare che, con buona pace di tutti, la scoperta per gli italiani sarà esattamente contraria a quella annunciata da capitan Matteo.  Non solo le province continueranno ad esistere ma l’esercizio delle funzioni fondamentali che dovranno continuare a svolgere (si pensi a strade provinciali e edilizia scolastica superiore) subirà dei contraccolpi terrificanti.  Andiamo per ordine. Negli ultimi anni il sistema delle province è stato sottoposto ad una cura dimagrante di proporzioni impressionanti.  Se infatti agli 8.000 comuni italiani, nell’ultimo lustro, la crisi ha imposto sacrifici per non meno di 16 miliardi di euro, per le province non è andata certamente meglio  Dal 2011 ad oggi, dati alla mano, la scure centrale si è abbattuta sui vituperati enti intermedi per 9,5 miliardi. Nel solo 2014 il conto (tra patto e spending review) ammonta a più di 3,6 miliardi.  Ci sarebbe molto da dire sulla congruità di manovre che colpiscono duro i comuni (7,6 % della spesa pubblica italiana) e le province (1,3% della spesa pubblica italiana) ma lasciano sostanzialmente indenne i centri di costo (ministeri e regioni) che producono il restante 90% della spesa.  In questa sede mi limito tuttavia a ricordare come le province si apprestino ad affrontare il “giro di boa” del 12 ottobre in condizione di grave debilitazione economica e finanziaria  Per farsi un’idea della situazione basti pensare che, su poco più di un centinaio di enti: 2 Province (Vibo Valentia e Biella) sono in dissesto; 3 si sono viste costrette ad attivare piani di riequilibrio, (Potenza per 4,5 milioni, Chieti per 10,3 milioni, Ascoli Piceno per 14 milioni); 2 (Imperia, con 6,6 milioni e Verbano-Cusio-Ossola, con 2,1 milioni) sono in attesa di accedere al piano di riequilibrio; 11 hanno sforato il patto di stabilità; 15 province (per completare il “martirologio”), hanno dovuto ricorrere ad anticipazioni della Cassa Depositi e Prestiti a causa di gravi carenze di liquidità, per quasi 60 milioni.

SIGNOR RENZI, ECCO UNA RIFORMA DA IMITARE, SE LEI FOSSE UNO STATISTA E NON UN SERVO CODARDO DELLA UE

Le banche che operano in Ungheria (inclusa l’italiana Unicredit) dovranno pagare qualcosa come 3,2 miliardi di euro ai debitori colpiti da aumenti dei tassi d’interesse sui mutui, in base alla nuova legge presentata oggi nel parlamento magiaro. “Il settore bancario ungherese dovra’ restituire 1.000 miliardi di fiorini (3,2 miliardi di euro) alle famiglie”, ha detto Antal Rogan, capo del gruppo parlamentare di Fidesz, la formazione di destra il cui leader e’ il primo ministro Viktor Orban. Fidesz ha stravinto le elezioni di aprile, anche grazie alle politiche economiche non ortodosse che compongono il programma di Orban. E tra le decisioni, anzi le “riforme”, parola che piace tanto agli oligarchi della Ue e ai loro padrini banchieri, decise da Orban c’è quella del taglio degli esosissimi interessi pretesi dalle banche straniere sui mutui per l’acquisto di immobili. La nuova legge, voluta da Orban, li stronca e questo non piace affatto a Bruxelles e alle feroci oligarchie finanziarie che là comandano.
Infatti, sono arrivate critiche a Orban da chi sostiene che tali politiche hanno minato l’immagine dell’Ungheria tra gli investitori stranieri. Tra i principali “critici”, i consorzi bancari tedeschi, olandesi e svizzeri. La nuova proposta di legge del governo Orban, che dovrebbe essere convertita in due settimane, vieta inoltre alle banche commerciali di aumentare i tassi d’interesse, le commissioni e i costi per i mutui fino al 30 aprile 2016, ha spiegato ancora il portavoce di Orban, Rogan.

IL PD COMINCIA A TREMARE…

Sono state un vero e proprio flop le primarie organizzate dal centrosinistra in vista delle elezioni regionali di novembre: si sono recati ai seggi appena 58.000 elettori. Confrontando i dati delle precedenti consultazioni in Emilia-Romagna, il risultato è davvero poca cosa, alle precedenti primarie risposero all’appello più di 400.000 persone.
La militanza PD, non andando a votare, ha inteso mandare un segnale chiaro alla dirigenza del partito, solo l’establishment non ha disertato le urne, optando per il classico candidato d’apparto, l’ex braccio destro del presidente dimissionario Errani, Stefano Bonaccini.
Il PD dovrà tenere conto di questo trend negativo. Lo zoccolo duro del partito si sta ammorbidendo, il centrosinistra comincia a tremare. Sta per chiudersi una delle pagine più negative della sinistra emiliano-romagnola, cominciata con le dimissioni di Errani dopo la sua condanna sul caso Terremerse, alle quali ho contribuito in prima persona, proseguita col passo indietro di Richetti alle primarie, e poi la guerra tra correnti e le ipotesi di candidati calati dall’alto.
Forza Italia e tutto il centrodestra sono pronti a raccogliere la sfida, stravolgeremo l’architettura della Regione Emilia-Romagna, partendo dal sostegno all’occupazione, un impegno serio per rilanciare il sistema economico, diremo finalmente basta alla pioggia di fondi regionali riservati alle grandi cooperative rosse improduttive e a quei tanti istituti di “amici” mascherati da centri di ricerca o associazioni culturali. Fabio Filippi, Consigliere Regionale Forza Italia

FAZIO: CHE TRISTEZZA BATTUTA RAZZISTA SU BRUNETTA

“Caro Fazio, con la tua infelice battuta su Renato Brunetta, francamente razzista, e con l’aggravante che eri consapevole di esserlo,  hai commesso un duplice errore. Il primo è di stile. E lo stile non è scorza, ma profilo interiore. Sbugiarda l’immagine che, in tutti questi anni, hai cercato di costruire. Quella del bravo ragazzo, timorato, che si scandalizza, per finta, delle performance sboccate di Luciana Littizzetto, su cui spande il borotalco avanzato dalle tue aspersioni della delicata polvere sull’intervistato. Sotto il borotalco, fuffa”. Così ‘Il Mattinale’ (www.ilmattinale.it), la nota politica redatta dallo staff del gruppo Forza Italia della Camera dei deputati.
“Era Enrico Berlinguer  a soler ripetere: gratta, gratta nella coscienza di un comunista e viene fuori la sua ipocrisia. Lì ti è venuto fuori il risentimento ammuffito per il fatto di essere stato sfidato da Brunetta sul tema della trasparenza dei tuoi emolumenti. Colpito e affondato in duello leale, ora pratichi la piccola vendetta a tradimento”.
“L’errore maggiore però è stato quello di ricondurre la riflessione critica sulle politiche governative ad un fatto esclusivamente personale. Non è così. “Il Mattinale”, di certo guidato da Brunetta, e non è un mistero, si caratterizza per l’impegno collettivo di un gruppo di ricercatori che non sono accecati dal pregiudizio, ma sanno leggere i dati della realtà economica e sociale del Paese e con questi si misurano.

lunedì 29 settembre 2014

AUGURI PRESIDENTE BERLUSCONI: “VISIBILITA’ OTTIMA”


