martedì 30 aprile 2013

GRAZIE BERLUSCONI!!!!



LO STOP ALL’IMU E’ UNA VITTORIA DI BERLUSCONI E DEL PDL
 “L’annuncio del presidente del Consiglio, Enrico Letta, di sospendere per giugno il pagamento dell’Imu sulla prima casa, in attesa della più complessiva revisione delle tassazioni sugli immobili, é un’importante vittoria del Popolo della Libertà e del presidente Berlusconi, che non a caso avevano messo l’abolizione dell’imposta sulla prima casa fra i punti irrinunciabili per poter partecipare ad un governo di larghe intese e di pacificazione nazionale, nell’interesse dell’Italia e dei cittadini”.

FINALMENTE CON IL DISCORSO DI LETTA STOP ALLE CONTRAPPOSIZIONI



  “Il discorso del Presidente Enrico Letta ha fatto sciogliere come neve al sole contrapposizioni che esistono e si alimentano solo nella sfera delle contrapposizioni politiche e delle dispute ideologiche, frutti avvelenati del Secolo scorso. Il mondo é cambiato e quando si lavora sui contenuti e si rimane in contatto con la realtà, le persone e i partiti di buonsenso non faticano a trovare tanti punti di convergenza nell’interesse dei cittadini”. Così si è espresso Sandro Bondi, senatore del Pdl.

ABBIAMO IL GOVERNO. FAR TROVARE ALL’ITALIA LA STRADA DELLA “CONCORDIA”, DELLO SVILUPPO, E DELLA PROSPERITA’



.“Questa fazione ha alimentato una battaglia atroce e squallida. Una battuta di caccia di frodo giudiziario, dove l’avversario politico è stato inseguito con qualsiasi arma. Questa minaccia è ancora attuale. E, con intelligenti e rapide riforme, va restituito lo spirito della Costituzione che vuole equilibrio e collaborazione tra istituzioni, ordini e poteri dello Stato”. “Occorre una pacificazione in tutto e anche in quello giudiziaria. C’è una parte della magistratura politicizzata. E’ una porzione piccola, ma ben strumentata e strategicamente collocata, sostenuta da un forte circuito finanziario ed editoriale .“ . Lo ha detto Renato Brunetta, presidente dei deputati del Pdl, durante le dichiarazioni di voto sulla fiducia al governo Letta.  “Come risulta ormai evidente dalle critiche che si susseguono, sia a livello internazionale sia dai nostri principali alleati, dalla Francia e dalla Spagna. In questo senso – sottolinea l’ex ministro – un segnale immediato per i cittadini è l’abolizione dell’Imu, che è diventata il simbolo delle politiche recessive fino ad oggi adottate. E la cui eliminazione può, e deve, diventare il simbolo del nuovo corso della politica economica in Italia”. “In questo senso, la revisione dei poteri di Equitalia; la riforma del fisco; la detassazione delle nuove assunzioni; il passaggio dall’attuale occhiuta e borbonica burocrazia delle autorizzazioni preventive ai controlli ex post; la riforma della giustizia; la riforma del finanziamento pubblico dei partiti, che sono alcuni dei contenuti degli 8 punti del Popolo della Libertà, costituiscono elementi di pacificazione nel rapporto tra cittadini e Stato”. “Sono atti di ricucitura civile, atti di pace verso le nostre famiglie, verso il nostro popolo. Atti simbolici che aprono una pagina nuova, ricreano fiducia, consentono un nuovo inizio”.

domenica 28 aprile 2013

ABBIAMO IL GOVERNO. BUON LAVORO! SPERIAMO SAPPIA FAR RITROVARE ALL’ITALIA LA STRADA DELLO SVILUPPO, DELLA CONCORDIA E DELLA PROSPERITA’



Pd e Pdl, una nuova stagione. Cosa possono guadagnare i due partiti di governo dalla fine delle ostilità

E’ comprensibile che i dirigenti dei due maggiori partiti, destinati a collaborare dopo essersi combattuti e demonizzati fino a poche settimane fa, siano preoccupati della reazione di un elettorato che può essere sconcertato dalla novità imposta dalla situazione del paese interpretata con vigore coattivo da Giorgio Napolitano. Sbaglierebbero, però, una volta deciso di accettare realisticamente la prospettiva della convergenza, a insistere nel minimizzarne la portata politica innovativa, sottolineando le proprie caratteristiche identitarie. In primo luogo dovrebbero rendersi conto che la crisi ha destrutturato profondamente queste stesse identità, che debbono essere ridefinite in base alla loro idoneità a fornire risposte alla situazione drammatica che vive gran parte della popolazione. Se, com’è risultato alla fine di una gestione travagliata, soprattutto per il centrosinistra, della fase postelettorale, queste risposte possono concretizzarsi solo sulla base di un confronto costruttivo con l’avversario di sempre, sarebbe meglio valorizzare il dato di fondo, cioè l’intervento di un governo in grado di tentare la fuoruscita dalla crisi, che attardarsi in una lacerazione autocritica e retrospettiva. Anche per il centrodestra, che deve rinunciare (almeno formalmente) alla coesione tra Lega e Pdl appena recuperata, la situazione non è semplice, anche se la sensazione di insufficienza è attenuata dalla constatazione dello scampato pericolo. Si tratta di due formazioni politiche che, la prima sei mesi fa, la seconda nei giorni scorsi, hanno rischiato la dissoluzione. Ciò è accaduto proprio perché hanno insistito sull’esibizione identitaria, invece che sulla funzione politica e pratica che possono esercitare. Ora la storia, forse nella sua versione più ironica, li costringe a mettere da parte l’aspetto più esibito della loro identità, l’ostilità nei confronti dell’avversario. Il venir meno (che non sarà solo episodico) di questi collanti negativi apre la questione di quali siano gli elementi di coesione positivi, cioè ideali e programmatici, di questi partiti, nel momento in cui non possono più presentarsi come semplici contenitori dell’antiberlusconismo o dell’anticomunismo. Il fatto che questa verifica concreta si svolga parallelamente nei due campi la rende reciprocamente utile, perché porta a definire le distinzioni e le differenze insieme alla capacità di fare sintesi (o di trovare mediazioni) con gli interlocutori obbligati della nuova maggioranza. Una maggioranza che sussiste anche nell’elettorato, a patto che i contraenti sappiano valorizzare quel che c’è di buono per il paese e quindi per loro stessi nella nuova situazione.

