mercoledì 30 gennaio 2013

AIUTIAMO BERLUSCONI: LETTERA DELLA RIMONTA. IMPEGNATI.


IL SIMBOLO NELLA SCHEDA FR L24 E 25 FEBBRAIO

La Grande rimonta è cominciata. I nostri avversari che si illudevano di  aver già  vinto le elezioni andranno incontro ad un’ ennesima cocente delusione. Se ne stanno rendendo conto, ed hanno paura. In tre settimane abbiamo guadagnato 10 punti nei sondaggi, ed oggi – quando la campagna elettore non è ancora cominciata davvero – la differenza fra loro e noi è INFERIORE a quella del 2006.
Possiamo farcela. dobbiamo farcela: io ci credo e mi sto impegnando con tutto me stesso. Ti chiedo, per questo, di essere al mio fianco per salvare la nostra Italia. Quello che devi fare è molto semplice: riunire 10 amici, che credono come ci crediamo tu ed io, e costituire con loro un “team di rimonta”. Ognuno di questi amici dovrà contattare 10 amici, che sono oggi ancora incerti, o che magari ci hanno votato nel passato e che ora hanno cambiato idea e spiegare loro perché vale, ora come allora, la pena di darci di nuovo fiducia andando a votare il 24 febbraio per il Popolo della Libertà. questo ha scritto SILVIO BERLUSCONI. Se sei disponibile prendi visione del sito www.forzasilvio.it oppure contatta: per dare la tua disponibilità il coordinatore provinciale pdl seniores (indirizzo e telefono a lato) e  riceverai le necessarie istruzioni. Questo è quello vuole SILVIO BERLUSCONI, aiutiamolo a vincere. Vincenzo Galassini Consigliere Provinciale Pdl Ravenna e responsabile PDL Seniores  v.galassini@gmail.com,  telefona al 347 430 98 38


RIDOLFI UN FAENTINO AL SENATO





RAVENNA CAPANNI: CONTINUANO LE DISCUSSIONE SUL REGOLAMENTO



martedì 29 gennaio 2013

BRUNETTA:” LE FRASI DI BERLUSCONI SU MUSSOLINI? ABBIAMO UN CAPO DELLO STATO CHE HA GIUSTIFICATO LE INVASIONI SOVIETICHE



"Il pensiero comune italiano e' quello espresso da Berlusconi, vale a dire che Mussolini e' un dittatore che ci ha portato in guerra e ha fatto le leggi razziali, che sono un abominio. Che però il regime fascista negli anni '20 abbia prodotto un welfare per le masse senza democrazia, di cui alcune cose, come l'Inps, durano ancora oggi, simile a quello prodotto in Unione sovietica, gli italiani lo sanno". Così l'ex ministro Renato Brunetta commenta le dichiarazioni di Silvio Berlusconi a Milano nella giornata della Shoah.
      "Abbiamo un presidente della Repubblica che ha giustificato le invasioni sovietiche, possiamo benissimo avere un ex premier che, in maniera corretta, dica esattamente cos'e' stata la dittatura di Mussolini".

SEMPRE AVANTI, CONVINCIAMO GLI INDECISI E GLI AMICI CHE NON VOGLIANO ANDARE A VOTARE. FORZA, CHE VINCIAMO!



Piove sul Pd e su Mario Monti. Ma non piovono voti. Se si tornasse a vent'anni fa, anzi, sul maggior partito della sinistra e sul premier uscente pioverebbero monetine, come quelle che colpirono Craxi al culmine di tangentopoli. Lo scandalo Monte dei Paschi presenta il conto sia al partito che aveva il controllo assoluto sulla banca di Siena, sia sul governo che ha stanziato 4 miliardi di bond per salvarla dal baratro: secondo il sondaggio Emg che viene tradizionalmente presentato da Enrico Mentana ogni lunedì nel corso del tg di La7, il partito di Pierluigi Bersani lascia sul terreno l'1,1% in soli 7 giorni. Al centro, o centrino, giù sia la lista Scelta civica con Monti che ha il 9,6% con un -0,5% rispetto a 7 giorni fa, sia l'Udc che lascia sul terreno lo 0,4% scendendo al 3,1 (Fli, con un +0,2% sale all'1,8%). Sul fronte opposto, la notizia è che il Pdl riguadagna quota 20%, con un 1% netto guadagnato in una sola settimana. Parlando di schieramenti, la coalizione di centrosinistra guidata da Bersani e' al 36,8% ma perde lo 0,3% rispetto alla scorsa settimana (Sel guadagna 6 decimi di punto), quella di centrodestra resta stabile al 28%, mentre la coalizione di Monti subisce una flessione dello 0,7% e scende al 14,5%". Recuperano (ed anche questo è sicuramente un effetto del caso-Montepaschi) il Movimento 5 Stelle che sarebbe al 13,5% (+0,7%) e la coalizione capeggiata da Antonio Ingroia di Rivoluzione civile che avrebbe il 5% (+0,4%). L'astensione risale al 27,7%, le schede bianche al 2,4% e gli indecisi al 9,2%.

IL PROBLEMA TEDESCO, CENT’ANNI IN 2000 BATTUTE.