Auguri presidente Berlusconi per il compleanno bene: su impresa e lavoro Renzi viene sulle posizioni di Forza Italia, non viceversa.  Andrea Sallusti - Se saprà stare unito, prevedo visibilità ottima, per il centrodestra -  Era il 1994 quando il Corriere della Sera salottiero e la Cgil barricadiera lanciarono tenendosi a braccetto l'assalto al neopremier e astro nascente della politica Silvio Berlusconi, da pochi mesi insediato a Palazzo Chigi. Il famoso avviso di garanzia recapitato via stampa al G8 di Napoli e lo sciopero generale contro le riforme di lavoro e pensioni furono un uno-due micidiale che costrinse il centrodestra a mollare il governo in mano a un tecnico, Dini, e alla sinistra più retriva. Sono passati vent'anni e la storia si ripete. In settimana è partito l'affondo del Corriere contro il neopremier, ieri la Camusso ha chiuso il cerchio minacciando, sulla riforma del lavoro targata Renzi, lo sciopero generale. Anche il tintinnio di manette c'è, più ovattato rispetto al '94, ma c'è. E pure i vescovi non stanno alla finestra. Del resto quando mai lo sono stati? Basti ricordare che il governo Monti nacque in un convento e il suo partito in una sacrestia. Tutto lecito, per carità. Sacra è la libertà di opinione e di informazione, legittima è la protesta sindacale, liberi i giudici di indagare e i preti di pregare che le cose vadano secondo i piani del loro personalissimo Dio. Ma vogliamo mettere almeno sullo stesso piano la libertà dei governi di governare e delle maggioranze di legiferare? Già i politici ci costano un occhio della testa, se poi li costringiamo a non far niente perché a decidere devono essere altri, be' almeno non lamentiamoci poi dell'inutilità della casta. Sulla riforma del lavoro si sono formate maggioranze strane. Berlusconi la appoggia, coerente con se stesso e i principi liberali del suo partito. Alleati con la Cgil ci sono mezzo Pd parlamentare (quello della Bindi e di Bersani), Vendola e l'immancabile Grillo, quello che doveva cambiare tutto e che è invece diventato il più feroce dei conservatori. Dentro Forza Italia c'è qualche maldipancia a dare un aiuto a Renzi anche su questo tema. Raffaele Fitto, per esempio, invoca una «opposizione visibile». Dico io, quale occasione migliore per essere visibili che votare questa legge e vendicarsi del '94, dimostrando a Corriere, Cgil, magistrati e vescovi quanto miopi furono. È la sinistra che con Renzi, sui temi impresa e lavoro, viene sulle posizioni di Forza Italia, non viceversa. Se saprà stare unito, prevedo visibilità ottima, per il centrodestra.

CONDANNATO DE MAGISTRIS. QUANDO DICEVA: “BERLUSCONI INDAGATO? SI DIMETTA


«La mia vita è sconvolta, ho subito la peggiore delle ingiustizie. Sono profondamente addolorato per aver ricevuto una condanna per fatti insussistenti. Ma rifarei tutto, e non cederò alla tentazione di perdere completamente la fiducia nello Stato». Luigi de Magistris ha affidato a Facebook il suo sfogo per la condanna a un anno e tre mesi di reclusione inflittagli dai giudici della X sezione penale del Tribunale di Roma nel processo relativo ad alcuni abusi nell’inchiesta “Why Not”, all’epoca in cui era pm di Catanzaro. l sindaco di Napoli doveva rispondere di abuso d’ufficio per aver acquisito in quell’inchiesta, tra il 2006 e il 2007, senza le necessarie autorizzazioni delle Camere di appartenenza, i tabulati delle utenze di 5 parlamentari: Romano Prodi, Francesco Rutelli, Clemente Mastella, Marco Minniti e Antonio Gentile. Secondo la procura, de Magistris ebbe il torto di concedere nel 2007 carta bianca a Genchi, il cui incarico era finalizzato a portare alla luce il giro di relazioni e rapporti desumibili dalla rubrica telefonica (che conteneva migliaia di numeri) riconducibile all’imprenditore Antonio Saladino, al centro dell’inchiesta “Why Not”. Nella requisitoria il pm Felici aveva detto che de Magistris si era «di fatto consegnato allo stesso Genchi al punto che il consulente tecnico è andato oltre il suo ruolo e si è trasformato in investigatore (essendo pure un funzionario della polizia di Stato), disponendo i decreti di acquisizione di atti che il pm firmava con non troppa attenzione. E Genchi, che da 15 anni faceva questo lavoro, non poteva non sapere che occorresse un via libera del Parlamento per

DOV’E’ IL RISANAMENTO DELLA POLITICA?


Tutti noi ora dobbiamo tirare la cinghia e nel frattempo si viene a sapere, che quattro deputati di NCD hanno tentato di estendere il  privilegio del vitalizio anche nel caso di scioglimento anticipato  della legislatura. E' una vergogna; altro che contenimento dei costi  della politica! I vitalizi vanno eliminati, perché .credo che i ns. benemeriti politici, possano tranquillamente pagarsi una pensione integrativa, sema far la fame. Non ci era stata promessa una riforma vera che mettesse fine ai privilegi della casta? Se questo è quanto passa il convento, siamo messi davvero male! Bisogna arginare questo malcostume, che vede promettere e non mantenere e si deve finalmente far  'sopportare il peso della crisi, inprimis a chi in tutti  questi anni ha sperperato grandi risorse e ha goduto di vantaggi inenarrabili. Come se non bastasse i ns. amici hanno utilizzato anche i rimborsi spese in maniera impropria e truffaldina. Si vada quindi a limitare al massimo il numeri degli onorevoli, visto che di onorevole hanno assai poco! Mi sembra che si abbia poca voglia di tagliare veramente ; ma di colpire solo i cittadini comuni.

sabato 27 settembre 2014

“OBIETTIVO 12 OTTOBRE”: FORZA ITALIA DENUNCIA IL PASTICCIO DELLA LEGGE SULLE PROVINCE


Forza Italia in vista delle elezioni che coinvolgeranno dal 28 settembre al 12 ottobre 64 province e 8 città metropolitane, ha denunciato il “pasticcio” della legge Delrio, che non serve di fatto nemmeno a far risparmiare lo Stato, mette in guardia dal rischio che, senza fondi, correranno le scuole e i trasporti locali, quindi, a supporto dei propri amministratori, lanciando il portale “Obiettivo 12 ottobre” per districarsi dal “ginepraio” di difficoltà di questa “difficilissima stagione”.   Il 28 settembre e il 12 ottobre si terrà “una specie di elezione che non c’é. Perché senza abolire le Province é stato abolito il voto dei cittadini”, un’elezione di secondo grado cui potranno partecipare solo gli amministratori, dicono gli azzurri che parlano di “pasticcio motivato dal fatto che si possano risparmiare 3,5 miliardi” mentre i dati indicano che la spesa potrebbe essere ridotta “solo di 32 milioni” pari al costo delle indennità eliminate. Sull’intera vicenda Province poi, ha affermato Paolo Russo, pesano i ricorsi di Lombardia, Veneto, Campania e Puglia alla Corte costituzionale che si pronuncerà il prossimo 24 febbraio con la possibilità di una dichiarazione di incostituzionalità della norma. Di “particolare schizofrenia in materia elettorale del governo” ha parlato Ignazio Abrignani. Salta il concetto di “election day, ci saranno elezioni a ritmo continuo”, facendo l’esempio della Calabria: a Reggio Calabria si voterà per il comune il 26 ottobre e, secondo le previsioni nessuno vincerà al primo turno. Dunque si tornerà a votare il 9 novembre e poi ancora il 23 per la Regione. Il che “oltre  significare un costo incomprensibile per lo Stato porterà disaffezione”. Le Province, ha sottolineato Castelli, sono “private di risorse significative ma mantengono le loro funzioni”.  Con la riforma c’é “il rischio che metà delle province residue vadano in dissesto e si passerà dalle ’scuole sicure’ alle ’scuole fredde’ perché mancheranno le risorse per i riscaldamenti. E i problemi " enormi sulle scuole superiori" si uniscono a quelli che riguarderanno le strade provinciali. "Probabilmente l’obiettivo è già raggiunto: i cittadini potranno scoprire nei prossimi 3 weekend che le Province esistono ancora, dopo che si é fatto passare il messaggio che erano state abolite. E’ stato fatto un grande pasticcio. Forza Italia chiede che in un contesto così difficile almeno ci sia la legittimazione popolare del Presidente di Provincia che ha un ruolo di riferimento. Forza Italia rivendica il rapporto diretto con il cittadino come elemento cardine della democrazia e vuole esserci fortemente negli Enti locali.  Non sfugge che questa é un’operazione politica per un ricambio degli amministratori. FI e il centrodestra, con una maggioranza di presidenti di provincia, rischia di andare in minoranza. C’é un meccanismo di voto per premiare di più una parte che l’altra: chi pensa che non diremo la nostra e non saremo parte attiva nel dettare la linea si sbaglia di grosso”.

