mercoledì 12 aprile 2017

CIAO VINCENZO!


E' con profondo rammarico che si annuncia la scomparsa di Vincenzo Galassini, ieri sera intorno alle 20.
Vincenzo aveva 78 anni e fino all'ultimo giorno ha portato avanti le sue idee e le sue innumerevoli battaglie.
Nella sua vita è stato sindaco di Brisighella, dirigente di Forza Italia, consigliere comunale e provinciale, negli ultimi anni era l'anima dei blog di Forza Italia, un canale di informazioni sempre aggiornato e seguito da moltissimi utenti.
Questa triste ed inaspettata notizia ha lasciato tutti senza parole, le più sentite condoglianze alla moglie e ai figli che sono sempre stati il supporto di Vincenzo in tutti questi anni.
Grazie Vincenzo per tutto quello che hai fatto.

lunedì 10 aprile 2017

AMMINISTRATIVE IN VISTA IL PD INDOTTRINA GLI AVVOCATI


Al teatro Diego Fabbri di Forlì dove sabato scorso si è svolto un corso di aggiornamento professionale promosso dagli ordini degli avvocati di Forlì, Cesena, Ravenna e Rimini mancavano solo le bandiere del Pd e poi il quadretto sarebbe stato perfetto. Ma è un dettaglio visto che in sala, come relatori, erano presenti ben quattro esponenti del Partito democratico. All'evento, che garantiva ai partecipanti quattro crediti formativi in materia di deontologia su quindici obbligatori da conseguire ogni anno, era stata resa nota da mesi la presenza del ministro della Giustizia Andrea Orlando ma, dopo la decisione di quest'ultimo di scendere in campo e sfidare Matteo Renzi nella conquista della segreteria nazionale del partito, gli organizzatori hanno pensato bene di «riequilibrare» invitando anche esponenti politici di area renziana. A coordinare gli interventi è stato chiamato all'ultimo momento il deputato forlivese Marco Di Maio - che infatti non compare nella locandina ufficiale inviata agli avvocati tramite la newsletter dell'Ordine - componente del comitato a sostegno della riconferma del segretario uscente Renzi che, oltretutto, in Parlamento non è neanche in commissione Giustizia e nulla ha a che fare con la professione forense. Come del resto non vi ha a che fare la terza esponente del Pd invitata a tenere una lezione di deontologia agli avvocati romagnoli: Emma Petitti, ex deputata, attualmente assessore regionale al Bilancio (e Riordino istituzionale, Risorse umane e Pari opportunità) chiamata ad illustrare le «strategie della Regione Emilia Romagna per il contrasto alla violenza contro le donne». Ottimo tema per un convegno femminista, meno per un corso di deontologia.
Per completare il quadro non sono inoltre mancati i saluti ai partecipanti del sindaco di Forlì Davide Drei, anch'egli eletto col Pd, ça va sans dire.
Tutto in casa Pd, dunque: non si è pensato minimamente né di invitare rappresentati di altri partiti né che un corso di aggiornamento professionale valido per l'acquisizione di crediti obbligatori dovesse rimanere estraneo a logiche partitiche e non trasformarsi in un convegno politico a un mese dalle primarie e soprattutto a un mese dalle elezioni amministrative a cui sono interessati diversi Comuni della zona fra cui Riccione.


DICHIARAZIONE DEI REDDITI 2017. RICORDATI CHE RENZI CON LA SCUSA DI AVERE TUTTO ON-LINE CI FA PAGARE 80 EURO. PRIMA ERA GRATUITA CON I CAF CHE SI ASSUMEVANO LA RESPONSABILITA’.


MEMORIA CORTA SUL TERREMOTO, RICORDARSI QUELL0 CHE AVEVA FATTO BERLUSCONI



AVANTI CON RENZI


venerdì 7 aprile 2017

ALLARME CORTE DEI CONTI: TROPPE TASSE SULLE IMPRESE


Luca Romano - Il sentiero per il risanamento secondo la Corte dei Conti sarà faticoso ma necessario. I magistrati contabili tracciano un futuro duro per il Paese. Per la Corte il risanamento finanziario per l'Italia ''è reso più faticoso'' da una dinamica del prodotto interno lordo meno pronunciata degli altri Paesi dell'area euro. Ma ''considerando il maggior livello del debito'' questo sentiero è ''necessario''. Nel Rapporto 2017 sul coordinamento della finanza pubblica della Corte dei Conti, presentato oggi a Roma dal presidente Arturo Martucci di Scarfizzi viene analizzata la situazione dei conti pubblici che a quanto pare è sempre più preoccupante. ''Nella prospettiva storica e nel confronto con gli altri Paesi europei, lo sforzo di risanamento finanziario perseguito dall'Italia, reso necessario da un livello del debito elevato, prosegue o si attenua? Guardando al periodo intercorso dalla decisione di aderire alla moneta unica ad oggi - spiega il rapporto - il saldo primario rimane sempre positivo, ma si riduce progressivamente".
"La riduzione degli oneri per interessi - continua il documento - ne compensa gli effetti sull'indebitamento, che rimane in prossimità del 3% del prodotto, la soglia fissata nel Trattato di Maastricht". "Nel contesto di bassa crescita che ha caratterizzato gli anni più recenti e di un'inflazione ben al di sotto degli obiettivi delle Autorità monetarie, livelli del saldo primario più contenuti, uniti ad un costo medio che si mantiene comunque vicino al 3%, generano un ulteriore aumento del debito che, a fine 2016, arriva al 132,6% del Pil'', continua il rapporto. Ma la Corte pone l'attenzione anche sul macigno fiscale sulle imprese italiane: "Accanto a una pressione fiscale tra le più elevate dei paesi Ue, il total tax rate stimato per un’impresa di medie dimensioni testimonia di un carico fiscale complessivo (societario, contributivo, per tasse e imposte dirette) che penalizza l’operatore italiano in misura (64,8%) eccedente quasi 25 punti l’onere per l’omologo imprenditore dell’area Ue/Efta". Anche il cuneo fiscale "colloca al livello più alto la differenza fra costo del lavoro a carico dell’imprenditore e reddito netto del lavoratore", ben 10 punti sopra l’onere medio ne resto d’Europa.


ATTACCO CHIMICO IN SIRIA: E SE NON FOSSE STATO ASSAD?


di MARIO ARPINO -  ATTENZIONE, SE OGGI ci mettiamo a discutere su chi ha lanciato i gas a Khan Sheikun, rischiamo di cadere in una trappola mediatica. Le convinzioni le lasciamo a quel coro di benpensanti ‘politicamente corretti’ che, lanciando anatemi, puntano il dito contro Bashar al-Assad. Nessuno si può esimere, è il bersaglio più facile. I gas si diffondono con vari mezzi: aerei, granate speciali (obici e mortai), oppure, come nelle battaglie sul Carso, generatori posti sottovento. Nella Coalizione che non solo combatte quella parte dei ribelli non presente agli accordi di Astana, ma fa anche altre cose, gli aerei li hanno tutti. I siriani, certo, ma anche i russi, i turchi, i sauditi e i qatarioti. I ribelli no, né i ‘buoni’ né i ‘cattivi’. Le armi terrestri gassificanti, quelle, per intenderci, sparite in massa nel 2011 dagli arsenali di Gheddafi, con alta probabilità sono in mano ai ribelli jihadisti non-Isis. Restringendo il campo, sembrerebbero nella disponibilità dell’ex al-Qaeda, ex al-Nustra e oggi Jahbat Fatah al-Sham. Allora ragioniamo, partendo da Astana e da un fondamentale quesito: cui prodest? Ovvero: a chi giova. Forse non arriveremo a nulla, ma ci chiariremo un po’ le idee. In prospettiva, i ribelli del Free Syrian Army (quelli ‘buoni’) avranno un loro limitato spazio a Nord, con tutela turca. Assad e Putin mirano a distruggere (con la sporadica partecipazione degli Usa) tutti i gruppi jihadisti, concentrati ormai nella provincia di Idlib. Se perdono quell’area, sono praticamente finiti. Assad, se l’avanzata prosegue, ha già la vittoria in tasca. L’offensiva, allora, va delegittimata agli occhi del mondo con ogni mezzo. Indovinello: chi può aver interesse a farlo?