Il trattato di Versailles del 1919 costringeva la delegazione di pace tedesca a pagare i danni e a sottoscrivere la seguente dichiarazione:  "la Germania riconosce che essa e i suoi alleati sono responsabili di aver causato tutti i danni subìti dai Governi Alleati e dai loro cittadini a seguito della guerra (1914-18), che a loro è stata imposta dall'aggressione tedesca". Seguirono quindici anni di travagliato percorso della Repubblica di Weimar attraversato, fra l’atro, dalla prima grande crisi economica planetaria del 1929. Infine, il 2 agosto 1934, Adolf Hitler venne proclamato Führer, dittatore della Germania. Immediatamente partì la poderosa macchina produttiva e militare nazista, pronta, dopo appena cinque anni, ad aggredire ancora l’Europa.  Il 1º settembre 1939 la Germania invase la Polonia, dopo essersi annessa l’Austria, provocando la dichiarazione di guerra del Regno  Unito e della Francia. L’invasione  proseguì  con Danimarca e Norvegia e nel maggio 1940 fu il turno della Francia passando per i Paesi Bassi. In settembre 1940 Hitler firmò il patto tripartito con Italia e Giappone.  Fu guerra aperta  con alterni  destini fino a quando i giapponesi non decisero di aggredire gli Stati Uniti a Pearl Harbor il 7 dicembre 1941. Cosa successe dopo lo sappiamo tutti.
Una immagine tratta da "La vita è bella" di Benigni
Vorrei solo menzionare i piani di Himmler per la “soluzione finale della questione ebraica” del gennaio 1942, eseguiti con velocità ed efficienza tedesca, che macchiarono la Germania della morte atroce di quasi dieci milioni di civili, invalidi, vecchi, bambini.
A guerra terminata, l’Europa ridotta in macerie, 80 milioni di morti fra militari e civili, il castigo fu lo smembramento della Germania e lo smantellamento delle industrie tedesche. Un castigo che finì di fatto nel 1990 con la caduta del muro di Berlino. Non sono passati ancora cent’anni dallo scoppio della prima guerra mondiale e nemmeno venticinque dall’abbattimento del muro. C’è qualcuno che pensa proprio sia possibile una terza volta? 120628 Daniele Leoni

sabato 26 gennaio 2013

AVEVANO UNA BANCA NE VOLEVANO UN’ALTRA: CHE FACCE DI BRONZO!!!



Rodolfo Ridolfi, faentino candidato al Senato della Repubblica ma soprattutto autore nel 2007 del libro “Le coop rosse” a Roma, dove Silvio Berlusconi ha presentato i candidati, a margine della manifestazione ha detto fra l’altro A Faenza l’Imu è fra le più alte in Italia Monti ha utilizzato l’IMU per cercare di sanare i disastri delle Banche rosse e amiche dei tedeschi invece di intervenire per le imprese e per le famiglie. Le giunte rosse di Siena e le coop rosse della Toscana sono le padrone del Monte dei Paschi. Non sono affatto sorpreso di quanto sta accadendo nella finanza rossa ed al Presidente rosso dell’ABI che si è dimesso. Lo scandalo è che avevano una banca ne volevano un’altra BNL e vorrebbero condannare Berlusconi : Che facce di Bronzo!!  Per capire meglio quanto sta accadendo al Monte dei Paschi di Siena e per cogliere i legami fra tutti i protagonisti della finanza rossa è utile leggere il mio libro “Le coop rosse” del lontano 2007 in particolare le pagine 126 127 e 128 che contengono i capitoletti “Falce e sportello in Toscana” e “Ecco gli intrecci coop-Ds in Toscana” dove  si legge  fra l’altro  “…Il sindaco Maurizio Cenni, il presidente della provincia Fabio Ceccherini, il segretario dei Ds Franco Ceccuzzi e il presidente del Montepaschi Giuseppe Mussari sono i quattro potenti che governano Siena. Tutti sono Pci-Pds-Ds doc fin da giovani”. Ma il sistema del potere rosso in Toscana va oltre il Montepaschi ed è costruito su intrecci ed alleanze che vedono protagoniste l’Unicoop Firenze, la più grande fra le cooperativa di consumo, il Consorzio Etruria Coop di Costruzioni . Sia Monte dei Paschi che Consorzio Etruria sono in questi giorni nella bufera.
Leggere “Le coopo rosse” aiuta a capire meglio il ruolo di Bersani, Bassanini, Chiti, Consorte e degli altri protagonisti. Bisogna ricordare che il Sindaco di Siena è anche il «padrone» del Monte dei Paschi nominando personalmente 8 dei 16 membri del consiglio della Fondazione Mps (azionista di controllo della Banca) La Fondazione a sua volta nomina i vertici della Banca.
Da 28 anni a questa parte Siena ha avuto tre sindaci (Vittorio Mazzoni della Stella, Pierluigi Piccini e Maurizio Cenni), tutti funzionari del MPS ed anche ex segretari della Fisac Cgil, il sindacato dei bancari; e un sindaco, Franco Ceccuzzi, deputato Ulivo/Pd.

NO ALL’ IMU PRIMA CASA: BERLUSCONI MANTIENE SEMPRE GLI IMPEGNI



BERLUSCONI: LA GIORNATA DELLA MEMORIA E’ UN CONTRIBUTO PER IL PASSATO E UN MONITO PER IL PRESENTE.



Il messaggio del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi per la Giornata della memoria. "Undici anni fa il Parlamento ha istituito in Italia la Giornata della Memoria. Da allora, il 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, ricordiamo solennemente ’lo sterminio del popolo ebraico (la Shoah), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonche’ coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, e a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati. La Giornata della memoria e’ un tributo doveroso alle vittime di quel tragico passato ma soprattutto un monito per il presente. Il ricordo e’, infatti, il miglior antidoto affinche’ quello che e’ stato non si ripeta mai piu’. Noi tutti sappiamo che nei confronti del razzismo e in particolare dell’antisemitismo non si puo’ abbassare la guardia. Negli anfratti dell’ignoranza cova ancora un odio cieco contro gli ebrei. Lo conferma la recente pubblicazione in un sito americano di una lista di personalita’ italiane di religione ebraica additate come ’facce da cancellare’. Fatti cosi’ gravi e preoccupanti confermano l’importanza del Giorno della Memoria e ci rafforzano nell’impegno a contrastare con determinazione i sentimenti antiebraici. Per questo, con l’Unione delle Comunita’ Ebraiche italiane, abbiamo promosso in occasione delle celebrazioni per il Giorno della Memoria una Tavola rotonda sul pregiudizio antiebraico nell’epoca di internet".

venerdì 25 gennaio 2013

MONTE DEI PASCHI DI SIENA NEL 2009, DURANTE LA GESTIONE DI GIUSEPPE MASSARI, HA TRUCCATO IL BILANCIO CON UN’OPERAZIONE DI RISTRUTTURAZIONE DEL DEBITO PER CENTINAIA DI MILIONI DI EURO DI CUI OGGI I CONTRIBUENTI ITALIANI PAGANO IL CONTO


CI HANNO AFFIBBIATO L’IMU PER FINANZIARE MONTE DEI PASCHI DI SIENA, CHE ADESSO SI SCOPRE ESSERE “FALLITA”