ELEZIONI. QUIRINALI E GOVERNO: IL TRIONFO DEL CAV. SORNIONE.



ERA MORTO, KAPUT “ARRESTATO”. MA LE URNE LO HANNO “RESUSCITATO”. NON AVEVA LE  CHIAVI IN MANO, MA SILVIO DAI CITTADINI HA ESTRATTO SOLTANTO IL MEGLIO.
Morto. Sepolto. Sbranato. Sparito. Kaputt. Sconfitto. Annullato. Dimenticato. Il passato. Quasi arrestato. Presto in fuga. No, niente di tutto questo. Prendete la penna e tracciate una bella riga nera sulle parole d'ordine della speranza dell'antiberlusconismo militante. C'è un vincitore. Ed è quello che era "morto, sepolto, sbranato, sparito, kaputt" eccetera eccetera. Si chiama Silvio Berlusconi. E' tempo per un primo breve bilancio. Sono passati due mesi da quelle elezioni in cui il Pdl doveva essere spazzato via, superato. Eppure quel Pdl ha preso qualche manciata di voti in meno di quel Pd che aveva già vinto. Un trionfo, per il Cavaliere: gli azzurri sono in crisi nera, rientra in campo, sale su qualche palco e mette a segno la sua classica, strepitosa, rimonta. "Io aspetto" - Dopo il voto, però, non è soddisfatto. "Potevamo vincere, dovevo rimettermi in gioco prima". Ma è l'unico, tra i suoi (loro sì che avevano davvero paura di sparire), a non essere soddisfatto. Le chiavi per il governo, questa volta, non le ha in mano. L'impresa fantascientifica è stata soltanto sfiorata. Restano le basi per ripartire, per ricostruire, per riprendersi il Paese. Da subito, il Cav spiega che il Pdl è pronto all'intesa con il Pd. "L'unica soluzione possibile". Il vincitore sconfitto, Pier Luigi Bersani, però s'impunta. Vuole governare con Beppe Grillo e ne riceve soltanto dei "vaffanculo". Berlusconi, sornione, osserva. Ripete che tanto, prima o poi, anche la sinistra si renderà conto che l'unica strada è quella che porta al governo con gli azzurri. "Tanto Grillo non ci sta".

sabato 27 aprile 2013

BERLUSCONI: SI A LETTA, MA MENO TASSE



L’intervista del Presidente a “Il Giornale”. Non c’è alcun bisogno che io entri nell’esecutivo. Possono farcela benissimo senza di me, purché abbiano come faro il nostro programma fiscale. È quella la nostra vera discriminante. Il gusto della battuta non riesce proprio a perderlo. "Finirà che mi accuseranno anche di strage. Di strage dei leader del Pd...", scherza Silvio Berlusconi strizzando l’occhio al capitombolo di Franco Marini e Romano Prodi durante le votazioni per il presidente della Repubblica.
D’altra parte, è di buon umore il Cavaliere. Lui, unico italiano a Dallas ospite dell’amico George W. Bush, ritratto nella photo opportunity accanto a Jimmy Carter, Bush padre, Bill Clinton e anche Barack Obama. Quattro ex inquilini della Casa Bianca più il presidente in carica, di certo un appuntamento niente affatto scontato. A Roma tornerà stasera e solo allora sarà possibile porre il sigillo a qualsivoglia accordo di governo. E mentre in Texas il Cavaliere passa dalla cena di mercoledì sera con tutta la famiglia Bush al cocktail organizzato ieri pomeriggio dal Partito Repubblicano assieme a Tony Blair e a José Maria Aznar, a Roma Angelino Alfano e i capigruppo del Pdl si consultano con il premier incaricato Enrico Letta. Sarà pure il buon umore, ma Berlusconi ha voglia di parlare. E da Dallas accetta di rispondere al telefono - che gli passa il sempre presente consigliere per le questioni estere Valentino Valentini - alle domande che gli pone il Giornale.
Cosa ne pensa dell’incarico ad Enrico Letta?
"L’ho sentito al telefono e spero davvero riesca a formare un governo di cui il Paese ha davvero bisogno. Siamo in una situazione in cui non si può più continuare ad andare avanti senza un esecutivo che indirizzi la politica economica, altrimenti il rischio è quello di finire in ginocchio".
Quindi lei è pronto a sostenere il governo Letta?
"Certamente sì. Anche se, detto con buon senso e non perché si tratta di un aut aut, è fondamentale che il nuovo esecutivo si faccia carico degli otto punti del nostro programma".
Sei dei quali sono economici...


LETTA SALIRA’ A PALAZZO CHIGI PERCHE’ (E’ NIPOTE DI GIANNI LETTA) HA CAMBIATO POSIZIONE RISPETTO ALL’ALLEANZA CON BERLUSCONI