ROCCA, BERTOLINO (FI): BENE GLI INVESTIMENTI MA PRIMA PENSIAMO AI BAMBINI


"Apprendiamo con gioia la notizia degli investimenti approvati per la riqualifica della Rocca Brancaleone, situazione per la quale ci battiamo da anni, investimenti già annunciati dal assessore Fagnani in un incontro all’inizio del corso della nuova giunta per discutere, per l’ennesima volta, del triste stato in cui versa uno dei gioielli della nostra città - commenta Bertolino - Ci stupiamo però, che ancora non siano stati eseguiti interventi di minor entità economica sui giochi per i bimbi che risultano malandati e pericolosi; le palestrine per l’arrampicata presentano ancora funi sempre più sfilacciate e anima in metallo a vista, altalene mancanti e pavimentazione nei pressi dei giochi sempre più sconnessa e pericolosa. Pensiamo che questi interventi debbano essere realizzati al più presto, anche perché da anni a ogni primavera bimbi e genitori sono costretti a constatare che la situazione giochi peggiora sempre".



CINGHIALI DALLA COLLINA VERSO LA CITTA’: E’ INVASIONE TRA CEPARANO E PIETRAMORA. E… ABBIAMO ANCHE I LUPI.


Negli ultimi dieci anni il numero dei cinghiali è raddoppiato raggiungendo in Italia il milione di esemplari e almeno le 100mila unità in tutta l’Emilia-Romagna
"Difficile fare una stima precisa dei capi presenti sulle colline ravennati", scrive Coldiretti Ravenna, "in gran parte concentrati nelle zone faentine di Ceparano e Pietramora – dove si può a tutti gli effetti parlare di vera e propria invasione - ma quello che è certo è che quella degli ungulati è, ad oggi, una piaga sempre più difficile da debellare, con danni in aumento alle coltivazioni ed una diffusione che ormai si estende dalle colline e dalle campagne sino alle città."
"L’escalation della presenza degli ungulati e il loro avvicinamento alle zone di pianura, spinti dalla necessità di reperire quel cibo che nell’alta collina, sempre meno coltivata, scarseggia o perché ‘braccati’ dai lupi, ad oggi non è più purtroppo una curiosità, ma un rischio concreto per la sicurezza stradale e quindi per i cittadini." "Secondo un’analisi Coldiretti sugli ultimi dati Asaps, nel 2015, in tutta Italia, si sono registrati ben 214 episodi gravi di sinistri con animali (cinghiali in testa) dove hanno perso la vita 18 persone e 145 sono rimaste ferite. Dinanzi a tale situazione gli agricoltori chiedono una riforma della disciplina sugli animali selvatici che garantisca l’indispensabile presenza delle aziende agricole a tutela del territorio." “Non è infatti più solo una questione di risarcimenti ma è diventato – precisa il Presidente di Coldiretti Ravenna Massimiliano Pederzoli – un fatto di sicurezza delle persone e della vita nelle campagne, ma anche nelle aree periferiche delle città. Tornando alle colline faentine, qui l’Atc sta lavorando con impegno per gestire al meglio la situazione ungulati, anche se – come detto – la situazione è molto complicata al confine col territorio forlivese”.
Dal 15 aprile, nell’area ‘Brisighella bassa – Faenza alta’, l’Atc opera mediante caccia di selezione, mentre nell’area più bassa vicino alla pianura, dove la densità abitativa è maggiore, con la cosiddetta ‘braccata’ in squadre più piccole. L’azione dell’Atc serve ad alleviare per quanto possibile il problema dei danni al mondo agricolo, con gli uomini delle squadre che oltre a cacciare possono occuparsi anche del montaggio e della manutenzione dei recinti elettrificati acquistati dalle aziende agricole, uniche misure di difesa in grado di proteggere, almeno in parte, le coltivazioni.

 




mercoledì 5 aprile 2017

SERGIO MATTARELLA, LA RABBIA CONTRO MATTEO RENZI:”BASTA CHIEDERE ELEZIONI ANTICIPATE”


È furibondo Sergio Mattarella. Questa volta Matteo Renzi lo ha fatto davvero arrabbiare con questa storia delle elezioni anticipate. Subito dopo la batosta del 4 dicembre aveva cercato di essere comprensivo ma ora la pazienza è finita: per il presidente della Repubblica andare a votare prima dell'estate come vuole l'ex premier è un'ipotesi di cui non vuole più nemmeno parlare.
Riporta il Giornale in un retroscena che il presidente della Repubblica ha un'agenda fittissima nei prossimi mesi: non solo il 26 e 27 maggio sarà a Taormina per il G7 insieme a Paolo Gentiloni, Donald Trump, Theresa May e al prossimo presidente francese ma in autunno il governo sarà alle prese con una legge di Bilancio su cui pesa l'incognita di clausole di salvaguardia per 20 miliardi. La trattativa in corso tra Palazzo Chigi e la Commissione Ue sarà determinante al fine di ottenere una certa flessibilità sul rapporto deficit/Pil. E in questo scenario il fuoco amico di Renzi sul governo nuocerebbe all'Italia rispetto alla possibilità di ottenere qualcosa da Bruxelles.

ARRIVA LA STANGATA DI PRIMAVERA. ECCO QUANTO PAGHEREMO


È in arrivo una manovrina: ammesso che una «correttiva» da 3,4 miliardi di euro si possa definire tale. Così il governo Gentiloni, sempre più piegato ai diktat della Ue, si prepara ai rincari alla faccia della lotta dura contro Bruxelles. Paghiamo sempre noi. 
Sul tavolo le ipotesi sono tante: apparentemente bocciata l’idea di un incremento dell’aliquota Iva intermedia e messo in cantiere il taglio delle spese dei ministeri, un sempreverde della spending review, si studiano, inevitabilmente, anche ipotesi di aumenti fiscali. A partire dalle accise di sigarette ed alcolici, ma forse anche dei carburanti, l’estensione dello split payment e persino un aumento del prelievo sul gioco. Insomma: tutti gli ingredienti giusti per la solita stangata, anche se stavolta di primavera e non di autunno come siamo abituati.