IPOTESI: “PARTITO DEL FARE” E’ IL NOME IN POLE PER RENZI-BERLUSCONI


E se, a furia di tirare la corda da una parte e dall'altra, Silvio Berlusconi e Matteo Renzi finissero per romperla. Il fastidio del Cavaliere per i tanti che nel partito gli remano contro per il Patto del Nazareno è cosa nota da mesi. Dall'altra parte, anche il premier sta riconoscendo resistenze sempre più crescenti ora che le riforme stanno toccando il tema del lavoro. I due, Matteo e Silvio, si somigliano in tante cose. C'è chi nell'entourage del leader di Forza Italia non nasconde che il Cav veda proprio in Renzi un se stesso giovane. E da tempo si parla di un partito trasversale, che raccolga i fedelissimi del Cavaliere da una parte e quelli del premier dall'altra, liberandoli così dalla "zavorra" di quanti vedono il "Nazareno" come il fumo negli occhi.
Il toto-nome - Un grande centro riformista e liberale, sul modello della vecchia Democrazia Cristiana, ma non di ispirazione strettamente cattolica. Un raggruppamento che raccolga la voglia di rinnovamento dell'ex sindaco di Firenze e lo spirito rivoluzionario del primo Berlusconi, quello del 1994. Secondo quanto rivela il sito affariitaliani.it, nelle discussioni tra gli sherpa dei due leader ci sarebbero già delle ipotesi sul nome del nuovo partito. E in pole position, secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it, ci sarebbe la dicitura "Il Partito del Fare", un nome volutamente post-ideologico che non si rifaccia né alla sinistra né alla destra ma che indichi pragmatismo e concretezza.

Un'ipotesi di cui si parla negli ultimi giorni. Una suggestione improbabile, e che forse non piacerebbe

venerdì 26 settembre 2014

ITALIA PAESE DOVE I LECCACULI FANNO CARRIERA EI “MERITEVOLI” VENGONO ESILIATI. IL CAPITANO DE FALCO “NON PROMOSSO” MA RIMOSSO


 “Sono amareggiato e sto riflettendo su molte cose, comprese le stellette che porto addosso”. Il capitano Gregorio De Falco, l’eroe della notte della Concordia, quello che ordinò a Francesco Schettino il celebre e rabbioso “torni a bordo cazzo”. Lo stesso che dalla sala operativa della capitaneria di Livorno sospettò prima di tutti gli altri, assieme al collega Alberto Tosi, che il black out a bordo della grande nave da crociera fuori rotta, fosse una colossale bugia.
Il capitano di fregata è stato informato ieri che dovrà lasciare il settore operativo della Capitaneria di Livorno. Pensa che ci sia un collegamento fra il suo spostamento di incarico e quello che accadde la notte di Concordia? “Penso di sì, mi sono fatto questa idea: che ci possa essere un collegamento col lavoro che ho fatto per il soccorso e forse nelle indagini”.

I NOSTRI SI E I NOSTRI NO A RENZI

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Bene il Jobs Act purché non resti neanche un moncherino del totem n. 18. E subito si faccia la riforma fiscale altrimenti non serve. Inaccettabile la norma sul depistaggio: una pistola in mano ai cattivi pm. E qualcuno spieghi a Matteo che non si fa così a essere garantisti.
Depistaggio – Non solo Forza Italia ma anche un partito di governo come quello di Alfano, l’Ncd, non condivide la proposta di legge per l’introduzione nel codice penale del reato di depistaggio e inquinamento processuale. Ieri si è spaccata la maggioranza su un provvedimento liberticida, un abominio per il nostro stato di diritto. Ha vinto ancora il partito delle procure. Questo è inaccettabile. Lo abbiamo detto e lo ribadiamo con voce forte.
Uniti si vince – Il centrodestra unito può dire la sua già adesso. Le nostre posizioni su Jobs Act e art. 18 trovano rispondenza in quanto sta portando avanti Maurizio Sacconi. Se passerà così com’è sarà una vittoria per l’Italia. Su questi contenuti non c’è alcuna distanza con Lega e Fratelli d’Italia. Noi difendiamo gli ideali di libertà e di intrapresa senza lacci e laccioli. Allo stesso modo con Ncd ci siamo opposti all’assurdo reato di depistaggio. Uniti si vince.
De Magistris – “Non siamo garantisti a giorni alterni. De Magistris per me sarà colpevole dei reati a lui ascritti solo quando i tre gradi di giudizio avranno decretato l’eventuale condanna. Altra cosa è la condanna politica già definitiva che gli hanno dato i cittadini. Io penso però che il già debole sindaco, con questa vicenda, sia arrivato al capolinea. De Magistris nelle prossime ore si troverà di fronte ad una scelta di responsabilità, a mio avviso senza alternative”. Lo ha detto Paolo Russo in un intervista a “Il Mattino”, sulla condanna ad un anno e tre mesi di reclusione inferta al sindaco di Napoli, a conclusione del processo Why Not. “Il sindaco dovrebbe prendere atto e coscienza della sua incapacità amministrativa che si tiene in equilibro su mezzo voto. Non c’è bisogno di aspettare il giudizio del tribunale per sapere che come primo cittadino de Magistris ha fallito”.


giovedì 25 settembre 2014

ELEZIONI REGIONALI: “UNITA’ DEL CENTRO DESTRA” E RINNOVAMENTO DELLE LISTE



Azzurri del ’94 con Silvio Berlusconi
Il coordinamento di Azzurri ’94 ha unanimemente proposto il documento che di seguito sintetizziamo:
Le Donne e gli uomini di Azzurri’94 con Silvio Berlusconi sono già al lavoro per Forza Italia. A livello della Regione Emilia Romagna Azzurri ’94 hanno dimostrato lungimiranza politica e determinazione nel condividere lo spirito, i principi e le idee che hanno caratterizzato la politica di Silvio Berlusconi e di Forza Italia e si sono caratterizzati come un punto di riferimento per chi sa coniugare il rinnovamento con l’antico cuore (che non significa affatto nostalgia) di proposte e programmi politici concreti e capaci di generare ripresa e sviluppo. Tutti coloro che anche nella nostra regione nell’autunno del 2012, sottoscrissero Il manifesto appello Azzurri ’94 con Silvio Berlusconi confermano oggi il loro impegno per realizzare, dopo quarantaquattro anni, l’alternativa al regime delle giunte rosse. l’alternativa di governo democratico credibile.
Se in questi ultimi anni in Emilia Romagna, il centro-destra non sempre è stato percepito come l’opposizione al PD cedendo il testimone di troppe battaglie al Movimento Cinque Stelle, oggi è tempo di ritrovare una forte passione civile e di esprimere candidati capaci di parlare al cuore della gente, perché, nonostante tutto, c’è una società civile pronta ad assumersi maggiori responsabilità. Possiamo e dobbiamo rigenerare la politica, perché abbiamo cuore e idee per riuscirci. Per questo gli Azzurri del ’94 con Berlusconi, sono fortemente impegnati nel tesseramento a Forza Italia che si conclude alla fine ottobre e che condurrà ai Congressi Comunali e Provinciali previsti per la fine del 2014 e l’inizio del 2015.
Azzurri ‘94 Condivide con il Presidente Silvio Berlusconi che Forza Italia abbia bisogno di rinnovarsi, candidando alle elezioni regionali persone, prevalentemente donne e giovani, che sappiano tornare allo spirito del '94. In questa ottica a differenza di chi lega la propria sopravvivenza alla strenua difesa dell’esistente, Forza Italia ha il dovere di guidare il cambiamento. Indicare quella rotta di libertà che conduce allo sviluppo. Patrimonio genetico dei moderati italiani, maggioranza sociale nel Paese che deve e può diventare, attraverso il contributo di tutti, maggioranza politica.
Non è sufficiente, tuttavia, la presenza di candidate e candidati berlusconiani formatisi nelle assemblee elettive locali, se non accompagnata dalla premessa politica dell’Unità di tutte le formazioni che compongono il centrodestra. Perché questa unità è anzitutto nella testa e nel cuore della gente che vota i partiti che si riferiscono a questa storia che dura da vent’anni, dal giorno cioè della discesa in campo di Silvio Berlusconi. Uniti in Emilia Romagna perché alle elezioni regionali, la visibilità di una ritrovata coesione darebbe cuore a tanta gente che oggi assiste sgomenta allo strapotere inconcludente del regime catto-comunista renzista che ha trovato i moderati scompaginati.
Azzurri 94 ritiene che in questa fase sia necessario superare la tattica e gli egoismi, le legittime pulsioni identitarie e privilegiare la difesa dei cittadini che sono lentamente ma inesorabilmente depredati del loro presente e del loro futuro. L’unità del centrodestra è nelle cose. Rifiutarla significherebbe rinunciare a vincere e le belle sconfitte , dopo 44 anni di regime di sinistra non servono alla gente.
Rodolfo Ridolfi (coordinatore)-Werner Argellati (Piacenza)- Gabriella Bianchi (Rimini)- Liborio Cataliotti (Reggio-Emilia) Vincenzo Galassini (Ravenna)- Daniele La Bruna (Forlì)- Giancarlo Mazzoli (Bologna)Adolfo Morandi (Modena)- Valerio Stanziani (Bologna)- Luciano Tancini (Ferrara)