Monte dei Paschi di Siena nel 2009, durante la gestione di Giuseppe Mussari, ha truccato il bilancio con un’operazione di ristrutturazione del debito per centinaia di milioni di euro di cui oggi i contribuenti italiani pagano il conto. Ciò, attraverso un contratto occulto con la banca Nomura, che sarebbe servito a Montepaschi per abbellire il bilancio 2009 scaricando su Nomura le perdite di un derivato basato su rischiosi mutui ipotecari che poi i giapponesi avrebbero riversato sul Monte attraverso un contratto “segreto” a lungo termine, non comunicato ai vertici della MPS. Risultato: un buco nel bilancio della banca da 220 a 740 milioni di euro. Montepaschi, è bene ricordarlo, è la banca dei comunisti italiani. Mussari è stato il banchiere targato PCI e poi PDS, amatissimo da loro perché li ha lasciati depredare le casse della banca, ma stimatissimo anche dagli altri banchieri, visto che lo hanno elevato al vertice dell’Associazione Bancaria Italiana, anche se Mussari aveva lasciato una banca in rovina con operazioni altamente sospette come l’acquisto di Antonveneta per un prezzo spropositato, che lasciava intravvedere operazioni loschissime, tipo fondi neri all’estero. In poche parole, ci hanno affibbiato l’IMU allo scopo di poter finanziare MPS, che adesso si scopre essere FALLITA? Con che coraggio ci vengono a chiedere sacrifici, per salvare dalla galera gente come Mussari che ha mandato in fallimento una delle banche più antiche, solide e ricche d’Italia?

IL COMPAGNO GIORGIO FA UNA BELLA RIMPATRIATA CON I COMUNISTI VIETCONG



di Franco Bechis. Quando finalmente martedì scorso è salito sull’aereo che lo avrebbe portato a Londra, il povero Giorgio Napolitano ha tirato un sospiro di sollievo. Finalmente era terminata la visita italiana di Nguyen Phu Trong, segretario generale del comitato centrale del Partito comunista del Vietnam. Vero che l’invito era partito dallo stesso Quirinale, ma Napolitano non immaginava si sarebbe concretizzato proprio ora, diventando una delle ultime visite di Stato del suo settennato. Il presidente italiano voleva chiudere in bellezza, infilando in un crescendo rossiniano un incontro con Barack Obama a Washington, poi con Angela Merkel a Berlino, e infine con un bel discorso davanti al Parlamento europeo pochi giorni dopo avere ospitato la Regina Elisabetta di Inghilterra al Quirinale. Invece la visita diplomatica del capo del partito comunista vietnamita (carica che in quel paese- Napolitano lo sa bene- vale più di qualsiasi presidente della Repubblica o premier), ha rischiato di mettere un timbro sinistro proprio in piena campagna elettorale italiana sul settennato di Napolitano. Tanto che la visita ha fatto venire più di uno stranguglione ai collaboratori più stretti del presidente della Repubblica. Abbracci a parte con gli ex compagni (Camusso, Diliberto e Ferrero, ma è sembrato goduto anche dei colloqui con Napolitano), Nguyen Phu Trong si è goduto con i suoi collaboratori anche l’ospitalità di lusso del Westin Excelsior di Roma. I vietnamiti volevano proprio quell’albergo, e quando hanno inviato le loro richieste alla Farnesina, si sono rischiati altri svenimenti. La richiesta era di cento stanze per la delegazione e per il leader comunista vietnamita una supersuite da 5 mila euro a notte. Con delicatezza i diplomatici italiani hanno fatto sapere di avere un budget rigido non modificabile per le varie visite di Stato: era possibile ospitare in dieci junior suite, ma nessuna a quei prezzi. Gli extra avrebbero dovuto essere a carico del partito comunista vietnamita. 
I comunisti che secondo Napolitano sono in grado di salvare l’Europa dalla crisi, non hanno battuto ciglio. Aprendo il borsellino per consentire una sistemazione dignitosa al loro segretario generale.

BERSANI VUOLE IL SALARIO MINIMO. CON CHE SOLDI QUELLI DI MONTE PASCHI SIENA?



MPS, IL RUOLO DI AMATO, “EMINENZA GRIGIA” DEL BANCO (E DI SIENA)
L’EX PREMIER AMATO E ASPIRANTE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA E’ DA ANNI UOMO DI PESO NEL BANCO SENESE. LA STORIA, DAL (NON)AFFARE E BNL E FINO A ANTONVENETA.

giovedì 24 gennaio 2013

GIANNI AGNELLI E’ STATO UN GRANDE: UN GRANDISSIMO BLUFF…. RICEVETTE IN EREDITA’ DAL NONNO UNA STUPENDA FABBRICA DI AUTOMOBILI RIDUCENDOLA A ROTTAME



Sono passati dieci anni dalla sua morte, ma di lui si parla ancora, naturalmente bene, checché ne dica Ferruccio de Bortoli, che sul Corriere della Sera lo ha commemorato con una prosa stranamente accorata per uno che di cuore ne ha poco e, di solito, nasconde anche quello. Gianni Agnelli comunque è stato un grande: un grandissimo bluff, ed è giusto non venga dimenticato. Difatti è passato alla storia come re d’Italia non tanto per ciò che ha dato al Paese, quanto per ciò che ha avuto. Noi italiani siamo fatti così: cerchiamo di fottere il sovrano per tirare a campare, ma se è lui a fregarci gli riconosciamo volentieri una certa superiorità. Onore al merito, anzi ai meriti, dell’Avvocato che fu promosso tale coram populo senza mai esserlo stato; che cominciò a lavorare a 45 anni, età alla quale i suoi dipendenti andavano in prepensionamento; che presiedette Confindustria inciuciando con Luciano Lama, segretario generale della Cgil, e concordando con lui il punto esiziale di contingenza; che fu nominato senatore a vita grazie all’incosciente generosità di Francesco Cossiga; che prima fondò a Venezia il museo di Palazzo Grassi, poi lo affondò; che ricevette in eredità dal nonno (e da Vittorio Valletta) una stupenda fabbrica di automobili riducendola a rottame, successivamente rimessa in piedi dal fratello Umberto e da Sergio Marchionne. Agnelli più che un imprenditore era un prenditore: lo Stato lo ha sempre aiutato, gli ha dato soldi senza mai pretenderne la restituzione. Quando morì, l’azienda era sul punto di consegnare i libri in tribunale. Il patrimonio personale del maggiore azionista fu cercato all’estero: si sospettava addirittura che una quota di capitali fosse stata sottratta al fisco; si ignora come si sia conclusa l’indagine