SICUREZZA A BOLOGNA –



PRIMARIE PD: BRUNETTA "RENZI SI CONSOLA CON AGLIETTO"

"Renzi si consola con l'aglietto, cioè con la sua vittoria e con la sconfitta di Orlando, a fronte di pochi iscritti che sono andati a votare. Rispetto per la democrazia di partito, rispetto per i congressi, ma i numeri sono risicatissimi rispetto agli elettori votanti in Italia. Cinquanta milioni di aventi diritto al voto, ne servono almeno 17-18 milioni per vincere le politiche, contro i poco più di 200 mila votanti in questo congresso del Pd, e Renzi di questi ne ha poco più di 140 mila, quanto per eleggere un parlamentare europeo". Lo ha detto Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati, in un'intervista a Radio Radicale.

lunedì 3 aprile 2017

LA SICUREZZA A BOLOGNA - COME USCIRE DA UNA EMERGENZA SENZA FINE


Cari amici, l'incontro sulla Sicurezza a Bologna del 27 marzo scorso, è stato partecipato e, a detta di tutti, molto interessante. Abbiamo voluto offrire dati ufficiali (ma che non vengono mai diffusi da stampa e altri media) circa le denunce di delitti attuati nel territorio del comune di Bologna nel corso del 2015, l'evoluzione negli anni a partire dal 2010, il confronto con gli altri grandi comuni italiani.
Tutto questo con risultati sorprendenti per la nostra città che risulta "capitale d'Italia" per i record negativi che conquista per i reati predatori che più preoccupano la gente. A conclusione del dibattito è stato proposto di riassumere quanto emerso in un documento da rendere pubblico e da inviare alle Istituzioni.  In allegato con dieci denunce e dieci richieste. Cordialissimi saluti. Coordinamento Seniores di Forza Italia Bologna


SICILIA DIGA PRONTA AL 95% DA 20 ANNI. MA E’ ABUSIVA: IO PAGO



L’infrastruttura di Pietrarossa avviata nel 1990 “senza autorizzazioni e valutazione ambientale” è ferma dal ’97. E’ costata 75 milioni. In Regione si chiede di completarla. Per gli esperti dovrebbe essere demolita. Incompleta e abbandonata. Ma non dimenticata. Hanno promesso di portarla a termine non solo Rosario Crocetta, ma anche Raffaele Lombardo e Totò Cuffaro. Gli agricoltori che sono nell’area ne chiedono il completamento, la politica regionale s’impegna. A parole. Sembra l’ennesima storia di un’opera che sarebbe utile completare. Non è così. Perché la diga di Pietrarossa, stando agli studi è abusiva, da demolire: sorta su un sito archeologico e costruita senza autorizzazioni. Eppure, in 27 anni è stata realizzata al 94,61% e sono stati spesi 75.147.869 euro stanziati dalla Cassa per il Mezzogiorno

sabato 1 aprile 2017

BERLUSCONI AL CONGRESSO PPE A MALTA: “CON ME IN CAMPO IL POPOLIUSMO M5S NON PASSA”

Silvio Berlusconi rassicura i leader europei al Congresso del Ppe a Malta: "Finché ci sono io, non ci sono problemi" Silvio Berlusconi torna in campo. E lo fa da protagonista anche in Europa.
"Tutti i leader che sono qui sono contenti che io sia ancora in campo in Italia per garantire che non ci sia uno spostamento verso i partiti populisti...'', ha detto il leader di Forza Italia partecipando al Congresso del Ppe. "Noi corriamo alle elezioni per vincere", ha spiegato il Cavaliere a Rainews24, "Se Berlusconi potrà essere in campo, come io penso, non si sono difficoltà a vincere, sono sicuro del risultato".
A Malta Berlusconi ha incontrato diversi leader, tra cui Angela Merkel, con la quale ha affrontato diversi temi, come le sfide economiche che l'Europa deve affrontare e il terrorismo. Al centro del vertice di Valletta, del resto, c'erano i principali temi di attualità internazionale, soprattutto l'emergenza immigrazione. Ma molti leader avrebbero espresso preoccupazione per il futuro politico e la stabilità dell'Italia. Ma Berlusconi si sarebbe detto pronto "ad altri sacrifici per proteggere il mio Paese", rassicurando così i presenti. Fondamentale per il leader di Forza Italia riunire il centrodestra e i moderati. "Siamo l'unica alternativa credibile a Grillo e Pd", avrebbe sottolineato, "Finché ci sono io, non ci sono problemi".
Ma non manca un pensiero alle prossime Amministrative. Berlusconi ha infatti mandato il suo sostegno a Sergio Abramo, candidato sindaco di Catanzaro: "Confido molto in Voi, nel Vostro bagaglio di energia, competenza ed entusiasmo", ha scritto, "Dovete essere i protagonisti del futuro, il volto nuovo e giovane di un movimento politico che coltiva il sogno di cambiare l’Italia. Da quando sono disceso in campo nel 1994, lasciando un lavoro che amavo per dedicarmi al mio Paese, il mio primo impegno è stato quello di rinnovare la politica. Oggi come allora, senza rottamazioni di cui non abbiamo bisogno, dobbiamo essere capaci di portare nelle istituzioni donne e uomini che siano espressione della società civile, del lavoro, delle professioni, dell’impresa, della cultura".

VILLANI EX CAPO GRUPPO PDL REGIONE EMILIA ROMAGNA ASSOLTO!! CONDANNATI TUTTI GLI ALTRI: NESSUN GIORNALE RIPORTA LA NOTIZIA

La condanna è confermata per tutti tranne che per l’ex presidente Pdl Luigi Giuseppe Villani, assolto. Il denaro, per i magistrati, è stato speso in modo illegittimo perché i consiglieri non possono farsi intervistare a pagamento in programmi di informazione condanne a risarcire l’erario per gli ex capigruppo in Regione Emilia-Romagna nella scorsa legislatura, in relazione alle cosiddette “interviste a pagamento” in tv. La condanna è confermata per tutti tranne che per l’ex presidente Pdl Luigi Giuseppe Villani, assolto. Della sentenza del secondo grado contabile hanno dato notizia quotidiani locali. I fatti risalgono al triennio 2010-2012 e riguardano Marco Monari (Pd), Gian Guido Naldi (Sel), Roberto Sconciaforni (Fds), Silvia Noé (Udc), Andrea Defranceschi (M5S) e Mauro Manfredini (Lega Nord), quest’ultimo nel frattempo deceduto. La cifra totale supera di poco i 132mila euro, anche se 70mila erano contestati a Manfredini. Il denaro, per i magistrati, è stato speso in modo illegittimo perché i consiglieri non possono farsi intervistare a pagamento in programmi di informazione: la legge prevede il pagamento solo per i messaggi politici autogestiti, con chiara indicazione sullo schermo. Le ‘comparsate’ dei politici regionali di ogni schieramento in servizi, trasmissioni e approfondimenti giornalistici su radio e televisioni locali private venivano pagate dai gruppi in consiglio regionale con i soldi pubblici, senza che gli spettatori fossero a conoscenza dei contratti stipulati dai consiglieri con le emittenti. Fatto Quotidiano

PASTICCIO PROVINCE: L’ALLARME, SITUAZIONE DRAMMATICA, MANCANO RISORSE. PARTONO GLI ESPOSTI IN PROCURA. COLPA DI RENZI E DELRIO

Il presidente dell'Upi Variati: "Ci autotuteliamo perché se dovesse succedere una disgrazia le procure devono sapere prima quale è situazione nella quale stiamo operando. Il Sose attesta che alle province mancano 650 milioni sulla spesa corrente. Rivolgersi alla magistratura vuol dire che la politica sta fallendo: non aspettiamo le tragedie per intervenire" Le 76 Province italiane denunciano di “avere le casse vuote” e per cautelarsi rispetto a tragedie che potrebbero essere causate dalla mancata manutenzione, da tre anni, di 3.600 scuole e di 100mila strade, presenteranno da qui a lunedì un esposto cautelativo alle procure della Repubblica, alle Corti dei conti regionali e alle prefetture per “la mancata previsione di un adeguato finanziamento“. È l’ultimo atto della protesta nazionale che le Province stanno promuovendo ormai da giorni dopo i tagli finanziari per finanziare gli 80 euro. “Le Province garantiscono servizi da cui dipende la stessa sicurezza dei cittadini: non aspettiamo le tragedie per intervenire” ha detto il presidente dell’Upi, Achille Variati, denunciando la “situazione drammatica delle province italiane” che offrono servizi essenziali, sulla viabilità e sull’edilizia scolastica, ma “non hanno più risorse per far fronte a questi servizi”. Da qui la decisione dei presidenti di provincia di “autotutelarci perché se dovesse succedere una disgrazia le procure devono sapere prima quale situazione nella quale stiamo operando”. “Vogliamo far sentire la nostra voce perché nessuno possa dire: ‘io non sapevo‘”, ha spiegato Variati. “Abbiamo chiesto un decreto legge urgente per avere risorse indispensabili per poter dare servizi. Proprio oggi – ha aggiunto – il Sose ha consegnato una relazione che attesta che alle province mancano 650 milioni sulla spesa corrente”. “Capisco che se ci si rivolge alla magistratura vuol dire che la politica sta fallendo il proprio compito – ha proseguito il presidente dell’Upi – ma non abbiamo alternative, il nostro è un disperato appello e un’accusa al Governo e al Parlamento che non danno quanto promesso. Dal Governo infatti abbiamo avuto la promessa di un decreto ma sull’entità non vi è alcuna certezza”.