LA CASTA HA VOTATO NO ALLA RIDUZIONE DELLE PENSIONI D’ORO A POLITICI E MANGER E ALL’AUMENTO DI QUELLE MINIME. ECCO I NOMI DEI 337 RESPONSABILI

In parlamento si era presentata una opportunità “d’oro”, quella di tagliare le pensioni milionarie immeritate a manager pubblici ed ex politici in modo da aumentare le minime e pagare le migliaia di aziende per cui lo stato è in debito.
Indovinate cosa hanno votato i nostri cari politici? Ben 337 NO (nella foto sopra è ritratta la votazione,le luci verdi,cioè i SI, sono stati la minima parte, rappresentata da FI, M5s e Fratelli D’Italia). E’ una occasione che non si ripresenterà più per molti anni, un occasione persa per l’Italia..
Ecco nome per nome, in ordine alfabetico tutti i 337 che hanno votato NO, quelli che hanno fatto sì che i poveri restino sempre più poveri e i ricchi sempre più ricchi, così magari valuterete di che pasta è fatto il vostro candidato preferito:
 1 Adornato Ferdinando UDC
2 Agostini Luciano PD
3 Agostini Roberta PD
4 Albanella Luisella PD
5 Alfreider Daniel SVP
6 Allasia Stefano LEGA NORD
7 Alli Paolo NCD

mercoledì 24 settembre 2014

GIOVANNI TOTI:” COALIZIONE CON FORZA ITALIA CON LEGA, NCS E FDI. ALLE POLITICHE BERLUSCONI CANDIDATO PREMIER

Prove tecniche per una nuova coalizione di centrodestra. A rivelarlo è Giovanni Toti in un'intervista ad Affaritaliani. Il consigliere politico del Cav svela i piani di Forza Italia per le prossime regionali: "Per questo tipo di appuntamento elettorale puntiamo a una coalizione di tutto il Centrodestra con Ncd, Udc, Fratelli d'Italia e Lega. Politiche di corsa solitaria indeboliscono la possibilità di battere la sinistra". Nelle ultime settimane però Matteo Salvini ha sempre chiuso le porte ad un'eventuale alleanza tra Lega ed Ncd.  I nodi da sciogliere - E così Forza Italia è a lavoro per convincere il leader del Carroccio: "Domani ci incontriamo con la Lega, ragioneremo delle loro esigenze, faremo presenti le esigenze di avere una coalizione larga per poter essere competitivi con le sinistre. Contiamo, passo dopo passo, di arrivare a una composizione di interessi diversi. Sappiamo che non è facile ma questo è il nostro obiettivo. Ci stiamo spendendo con generosità e speriamo che gli alleati capiscano che sono i loro elettori prima di tutto a chiedere che il Centrodestra torni ad essere vincente". Le regionali potrebbero essere un banco di prova per testare la tenuta della coalizione per poi presentare lo stesso schieramento alle politiche. Silvio candidato premier - Ma quale sarebbe il candidato premier di una coalizione con Forza Italia, Ncd, Udc, Fratelli d'Italia e Lega? Toti su questo punto non ha dubbi: "Per quanto ci riguarda un leader ce l'abbiamo e si chiama Silvio Berlusconi e non abbiamo nessuna esigenza di confermarlo con strumenti tipo le primarie. Dopodiché, è stato lo stesso presidente Berlusconi a dire che quando la coalizione sarà formata discuteremo con gli alleati e non sarà esclusa la possibilità di ricorrere alle primarie ove ci sia la necessità". Infine Toti parla anche del ricorso presentato alla Corte di Giustizia europea per la condanna del Cav nel processo Mediaset: "Quando la Corte europe darà, perché ne siamo certi, ragione a Berlusconi per noi certamente resta il nostro leader e quindi è evidente che se pensiamo a un candidato premier pensiamo a Silvio Berlusconi. Speriamo che le condizioni lo consentano"

DELRIO SONFESSA RENZI: DEBITI CON LE AZIENDE PAGATI A META’

Alla fine la verità sta nel mezzo. Anche nel caso dei debiti della pubblica amministrazione che negli ultimi giorni sono stati al centro di un’autentica lotteria. Gli artigiani della Cgia di Mestre hanno sostenuto che Renzi non ha mantenuto la promessa di saldarli tutti entro il 21 settembre, il premier sceso in campo per precisare che era già tutto in pagamento. Così ieri il sottosegretario alla presidenza del Consiglio ha confermato che in realtà i soldi a disposizione delle imprese sono 55-60 miliardi, ma quelli effettivamente pagati sono 31-32 a causa di ritardi prevalentemente dovuti alla comprensione da parte delle aziende del nuovo sistema per liquidare i loro crediti verso la pubblica amministrazione. «Posso garantire che il meccanismo che abbiamo messo in piedi è assolutamente certo ed esigibile» ha detto Delrio a margine di un’audizione al Parlamento Ue, sottolineando che «sul fatto che ogni imprenditore può andare a riscuotere quello che gli è dovuto non c’è alcun dubbio». Quindi Delrio ha spiegato che «il fatto che da 60 o 55 (miliardi), come presumibilmente saranno alla fine quelli reali, si sia arrivati a 31-32, dipende dai meccanismi di velocizzazione che le imprese hanno avuto nel rendersi conto del nuovo sistema». Delrio ha aggiunto al riguardo che «a volte alcuni enti locali non hanno pagato le loro partecipate», precisando che in questi casi «c’è anche qualche ritardo un po’ colpevole, tra virgolette». Dunque alla fine se i soldi ci sono ma non sono stati erogati è come se non ci fossero. Secondo questa tesi Renzi dovrebbe pagare la penitenza di andare a piedi al santuario del Monte Senario come annunciato nella puntata di Porta a Porta nel caso non avesse assolto l’impegno. A rincarare la dose è stato ieri il vicepresidente vicario dell'Europarlamento Antonio Tajani: «Mancano ancora all'appello circa 60 miliardi dallo Stato per i pagamenti dei debiti della pa». Dati alla mano, «la Banca d’Italia ha stimato i debiti della Pa al 31 dicembre 2012 a circa 90 miliardi», ha spiegato Tajani. «Da parte sua il governo ha stanziato 56,8 miliardi di questi sono stati erogati alle pubbliche amministrazioni 30, ma la Pa ne ha pagati 26,1. Dunque in totale mancano intorno ai 60 miliardi: 30 miliardi di quelli che sono stati stanziati e altri 30 circa ancora da stanziare». Infine Massimo Blasoni, presidente del centro studi "ImpresaLavoro" ha detto che «liquidare i debiti pregressi di per sé non riduce pertanto lo stock complessivo: questo può avvenire soltanto nel caso in cui i nuovi debiti creatisi nel frattempo risultano inferiori a quelli oggetto di liquidazione».
Fil. Cal.