MONTI HA USATO I NOSTRI SOLDI DELL’IMU PER SALVARE LA BANDA DI BERSANI



Per capire quello che sta succedendo oggi bisogna fare un salto nel 2007. Quando Mps, la più antica banca italiana, compra da Santander Antoneventa a un prezzo di gran lunga superiore (10 miliardi di euro) rispetto a quello che era stato pagato (6,5 miliardi di euro) dal gruppo spagnolo solo tre mesi prima . Se è vero che Mps diventa la terza banca del Paese con oltre tre mila sportelli, è altrettanto vero che dall'acquisizione a prezzi stratosferici cominciano molti guai per l'istituto di credito senese. Sull'operazione la Procura apre un'inchiesta per capire se fu accompagnata da un giro di tangenti a politici e intermediari. Così la banca storicamente vicina alla sinistra, diventa una sorvegliata speciale sia da parte dei mercati che della magistratura. I risultati di bilancio sono pessimi e peggiorano con il passare degli anni. Mps si lancia quindi in operazioni finanziarie che si trasformano in un boomerang per i propri conti, presiti, derivati, e chiede un aumento di capitale ai propri soci nel tentativo di chiudere il buco. Ieri, mercoledì 23 gennaio, Giuseppe Mussari, presidente dell'Abi, ed ex presidente di Mps si è dimesso in seguito allo scandalo derivati conclusi nel 2009.  I Monti-bond Lo scorso dicembre, contro il parere di Mario Draghi, il governo italiano ottiene il via libera dalla Ue per l'erogazione di 3,9 miliardi di euro di aiuti di Stato alla banca senese. La formula allunga-debito, prevede che alla scadenza del prestito o Mps rimborsa o fa entrare lo Stato nell'azionariato. Ed oggi sono proprio i Monti-bond che infiammano la polemica politica.  Sì, perché l' Imu sulla prima casa che tutti gli italiani proprietari di immobili hanno dovuto versare entro lo scorso dicembre, ammonta proprio a 4 miliardi di euro. "Le banche hanno badato troppo alla finanza e poco all'economia reale, alle famiglie e alle imprese. Monti ha coccolato le banche e dato schiaffi al ceto medio". ha detto il segretario del Pdl Angelino Alfano, dichiarando ai tg in via dell'Umiltà. "Noi abbiamo due richieste precise per le banche - prosegue Alfano - la prima è restituire all'economia reale, alle famiglie e alle imprese, i soldi avuti a basso tasso di interesse dalla Bce; il secondo riaprire i rubinetti del credito".

mercoledì 23 gennaio 2013

IL COMPAGNO MONTI: IL PD NON E’ COMUNISTA


IL PROFESSORE, IN VISTA DELL’INCIUCIO, DIFENDE IL LEADER DEL PD DALLE ACCUSE DEL CAV: “HA TORTO A DIRE C’ E’ UN PERICOLO COMUNISTA”
Alla fine è riuscito a sdoganare anche il Pci. Il Professore, smesso il Loden, nella foga di raccattare voti, ha indossato l'eskimo ed è passato alla riabilitazione della "gloriosa storia" del Partito Democratico. Sì, proprio gloriosa. Il premier tecnico ha scelto proprio questa parola. Alla faccia della sua presunta moderazione. Patto segreto o incontri clandestini, poco importa. Monti e Bersani continuano a flirtare pubblicamente in vista di un eventuale inciucione. Ora il premier prende pubblicamente le difese del leader democratico: "Ha torto Berlusconi a dire che c’è un pericolo comunista. Il Pd ha una storia gloriosa (sic, ndr) comunista dalla quale si è andato gradualmente affrancando. All’inizio per esempio non ha appoggiato la costruzione europea, recentemente sì". Insomma, Monti garantisce per il suo futuro alleato: nessun pericolo di comunismo. Ma anche se fosse - par di capire - l'unico problema sarebbe l'antieuropeismo.

martedì 22 gennaio 2013

LA PRESENZA DI AZZURRI DEL ’94 NELLE LISTE PER LA CAMERA ED IL SENATO


E’ IL RICONOSCIMENTO DI UN IMPEGNO POLITICO COERENTE
SPICCANO LE CANDIDATURE di MASSIMO PALMIZIO (CAMERA) E RODOLFO RIDOLFI AL SENATO
Nelle liste del PDL dell’Emilia Romagna è candidato il sen. Massimo Palmizio fondatore e primo coordinatore di Forza Italia in Emilia-Romagna al n.5 della Camera ed al Senato dopo Berlusconi, gli ex Ministri Anna Maria Bernini, Carlo Giovanardi e Franco Carraro e la senatrice Laura Bianconi c’è il faentino Rodolfo Ridolfi, già sindaco e consigliere regionale uno dei leader storici di Forza Italia in Romagna.