Variati ha lanciato un appello al premier Gentiloni: “Non aspetti una ulteriore disgrazia nel Paese, smettiamola con la demagogia sulle province. I sindaci sono persone concrete e risparmiose, serve un decreto legge urgente per il loro finanziamento”. L’Upi, hanno reso noto Variati e il vicepresidente Carlo Vercellotti, presidente della Provincia di Vercelli, ha organizzato una serie di iniziative dal 22 marzo al 24 marzo, mentre i sindaci pensano ad una grande manifestazione da indire a Roma, “ma speriamo non ce sia bisogno”, ha concluso Variati, se il Governo emanerà il decreto legge.

mercoledì 29 marzo 2017

BERLUSCONI GIOVEDI A MALTA PER IL CONGRESSO DEI POPOLARI: BASTA EGOISMI NAZIONALI E BUROCRAZIA


Berlusconi ancora centrale. Anche in Europa. A prescindere dalla sentenza della Corte di Strasburgo. Questo il senso della sua presenza a Malta al prossimo congresso del Ppe, in programma domani e dopo.
Il Cavaliere dovrebbe atterrare a La Valletta giovedì mattina, per essere al tavolo del pranzo con i capi di Stato e di governo popolari. Quindi anche con quell'Angela Merkel già cancelliera quando nel 2011 Berlusconi fu costretto alle dimissioni. Tra Merkel e Berlusconi gli attriti passati (tutti ricordano le risatine tra la cancelliera e l'ex capo dello Stato francese Nicolas Sarkozy del 23 ottobre 2011 ndr) sono da tempo superati. I due si rincontrarono il 22 ottobre a Madrid, proprio in occasione di un altro congresso del Ppe e si strinsero la mano durante un faccia a faccia di una buona mezz'ora. Insomma, un chiarimento a tutto tondo sulle passate incomprensioni.
La visita di giovedì prossimo ha però un altro significato e peso politico. Con la sua presenza, Berlusconi conferma di essere ancora in campo e di essere ancora un interlocutore privilegiato nel consesso internazionale. E questo nonostante l'ex premier sia ancora in attesa della sentenza degli eurogiudici di Strasburgo che dovrebbero riabilitarlo definitivamente, rendendogli giustizia e permettendogli così la candidatura alle prossime elezioni politiche. Nessun discorso ufficiale per il leader di Forza Italia che preferisce aspettare proprio il verdetto degli eurogiudici prima di intervenire su un palco. In ogni caso Berlusconi dirà la sua in occasione del pranzo con gli altri big popolari, non nascondendo le sue critiche a quest'Europa. Un'Europa che deve cambiare ma dalla quale non si deve e non si può uscire. E Forza Italia resta ancorata a questa visione: «Siamo stabilmente nella grande famiglia del Ppe - ripete l'ex premier - Siamo un partito moderato, alternativo alla sinistra e alleato alla destra. Siamo critici di questa Europa contraddittoria, poco solidale, troppo burocratica e alla mercé degli egoismi nazionali ma rimaniamo europeisti». Non a caso Forza Italia ha espresso, con Antonio Tajani, la prestigiosa figura del presidente del Parlamento europeo. Berlusconi sarà accompagnato da una folta delegazione azzurra. Oltre agli eurodeputati, per l'occasione ci saranno anche, in veste di delegati e ospiti, anche molti

I TROPPO BUONI O…


La vecchia polemica sulla necessità dei corridoi umanitari per i migranti provenienti dall’Africa è superata. Perché i corridoi umanitari sono già stati realizzati. Da dicembre dello scorso anno ad oggi, cioè nel giro di appena quattro mesi, i migranti che hanno usufruito di questi corridoi umanitari sono stati più di 44mila. Il maltempo invernale, che fino all’anno scorso frenava l’afflusso dei profughi, è stato bellamente debellato da 14 navi attrezzate di proprietà delle Ong che hanno assicurato un viaggio tranquillo ai fuggitivi da fame e guerre raccogliendoli dai barchini dei trafficanti di persone e depositandoli nei porti italiani. A prima vista sembra una vicenda da premio Nobel per la solidarietà. Ma 14 navi private che operano quotidianamente nel Canale di Sicilia e fanno la spola tra le acque antistanti i porti libici e i moli dei porti italiani costituiscono un fenomeno che non può essere derubricato ad atto di bontà di privati generosi. Perché queste Organizzazioni non governative saranno pure guidate da novelli buoni samaritani decisi a garantirsi il Paradiso, ma quando la bontà costa ai neosamaritani parecchi milioni al giorno (i costi delle navi sono particolarmente elevati) e rischia di scaricare sul nostro Paese il costo dell’accoglienza di più di duecentomila migranti all’anno, è necessario porsi qualche interrogativo oltre il plauso per una bontà così esasperata e carica di inquietanti e pericolose conseguenze. A Catania, il Procuratore della Repubblica Carmelo Zuccaro ha aperto un’inchiesta per scoprire la legalità o meno secondo la legge italiana di questo singolare fenomeno. Ed è bene che la magistratura metta in chiaro se, ad esempio, esista un qualche rapporto tra Ong e trafficanti di persone. Ma è fin troppo evidente come la vicenda non sia una questione esclusivamente giudiziaria. Queste Organizzazioni non governative introducono nel nostro Paese un flusso di migranti che incide pesantemente sul bilancio dello Stato al punto da costringere il nostro Governo a chiedere l’aiuto dell’Unione europea. Cioè compiono un atto che non essendo stato concordato con le autorità nazionali e, a quanto pare, neppure con quelle sovranazionali, costituisce una pesante ingerenza negli affari interni di una nazione sovrana. Nessuno pretende che l’Italia dichiari guerra alle Ong che fanno traffico di migranti. Ma sapere chi finanzia queste Organizzazioni e perché sia così interessato ad introdurre fattori di oggettiva destabilizzazione della società italiana e di quella europea diventa una necessità assoluta.
Che aspettano i partiti, non solo di opposizione ma anche di maggioranza, a sollevare il problema ed a chiedere al Governo di sciogliere gli interrogativi prima che le Ong samaritane abbiano trasportato in Italia qualche milione di mine vaganti? Arturo Diaconale

VERTICI BCC A PROCESSO PER IL CASO ZAMA


domenica 26 marzo 2017

BERLUSCONI AI SENIORES; “NO TASSE SU PRIMA CASA, SUCCESSIONI, E POI PENSIONI MINIME A TUTTI


Silvio Berlusconi, parlando ai seniores di Forza Italia riuniti a Villa Gernetto, suona la carica al partito e garantisce: "Confido in Strasburgo. Ma, se anche per assurdo, non potessi candidarmi, sarò comunque in campo per fare la campagna elettorale, Ma, se anche per assurdo, non potessi candidarmi, sarò comunque in campo per fare la campagna elettorale. Sto in campo per senso di responsabilità verso il mio paese, che continuo ad amare, sto in campo per rispetto agli italiani che mi hanno dato negli anni 200 milioni di voti, sto in campo anche per voi, che avete combattuto con me in tutti questi anni le nostre battaglie di libertà. Contate su di me, io ci sarò. D'altronde neppure Renzi e Grillo sono in Parlamento. I sondaggi dicono che sul referendum ho spostato il 5% a favore del No. Farò la stessa cosa in campagna elettorale, proprio come accadde nel 2013".