martedì 23 settembre 2014

BERLUSCONI: UN ESERCITO DI GIOVANI PER DIFENDERE LA LIBERTA’

Ampi stralci dell'intervento alla scuola di formazione di Forza Italia a Sirmione

"Con Forza Italia abbiamo percorso 20 anni di storia del Paese. Dopo 20 anni ci ritroviamo con una stanchezza, anche logica, che è in molti di noi anche se non tutti. Vent’anni di battaglie politiche ti stancano e ti tolgono un po’ di quell’entusiasmo, di quella passione e di quegli ideali con i quali avevi cominciato. Quindi Forza Italia ha bisogno di energie nuove. C’é una bandiera che si chiama Matteo Renzi e una mezza bandiera che si chiama Berlusconi: vediamo di utilizzare ancora questa bandiera, sarebbe bello avere un esercito azzurro con una bandiera, un vecchietto e tanti giovani.
Dobbiamo rifondare Forza Italia, attraverso l’avvento di tanti giovani. I giovani, saranno quelli appartenenti alla generazione berlusconiana, quelli che sono nati e cresciuti con le televisioni del biscione, e che dal ’94 in poi hanno vissuto i loro primi anni di università e di lavoro in presenza della nostra attività politica. Dobbiamo rivolgerci a loro, da lì dobbiamo partire. Dobbiamo piantare la bandiera di Forza Italia in ciascuno degli 8.000 comuni italiani"
“Con il referendum della Crimea si è celebrato un atto di libertà e autodeterminazione. Ma con l’accendersi del conflitto nell’est dell’Ucraina, a causa della reazione muscolare di Kiev e alle rivendicazioni autonomiste, si sono formate brigate partigiane filorusse e la Russia non poteva abbandonare i fratelli russi"."L’avanzata dell’Isis é qualcosa che ci preoccupa, avete visto le terribili scene delle teste mozzate. Qualche leader occidentale é andato al golf dopo avere visto un suo concittadino ammazzato. Quanto sta accadendo, fa pensare che non andava fatta le guerra nel 2004. Hanno voluto fare il contrario di quello che avevo detto". "Speriamo in una riforma della giustizia che sani tutti i suoi vizi terribili, vizi che rendono ognuno non sicuro dei propri diritti, dei propri beni, della propria libertà". "Che successo quest’operazione in Libia... Nessuno può prevedere l’esito delle guerre intestine tra tutte le tribù, solo Gheddafi c’era riuscito. lo avevamo addomesticato e non arrivavano più immigrati. “"Come possiamo noi persone responsabili e coerenti con il nostro passato dire di no a riforme costituzionali che volevamo fare noi? Detto questo, noi non siamo soddisfatti dei risultati finora raggiunti” “La Corte di giustizia europea presto annullerà la sentenza Mediaset. Io, oggi non sono completamente libero. Dobbiamo perciò saper vendere meglio il nostro martire che abbiamo in casa. Me ne hanno fatte così tante che se non fossi quello che ho dimostrato di essere sarei stato distrutto dieci volte. Mi hanno colpito nella serenità, nel mio tempo, nel mio patrimonio e anche nella vita".

IO PAGO: SPRECO DI SOLDI PUBBLICI LA SICILIA E’ UN DISASTRO MA CROCETTA NON MOLLA

La giunta regionale siciliana è un disastro, con soldi pubblici che finiscono nelle tasche dei suoi membri senza che venga risalto un problema che è uno. Ma il governatore Crocetta, presentatosi come esponente della buona politica con l'appoggio  nientemeno che dei cinquestelle e di altri partiti che si nutrono dipane, legalità ebuonipropositi, si dimostra un vecchio rudere, rifiutando di venire a patti con la realtà e dimettersi. È vero che in Italia nessuno lascia le poltrone nemmeno morto, ma almeno da lui, che rappresenta  la perfezione, oltre che il buono e il giusto, un gesto del genere sarebbe il minino che ci si dovrebbe ragionevolmente aspettare.
 O l'integrità è solo quella che si pretende dagli altri?

E IO PAGO: ALTRO CHE TAGLI ALLA CASTA


domenica 21 settembre 2014

FORZA ITALIA, SILVIO BERLUSCONI VUOLE AZZERARE I VERTICI E RIFONDARE IL PARTITO: FORZA SILVIO

Questa nuova Forza Italia, Silvio Berlusconi, l'ha fortemente voluta ma sin dal principio non l'ha mai troppo amata. Le divisioni e le battaglie interne lo hanno amareggiato. Ed è in questo contesto che il Cavaliere starebbe meditando a un progetto rivoluzionario, di cui dà conto Repubblica. Una "sorpresa per la quale dovrete pazientare ancora un po'", anticipata ai coordinatori regionali e ai vertici del partito. Vertici che ora tremano. Berlusconi avrebbe detto ai suoi fidatissimi: "Voglio azzerare tutto, ma questa volta per davvero". Rifondare ancora il partito, insomma, e tornare all'agognato spirito del '94. Cancellando l'attuale classe dirigente, facendo poche eccezioni.
Un giudice a Strasburgo - "Sto già completando la scelta dei curriculum di giovani volti", ha raccontato il leader in Forza Italia. Curriculum in gran parte portati dall'ex sindaco rottamatore di Pavia Alessandro Cattaneo. Insomma, Berlusconi si prepara a tornare in campo a tutto tondo: "Tornerò a fare il presidente a tempo pieno di Forza Italia e il leader del centrodestra, così come sono tornato a fare il presidente del Milan con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti". Il Cav è smanioso, attende con ansia la pronuncia della Corte di Strasburgo che potrebbe cancellare l'interdizione e riconsegnargli la piena agibilità politica. Eppure il voto non è sui radar: "Non si andrà a breve alle elezioni. L'ho detto anche a Renzi, siamo persone responsabili, pronte a dare una mano se occorre".
Riavvicinamenti - Berlusconi punta a riprendersi tutto, il partito, azzerandolo, ma anche la coalizione. Non a caso, nelle ultime ore, hanno preso a circolare delle indiscrezioni su una possibile fuoriuscita di quasi-ex alfaniani da Ncd: nove senatori, capeggiati da Renato Schifani, sarebbero pronti a tornare in Forza Italia. E in questo contesto si inseriscono anche le manovre di riavvicinamento alla Lega Nord di Matteo Salvini: la prossima settimana Berlusconi incontrerà il leader del Carrocci. L'obiettivo a breve termine è quello di sbloccare la partita per le nomine di Consulta e Csm. Quello a medio termine sono le alleanze per le regionali. Poi, ancora più in là, la speranza è di ricomporre una grossa coalizione in grado di giocarsela alle urne.

MA PENSAVATE DAVVERO CHE LA TROIKA AVREBBE PERMESSO ALLA SCOZIA DI VINCERE?

http://www.giampietrozanetti.it/wp-content/uploads/2014/09/ar_image_2853_l.jpg


Ma pensavate davvero che la Troika avrebbe permesso alla Scozia di vincere e diventare indipendente?
Ma pensate ancora che i risultati delle elezioni non possano essere manipolati?
Se i banchieri del Fondo Monetario Internazionale, permettessero a qualcuno di staccarsi, innescherebbero l’effetto cascata, e molti altri paesi seguirebbero a ruota.
Hanno solo voluto darci l’ennesimo segnale che la casta ci può far credere di tutto.
Finchè le TV e i giornali non parleranno di Goldman Sachs , di Rothschild, di signoraggio, possiamo mettere altri ‘leccatori di gelato’ a fingere di governare, ma con che risultati?
I Parlamentari non sono diminuiti, i loro stipendi neanche, le Province non le votiamo ma aumentano i posti (per la casta), le pensioni caleranno ancora, la burocrazia romana chi la tocca muore, i magistrati chi ‘pensa di toccarli’ va in galera, le tasse aumentano, le aziende chiudono, gli italiani si suicidano, e per distrarci ci traghettano a nostre spese migliaia di immigrati infettati al giorno, così tanto per farci scordare di quanto stanno rubando e condonandosi.