Enrico Letta ha subito iniziato il suo percorso verso Palazzo Chigi criticando la politica europea di Angela Merkel. Un messaggio velato e diplomatico come è nello stile dell’esponente del Pd, che però è stato subito sottolineato dall’autorevole settimanale “Die Zeit”.
SVOLTA DI LETTA – Oggi Enrico Letta è uno dei temi più discussi in Germania. Dopo due mesi di paralisi l’economia che dà le maggiori preoccupazioni all’interno dell’eurozona, l’Italia, potrà forse ricevere un governo che la guidi. La soluzione della crisi politica del nostro paese è giudicata come probabile da Die Zeit, che però rimarca il carattere di novità ed al contempo di contraddizione di questa svolta. Letta salirà a Palazzo Chigi solo perchè ha cambiato posizione in modo radicale rispetto all’alleanza con Berlusconi. Il settimanale tedesco evidenzia come proprio nel corso di un’intervista concessa a Die Zeit il presidente del Consiglio incaricato avesse espresso la convinzione l’impossibilità di fare qualsiasi cosa con il Cavaliere. La conversione di Letta e del Pd è in realtà frutto delle sollecitazioni del presidente della Repubblica. Giorgio Napolitano ha invitato, in modo esplicito, tutti i partiti ad accantonare le reciproche animosità ed ad unirsi con un nuovo spirito di concordia.
EUROFILO E BERLUSCONIANO – Die Zeit sottolinea il carattere diplomatico e l’abilità al compromesso mostrata da Letta durante la sua carriera. “Il percorso politico del futuro presidente del Consiglio è stato rapidissimo. Nel 1998, a soli 32 anni, diventò ministro delle Politiche europee, il più giovane nella storia italiana. Giovane, spigliato, pronto al compromesso e filo europeo: Letta ha le caratteristiche che Napolitano si augurava per il nuovo presidente del Consiglio”. Die Zeit evidenzia però come ci sia un’altra ragione per il probabile successo di Enrico Letta. L’esponente democratico è il nipote di Gianni Letta, il braccio destro e più ascoltato consigliere di Silvio Berlusconi. “Il Cavaliere ha tentato in ogni modo di far incoronare Gianni Letta come presidente della Repubblica, inutilmente. Le malelingue dicono che da un decennio i destini dell’Italia vengono decisi al tavolo della famiglia Letta.

giovedì 25 aprile 2013

DOPO 68 ANNI L’ATTUALITA’ DEL 25 APRILE PUO’ DIVENIRE SIMBOLO DI UN’ITALIA PACIFICATA.



COME OGNI ANNO, NEL GIORNO DEDICATO ALLA LIBERAZIONE DELL’ITALIA COME PDL ABBIAMO RESO OMAGGIO AI CADUTI ALLEATI NELLA SECONDA GUERRA MONDIALE AL CIMITERO DI SANTA LUCIA
Rodolfo Ridolfi* Quest’anno il 68° anniversario del 25 aprile assume un particolare significato e ci riporta alla grandissima attualità dei valori espressi, nel mirabile discorso tenuto il 25 Aprile 2009 ad Onna in Abruzzo, dal Presidente Silvio Berlusconi nella parte in cui affermava “….Benché frutto evidente di compromessi, la Costituzione repubblicana riuscì a conseguire due obiettivi nobili e fondamentali: garantire la libertà e creare le condizioni per uno sviluppo democratico del Paese. Non fu poco. Anzi, fu il miglior compromesso allora possibile. Fu però mancato l’obiettivo di creare una coscienza morale “comune” della nazione, un obiettivo forse prematuro per quei tempi, tanto che il valore prevalente fu per tutti l’antifascismo, ma non per tutti l’anti-totalitarismo. Oggi, il nostro compito, il compito di tutti, è quello di costruire finalmente un sentimento nazionale unitario. Dobbiamo farlo tutti insieme, tutti insieme, quale che sia l’appartenenza politica, Se da oggi riusciremo a farlo insieme, avremo reso un grande servizio non a una parte politica o all'altra, ma al popolo italiano e, soprattutto, ai nostri figli che hanno il diritto di vivere in una democrazia finalmente pacificata… “ In Italia il 25 aprile, in Europa l'8 maggio 1945 (giorno della resa del nazismo) è giusto e doveroso ricordare la liberazione dalla guerra, dal nazismo e dal fascismo anche se bisognerà aspettare la notte fra il 9 ed il 10 novembre 1989, momento storico della caduta del Muro di Berlino, per vedere completata la liberazione della parte orientale dell'Europa caduta dopo l'oppressione nazista nell'altrettanto odiosa ed efferata tirannide comunista. E giusto onorare  Infatti come avrebbe riconosciuto per primo Wiston Churchill nel famoso discorso di Fulton: "da Trieste a Stettino una cortina di ferro era calata a separare l'Europa”. Il 25 aprile dobbiamo onorare tutti i resistenti: i nostri giovani combattenti e tutti quegli altri giovani, americani, inglesi, francesi, polacchi, dei tanti paesi alleati, che versarono il loro sangue, senza di loro, il sacrificio dei nostri partigiani sarebbe stato vano. Con rispetto dobbiamo ricordare, anche quelli che hanno combattuto dalla parte sbagliata sacrificando in buona fede la propria vita ai propri ideali e ad una causa già perduta
.*Del Coordinamento Provinciale e Regionale Pdl

ATTENTO, ATTENTO PRESIDENTE, SONO SEMPRE COMUNISTI!