Il Cav poi ribadisce il programma di Forza Italia: "Vogliamo garantire una pensione minima a 1000 euro per tutti. La pensione alle mamme per dare loro una vecchiaia dignitosa e serena. Vogliamo introdurre un sussidio di compensazione per le famiglie in condizione di povertà assoluta e relativa, una convenzione con i cinema per l'ingresso gratuito agli anziani, viaggi gratuiti per gli anziani in treno in certi giorni della settimana, cure odontoiatriche gratis per gli anziani, molti dei quali non possono permettersi il dentista, e aiuti agli anziani che possiedono un animale domestico".
In merito alle imposte, Berlusconi spiega: "Nel nostro programma prevediamo nessuna tassa sulla prima casa, che per noi è sacra, nessuna tassa sulla successione, che è ricchezza già tassata quando è stata prodotta, nessuna tassa sulla prima auto, che è uno strumento di lavoro, Flat Tax uguale per tutti al 22-24%. Meno non è credibile. E ancora abolizione dell'Irap che l'azienda paga anche quando perde. Le imposte non sono un diritto dello stato, sono il pagamento di servizi. Per questo se lo stato ci chiede 1/3 di quello che guadagniamo lo sentiamo giusto e lo paghiamo volentieri, se invece ci chiede oltre il 60% ci sembra una rapina. Questo non vuol dire ovviamente che le tasse non vanno pagate, significa che vanno ridotte".  Poi il leader di Forza Italia aggiunge: "Il Movimento Cinque Stelle può fare qualsiasi figuraccia. Eppure continua ad aumentare i propri voti. Perché? Perché con gli ultimi governi il numero dei poveri è aumentato a dismisura: 15 milioni di italiani sono in condizione di povertà e 4.600.000

TRATTATO DI ROMA, L’ULTIMO TESTIMONE, ACHILLE ALBONETTI: “LA CEE FIGLIA DEI COLLOQUI SEGRETI SULL BOMBA ATOMICA EUROPEA“ EX SINDACO BRISIGHELLA

Achille Albonetti indicato dalla freccia 

di Diodato Pirone - ROMA Achille Albonetti, novant’anni da un mese, ma con l'energia e la voce di un cinquantenne, è forse l’ultimo testimone vivente della firma del Trattato di Roma per il quale seguì passo passo le trattative da diplomatico esperto di economia e assieme all’ambasciatore Roberto Ducci.
Cosa ricorda di quel giorno? “Fu una cerimonia velocissima: mezz’ora. I leader tecnicamente firmarono dei fogli bianchi perché gli ultimi dettagli scritti non erano ancora pronti. Si trattò di un evento un po’ triste intanto perché fuori pioveva ma soprattutto perché nessuno credeva né nell’Europa né nel Trattato”. Nessuno credeva nell'Europa? “Tre anni prima il parlamento francese aveva fatto saltare la Ced, l’Unione della Difesa. E la Ced significava preparazione dell’unità politica dell’Europa e bomba atomica comune”. Bomba atomica europea?“Sì. Bisogna capire il contesto. Siamo in piena Guerra Fredda e i leader europei volevano impedire a tutti i costi non solo che ritornassero venti di guerra fra gli europei ma che americani e russi scegliessero di affrontarsi sul terreno europeo. La spinta all'Unione europea nasce da un'esigenza politica e di difesa prima che economica”.
Un momento, allora, riavvolgiamo per bene tutto il film. “L'idea di Europa unita nasce politicamente nel dopoguerra dall'incontro di tre grandissimi europeisti: Konrad Adenauer cancelliere tedesco; Robert Schuman premier francese e Alcide de Gasperi, presidente del Consiglio italiano. Tutti e tre erano di rigidi principi cattolici e tutti e tre parlavano in tedesco. Si capivano al volo”. Cosa accedde in concreto? “Nel '51 nacque la Ceca, la Comunità europea del carbone e dell'acciaio. Ma si trattava di un progetto culturalmente vecchio perché carbone e acciaio erano legati alle ragioni dei due conflitti del '14/'18 e del '39/'45. Conflitti convenzionali, ma ormai eravamo nell'era atomica. E infatti subito dopo nacque la Ced, l'Europa della Difesa che significava anche un preludio all'unità politica. Però nel '54 la Ced saltò per via dell'opposizione del parlamento francese. Si trattava della Francia della Quarta Repubblica, debole, con governi che cambiavano in continuazione e che non riusciva a liberarsi dai nodi coloniali rappresentati dal Vietnam e dall'Algeria”. E allora perché nonostante l'alt francese alla Ced