TAGLI DEL 3 PER CENTO AL SERVIZIO SANITARIO. I PRESIDENTI DI REGIONI INSORGONO GRIDANDO CHE NON SARANNO IN GRADO DI FORNIRE I SERVIZI ESSENZIALI, MA CHI PUO’ CREDERCI?


Il governo annunciata tagli  del3 per cento al servizio sanitario nazionale e subito i padroni della sanità, i presidenti delle Regioni, insorgono annunciando che così gli ospedali non saranno più in grado di fornire i servizi essenziali ai cittadini. Ma chi può  crederci?

Certo che no, Un (ventilato) taglio del 3 per cento alla dote triennale del Servizio Sanitario - che è, per favore, di 337miliardi quale ripercussione potrebbe mai avere sui «servizi essenziali»? Caso mai ci andrebbe di mezzo, ma  senza grossi traumi, la voce di spesa - una novantina di miliardi - «Beni e altri servizi». E poi, sarebbero tagli? Non c'è  presidente di Regione, non  c’è direttore generale (poltrona che non si ottiene per concorso, ma per «chiamata» politica). E poi ci si lamenta della  gestione festante delle aziende ospedaliere, non c'è primaria, medico o infermiere  che non conosca la verità: nella Sanità gli sprechi - massime nelle forniture, ma anche nei sevizi detti «alberghieri» sono la regola, non l'eccezione. Anche negli ospedali meglio diretti e «virtuosi», dove lo sperpero è caso mai ridotto, certo non assente. Un esempio al san Raffaele morto il suo fondatore, per rimettersi amministrativamente in sella un ospedale  privato, il liquidatore, affondo il coltello nello ”spreco” che fu valutato attorno al 15  per cento delle spese generali. E del 15 per cento secco tagliò i costi delle forniture «alberghiere» e biomediche. Partendo dalle siringhe monouso per finire ai peacemaker. Senza che per questo fosse minimamente compromessa  l’ eccellenza che è vanto dell’ ospedale milanese o che i fornitori sospendessero gli approvvigionamenti. Ora se la spending review sanraffaellina tarata al 15 per cento si è conclusa con successo senza  pregiudicare i «servizi essenziali»e non, si dica che per che la stessa cosa, tarata alla miseria del 3 per cento, risulti impossibile o comunque catastrofica per il Servizio Sanitario Nazionale. Non ce la raccontano giusta, questo è.

FAENZA VERSO LE ELEZIONI COMUNALI


FACCIAMO IL PONTE DI MESSINA SUBITO!

https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=ZVszwmIwJPE


Ricevo e pubblico:"Finiamo la Salerno Reggio Calabria e poi facciamo subito il Ponte di Messina!" Grande, grande Riccardo Nencini. Degno di Bettino Craxi!

venerdì 19 settembre 2014

FORZA ITALIA, NOVE SENATORI DI NCD PRONTI A TORNARE CON GLI AZZURRI

Nel faccia a faccia di poche ore fa a Palazzo Chigi, Matteo Renzi e Silvio Berlusconi non hanno parlato soltanto di riforme, Consulta ed elezioni. Il Cavaliere, infatti, avrebbe fatto notare al premier di poter disporre di un arma piuttosto potente. Quale? Una pattuglia di alfaniani, pronti a tornare a Forza Italia. Questo è quanto svela l'Huffington Post, che parla dell'esistenza di una pattuglia di senatori di Ncd in trattativa per tornare in Forza Italia, il cui gruppo al Senato sarebbe destinato ad allargarsi.

Pallottolieri - Ed è proprio da Palazzo Madama che per Renzi potrebbero arrivare i maggiori problemi. Ad oggi la maggioranza può contare su 169 senatori. Cifra che potrebbe ridursi sensibilmente se gli alfaniani decidessero di tornare azzurri: la maggioranza scenderebbe a 160, e con quelle cifre il governo non potrebbe dormire notti tranquille. Berlusconi, insomma, ha mostrato a Renzi la sua carta, dimostrando così di avere ancor maggior peso politico di quello che, oggi, gli viene attribuito. Il messaggio del Cav al premier è chiarissimo: appoggio sì alle riforme, a patto che però si agisca - ed in un certo modo - anche su fisco e giustizia.
Zampino-Schifani - Sempre secondo l'Huffpost, il primo artefice della manovra sarebbe Renato Schifani, profondamente insoddisfatto per la gestione del partito imposta da Angelino Alfano. Il punto è che all'ex presidente del Senato era stato promesso un futuro da presidente dei senatori del gruppo di centro composto da Ncd, Udc, ex Scelta Civica e Popolari per l'Italia. Una promessa che però non è destinata ad avverarsi. Così, non a caso, per esempio Azzolini e D'Ali (vicinissimi a Schifani), nelle convulse votazioni per l'elezione dei due membri della Consulta non si sono sempre visti. E poi Giuseppe Esposito, che secondo alcuni rumors cercava di convincere altri parlamentari a non votare Violante e Bruno.
Le fazioni in campo - Ma i maldipancia degli alfaniani non terminano qui. Anche Simona Vicari, sottosegretario all'Economia, viene annoverata tra i "sofferenti": lei, fedelissima di Schifani, ha recentemente coinvolto nel suo staff l'ex portavoce di Nicola Cosentino, molto vicino agli ambienti di Forza Italia. Sarà un caso? Forse no. Insomma, il partito di Alfano è spaccato. E lo è da tempo. La frattura è semplice: da un lato i filo-berlusconiani che vogliono tornare col Cavaliere, dall'altro chi, invece, pensa che sia necessario un rapporto organico con Renzi, anche in vista di alleanze future. Tra i filo-berlusconiani si segnalano anche la capogruppo Nunzia De Girolamo, la portavoce del partito Barbara Saltamartini, il ministro Lupi e il vice-ministro Casero. Tra i filo-renziani, invece, Maurizio Sacconi, Quagliariello e Beatrice Lorenzin.

 



E IO PAGO: IL PIEMONTE BUTTA OGNI MESE 730MILA EURO IN VITALIZI D’ORO. MA E’ COSI IN TUTTE. ELIMINARLE!


All'ex vicepresidente della Regione quasi 8mila euro al mese. Il paradosso: alcune pensioni sono più alte degli stipendi degli attuali eletti
Si possono spendere 732mila euro ogni mese per corrispondere un vitalizio a 199 ex consiglieri regionali o ai loro eredi? Per il Piemonte la risposta è affermativa.
Questa particolare forma di trattamento pensionistico è stata abolita solo pochi mesi fa, ma vale solo per gli eletti alle ultime amministrative che hanno visto prevalere il centrosinistra con Sergio Chiamparino. Per coloro che erano in carica fino alla passata consiliatura il privilegio rimane e, in alcuni casi, è cospicuo.
A Palazzo Lascaris, sede della Regione Piemonte, sono stati furbi. Come rivela il quotidiano web Lo Spiffero , nel dicembre del 2010 - all'inizio dell'era Cota - fu approvata una legge regionale che commisurava i vitalizi alle indennità di carica percepite alla data del 30 settembre 2010, ossia ben prima che entrassero in vigore i tagli degli emolumenti previsti dalla spending review tremontiana. Considerato che la pensione viene calcolata in base alla durata del mandato (dal 30% per soli 5 anni all'80% per 20 o più), si giunge a trattamenti monstre che poco hanno da invidiare a quelli corrisposti dai parlamentari, sfiorando gli 8mila euro. A tutto questo si aggiunge un paradosso: mentre i tagli hanno colpito i consiglieri regionali in carica, che attualmente percepiscono 6.600 euro al mese, gli «anziani» (si fa per dire, visto che fino al 2005 bastavano 60 anni per ottenerla) guadagnano più degli attivi.
La classifica dei supervitalizi è guidata dall'ex vicepresidente Ugo Cavallera (Forza Italia), che dopo 24 anni a Palazzo Lascaris, ha ottenuto una rendita di 7.958,47 euro mensili. Sul secondo gradino del podio, Giuliana Manica (Pd), ex assessore della giunta Bresso e al terzo posto pari merito - con 7.560,55 euro - Giuseppe Chiezzi (Pci e Rifondazione) e l'ex assessore di Forza Italia con un passato nel Psdi, Pier Luigi