Certo, è difficile non imboccare quel tunnel. Perché in fondo con la richiesta a Napolitano di restare per sbloccare lo stallo il Pdl ha già messo un piede dentro. Per fortuna a mettere ostacoli per rendere impervio, quasi impossibile quel cammino ci ha pensato il Pd. Quel partito ha già tradito la prima promessa fatta al capo dello Stato: ha posto sue condizioni, sia sul programma che sugli uomini. Era vietato farlo, come ha spiegato ieri Napolitano alla delegazione di Scelta civica: «In queste condizioni bisogna che tutti rinuncino a quel che hanno promesso in campagna elettorale. Bisogna azzerare tutto». Ma il Pd le sue condizioni le ha avanzate, sia pure in maniera furbesca. Ecco, per evitare che l’incubo diventi realtà bisogna seguire una strada parallela. Emergenze programmatiche? Ce ne è una su di tutte: le tasche degli italiani. Bisogna che restino lì disponibili a disposizione dei consumi i soldi che volerebbero via con il pagamento dell’Imu sulla prima casa. E niente scherzi: questo deve essere deciso nel primo consiglio dei ministri. Uomini? Nessuna pregiudiziale del Pdl nei confronti di chicchessia. Deve accadere così anche a parti inverse. Ecco per essere più sicuri che l’incubo non si materializzi, una soluzione c’è: inserire proprio Berlusconi nella lista dei ministri. Ad esempio all’Economia (quando ha chiesto il voto ai quasi 10 milioni di italiani che glielo hanno dato, il Cavaliere si era proposto per quel ruolo). Non va bene lì? Allora agli Esteri, che così mettiamo fine a questa storia odiosa dell’impresentabilità: Berlusconi diventa il biglietto da visita dell’Italia fuori da questi confini. Ecco, è l’antidoto per evitare che l’incubo diventi realtà: con Silvio dentro l’esecutivo è più difficile fargli scherzetti di qualsiasi tipo. E non si tradirebbe nemmeno la fiducia di Napolitano: chi meglio del fondatore del centrodestra garantirebbe la forza di quell’esecutivo, la possibilità che regga nel tempo per fare le riforme chieste a gran voce dal Colle? In fondo anche il Pd, non avendo più Bersani, punta a irrobustire l’esecutivo con il numero uno attualmente in campo: Enrico Letta. Ecco, a queste condizioni forse la luce in fondo al tunnel potrebbe intravedersi. La ghigliottina pronta al fondo restare solo nel brutto sogno. Potrebbe... E se così non fosse chi mai potrebbe costringere un partito che con nuove elezioni trionferebbe a suicidarsi senza opporre resistenza? Con questi pensieri in testa finalmente questa notte Berlusconi ha dormito tranquillo.

BERLUSCONI LEADER TRA I GRANDI DEL MONDO



Da oggi il Presidente del Popolo della Libertà, Silvio Berlusconi, sarà a Dallas (Texas) per l'inaugurazione della Presidential Library, la grande biblioteca-museo, e insieme centro di studio, ricerca e iniziative filantropiche, voluta dall'ex Presidente americano George W. Bush.
Si tratta di un evento - riferisce una nota del Pdl - al quale parteciperanno, insieme all'organizzatore George W.Bush, l'attuale Presidente degli Stati Uniti Barack Obama e gli altri tre suoi predecessori, Bill Clinton, George H.W. Bush e Jimmy Carter. Tra i leader invitati saranno presenti Tony Blair e Josè Maria Aznar. Per l'Italia è stato invitato il Presidente Silvio Berlusconi.
Ammesso che fosse necessario, l’invito a Berlusconi in rappresentanza dell’Italia conferma che il leader azzurro, quattro volte premier, è tuttora uno dei pochissimi rappresentanti del nostro Paese che gode di stima e considerazione a livello mondiale. Dunque un leader politico autorevole e prestigioso, uno statista che ha fatto la storia recente dell’Italia e per questo considerato un invitato di riguardo per dare lustro, insieme ad altri grandi del mondo, all’inaugurazione della prestigiosa Presidential Library di Gorge W. Bush.
Un successo personale e politico per Berlusconi, ma anche una sconfitta clamorosa degli avversari, togati e non, che in questi anni hanno fatto di tutto per scalfirne l’immagine in patria e fuori. Grazie all’invito negli Usa, che fa seguito al ruolo centrale e vincente che Berlusconi ha svolto nella recente crisi politica in Italia, l’antiberlusconismo come pregiudizio politico lascia finalmente il passo al riconoscimento, non banale ma concreto, di una verità molto semplice: “meno male che Silvio c’è”.

mercoledì 24 aprile 2013

FELICITA’: GIANGUIDO BAZZONI NUOVO CAPOGRUPPO DEL GRUPPO ASSEMBLEARE DEL PDL, DEL CONSIGLIO REGIONALE DELL’EMILIA-ROMAGNA.



LA RICONOSCENZA DI  UN LUNGO E FRUTTIVO LAVORO, PRIMA A RAVENNA E POI A BOLOGNA, BRAVO GUIDO!
Nella riunione di ieri del Gruppo consigliare del PdL alla Regione Emilia-Romagna,  è stato deciso all’unanimità di nominare nuovo capogruppo il Consigliere ravennate Gianguido Bazzoni, in sostituzione del dimissionario Villani. Al nuovo capogruppo sono giunte immediatamente le congratulazioni, oltre che dei colleghi consiglieri, anche del coordinatore regionale di “Azzurri ‘94”, Rodolfo Ridolfi e quelle graditissime del Capogruppo alla Camera dei Deputati, Renato Brunetta, che ha ricordato come Bazzoni sia da sempre una certezza per il partito, nei vari incarichi che ha ricoperto sempre al fianco del Presidente Berlusconi senza esitazioni o tentennamenti. Le congratulazioni della redazione e dai tanti amici dei diciotto  comuni della Provincia di Ravenna. FORZA GUIDO, FORZA ITALIA     


DISCORSO NAPOLITANO STRAORDINARIO, ORA GRANDE COALIZIONE



 “Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, con un discorso storico, straordinario e appassionato ha ricollocato la politica al centro della vita pubblica”. Lo afferma il capogruppo del Pdl alla Camera Renato Brunetta. “Adesso – aggiunge- toccherà alle forze parlamentari fare proprio il monito alla responsabilità e alla coesione che ci ha rivolto il Capo dello Stato per un governo forte e di grande coalizione che possa affrontare le urgenze che ha il Paese”.


IL REDDITOMETRO E’ “AL DI FUORI DELLA LEGALITA’” COSTITUZIONALE E COMUNITARIA



Non solo il Redditometro viola la privacy dei contribuenti, ma e’ anche ‘al di fuori della legalita’ costituzionale e comunitaria». Sentenza 74.02.13 della Commissione Tributaria Provinciale di Reggio Emilia, che si aggiunge all’Ordinanza del Tribunale di Napoli, Sezione civile di Pozzuoli, del 21 febbraio 2013, in aggiunta ad altri provvedimenti della Magistatura.
Ogni commento dovrebbe essere superfluo. Ci premerebbe solo ricordare una concetto fondamentale quanto disatteso. La Collettività trova la sua ragion d’essere nel fatto che le leggi dello stato dovrebbero fornire garanzie sempre più solide alla libertà delle persone, non limitarla e conculcarla fino ad annientarla.
Senza libertà personale si vive sotto una dittatura.