si torna a parlare di bomba atomica europea e di Unione europea?
“Una forte spinta all'unità europea venne, poco dopo il '54, da episodi oggi dimenticati ma che all'epoca fecero un enorme scalpore”.Quali?“Nel '56 i russi invasero l'Ungheria. Inoltre francesi e inglesi, con l'appoggio degli israeliani, occuparono militarmente il canale di Suez. Fu una gigantesca sciocchezza. Intanto perché trattare in quel modo i paesi arabi era fuori dal tempo, ma poi perché americani e russi si inalberarono. Gli Usa fecero crollare la sterlina. E Londra e Parigi suonarono la ritirata iniziando a capire che da soli non andavano da nessuna parte” Insomma l'idea di Europa Unita fu rilanciata dall'impotenza e dalla paura delle due potenze europee vincitrici della seconda guerra mondiale.
“Fu un miracolo. Nel '54 l'Europa unita sembrava finita e invece due anni dopo rinacque perché soprattutto i francesi tornarono a spingere per una Difesa Comune”. Ma nell'idea di una bomba atomica europea fu coinvolta anche l'Italia? “Si. Nel '56 i francesi avviarono colloqui segreti con i tedeschi e gli italiani sull'impiego dell'atomo. Gli americani se ne accorsero un paio d'anni dopo e tedeschi e italiani abbandonarono il tavolo, ma intanto l'esigenza di un'Europa unita era riaffiorata”.
Lei sta dicendo che il Trattato di Roma, che è un trattato di forte cooperazione economica, in realtà nasce da esigenze politiche e militari. La Cee è un po' figlia di un progetto di bomba atomica che coinvolgeva anche l'Italia? “Non c'è alcun dubbio su questo: l'Europa aveva l'esigenza di difendersi militarmente sul piano nucleare. Questo implicava una politica di difesa comune, anche atomica, e di conseguenza una Unione politica. Poiché questo percorso era impervio, si decise di rilanciare l'accordo economico sul quale però non scommetteva nessuno”. E invece la Comunità Economica Europea si rilevò un grandissimo successo sul piano dello sviluppo e del benessere. Quale molla scattò? “A cambiare le carte in tavola fu l'arrivo del generale De Gaulle alla guida della Francia”. Il Trattato di Roma senza De Gaulle sarebbe rimasto sulla carta?
“De Gaulle era nazionalista ma molto spregiudicato e soprattutto un uomo di leadership ed intelligenza eccezionale. Nel '58 vinse il referendum che diede stabilità politica alla Francia. Poi, subito dopo aver inneggiato in un famoso comizio all'Algeria francese, fece l'accordo per dare l'indipendenza agli algerini a costo di respingere un tentativo di colpo di stato dei suoi generali. Capì immediatamente che per dare ruolo alla Francia nel mondo doveva siglare un'alleanza strategica con la Germania poi formalizzata nel Trattato dell'Eliseo del 1963. Ecco perché De Gaulle superò tutte le resistenze interne e dopo il Trattato di Roma abbassò immediatamente i dazi sulle importazioni delle merci dai Sei Paesi della Cee alzandoli per l'import da altre nazioni. Questa decisione mise in moto l'economia europea che conobbe una grandissima stagione di sviluppo. Una stagione di tale successo che da allora si iniziò a pensare che fosse l'economia e non più la Difesa o la Politica la strada per costruire l'Unione Europea. E questo fu un errore”. Dottor Albonetti, ma quale fu il ruolo dell'Italia nella definizione del Trattato di Roma? “Noi come tecnici avevamo la missione di difendere gli interessi italiani senza ostacolare la nascita del Trattato a Sei” E quindi?“Quindi i nostri alleati principali erano i francesi che avevano un'economia debole come la nostra. In comune con i francesi avevamo molti interessi in agricoltura. Diciamo pure che eravamo in scia ai francesi. Condussi quella trattativa in tandem con l'ambasciatore Ducci che era un negoziatore eccezionale”.Cosa vuol dire?“Ducci aveva un carattere spigoloso ma apparteneva alla scuola di Giovanni Malagodi, un altro grande tecnico italiano che poi entrò in politica con i liberali fino a diventare presidente del Senato. Malagodi parlava quattro lingue e trattava con i suoi interlocutori nella lingua dell'interlocutore, il che spesso gli consentiva di raggiungere risultati insperati” E a livello politico? “Ricordo bene che i nostri ministri e più in generale i politici italiani chiamati a seguire il Trattato di Roma non mostravano un interesse particolare. Del resto, in Italia la politica estera non è stata mai considerata per il peso che merita. Inoltre dopo De Gasperi in quegli anni non emersero figure politiche tali da poter contribuire con il proprio carisma a far avanzare l'Unione Europea. Non che personalità come Aldo Moro o Amintore Fanfani non avessero peso internazionale, ma i governi cambiavano spesso e con essi il ruolo istituzionale dei vari politici. Niente a che fare con De Gaulle e Adenauer che guidarono i loro paesi per anni e diedero vita all'asse franco-tedesco che ancor oggi guida l'Europa”. Lei ha conosciuto personalmente De Gaulle e Adenauer? “Sì. Ho molto ammirato De Gaulle che era davvero un uomo fuori dal comune. Di Adenauer ricordo un incontro nel bellissimo castello di Bad Godesberg. Era un signore dritto, austero, asciutto. Sembrava scolpito in un tronco d'albero. Non si stancava di ripetere che per lui, che tra l'altro aveva conosciuto gli americani da vicino come sindaco di Colonia, solo l'Europa poteva dare un futuro ai tedeschi”.

martedì 21 marzo 2017

MINZOLINI, SALLUSTI QUELLI CHE MILLANTANO DI NON ESSERE MAIALI.


Alessandro Sallusti - Pensandola diversamente su molte cose abbiamo preso strade diverse ma ci siamo sempre rispettati, per cui mi sento di parlarne liberamente. In queste ore è a capo, con la sua penna, del partito degli indignati per il voto del Senato contrario alla decadenza di Augusto Minzolini, condannato in via definitiva per peculato per fatti che risalgono a quando dirigeva il Tg1. «Politicamente parlando - ha scritto tra l'altro Gomez - i senatori che si sono rifiutati di applicare una legge dello Stato nei confronti di un pregiudicato loro collega sono dei maiali. Del resto era stato proprio George Orwell a insegnarci che tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri». Ora, mi risulta che la legge in questione preveda appunto sulla decadenza il voto del Senato a garanzia delle non rare e documentate porcate della magistratura. E il voto, almeno per ora, nel nostro paese è libero e legittimo, altrimenti saremmo in una dittatura. L'Italia, caro Peter, ancora non è un enorme partito unico dei tuoi amici grillini, nel quale se non voti come dice il capo l'elezione è annullata (vedi primarie Cinquestelle a Genova). Da noi ancora il voto vale, non è ripetibile, e qualsiasi sia l'esito, non ci crederai, è considerato legale. Non solo: nel tuo articolo, caro Gomez, accomuni nelle maialate il caso Minzolini al caso Napoletano, il direttore del Sole-24 ore indagato per false comunicazioni sociali (si è autosospeso in attesa di chiarimenti). Ti chiedi: ma come fanno, quelli di Confindustria, a non cacciare un indagato? Già, probabilmente fanno come voi che avete tenuto e tenete tra i vostri opinionisti di punta la brava Selvaggia Lucarelli, che non solo è indagata ma è a processo per intercettazione abusiva e accesso abusivo a sistemi informatici (ai danni di Mara Venier ed Elisabetta Canalis). Io spero sia assolta, ma voi del Fatto - tenendola in squadra a mo' di casta - già vi siete comportati come i «senatori maiali». Perché Napoletano fuori e la Lucarelli dentro? E anche tu, caro Peter, nulla hai scritto - maialescamente parlando - contro un vostro amico, l'ex pm Ingroia, che accusato (esattamente come Minzolini) di peculato per le sue note spese è appena stato riconfermato nel posto e nel lauto stipendio. E no, se tutti i maiali sono uguali - per dirla alla Orwell - non è possibile che voi e i vostri amici millantiate di esserlo un po' meno o per niente. Altrimenti è solo una maialata. Con immutata amicizia.


BERLUSCONI AI SENIORES; “NO TASSE SU CASA E PRIMA AURI, E POI PENZIONI MINIME A TUTTI


Silvio Berlusconi, parlando ai seniores di Forza Italia riuniti a Villa Gernetto, suona la carica al partito e garantisce: "Confido in Strasburgo. Ma, se anche per assurdo, non potessi candidarmi, sarò comunque in campo per fare la campagna elettorale, Ma, se anche per assurdo, non potessi candidarmi, sarò comunque in campo per fare la campagna elettorale. Sto in campo per senso di responsabilità verso il mio paese, che continuo ad amare, sto in campo per rispetto agli italiani che mi hanno dato negli anni 200 milioni di voti, sto in campo anche per voi, che avete combattuto con me in tutti questi anni le nostre battaglie di libertà. Contate su di me, io ci sarò. D'altronde neppure Renzi e Grillo sono in Parlamento. I sondaggi dicono che sul referendum ho spostato il 5% a favore del No. Farò la stessa cosa in campagna elettorale, proprio come accadde nel 2013".

