“Oggi
sottrarre al centrodestra anche un solo voto sarebbe un errore imperdonabile
che non possiamo fare”. È quanto afferma Silvio Berlusconi in un messaggio
inviato all’incontro dei democristiani del Pdl, a Saint-Vincent, e letto da
Gianfranco Rotondi.
“Il mio appello all’unità - aggiunge - è rivolto a
tutti i moderati che dal 1948 rappresentano la maggioranza degli italiani. Nessuna
componente dell’area moderata, neppure la più piccola, deve sentirsi esclusa.
Se i moderati si uniranno – sottolinea - saranno di nuovo la maggioranza del
Paese e vinceranno le elezioni; se invece andranno divisi al voto,
l’antipolitica potrà pescare tra i delusi e la maggioranza andrebbe alla
sinistra”.
“Con la sinistra al potere – prosegue - gli
italiani avrebbero ancora più tasse e meno lavoro, avrebbero la patrimoniale e
lo stato di polizia fiscale, non ci sarebbe alcuna ripresa, e ci troveremmo
tutti più impoveriti, vittime di un circolo vizioso che si può riassumere così,
più tasse, meno consumi, meno produzione da parte delle imprese, più
licenziamenti, meno reddito, più povertà. Noi invece vogliamo mettere in campo un programma di sostegno alle imprese ed alle
famiglie e di sviluppo del lavoro. Per riuscirci – prosegue l’ex premier -
dovremo non solo rinnovare, ma rifondare l’area politica dei moderati e dei
riformatori, un deciso rinnovamento morale per tornare alla politica come
servizio, come vocazione e non come strumento di mera affermazione personale”.
“Serve una modifica dell’architettura
istituzionale dello Stato. Parlo di un radicale ammodernamento della
Costituzione per dare poteri effettivi al premier, consentendogli di fare il
suo mestiere e cioè di decidere la sorte della sua compagine governativa (penso
ad esempio alla sfiducia individuale) e di governare anche con l’uso dei
decreti legge”.
“Parlo della modifica del bicameralismo perfetto e
dell’elezione diretta del presidente della Repubblica. Parlo di nuove norme per
recuperare lo spirito della Costituente e riportare la Corte Costituzionale ad
una istituzione di garanzia al di sopra delle parti e non uno strumento di
lotta politica”, conclude.
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