E ORA, COME VOLEVA BERLUSCONI, IL SEMIPRESIDENZIALISMO



La sola prospettiva di trasformare la nostra Repubblica parlamentare in Repubblica presidenziale era stata respinta in passato, soprattutto da parte della sinistra comunista e postcomunista, come un pericolo di dittatura, se non, addirittura, di ritorno al fascismo. Persino un antifascista storico come Randolfo Pacciardi, già combattente in Spagna per la Repubblica dopo il golpe franchista e l'intervento dell'Italia fascista a fianco di Franco, era stato bollato come un pericoloso estremista di destra, sovversivo dell'Ordine costituito, garantito dalla «più bella Costituzione del mondo», solo per aver accennato alla opportunità del cambiamento. Dopo che l'esperienza ha mostrato che quello non era stato solo un pregiudizio ideologico, bensì, anche e soprattutto, un abbaglio istituzionale; e dopo che a «smuovere le acque» è stata addirittura la sinistra, la prospettiva pare, ora, tutt'altro che irreale… Corriere della Sera (Piero Ostellino) - …
C'è purtroppo in giro troppo pressapochismo istituzionale (mescolato a malafede). C'è, in primo luogo, in settori dell'opinione pubblica, una diffusa incomprensione dell'abc della democrazia. La presidenza politica è incompatibile con il parlamentarismo. E' però in qualche modo tragico il fatto che proprio coloro che sembrano tuttora orientati a favore di di una scelta partigiana siano gli stessi che più si oppongono all'elezione diretta del presidente.  Angelo Panebianco, Corriere della Sera,


lunedì 22 aprile 2013

PRESENTABILI



IL PDL E’ UN PARTITO DI NON IMPRESENTABILI MA DI GENTE PER BENE E RESPONSABILE. BERLUSCONI NON HA INFIERITO SUL NEMICO MORENTE, HA MANTENUTO CALMA E BUONSENSO, NON HA DIVISO MA UNITO.
Alessandro Sallusti - Napolitano ha accettato di cavare le castagne dal fuoco a una sinistra che col fuoco delle presidenziali si è arrostita oltre ogni previsione. Dato lo stato confusionale di Bersani e soci, l'iniziativa l'ha presa l'altra sera il Pdl. Dal Colle, anche se non si può dire, hanno posto condizioni durissime per raddoppiare il mandato. Quali? Lo sapremo nei prossimi giorni, ma non è difficile immaginarle. La ricreazione è finita e il Pd se ne deve fare una ragione: o un governo con Pdl e Monti o elezioni subito; meglio la prima ipotesi e poi, semmai, la seconda più in là. Pur se senza precedenti nella storia repubblicana, il bis di Napolitano non è la vera novità. Perché se l'inquilino del Colle non cambia, altre cose non saranno più come prima. Per esempio siamo entrati di fatto in una Repubblica presidenziale. Da ieri il Quirinale, infatti, non ha più solo il ruolo di garante e custode della democrazia, ma è il centro della vita politica: Napolitano darà carte non rifiutabili, deciderà nomi e alleanze indiscutibili. Non è un male, ma meglio sarebbe stato seguire l'appello del Pdl a varare una riforma che avesse dato questi poteri a un presidente eletto dagli italiani tutti, non frutto di paralisi politiche o di improbabili e oscuri sondaggi su internet. La seconda novità è che i rapporti di forza in Parlamento cambiano a soli 50 giorni dal voto. L'alleanza Pd-Vendola non esiste più, così come non esiste più il Pd. Chi verrà dopo Bersani dovrà abbassare le arie e venire a più miti consigli con l'area moderata liberale. Terza novità. Da oggi il Movimento Cinquestelle perde la sua presunta verginità e, come da noi ipotizzato in tempi non sospetti, si svela per quello che è: un partito radicale comunista alleato con Vendola che, infatti, gli si è appiccicato addosso come una cozza, non solo sulla candidatura Rodotà. Centri sociali, comunisti e grillini da ieri sera stanno cercando di organizzare insieme una ridicola marcia su Roma nonostante la sconfessione di Rodotà stesso, che giudica assolutamente democratica, come ovviamente è, l'elezione di Napolitano. Ultima, ma non in ordine di importanza, la conferma per noi moderati che il Pdl è un partito non di impresentabili ma di gente per bene e responsabile. Berlusconi non ha infierito sul nemico morente, ha mantenuto calma e buonsenso, non ha diviso ma unito, si è sostituito ai vertici del Pd offrendo su un piatto d'argento la soluzione Napolitano. Di fatto ha vinto lui. Come recita un tweet che circola in queste ore, speriamo ora che la Boccassini non lo indaghi per strage, accusandolo di aver fatto fuori tra il 1994 ed il 2013 tutti i leader di Pds, Ds, Ulivo e Pd. Il resto, si vedrà.


BERLUSCONI: “NO AL VOTO A GIUGNO, ORA GOVERNO DI LARGHE INTESE. SEMPRE CHE IL PD……….



"Non è stato facile convincerlo ad accettare un nuovo mandato". Silvio Berlusconi, riporta oggi il Giornale, dice che come lo ha fatto lo scriverà un giorno "in un libro di memorie". Di sicuro, è stato il Cavaliere a sbloccare la situazione e a convincere Giorgio Napolitano a ricandidarsi, perché la sua riconferma era "l'unica soluzione possibile". Ma fa il modesto Berlusconi: "Non credo di essere io il vincitore". Forse non vuole infierire su Pier Luigi Bersani. Di sicuro in questi due mesi il Pdl ha dimostrato senso di responsabilità, serietà e coesione: "Da 54 giorni tutti gli italiani hanno potuto vedere e giudicare il nostro comportamento sensato rispetto a quello della sinistra". E ora anche le elezioni anticipate non sono più una priorità. Al contrario il Cavaliere crede che il voto a giugno sia meglio evitarlo, sempre che il Pd sia in grado di reggere la nascita di un governo di larghe intese.


sabato 20 aprile 2013

GRAZIE, GRAZIE….: DUE GRANDI STRATEGHI, NOMINATI DALLE PRIMARIE CON GRANDE PARTECIPAZIONE, CI HANNO SALVATO DA PRODI ED ELIMINATO IL PD!!!!