Il Cav poi ribadisce il programma di Forza Italia: "Vogliamo garantire una pensione minima a 1000 euro per tutti. La pensione alle mamme per dare loro una vecchiaia dignitosa e serena. Vogliamo introdurre un sussidio di compensazione per le famiglie in condizione di povertà assoluta e relativa, una convenzione con i cinema per l'ingresso gratuito agli anziani, viaggi gratuiti per gli anziani in treno in certi giorni della settimana, cure odontoiatriche gratis per gli anziani, molti dei quali non possono permettersi il dentista, e aiuti agli anziani che possiedono un animale domestico".
In merito alle imposte, Berlusconi spiega: "Nel nostro programma prevediamo nessuna tassa sulla prima casa, che per noi è sacra, nessuna tassa sulla successione, che è ricchezza già tassata quando è stata prodotta, nessuna tassa sulla prima auto, che è uno strumento di lavoro, Flat Tax uguale per tutti al 22-24%. Meno non è credibile. E ancora abolizione dell'Irap che l'azienda paga anche quando perde. Le imposte non sono un diritto dello stato, sono il pagamento di servizi. Per questo se lo stato ci chiede 1/3 di quello che guadagniamo lo sentiamo giusto e lo paghiamo volentieri, se invece ci chiede oltre il 60% ci sembra una rapina. Questo non vuol dire ovviamente che le tasse non vanno pagate, significa che vanno ridotte".  Poi il leader di Forza Italia aggiunge: "Il Movimento Cinque Stelle può fare qualsiasi figuraccia. Eppure continua ad aumentare i propri voti. Perché? Perché con gli ultimi governi il numero dei poveri è aumentato a dismisura: 15 milioni di italiani sono in condizione di povertà e 4.600.000

venerdì 17 marzo 2017

VINCONO I LIBERALI DI RUTTE. WILDERS NON SFONDA


Il nazionalista Geert Wilders non sfonda nelle elezioni olandesi, e l'Europa può (per ora) tirare un sospiro di sollievo. Se questo terremoto populista è stato arginato, restano infatti aperti i capitoli delle altre elezioni previste quest'anno nell'Unione europea, in Francia e Germania. A scrutini quasi finiti la vittoria è del premier liberale Mark Rutte e del suo partito Vvd, che ha sinora guidato una coalizione con i laburisti del Pvda. Segue il Partito per la libertà (Pvv) del leader anti-islam e anti-Ue Wilders, con 19 seggi, in aumento di quattro rispetto alle elezioni precedenti.
Alla pari con Wilders altri due partiti, i cristiano democratici del partito Cda e i Democratici 66 (D66), che crescono rispettivamente di sei e sette seggi. Ma ci sono altre sorprese. I laburisti del Pvda incassano un forte calo, passando a nove seggi rispetto ai 38 precedenti. Al contrario, balzo in avanti dei verdi del partito GroenLinks (Gl), che quadruplicano la loro rappresentanza: 16 seggi, in aumento di 12 rispetto ai quattro del 2012. E il partito antirazzista Denk entrerebbe, se i dati fossero confermati, per la prima volta in Parlamento, con 3 deputati. Altro dato significativo: l'affluenza altissima dell'82%, interpretabile come un segnale della volontà di frenare i movimenti populisti. Nel 2012, l'affluenza alle urne era stata del 74,6%.
I leader dei partiti politici seguiranno nella notte lo spoglio assieme ai loro sostenitori, con i risultati attesi nelle prime ore di giovedì. Solo Wilders, secondo i media, resta chiuso nel suo ufficio in Parlamento, senza aver programmato di parlare pubblicamente prima di domattina. Tuttavia, dopo che il secondo exit poll è stato diffuso, ha scritto un commento su Twitter: "Grazie elettori del Pvv! Abbiamo guadagnato altri seggi, primo obiettivo raggiunto! Rutte non si è liberato di me!". Il leader laburista, Lodewijk Asscher, nel frattempo ha tenuto un discorso in cui ha ammesso la sconfitta e tra le lacrime ha promesso che continuerà a guidare il movimento, lottando per "un'economia giusta e una società degna".
Per ora nessun commento da Rutte, che quando ieri in mattinata era andato alle urne aveva chiesto agli olandesi di mobilitarsi per arginare il populismo in Europa. "Dobbiamo evitare l'effetto domino", "il mondo ci guarda e dobbiamo creare un precedente" perché queste elezioni si svolgono "sotto la pressione della vittoria di Trump negli Usa e della Brexit". Dall'altra parte, Wilders aveva affermato che "succeda quel che succeda nel voto", nulla frenerà l'avanzata del populismo, come dimostreranno anche tedeschi e francesi quando quest'anno toccherà a loro recarsi alle urne.
Intanto, i primi commenti sono arrivati dai leader europei. "Geert Wilders non poteva vincere le elezioni in Olanda. Sono sollevato. Ma dobbiamo continuare a combattere per un'Europa aperta e libera", ha scritto su Twitter Martin Schulz, ex presidente del Parlamento europeo e candidato alla cancelleria tedesca per il partito socialdemocratico (Spd), come sfidante della cancelliera Angela Merkel che il 24 settembre prossimo cercherà il rinnovo dopo 12 anni in carica. Gli ha fatto eco il capo di gabinetto della cancelleria, Peter Altmeier, fedele di Merkel, che ha scritto sul social network: "Olanda, oOanda, sei un campione!", "congratulazioni per questo fantastico risultato". E il primo ministro Paolo Gentiloni ha dichiarato, sempre su Twitter: "No #Nexit. La destra anti Ue ha perso le elezioni in olanda. Impegno comune per cambiare e rilanciare l’Unione

LA FED ALZA I TASSI DI UN QUARTO DI PUNTO: TEMPI DURI PER L’ITALIA, PER GLI INTERESSI CHE DOVREMMO PAGARE.


La Fed alza i tassi di interesse di un quarto di punto, portandoli in una forchetta fra lo 0,75% e l’1%. Si tratta del primo aumento del 2017 e del terzo dal 2006. Gli aumenti dei tassi, afferma la Fed al termine della due giorni di riunione, saranno «graduali». La Fed prevede altri due rialzi nel 2017, per un totale di tre nell’anno. Altri tre rialzi sono attesi per il 2018. Wall Street resta in territorio positivo dopo l’aumento dei tassi da parte della Fed, il secondo in tre mesi. Il Dow Jones sale dello 0,46% a 20.932,09 punti, il Nasdaq avanza dello 0,63% a 5.893,57 punti mentre lo S&P 500 mette a segno un progresso dello 0,38% a 2.374,38 punti. 


RIPARTE LA RIFORMA DEL CATASTO. MA E’ STANGATA SUGLI IMMOBILI


L'Europa chiede all'Italia una riforma del catasto in tempi brevi. Confedilizia: "Emergenza vera è ridurre le tasse sugli immobili". Infatti il nuovo catasto, come sottolinea il Sole24Ore, rientra nel Pnr, il piano nazionale delle riforme che arriverà con il Def. La riforma del catasto di fatto ritorna sulla scena dopo alcune raccomandazioni da parte di Bruxelles per l'Italia. E soprattutto dopo le previsioni macroeconomiche. E Bruxelles su questo punto è molto chiara sottolineando come Roma abbia fatto "progressi limitati" proprio sul completamento della "riforma del catasto". La riforma di fatto era già pronta e il governo Renzi era in procinto di mandarla alle Camere. Ma è arrivato lo stop per l'esecutivo sono stati i rilievi sull'osservanza della clausola della invarianza per la tassazione degli immobili. Insomma il rischio è che possano mutare ancora le tasse sugli immobili col nuovo catasto. E così Confedilizia prova a lanciare un messaggio chiaro a Gentiloni: “Leggiamo sulla stampa che il Governo Gentiloni starebbe pensando di riesumare quella riforma del catasto che il Governo Renzi aveva ritirato, nel giugno del 2015, perché non forniva adeguate garanzie di invarianza di gettito, aprendo all’opposto uno scenario di ulteriori aumenti di tassazione sugli immobili, mascherati attraverso improbabili "redistribuzioni", si legge in una nota. Poi l'avvertimento: "Quella legge delega è scaduta e non è certo questo il momento per iniziare un nuovo percorso, checché ne dica la Commissione europea, che inserisce pigramente il tema catasto nelle sue rituali raccomandazioni copia e incolla, senza avere un minimo contatto con la realtà.Per il settore immobiliare l’urgenza non è la riforma del catasto, ma una decisa riduzione di un carico fiscale che dal 2012 è stato quasi triplicato e che continua a causare danni incalcolabili a tutta l’economia: crollo dei valori, impoverimento, caduta dei consumi, desertificazione commerciale, chiusura di imprese, perdita di posti di lavoro. Dovrebbe essere questa la priorità di un Governo responsabile