CANDIDATI SENATO PDL EMILIA-ROMAGNA
EMILIA ROMAGNA SENATO:
Silvio Berlusconi; 2) Anna Maria Bernini; 3) Carlo Amedeo Giovanardi; 4) Franco Carraro; 5) Laura Bianconi; 6) Rodolfo Ridolfi *; 7) Fabio Callori; 8) Franca Mulazzani; 9) Gian Luca Armellini; 10) Stefano Gagliardi o Gaiardi; 11) Gian-Franco Carugo; 12) Luca Finotti*; 13) Luciano Tancini*; 14) Massimo Mazzolani; 15) Luciano Biolchini; 16) Maria Gabriella Piccari; 17) Roberto Benatti; 18) Savio Barzanti; 19) Gabriella Garda; 20) Rosanna Righini; 21) Gabriella Maria Pezzuto; 22) Vittorio Anselmi.
*Azzurri ‘94

CANDIDATI CAMERA PDL EMILIA-ROMAGNA
CAMERA: 1) Michela Vittoria Brambilla; 2) Sergio Pizzolante; 3) Giovanni Carlo Francesco Mottola; 4) Deborah Bergamini; 5) Elio Massimo Palmizio*; 6) Francesco Biava; 7) Filippo Giorgetti; 8) Paolo Foschini; 9) Fabrizio Toselli; 10) Cristina Fantinati; 11) Rosaria Tassinari; 12) Stefano Venturini; 13) Jonathan Papamarenghi; 14) Simone Orlandini; 15) Alberto Di Pietro; 16) Nicola Marcello; 17) Alberto Ancarani; 18) Emanuele Rubinetti; 19) Francesco Mariani; 20) Andrea Galli; 21) Pierluigi Pollini; 22) Paolo Savelli; 23) Davide Ganapini; 24) Fabio Fabbri; 25) Laura Schianchi; 26) Matteo Lunni; 27) Anna Maria Bonacini; 28) Giuseppe Argentieri; 29) Mariacristina Barbieri; 30) Massimo Malagoli; 31) Gianluca Nicolini; 32) Michele Laganà; 33) Stefania Eleuteri; 34) Antonio Spica; 35) Bianca Maria Canepa; 36) Cinzia Camorali; 37) Domenico Formica; 38) Alessandro Menegatti; 39) Davide Nanni; 40) Luciano Roffi; 41) Cristian Rostovi; 42) Alessandro Dalrio; 43) Roberta Zilli; 44) Paolo Bergonzi; 45) Alessandro Rossi
*Azzurri ’94; sottolineato Provincia Ravenna

BRUNETTA: “ IL FINANCIAL TIMES SMONTA LA POLITICA ECONOMICA DI MONTI



«Monti non è l’uomo giusto per guidare l’Italia». L’autorevole bocciatura giunge  dal Financial Times on line in un articolo che non fa sconti all’azione di governo del premier. E pensare che un anno fa appena insediato l’aveva glorificato definendolo «l’uomo giusto per salvare l’Italia». Oggi il giudizio è radicalmente cambiato: le misure fiscali inique e la sudditanza alla Merkel del governo Monti hanno indotto i commentatori britannici ad usare lenti più critiche. Nel durissimo editoriale dal titolo «Monti is not the right man to lead Italy», Wolfang Munchau ha, infatti, spiegato che il suo «governo ha provato a introdurre riforme strutturali modeste» annacquate fino alla «irrilevanza macro economica». «Ha promesso riforme» finendo per «aumentare le tasse». Non solo, «ha iniziato come tecnico ed è emerso come un duro politico». Monti viene anche confutato su quello che il professore vanta come fiore all’occhiello: aver salvato l’Italia dal “baratro”.  Ft ha infatti sottolineato che ormai anche sul calo dello spread, molti italiani «sanno che è legato a un altro Mario, a Draghi, presidente della Banca centrale europea». Ma il Financial Times non ha risparmiato neanche il centrosinistra di Bersani che pur

lunedì 21 gennaio 2013

“TOGLIAMO L’ITALIA AGLI INCAPACI”…….MA SECONDO MONTI CHI RESTREBBE, LUI HA FATTO PIU’ DANNI DI TUTTI



Non c’è niente da fare: quando finiscono gli argomenti, si passa all’insulto. E Mario Monti, gli argomenti, li ha finita da tempo. È ormai sotto gli occhi di tutti che il Professore, in panne per la mancata operazione per formare il Grande Centro e preoccupato dai sondaggi che lo danno pericolosamente sotto il 10%, ha cambiato tono sostituendo gli slogan ai numeri, le chiacchiere al programma e, soprattutto, gli insulti al dialogo. Smontate le “prodezze” di tredici mesi di governo tecnico, Monti è rimasto col cerino. Numeri e grafici alla mano Silvio Berlusconi ha, infatti, spiegato agli italiani che non solo il Professore non è riuscito a far uscire il sistema Italia dalla crisi economica, ma ha addirittura trascinato il Paese in una recessione senza precedenti che ha falciato il mercato del lavoro e impoverito le imprese. Il Cavaliere non ha fatto altro che raccogliere i dati pubblicati dalla Banca d’Italia, dall’Istat, dalle associazioni dei commercianti e dal Fondo monetario internazionale. Tutti concordano sul fatto che nell’ultimo anno tutti gli indicatori economici sono pesantemente peggiorati: la disoccupazione è cresciuta, il pil è precipitato, l’industria è sempre più in affanno, gli italiani danno fondo ai propri risparmi. Dalle prime battute di campagna elettorale Berlusconi non ha fatto altro che illustrare agli italiani il fallimento del governo Monti. Un’operazione verità che non è affatto piaciuta al Professore che non potendo replicare coi fatti è passato agli insulti. il giornale


PATRIMONIALE: BERSANI SI RIMANGIA TUTTO, ORMAI LA SINDROME DA OCCHETTO STA DIVENTANDO REALTA’