GIULIANO POLETTI IL MINISTRO DELLE COOP ROSSE ABOLISCA L’ART.18 CHE I SUOI COMPAGNI ABOLIRONO PER I LAVORATORI DELLE COOPERATIVE NELL’APRILE DEL 2001


Rodolfo Ridolfi*
In queste settimane è ripreso un forte dibattito sull’abolizione dell’articolo 18, il ministro del lavoro è l’ex Presidente delle Coop Rosse Giuliano Poletti al quale mi piace rinfrescare la memoria sul punto. Quattordici anni orsono, infatti, quando il compagno Poletti era un dirigente delle coop rosse, con la legge 3 aprile 2001, n. 142 "Revisione della legislazione in materia cooperativistica, con particolare riferimento alla posizione del socio lavoratore" la maggioranza di sinistra aboliva l'articolo 18 per i lavoratori delle cooperative; tale legge fu fortemente voluta dal titolare del Ministero del Lavoro Cesare Salvi e fu approvata come ultimo atto della legislatura, nel pieno della campagna elettorale accompagnato dal più assoluto silenzio, nonostante riguardasse migliaia e migliaia di lavoratori. l’Art.2 della legge (diritti individuali e collettivi del socio lavoratore di cooperativa) recita : “Ai soci lavoratori di cooperativa con rapporto di lavoro subordinato si applica la legge 20 maggio 1970, n. 300 (Statuto dei lavoratori) con esclusione dell’articolo 18 ogni volta che venga a cessare, col rapporto di lavoro anche quello associativo”. Dov’erano gli eredi di Cofferati quando la sinistra derogava, anzi aboliva, l’articolo 18 per i lavoratori delle cooperative. Non ci fu nessun Ballarò, nessuna minaccia di di mobilitazione neppure un piccolo comunicato. D’altra parte sono note le condizioni di lavoro dei dipendenti delle organizzazioni che spesso non sono dissimili in materia di tutela ai lavoratori in nero. Ma si sa le cose fatte dalla sinistra sono il buono ed il giusto. Se le stesse cose le propone il centro-destra, come nel caso in esame diventano ispirate dal demonio. Oggi con Renzi e con il ministro delle coop rosse hanno la possibilità sia pure con un ritardo pauroso di applicare l’abolizione dell’articolo 18  a tutto il mondo del lavoro, lo facciano se non vogliono confermare di essere nonostante la propaganda e il tentativo di rifarsi una verginità i soliti odiosi protagonisti della doppia verità leninista..
 *Coordinatore di Azzurri ’94 con Silvio Berlusconi

giovedì 18 settembre 2014

BENE LA CASSAZIONE SU RETROATTIVITA’ DELLA NOSTRA NORMA SU IMPIGNORABILITA’ DELLA PRIMA CASA

La nota del Presidente della Commissione Finanze della Camera. "La prima battaglia condotta e vinta in Parlamento in questa legislatura (con mia risoluzione in Commissione, approvata all’unanimità e successivamente trasfusa nell’art 52 del decreto Fare, nell’estate del 2013) ha avuto una positiva conferma giurisprudenziale. Noi avevamo stabilito l’impignorabilità della prima casa. Tale norma, secondo me, doveva avere anche effetto retroattivo. La Cassazione ha confermato questa interpretazione. In passato, il Ministero dell’Economia aveva detto che la norma era applicabile solo per i pignoramenti sorti dopo l’emanazione del decreto. La Cassazione ha smentito questa tesi, e a mio parere ha fatto molto bene, accogliendo in sede giurisdizionale l’interpretazione pro-contribuenti da me sempre sostenuta in sede politica. Con la sentenza n.19270/2014 (depositata il 12 settembre scorso), la Cassazione ha infatti riconosciuto che la norma che impedisce l’espropriazione della prima casa è applicabile a tutti i procedimenti di esecuzione in corso, anche se posti in essere in un momento precedente alla emanazione del decreto (quindi anche alle espropriazioni avviate prima del 21 giugno 2013 che non risultavano protette da questa norma di favore per i contribuenti)."

ELEZIONI REGIONALI: DAL CORRIERE DELLA SERA


IL CENTRO DESTRA SI PREPARI SERIAMENE ALLE ELEZIONI

 (di Danilo Quinto) Dopo aver fatto l’elogio di Nichi Vendola, «ha fatto un lavoro sodo in tanti settori, in questi dieci anni», nel discorso d’inaugurazione della Fiera del Levante di Bari, Matteo Renzi ha ripetuto il ritornello che propina in ogni circostanza: «Fare politica non è quella cosa obbrobriosa che ci hanno raccontato, ma provare a mettere nella vita di tutti i giorni entusiasmo. Dopo anni di ubriacature da soluzioni tecniche e tecnocratiche, è il momento che la politica torni a fare il suo mestiere. Questo perché oggi la crisi economica è globale, ma vede nell’eurozona un punto di difficoltà maggiore e vede l’Italia non ancora ripartita, non ancora rimessa in moto». L’idea di politica del Presidente del Consiglio e il suo entusiasmo, si scontrano – come accade dall’inizio dell’”avventura” – con i dati reali. Come quelli diffusi in questi giorni dall’OCSE e per l’agenzia di rating Standard & Poor’s. Nel suo rapporto intermedio, l’OCSE ha tagliato le stime di crescita dell’Italia, prevedendo per il 2014 un calo del Pil dello 0,4% contro il +0,5% indicato a maggio; per il 2016, la stima è di +0,1% contro il +1,1% pronosticato in precedenza. Analoga la previsione fatta da Standard & Poor’s, che vede l’Italia «bloccata nella recessione» e valuta che l’impatto del bonus da 80 euro voluto dal Governo Renzi sarà solo dello 0,1% contro lo 0,3% inizialmente previsto. È difficile immaginare che l’“entusiasmo” e gli “annunci” di riforme strutturali possano contrastare  queste previsioni. È facile prevedere che le aggraveranno, con una legge di stabilità che – nonostante le rassicurazioni di Renzi – dovrà tener conto dei vincoli di bilancio e con i tagli “lineari” della spesa pubblica che seguono analoghe politiche perseguite dai Governi degli ultimi vent’anni. Su questo versante, Renzi non incarna nessuna novità. Anche il suo tentativo di sottrarsi ai “controlli” della Commissione europea e della BCE, per quel che concerne la realizzazione delle riforme, è fallito.
L’incontro dei ministri finanziari dei Paesi europei, che si è svolto a Milano negli scorsi giorni, ha sancito che il contenuto e la calendarizzazione delle riforme – sul lavoro, la competitività e la produttività, sulla pubblica amministrazione, la formazione, la giustizia e la scuola – dovranno essere sottoposte alla Commissione europea, che le monitorerà. Con il Governo Renzi, si è consegnata definitivamente la sovranità dell’Italia ad autorità ad essa estranee.
L’itinerario fin qui percorso da questo terzo Governo consecutivo sostenuto da una maggioranza non eletta dal popolo, è ben delineato dall’ultima rilevazione di Demos per l’Atlante Politico di Ilvo Diamanti. Renzi ha perso 15 punti di consenso in 3 mesi e la sua forza di attrazione coinvolge sempre meno quella parte di elettorato di centrodestra, che gli aveva dato fiducia: «Il PD di Renzi, il PdR – scrive Diamanti – oggi appare, in parte, “normalizzato”. Non è più in grado di attingere consensi da tutti i principali settori dello spazio elettorale, ma è divenuto un soggetto politico di centrosinistra, più di centro che di sinistra. Come il suo leader. Come il premier. Che, per questo, non piace più, come prima, a centrodestra, ma neppure agli elettori maggiormente spostati a sinistra. Né, a maggior ragione, agli elettori del M5s».
Conseguenza di quest’analisi è che Renzi non può fare meno del PD per governare e man mano che le settimane passeranno – e continueranno i fallimenti dell’azione di governo – sarà sempre più chiaro che l’unica possibilità per Renzi di conservare il potere sarà quella delle elezioni. Le vincerà a man bassa, se dall’altra parte – se ancora esiste un’altra parte – non si comprenderà che un Paese allo stremo, com’è l’Italia di oggi, ha bisogno di ritrovare innanzitutto la sua dignità. (Danilo Quinto)