GRAZIE DEL CONTRIBUTO, ANCHE AL NUOVO “MATTEO RENZI”, SECONDO ALLE PRIMARIE
I democratici hanno silurato anche Romano Prodi: nella quarta tornata per l'elezione del presidente della Repubblica, il candidato del Pd al Quirinale si è fermato a quota 395. lontanissimo dai 504 voti richiesti per avere la maggioranza assoluta. Con Pdl e Lega Nord fuori dall'aula in segno di protesta, il professore cercava 7 o 8 "appoggi" tra i grillini e i montiani, e invece ha trovato decine di "franchi tiratori" proprio all'interno del suo partito di riferimento. Un massacro bello e buono che di fatto brucia sul nascere la candidatura dell'ex premier dell'Ulivo. Tanto che lo stesso Matteo Renzi, a sangue che scorre ancora, afferma ai cronisti: "La candidatura di Prodi non c'è più". E dopo qualche ora ecco che arriva il comunicato di Romano Prodi da Bamako, nel Mali:  Oggi mi è stato offerto un compito che molto mi onorava anche se non faceva parte dei programmi della mia vita. Ringrazio coloro che mi hanno ritenuto degno di questo incarico. Il risultato del voto e la dinamica che è alle sue spalle mi inducono a ritenere che non ci siano più le condizioni. Ritorno dunque serenamente ai programmi della mia vita. Chi mi ha portato a questa decisione deve farsi carico delle sue responsabilità. Io non posso che prenderne atto". Dunque, Prodi si ritira. Gli sfottò del Pdl - Esulta compatto invece il Pdl, che non ha nemmeno votato in aula in segno di protesta contro la candidatura "unidirezionale" del Pdl. Il profilo Twitter ufficiale di Silvio Berlusconi strilla: "Non c'è più il #Pd". Renato Brunetta sfotte: "La slealtà non paga, #Prodi resti in #Africa". Per Fabrizio Cicchitto è "una autentica disfatta. Il Pd ha lanciato una sfida e l'ha persa clamorosamente. Non gli è riuscito né di far le larghe intese né di far l'affondamento. Un fallimento totale.


GRAZIE BERLUSCONI………. NOI NON ABBIAMO BISOGNO DI PRIMARIE ABBIAMO TE!


Prodi in Africa non ci rimarrà come doveva fare anche il suo vice, Veltroni

 Caro Vincenzo, partendo dallo spirito e dalla lettera dell'articolo 87 della Costituzione, ci eravamo resi disponibili ad una candidatura condivisa, non espressione del nostro Partito. L'onorevole Bersani ci ha sottoposto una rosa di cinque candidature gradite al Partito Democratico. Tra queste candidature abbiamo individuato di comune accordo la candidatura di Franco Marini. Una candidatura che abbiamo lealmente sostenuto, votando Franco Marini nella prima votazione. Tale candidatura è stata invece successivamente accantonata, con palese violazione della parola data, degli impegni assunti con noi dal Partito Democratico, a causa delle faide e delle divisioni interne allo stesso PD. Oggi abbiamo appreso con sconcerto che il PD candida Romano Prodi per 'salvaguardare l'unita' del Partito': come si vede, sacrificano il valore superiore della rappresentanza di tutti gli italiani per tutelare il loro interesse di parte e di Partito. Come è tra l'altro nella tradizione del Partito Comunista italiano, il Pd ha quindi cambiato le carte in tavola, non ha mantenuto i patti, si è dimostrato assolutamente inaffidabile e sta paralizzando il Paese da 53 giorni. Pretende di occupare tutte le istituzioni sulla base di uno 0.3 per cento di voti in più, probabilmente recuperati grazie alla antica "professionalità" della sinistra in sede di scrutinio. L'Onorevole Bersani affermò in campagna elettorale che, se anche avesse ottenuto il 51% dei voti, si sarebbe comportato come se avesse avuto il 49%, ma non ha ottenuto il 51% e neppure il 49%, ma solo il 20%, eppure pretende di sequestrare tutte le prime cinque cariche dello Stato e di bloccare il Paese, mettendo sotto i piedi la democrazia. Noi riteniamo che l'Italia, il nostro Paese, sia più importante degli interessi di fazione della sinistra. Non riconosciamo democraticità e limpidità a questo voto e al comportamento del Partito Democratico. Dinanzi a questa situazione, invito i nostri deputati e senatori, e anche gli altri parlamentari e rappresentanti regionali della nostra coalizione, a non partecipare al voto in questa quarta votazione.