“No alla patrimoniale”, questo il dietrofront di Bersani, tanto per essere in linea con la tanto sbandierata credibilità. Questa ennesima inversione del segretario candidato a Palazzo Chigi toglie ogni velo di spocchiosa superiorità dell’ex Pci-Pds-Ds-Pd. Sta rincorrendo in tutto e per tutto il Cavaliere. E la stessa cosa sta facendo Monti. La patrimoniale è uno dei cavalli di battaglia del programma del Pd e di Sel, eppure si riesce a fare marcia indietro. Se lo fa il Berlusca lo seppelliscono di risate, se lo fa Bersani è un passo lungimirante di una persona perbene. La solita ipocrisia che serpeggia da una certa parte politica. La superiorità morale non è di casa nemmeno nel Pd. Basti pensare al primo scivolone pubblico di Bersani. Tra le tante cose dette dinanzi ad una platea di giovani al primo impatto con il voto c’è stata la rivendicazione dell’onestà. Per il segretario del Pd l’onestà deve essere uno dei cardini di ogni uomo e soprattutto di ogni politico. Quale riferimento dobbiamo prendere? Forse quello di Penati che secondo l’accusa dei pm avrebbe intascato fior di tangenti? E dov’è confluito il fiume di denaro illecitamente percepito? Nelle sole tasche dell’ex braccio destro di Bersani o forse in quelle del partito? Anche nella commedia tangentizia degli anni ’90 il partito si salvò grazie al signor G che si prese tutte le colpe. Adesso sarà il signor P a fare da parafulmine, all’insaputa di Napolitano, Bersani e D’Alema. “Non credo ci voglia una patrimoniale: abbiamo già una patrimoniale sugli immobili e si chiama Imu”, questo dice il candidato centrosinistro che non racconta favole. In pratica dice le stesse cose che dice Berlusconi. Solo che lui è visto come un santo, mentre il Berlusca è percepito come il diavolo. Si vede che l’esperienza francese sta facendo venir meno le certezze piddine. Si era partiti col far piangere i ricchi e si finisce col far piangere tutti. Anzi sono soprattutto le fasce medio-basse a soffrire di più: soffocati da tasse e dalla mancanza di prospettive per i propri figli. E la cosa paradossale è che Bersani, Vendola e Monti si apprestano a governare assieme. D’altronde questo è il progetto di D’Alema, da sempre espresso con convinzione. Che l’accordo sotto il banco sia cosa fatta questo è chiaramente deducibile dalle continue effusioni tra Bersani e Monti e i silenzi di Vendola. Da diversi giorni infatti non partono più dardi offensivi dalle rispettive corti. La stessa correzione del segretario sulla polvere sotto il tappeto non fa altro che confermare questa tendenza. Il Pd infatti non andrà più a vedere la polvere sotto il tappeto. “Non intendevo dire che i conti sono truccati ma bisogna vedere se le spese obbligate sono coperte e se le previsioni di crescita ottimiste del governo sono vere”. E’ proprio vero: quando c’è la credibilità c’è tutto. Se dovessimo fare una lista di bugiardi un posto lo riserveremmo anche a Bersani e Monti.


I CATTOLICI SVENDONO I VALORI PER IL POTERE




sabato 19 gennaio 2013


ACCUSA DI MAFIA A FORZA ITALIA: FISSATA LA CAUSA CONTRO L’EX PM INGROIA

IL 20 GIUGNO LA PRIMA UDIENZA PER LA CLASS ACTION DEL “GIORNALE”. IN TANTI ABIAMO ADERITO IN PROVINCIA DI RAVENNA DA RIDOLFI, BAZZONI GALASSINI
La «class action» muove i primi passi. Il Giornale contro Antonio Ingroia, ex procuratore aggiunto a Palermo, ex capo di un'unità anticrimine dell'Onu in Guatemala e oggi, dopo il passaggio più rapido di una meteora in Centroamerica, frenetico leader e candidato premier del Quarto Polo. In palio c'è l'onore di Forza Italia che il magistrato prestato alla politica ha fatto a pezzi nel libro intervista Io so. Quel testo, rilanciato in novembre dal Fatto Quotidiano, è andato di traverso a oltre settemila nostri lettori che hanno aderito immediatamente all'iniziativa lanciata dal Giornale: una causa civile, con una richiesta di risarcimento adeguato, per difendere l'immagine del partito azzurro, un pezzo fondamentale di democrazia nell'Italia degli ultimi vent'anni. Ora il procedimento si è messo in moto. Sono in corso le notifiche e intanto è già stata fissata la prima udienza: si terrà il 20 giugno al tribunale di Roma. La tesi di Ingroia è affilata come la lama di un coltello: all'origine di Forza Italia ci sarebbe un peccato originale, un accordo sotterraneo e obliquo fra i boss e Marcello Del'Utri. Il leader del movimento arancione ancora la sua ipotesi alle testimonianze di tre pentiti di mafia che a suo tempo avevano confermato i convincimenti dei pm di Palermo. Ingroia riconosce che la corte d'appello smontò il teorema, cui invece avevano creduto i giudici di primo grado, ma poi rincara la dose aggiungendo una valutazione scioccante da tecnico del diritto: la legislazione sul fronte del contrasto alla criminalità sarebbe, secondo lui, la prova provata e la conseguenza diretta di quell'accordo scellerato. Insomma, i parlamentari di Forza Italia, almeno su questo versante, sarebbero stati eterodiretti dalle coppole. E avrebbero votato e fatto approvare norme che li favorivano. Fantascienza. Fiction che contrasta, se non altro, con le centinaia di arresti e con i sequestri record di capitali mafiosi che hanno fatto dire ad un altro magistrato di punta, il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, oggi peraltro pure candidato ma per il Pd, che per questo Berlusconi avrebbe meritato un premio. Lo stesso Berlusconi che però avrebbe lavorato per i boss, con uno sdoppiamento alla dottor Jekill e Mister Hyde

AVANTI TUTTA BERLUSCONI! QUATTRO PUNTI IN SETTE GIORNI



SONDAGGIO SWG 18 gennaio 2012.  QUATTRO PUNTI IN SETTE GIORNI. Questi i numeri su quanto si è accorciato il distacco tra Centrodestra e Centrosinistra secondo l'ultimo sondaggio Swg, pubblicato oggi.
Con il 33% la coalizione intorno al Pd si conferma quella con più consensi, ma perde quasi due punti (-1,9%) rispetto alla settimana scorsa. Il Pd cala di un punto (da 29,8% a 28,8%) mentre Sel scende dal 4,4% al 3,8%. Sale invece il Centrodestra, che si attesta al 27,2%(+1,9%) per effetto della crescita del Pdl (+2%, toccando quota 17,7%), che bilancia la flessione di Lega Nord-Lista Tremonti (-0,7%).  Nel centro, la Scelta civica di Monti è all'8,6% (da 8,8), Udc al 4,1% (4), Fli stazionario all'1%; la coalizione montiana è vista al 13,7% (dal 13,8). Fra gli altri si ferma il regresso di Beppe Grillo che anzi recupera quasi un punto sulla settimana precedente (16,8% ora da 15,9%), così come Ingroia (5,4% da 4,5); scende Oscar Giannino al 2,2% (da 2,5), stabili i Radicali all'1%.