mercoledì 17 settembre 2014

800 MORTI AFFOGATI NEGLI ULTIMI GIORNI MENTRE TENTAVANO DI VENIRE NEL PAESE PIU’ IDIOTA DEL MONDO

800 immigrati morti annegati sulle coste della Libia, mentre tentavano di venire nel paese più idiota del mondo.
Solo un paese idiota lascia morire i suoi cittadini per voler salvare paesi di dimensioni cento volte superiori.
Solo un paese di idioti può votare al 40% per sostenere il terzo non eletto (fra poco arriva Draghi quarto non eletto).
Solo un paese di idioti pensa di nascondersi dietro la Caritas e le Coop di (falsa) solidarietà, fingendosi Cristiano.
Ma non sono cristiani tutti gli italiani che si suicidano perchè lo Stato non li paga ma paga gli immigrati?
Non sono Cristiani tutti quelli a cui è stata tolta o diminuita la pensione, dopo 30 anni di versamenti, da Monti-Fornero in favore delle pensioni agli immigrati e familiari appena arrivati.
Siamo tutti cristiani verso il governo che come la Chiesa ci chiede di “credere senza vedere”.
Ma per quanto 60 milioni di idioti continueranno a credere senza vedere un c… ?

RENATO BRUNETTA: RENZI BASTA RETORICA

http://www.youtube.com/watch?v=huUaWpNCYA8&feature=youtu.be&hd=1

Signora presidente della Camera, signor presidente del Consiglio, speravo che lei nei suoi primi 206 giorni di governo avesse imparato qualcosa. Non da noi certamente, non dal Parlamento certamente, ma dalla realtà che come è noto ha la testa dura.
 Lei invece oggi ha fatto solo un discorso apologetico di se stesso, e se dovessi usare una chiave di lettura del suo discorso direi: retorica. E io le dico, signor presidente del Consiglio, basta con la retorica, basta con la fabulazione, basta con la confusione. Basta con i continui contrordine compagni, basta con i messaggi facili con cui ha infarcito anche quest’oggi i suoi 45 minuti di discorso.
 Basta con i messaggi demagogici, populisti, cui non seguono atti, fatti, concretezza. Basta, qualcuno potrebbe dire, ma lei stesso usa queste formule, basta con l’aria fritta, basta con le illusioni.
 Vede, un politico può fare tanti danni, ma uno dei danni più gravi che può fare è quello di illudere, illudere la gente, illudere i cittadini, illudere retoricamente il popolo. Basta paradossalmente, signor presidente del Consiglio, con il prendere impegni. Onori gli impegni che prende. Non basta prendere impegni, bisogna onorarli. E non basta prendere impegni e rilanciare continuamente questi impegni con altri impegni. Gli impegni si onorano.

QUARTO NON ELETTO: MARIO DRAGHI NUVO PREMIER. RENZI E’ GIA’ IL PASSATO

Draghi gli fece presente che non sarebbe la prima volta che un paese si fa aiutare dalla Troika per le riforme. Anche dopo i rimbrotti della Bce, Renzi si è convinto che l’establishment lo sostituirebbe volentieri proprio con Draghi. Preoccupato anche per il solido rapporto Draghi-Napolitano…

“Se non ce la fai a fare le riforme, puoi sempre farle fare alla Troika. Non sarebbe la prima volta. In Grecia ha funzionato…”. Mario Draghi gliela avrebbe prospettata così.
Per lui solo parlare di “Troika” significa fine del suo governo, commissariamento umiliante.
I famosi salotti buoni, i grandi gruppi industriali ed editoriali, scommettono in una sua sconfitta per poi proporre come salvatore della patria, l’unico uomo che avrebbe la totale fiducia dell’Unione Europa, dei mercati finanziari e financo del Quirinale, Mario Draghi.
Quella di Draghi è diventata, nel cerchio stretto del Rottamatore, una piccola, grande ossessione. «Vogliono farmi fuori e mettere al mio posto Mario Draghi», ha confessato a un amico.
«Certo con me non sarà facile come con Mario Monti o con Enrico Letta».
Ma le pressioni dell’establishment si fanno sentire.

martedì 16 settembre 2014

POVERA ITALIA

La famiglia rossa dell’Emilia-Romagna si è disfatta. Quando vedo in tivù il cranio mussoliniano di Bonaccini e la faccia spaventata di Richetti penso a due naufraghi. Anche la rossa Toscana ha ceduto il passo alle donne renziane, ragazze da calendario con il tacco alto. Renzi, il nuovo padrone, ha il viso da bamboccio fiorentino e il pugnale in mano. Mi domando quale sarà il burrone nel quale cadrà. Insieme a tutti noi. di Giampaolo Pansa

DUE PESI E DUE MISURE….


LA “FREGATURA” RENZI…

Mister “tutto e subito”, alias il Premier Matteo Renzi, ci aveva raccontato che in poche settimane avrebbe rivoltato l’Italia come un calzino, una rivoluzione senza precedenti, in realtà quello che gli italiani stanno vedendo non è altro che un Paese incapace di affrontare la crisi. Il debito pubblico non è mai stato così alto, la disoccupazione è endemica, l’economia in recessione e il sistema produttivo al collasso. Mai l’Italia si era trovata così in difficoltà, se le cose non cambieranno in fretta, il rischio default diventerà verosimile. Renzi si sta dimostrando una vera e propria “fregatura”. Senza la stampella di Berlusconi non sarebbe riuscito a portare a termine nemmeno quel poco che ha fatto.
Forza Italia, al contrario delle sinistre e della sciagura Monti-Fornero, ha garantito al Paese anni di stabilità e di sviluppo economico.  Gli italiani hanno compreso che le promesse di Renzi sono illusorie, le poche settimane indicate per cambiare le cose sono diventate 1000 giorni, ovvero tre anni.
In Emilia-Romagna le cose stanno ancora peggio, il vecchio establishment di sinistra, responsabile di un sistema fallimentare, non vuole rinunciare al potere consolidato dal dopo guerra ad oggi. Bonaccini corre con la spada di Damocle sulla sua testa, mentre Richetti si ritira, le divisioni all’interno del PD restano marcate. Gli emiliano-romagnoli sono stanchi di amministratori che continuano ad alimentare un sistema economico rappresentato dai soliti “amici” e dalle grandi coop rosse, che di fatto hanno moltiplicato il numero dei precari, dei lavoratori sottopagati e dei dirigenti strapagati, a discapito del tradizionale concetto di cooperazione.
Non solo si continua a foraggiare il sistema cooperativo, ma a trarne benefico, a quanto risulta, sono stati anche stretti famigliari del Presidente della Regione.
Dal voto anticipato del 23 novembre ci attendiamo la riscossa degli emiliano-romagnoli.  Dai sondaggi emerge che buona parte dello zoccolo duro della sinistra non è più sicuro di riporre nuovamente la fiducia in un gruppo dirigente che ha contribuito in modo evidente alla crisi del nostro sistema produttivo.
Noi, a differenza della sinistra, abbiamo spirito imprenditoriale, la capacità di risollevare il sistema Emilia, ridando vigore alle tante imprese che hanno contribuito allo sviluppo del territorio. L’Emilia Romagna ha un potenziale incredibile: in ambito agricolo, alimentare, ambientale e turistico, sulla meccanica, per la creatività. Ma la ripresa non potrà mai avvenire con i vari Renzi, Bonaccini, o professori universitari alla Balzani, alla guida del Comune di Forlì da due anni, che ha recentemente scritto un libro titolato “Cinque anni di solitudine”... Fabio Filippi (Consigliere Regionale Forza Italia)