giovedì 16 marzo 2017

ALLA TURCA


Il governo turco ha la pretesa di fare campagne politiche in casa d’altri. La scadenza che preme a Recep Tayyip Erdoğan è il suo referendum del prossimo 26 aprile, con il quale trasformerà la Repubblica parlamentare in presidenziale, accrescendo il proprio potere, già enorme, e allungandolo nel tempo. Avendo intrapreso una politica di reislamizzazione, smontando pezzo dopo pezzo lo Stato laico voluto da Mustafa Kemal Atatürk (dopo la sconfitta, nella prima guerra mondiale), Erdoğan reagisce ai giusti rifiuti dei governi europei (Austria, Danimarca, Germania e Olanda), in parte delirando, e dando loro del “nazista”, in parte speculando, accusandoli di “islamofobia”. Ci sono due buone ragioni per non concedergli alcun alibi. La prima ragione è che i rapporti, fra europei e turchi, sono stati a lungo (e provano a restare), buoni e convenienti, al punto che quel Paese è il bastione sud orientale della Nato, senza che nessuno abbia mai messo in dubbio la diffusione e il rilievo della fede coranica. Comunità turche sono nate e cresciute, specie nei Paesi europei che oggi vengono verbalmente aggrediti, senza che nessuno abbia mai chiesto, né pensato di chiedere loro di rinunciare al proprio credo. Garantendo, però, al tempo stesso, che né quello né altri possano essere imposti. Perché la più straordinaria radice europea, quella che regge l’impianto della nostra identità presente, è lo Stato laico. Atatürk ne capì la forza e il valore. Erdoğan può pure pensarla diversamente, ma già è sgradevole che lo faccia in casa propria, mentre è escluso che possa praticarlo in casa altrui. Hanno ragione, quindi, i governi europei che si sono opposti a che il governo turco vada a far campagna referendaria in casa loro. Sul punto sarebbe più che opportuna una posizione comune dell’intera Unione europea, il cui encefalogramma politico segnalerebbe, così, una qualche esistenza in vita. La seconda ragione, che sconsiglia vivamente dal cadere nella trappola della contrapposizione religiosa, è che il governo turco insegue non la teocrazia, ma il ritorno al nazionalismo ottomano. Punto delicatissimo e, per noi europei, decisivo.

VIENI AVANTI, DECRETINO


Vade retro voucher. Vieni avanti decretino. C’è un esercito di disoccupati, la crescita resta inchiodata alla metà della media europea, ma il dibattito si anima attorno ai voucher, rei di avere troppo funzionato. Chi se ne importa delle 800 mila persone in qualche modo uscite dal nero (dove si stima restino 3 milioni di lavoratori), e chi se ne importa se quel modo di pagare i lavori saltuari non arriva a coprire l’1% del mercato, ciò che conta è che se ne vendono troppi. Uno sragionare figlio della quotidiana guerra civile a sinistra. Il boom dei voucher dimostra che famiglie e piccole imprese sono piene di satanici sfruttatori e sadici affamatori? Lo sostiene la Cgil, che poi usa i voucher per pagare chi lavora al sindacato. Ma no, dimostra solo che ci sarebbe maggiore offerta di lavoro, se solo non si costringesse ogni datore a pagare anche il commercialista e il consulente. Una piccola semplificazione incontra i bisogni di tanti e subito parte la gara alla complicazione. Che colpirà solo le persone oneste, perché i disonesti in nero erano e in nero sono rimasti. Invece di cogliere il segnale, piccolo ma netto, e capire che semplificando e alleggerendo si offrirà e prenderà più lavoro, si fa l’opposto, timorosi di perdere il proprio, quello dell’apparato burosindacalpolitico, che regola e impone per proteggersi e imporsi. La Cgil, sul tema (come su quello che è e resterà sconosciuto ai più, relativo a responsabilità contrattuali nel settore dei sub appalti), ha raccolto le firme e promosso un referendum? Lo si faccia. Chi la pensa come loro si batterà per l’abrogazione di quel che funziona. Noi no. Non si deve avere paura di spiegare le ragioni delle proprie idee, si deve spaventarsi (e vergognarsi) per quelle confuse e prive di ragione. Il governo, invece, corre appresso ai voucher (introdotti dalla legge Biagi, allora avversata da quanti ora la invocano, poi ampliati prima dal governo Monti, poi da quello Letta), per depotenziarli. E lo fa per una sola ragione: evitare il referendum. Non solo è sbagliato nel merito, ma rischia di essere inutile. Ammesso si faccia subito un decreto legge e ammesso che quel testo sarà sufficiente a cancellare il referendum, non potrà essere portato in cassazione prima della conversione. Saremo già a metà maggio. Quando pensano di fissarla, la data del referendum? Sul punto la Costituzione è chiara. Ammesso qualcuno ancora la legga, non essendo riusciti a riscriverla. Davide Giacalone


LA LEGGE E’ UGUALE PER TUTTI


martedì 14 marzo 2017

UN GRANDE BERLUSCONI….: L’ALBERO DELLA LIBERTA’


Foto Giorgio di Cento

È un Silvio Berlusconi in forma e carichissimo quello che parla alla manifestazione Primavera azzurra a Milano. Con il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini, "non c'è nessuna concorrenza, abbiamo un programma comune che è stato approvato integralmente". "E' certo e sicuro che il centrodestra saprà riunirsi per le prossime elezioni", assicura Silvio, "con tutti coloro che aderiranno al nostro programma comune", ha aggiunto Berlusconi. Salvini e Meloni, ha sottolineato, "hanno già approvato questo programma, dobbiamo solo riunirci attorno a un tavolo per approfondire". Fra i punti da chiarire quello sull'euro che sta a cuore a Salvini. Secondo Berlusconi, la strada è quella di una "seconda moneta nazionale, come le Am Lire". Del Pd, dice: "Pd è imploso, è senz'anima e senza numeri. Da un lato vediamo che il M5s non ha neppure le capacità di governare la più piccola entità comunale, dall'altro il Pd è imploso. Oggi il Pd non ha, a mio parere, neppure un'anima e ha soltanto forse ancora l'eterna volontà di potere. Ma credo che non sia in grado di esprimere dei numeri per poter arrivare a governare il Paese". 
"Le persone disperate votano chi promette la rivoluzione", dice sempre a proposito di Grillo, "votano contro l'establishment, votano il Movimento 5 Stelle. Quello è un movimento fatto di sottoposti a un dittatore, di incapaci, di pauperisti e giustizialisti". "Oggi loro sono il primo partito, sono al 30%. E nulla ferma questa ascesa: aumenta la povertà, aumentano i voti ai 5 Stelle". 
Ogni volta che si ascolta il presidente Berlusconi capisci che se i politici da strapazzo lo avessero lasciato "comandare" in questo paese, l’Italia sarebbe stata diversa. il popolo con i suoi milioni di voti gli ha dato ampio consenso ma i giochi di palazzo ogni volta hanno creato problemi. Il popolo aimè è chiaro che non comanda basta pensare che 4 governi non eletti hanno fatto il bello e cattivo tempo alla faccia delle elezioni e a pagarne le conseguenze tutti noi che viviamo in un paese privo dell’autorevolezza politica che solo un grande leader come silvio può creare e dare. con #lalberodellaliberta si riparte speriamo che questa volta gli si riconosca l’autorevolezza del grande consenso popolare e che possa governare alleati permettendo che a suo confronto sono davvero pochissima cosa