FINALCIAL TIMES: “FINALMENTE LA POLITICA ITALIANA HA SGONFIATO LA BOLLA MONTI”. TROPPI LEGAMI CON LA MERKEL, POCHI CON LA REALTA’.


LA COMMEDIA E’ FINITA.
Gli restano i menestrelli che, girano di castello in castello narrando le sue gesta. In poche settimane Monti ha perso quasi tutto, persino gli sponsor della prima ora, quelli che – all’inizio del suo mandato – elogiavano qualsiasi cosa facesse, dal modo di vestire alla cena col cotechino e lui si prestava al gioco inventandosi uomo della provvidenza. Dopo un anno di stangate e inserzioni pubblicitarie in formato Palazzo Chigi (“Salva-Italia”, “Cresci-Italia” e magari anche il Cynar come digestivo), i dati stanno condannando – con sentenza definitiva – l’operato del governo tecnico e la campagna elettorale del Professore è diventata una corsa a ostacoli. A dargli l’ultimo schiaffo è il Financial Times, che un tempo lo elogiava: le ambizioni del premier bocconiano sono ridimensionate perché «la più lunga recessione dell’Italia del dopoguerra si fa sentire e Mr. Monti si sta in larga parte prendendo la colpa». Secondo il quotidiano britannico, infatti, i dati economici vanno contro la tesi del Professore secondo cui l’Italia starebbe superando la crisi: «La disoccupazione giovanile ha raggiunto il 37,1%, sette punti in più da quando Monti è diventato premier un anno fa e nonostante le riforme nel mercato del lavoro. La spesa per consumi ha registrato il calo più forte dal dopoguerra, mentre la produzione industriale è al di sotto del 25% rispetto ai massimi prima del 2008». Secondo FT, questi fattori potrebbero pesare sui risultati elettorali della lista Monti e ridurre il potere di trattativa del tecnopremier nel caso di un accordo di governo con il Pd. In verità, alcuni “segnali” erano stati mandati, già da qualche mese, dal Financial Times. Già il 9 dicembre scorso il quotidiano inglese, di fronte alle dimissioni del governo, titolava: «Finalmente la politica italiana ha sgonfiato la bolla Monti». Una frase per certi versi liberatoria del cui valore solo la sinistra e i centristi di casa nostra non si sono resi conto. Crollava anche l’ultima ridotta, dopo che a giugno, sempre sulle pagine di FT, erano emerse le prime perplessità: «I mercati si renderanno presto conto – faceva notare uno dei commentatori del giornale – che l’Italia non ha fatto molto». E bocciava il premier tecnico, a capo di «un governo litigioso» e tutto «focalizzato sulla scena internazionale». Troppi legami con la Merkel, pochi con la realtà. La commedia è finita.

PARMA. “GIUSTIZIA?”


Luigi Giuseppe Villani.

Dietro quei volti (Villani e Vignali) non ci può essere lo sgomento perché certe cose succedono solo in prossimità delle elezioni, non c’è il tempo e forse neppure la voglia per pensarci. Che ci sia pentimento per le eventuali malefatte? Di certo abbiamo già condannato persone da subito, anche se sono stati loro concessi i domiciliari, quindi non sono stati giudicati di estrema gravità i reati loro ascritti. Deprecabile il loro comportamento passato se saranno condannati, ma chi renderà loro giustizia dopo tanta esposizione mediatica se dovessero essere assolti? Oggi fiumi di inchiostro, ma domani l’inchiostro sarà inevitabilmente esaurito, per cui il sensazionalismo di oggi diverrà il silenzio di domani, ma se saranno innocenti, lo ripeto, chi renderà loro giustizia? E che dire delle laceranti parole del Procuratore Gerardo Laguardia: mirate, dirette, precise con l’aggiunta di aggettivi qualificanti. Ma sarà il frutto di accurate indagini o “vendetta trasversale” verso quell’On. Berselli che a più riprese ha denunciato l’operato della Procura di Parma chiedendone più volte ispezioni da parte del ministero di competenza? Beh, di sicuro se la politica piange in magistratura non c’è sicuramente da ridere, troppi sono i precedenti da una parte e dall’altra: non ci saremo mica dimenticati di quei giudici che “condannarono a morte” Enzo Tortora. O di quegli altri che lasciarono passare otto anni senza trovare il tempo di trascrivere le motivazioni di una sentenza che condannava pericolosi mafiosi che, essendo trascorsi i termini per tale operazione, tornarono regolarmente in libertà. Molti altri sono gli esempi che si potrebbero fare, ma per tutti non è stata sparsa nemmeno la millesima parte di inchiostro per scandali (di qualunque paternità partitica). Il problema più grosso credo che sia che in entrambi i casi sotto battuta c’è sempre il cittadino, con i suoi esborsi fiscali va a finanziare illeciti dei politici o una magistratura che funziona non sempre bene, a volte “ad orologeria”, possibile che un anno e mezzo fa non ci sia accorti delle malefatte di costoro? Lo ha ammesso anche il Procuratore: c’erano già pronti i mandati dal luglio scorso, ma allora perchè sono stati eseguiti solo ora ad un mese dalle elezioni? “Ai posteri l’ardua sentenza” e saluti a tutti. da Nave Corsara

giovedì 17 gennaio 2013

PEGGIO DELL’UDC, ECCO L’INCREDIBILE LISTA PD PIENA DI FIGLI, MOGLI PARENTI E PORTABORSE


Non solo Udc che porta in lista i familiari di Casini e figli di famosi esponenti della prima repubblica (come il figlio di De Mita). Anche il Pd non è da meno con una lista da paura per i tanti parenti e tanto altro, come segnala Il Giornale
  • senza primarie in listaLuigi Manconi, marito di Bianca Berlinguer direttore del Tg3 in quota Bersani
  • Marietta Tidei, figlia del sindaco di Civitavecchia Pietro Tidei, ex deputato Pd
  • Daniela Cardinale, figlia dell’ex ministro delle Comunicazioni Salvatore Cardinale
  • Flavia Nardelli, figlia dell’ex ministro Dc Piccoli e già candidata al Cda Rai, nomina poi archiviata
  • Giuseppe Lauricella, figlio dell’ex presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Salvatore.
  • Francantonio Genovese, che è già onorevole e ritenta la sorte, due volte parente perché è figlio del senatore Dc Luigi Genovese e nipote del più volte ministro Nino Gullotti
  • Simone Valiante, figlio dell’ex deputato Pd Antonio Valiante, potente a Salerno
  • In Puglia in lista per la Camera Alessandro Emiliano, fratello del sindaco Pd di Bari Michele Emiliano
  • Alfredo Bazoli, numero 8 della lista Pd in Lombardia, già consigliere comunale a Brescia e nipote del presidente di Intesa San Paolo, Giovanni Bazoli
  • Valeria Fedeli, sindacalista Cgil, al primo posto dei candidati senatori Pd in Toscana, consorte del senatore Achille Passoni, anche lui ex Cgil e senatore uscente del Pd
  • Maria Chiara Carrozza, rettore della Scuola superiore Sant’Anna, moglie di Umberto Carpi, sottosegretario all’Industria nel governo D’Alema
  • Moglie in Lazio, Monica Cirinnà, consorte del capogruppo regionale uscente del Pd Esterino Montino
  • Dentro anche la storica segretaria di Beppe Fioroni, Luciana Pedoto, candidata per il Senato in Campania
  • In lista gli amici di Bersani Alessandra Moretti, Roberto Speranza e poi Nico Stumpo
  • Di Franceschini dentro Piero Martino, suo ex portavoce e Alberto Losacco, ex capo della sua segreteria

MALI, MONTI STA CON LA FRANCIA: “SUPPORTO TECNICO E LOGISTICO”. SIAMO IN GUERRA.



ALTRO CHE “GESTIONE DEGLI AFFARI ORDINARI”
Il presidente del Consiglio dimissionario e i ministri rimarranno in carica per la gestione degli affari ordinari. Così recita, più o meno, la Costituzione a proposito del ruolo degli esecutivi in fin di legislatura. A quel dettato dovrebbero attenersi pure Monti e i suoi "tecnici" a meno di due mesi dalle elezioni politiche. Ora, vien da chiedersi: rientra nella gestione degli "affari ordinari" anche dichiarare la guerra a un paese straniero? Perché, se qualcuno non se ne fosse accorto, è quel che ha fatto il governo Monti in queste ultime ore, offrendo supporto tecnico e logistico all'intervento militare francese in Mali. Una guerra vera e propria, in cui 2.500 soldati francesi stano fronteggiando le milizie jihadiste attestate nella parte nord-oerientale del paese sub-sahariano. A proposito: i jihadisti hanno già attaccato per rappresaglia una installazione petrolifera occidentale al confine tra Mali e Algeria, uccidendo due persone e prendendone in otaggio 41. E hanno "promesso" attentati a Parigi. Ora, agli alleati militari di Hollande (come l'Italia) che trattamento spetterà?

GRILLO: BERLUSCONI MI HA RUBATO IL MESTIERE E IL PROGRAMMA



Beppe Grillo sempre più scatenato. Da Pistoia, dove ha aperto lo "tsunami tour" che gli farà girare in camper le piazze d'Italia, il leader del Movimento Cinque Stelle attacca Berlsuconi accusandolo di essere un copione. "Mi ha rubato il ladro e pure il programma come tutti gli altri.   Tant'è che non parlano più di antipolitica perché hanno cominciato a farla loro". E poi un attacco al teletribuno, per l'aiuto che ha dato al Cavaliere invitandolo a Servizio Pubblico: " Ho visto Santoro andare ospite alla trasmissione di Berlusconi, io la televisione la conosco bene: l'uno contro tutti è già una vittoria per lo psiconano; ma lui voleva ascolti che sono soldi e l'altro voleva vincere facile e allora eccoli che sono d'accordo. Questi qua vanno in televisione perché hanno paura di andare in piazza: non li ascolta più nessuno. Meglio fare un salto nel buio con noi che un suicidio assistito con loro". Lo slogan Ripete la sua ricetta:  "Introduciamo un sussidio di cittadinanza riducendo la pensione a quanti la prendono d'oro. Prendi diecimila euro? Bene, c'è la crisi, te ne lasciamo la metà per un po' che comunque vivi bene lo stesso e con l'altra metà aiutiamo le imprese in difficoltà, i cittadini, i giovani". E porta ad esempio i 15 consiglieri del Movimento eletti nel governo siciliano: "Si sono ridotti lo stipendio del 75% e usano quei soldi per incentivare gli imprenditori che ne creano lavoro, questo faremo anche dal Parlamento. Dite pure che sono populista, ma queste sono cose vere e io sto calmando gli animi, dovrebbero ringraziarmi". Poi l'appello al voto:  "Non fatevi fregare di nuovo, tanto qualsiasi governo durerà sei mesi: metteteci alla prova". La prossima tappa sarà Pisa, prima però si lascia sfuggire una battuta su Berlusconi: "Berlusconi è un ologramma, è come parlare con Coccolino"

mercoledì 16 gennaio 2013

BERLUSCONI IMPONE AI CANDIDATI PARLAMENTARI IL “PATTO DEL PARLAMENTARE”, CON UN FUTURO IMPEGNO A NON CANDIDARSI PER PIU’ DI DUE LEGISLATURE.



AUSPICHIAMO CHE I DUE MANDATI SVOLTI SERVANO ANCHE AI PARLAMENTARI ATTUALI DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA IN CARICA DA OLTRE DUE LEGISLATURE!
Nel candidarmi alle prossime elezioni, prometto solennemente di:
1.     Impegnarmi al servizio del Paese per non più di due legislature, a partire da questa.
2. Votare il dimezzamento degli emolumenti dei parlamentari.
3. Approvare la riforma della Costituzione con il dimezzamento del numero dei parlamentari.
4. Votare una legge che azzeri il finanziamento pubblico ai partiti.
5. Non tradire il mandato degli elettori, passando ad altro gruppo parlamentare.
6. Impegnarmi alla totale trasparenza sulla mia attività e sui miei redditi.
Questo impegno sarà sottoscritto da tutti i candidati del Popolo della Libertà,