venerdì 19 aprile 2013

POVERI NOI: RITORNA PRODI



PD, IL VERO PARTITO DEI COMICI, LE GRANDI MANOVRE DEL QUIRINALE

 Il clamoroso flop della candidatura di Franco Marini ha assegnato il ruolo di gruppo dirigente più incapace, ed oggettivamente più ridicolo, della politica italiana ai leader del Partito democratico. L’intera gestione della scelta per il prossimo presidente della Repubblica ha lasciato solo macerie: la rottura plastica del gruppo parlamentare, la divisione con gli alleati di Sel, la ribellione unanime della base del partito. Bersani e gli altri vertici del Pd hanno sostanzialmente deciso di finire in minoranza nel partito perseguendo ciò che fino all’altro giorno hanno sempre negato di voler fare, un’intesa con Berlusconi. Spesso chi snobba il MoVimento 5 Stelle ha definito improponibile un partito guidato da un comico. In questa vicenda però Grillo ha mostrato capacità politiche assai superiori a quelle dei dirigenti democratici. Prima il M5S ha organizzato, con molti limiti, una consultazione tra gli iscritti introdotta nel nostro paese proprio dal centrosinistra. La vittoria, prima della Gabanelli e poi di Rodotà, ha toccato una corda profonda nell’elettorato progressista del nostro paese, che si è riconosciuto in queste due candidature. La risposta di Bersani e dei suoi alleati, dopo il maldestro tentativo degli 8 punti, è stata la nomina di un candidato che aveva rifiutato di fare le primarie per manifesta impopolarità, scelto solo per logiche di alternanza tra ex Dc ed ex Pci, e benedetto da Silvio Berlusconi con tanto di incontro riservato. Il segretario del Partito democratico ha scelto di concludere la sua carriera politica abbracciandosi platealmente nell’emiciclo di Montecitorio con il segretario del Pdl, Angelino Alfano, dopo che in tutti questi mesi si è palesato quanto sia stata impopolare la decisione di accordarsi con il centrodestra per dare il via al governo Monti. Pierluigi Bersani ha così deciso per se un’uscita finale degna di uno show di Crozza, che difficilmente avrebbe saputo scrivere uno svolgimento più comico.

ADDIO NAPOLITANO, SENZA NOSTALGIA……….


Addio a Napolitano…… la maggiore parte dei commenti  e della sinistra è una  ”dolorosa melensa” per la fine del settennato. Forse, contro corrente, io non  sono stato contento, ricordo il dibattito con Matteucci a Teleromagna del 2006 nei giorni della sua elezioni, in occasione delle elezioni provinciali, nel quale affermavo che la matrice comunista avrebbe sempre dominato nel suo operato. Nella pratica non è stato sopra le parti, e in particolare un giudizio nettamente negativo va dato per l’ultimo anno con la nomina di Monti, a senatore a vita e poi a Presidente del Consiglio non ricordando  il significato della sovranità popolare? Leggendo le cronache di questi giorni e il protagonismo decisorio di Napolitano si fa fatica a ricordarsi che siamo noi, con il voto, a decidere da chi vogliamo essere governati. Un altro esempio, Napolitano auspicava per Berlusconi, nell’occasione di  un suo  processo lo chiedeva  severo ma giusto. Al Quirinale è mancato sempre il coraggio nei confronti della magistratura. Ma state tranquilli, Napolitano parlerà finalmente di accanimento contro Berlusconi e criticherà le toghe. Sì, ma 11 dopo la sua morte. Come con Craxi. Vincenzo Galassini


giovedì 18 aprile 2013

BERSANI CANDIDA MARINI. E IL PD ESPLODE. PERCHE’ SOLO DAL PDL UN VOTO COESO!


Quando domani alle 10 si inizierà a votare per il capo dello Stato, si può stare certi che da un gruppo politico non mancheranno voti né verranno sorprese: il Popolo della Libertà. Al contrario, tutti i dubbi dei commentatori e degli stessi esponenti dei partiti si concentrano sugli altri, a cominciare dalla sinistra. Il discorso riguarda ovviamente il Pd, ormai un campo di battaglia tra ex Ds ed ex margheritini, a loro volta eredi del vecchio Pci e della vecchia Dc. E il bello, anzi il brutto, è che tutti i candidati vengono da quella parte: l'ambizione personale è legittima, ma dov'è finito il senso dello Stato del quale il centrosinistra si è sempre ammantato, quasi fosse un suo patrimonio genetico?
E molto semplice, anche se la cosiddetta grande stampa non lo ammette: il senso dello Stato, il concetto di bene del Paese, lo abbiamo noi, e soltanto noi siamo in grado di garantirlo nelle occasioni più importanti. Ripetiamo: il Pdl non agisce per proprio tornaconto, non abbiamo nessun candidato il lizza. E' ovvio che alcuni dei nomi ci vanno bene, altri meno, altri proprio no. Ma c'è una bella differenza ad essere direttamente parti in causa, oppure contribuire con tutta la forza dei nostri voti.

AUGURI A GUIDO BAZZONI……



mercoledì 17 aprile 2013

TI ASPETTO A UDINE. SILVIO BERLUSCONI


Ti aspetto a Udine, Piazza S. Giacomo, 18 aprile h.18 Non mancare! Silvio Berlusconi

Partenza da RaVENNA dal parcheggio di Pala De Andrè alle ore 10, prenotazione obbligatoria 3398628941 e 3405453813


RITORNIAMO AL 18 APRILE 1948, QUANDO SI SCELSE LA LIBERTA’, QUANDO L’ITALIA DECISE DI ESSERE “LIBERA E FORTE”


Rodolfo Ridolfi* Speriamo che i grandi elettori che si riuniscono proprio giovedì 18 aprile per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica non dimentichino che:

Siamo tutti figli del 18 aprile 1948, perché quel giorno fu il popolo vero, fu l'Italia profonda, dal nord al sud, che seppe difendere, unita, un patrimonio comune di valori ereditato nei secoli; perché quel giorno il nostro popolo seppe dire «no» ad una ideologia che, se avesse vinto, avrebbe portato in Italia il terrore rosso che già aleggiava sui Paesi dell'Est europeo, consegnati a Stalin dagli accordi di Yalta; perché, infine, il 18 aprile non vinse, come invece troppo comunemente si crede, il partito che ci avrebbe portati verso il cattocomunismo e la partitocrazia. Il 18 aprile fu giustamente definito una seconda Lepanto, in quanto se Lepanto ha impedito ai musulmani di invadere l'Europa, il 18 aprile ha impedito ai comunisti di conquistare l'Italia. Se il 25 aprile del '45 segnò la fine del nazifascismo per l'opera determinante delle truppe anglo-americane e dei resistenti, il 18 aprile del '48 fu la data in cui, con il voto, l'Italia decise per la democrazia e la libertà, sconfiggendo il pericolo frontista. Come non sottolineare l'intelligenza politica, la lungimiranza ed il coraggio di Saragat, il quale si staccò da un partito socialista, ormai succube del Pci, per dar vita ad un socialismo liberale e democratico?
Sessantacinque anni sono passati da quel 18 aprile 1948, quando, alle prime elezioni dell'Italia repubblicana, i partiti del centro-destra ottenevano il 48,5% dei suffragi, battendo di oltre diciassette punti la lista di Unità Popolare, formata da Pci e Psi. Il significato della vittoria del 18 aprile va sicuramente al di là del pur considerevole risultato ottenuto dalla Dc, e supera di gran lunga la sigla stessa, sotto la quale tutti quei consensi vennero raccolti. Il 18 aprile vinsero i Comitati Civici, creati pochi mesi prima, che, forti di trecentomila volontari e di ventimila comitati elettorali, intrapresero una politica anticomunista e organizzarono una campagna elettorale nella quale risultò evidente, attraverso slogan e manifesti, che la posta in gioco era la salvezza del Paese dal comunismo. Vinse uno spirito di «crociata» in difesa della civiltà, un anno prima della scomunica lanciata da Pio XII, il 28 giugno del 1949, nei riguardi dei cristiani che aderivano alle dottrine del comunismo e che collaboravano con movimenti comunisti, e undici anni dopo l'enciclica Divini Redemptoris di Pio XI che aveva definito il comunismo «intrinsecamente perverso».

INUTILE RIPETERE IL TORNA A BORDO CAZZO. PERCHE’ A BORDO NON RITORNA PIU’ NESSUNO


 Nessuno risponde più al torna a bordo, cazzo, di schettiniana memoria. Troppe navi politiche affondano e in tanti saltano su una zattera e tentano di salvarsi dal naufragio. È la stagione degli addii forzati e dei tradimenti. Non c’è solo la zuffa interna al Pd, determinata dalla semisconfitta di Bersani alle politiche preceduta dalla sconfitta di Renzi alle primarie. Non ci sono solo le liti all’interno dei grillini, nascoste abilmente dalle riunioni a porte chiuse e dai top secret trasferiti sul web, tra chi è devoto al capo e chi si è montato la testa dopo essere stato eletto per grazia ricevuta. I giornali parlano di possibili scissioni o di traghettamenti di parlamentari da una sponda all’altra. Ma il terremoto con scala Richter impazzita riguarda anche i partiti usciti dal voto con le ossa rotte: leader che sembravano inamovibili vengono detronizzati con un soffio, i militanti scappano, gli aspiranti leader fanno di tutto per prendere la situazione in mano. Il primo a trovarsi a un passo dal kappaò è Mario Monti, che sembrava il peso massimo imbattibile, il Tyson della politica, e che invece è crollato al primo pugno elettorale. La sua lista civica (o cinica) sta evaporando e con essa il piccolo gruppo di parlamentari che si sono salvati. Completamente fuori gioco gli alleati di Monti, che ora agiscono alla si salvi chi può. A sinistra è un continuo ribaltamento di fronte, un fuggi-fuggi generale con tentativi di riciclarsi, a mo’ di raccolta differenziata. La vicenda di Ingrao in Sicilia è significativa, ma la situazione peggiore la sta vivendo il giustiziere Di Pietro. Quando la nave affonda, i topi scappano. E Di Pietro di topi ne sta vedendo tanti e qualche domanda dovrebbe farsela. L’ultimo choc da Palermo, non molto tempo fa considerata la Stalingrado dell’Idv, con 29 consiglieri su 50 al seguito di Leoluca Orlando. Il sindaco sembra avere le tasche piene del dipietrismo e ha iniziato a lavorare a un nuovo progetto. Di Pietro arriva allora a Palermo per ribadire che i suoi orizzonti sono quelli della foto di Vasto e per questo riunisce attorno a sé i fedelissimi per dimostrare di essere lui l’anima del partito. Sono in molti, però, a rispondere picche, la sensazione è che tutto stia sfuggendo di mano all’ex pm, sempre più isolato e sempre più ininfluente. Inutile ripetere il torna a bordo cazzo. Perché a bordo non ritorna più nessuno


martedì 16 aprile 2013

POVERI NOI: LA CASALEGGIO ASSOCIATI SRL COMUNICA I 10 NOMI PER IL QUIRINALE HORROR SHOW: C’E’ PRODI (IL PADRE DELL’EURO), FO, STRADA, BONINO………




Prima annullate per il fantasioso attacco hacker e poi clamorosamente riaperte, la Casaleggio Associati SRL ha comunicato i primi dieci nomi scelti dagli iscritti per la nomina a Capo dello Stato. Si tratta di una vera galleria degli orrori: da Prodi (loro sono anti-euro e poi votano il padre dell’euro) a Dario Fo, dallo stesso Grillo (che non può andare in Parlamento perchè condannato ma può diventare Capo dello Stato?) alla Bonino.Ecco il comunicato del M5s:“Il MoVimento 5 Stelle ha indicato i suoi nomi per il Quirinale nella giornata di ieri. Avevano diritto al voto 48.282 persone iscritte al M5S al 31 dicembre 2012 con documenti digitalizzati. I dieci candidati scelti sono, in ordine alfabetico: - Bonino Emma, - Caselli Gian Carlo, - Fo Dario,  Gabanelli Milena Jola , - Grillo Giuseppe Piero detto Beppe, - Imposimato Ferdinando, - Prodi Romano, - Rodotà Stefano, - Strada Luigi detto Gino, - Zagrebelsky Gustavo”.

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BERLUSCONI E’ RISORTO, M5S STA PERDENDO CONSENSI E MONTI E SCELTA CIVICA SONO ECTOPLASMI PRONTI A SCOMPARIRE DALLA SCELTA POLITICA




Berlusconi è risorto e ha i suoi voti. Dobbiamo farcene una ragione e prendere questo fatto come un dato. A Bari per la seconda volta Silvio Berlusconi ha radunato le folle, e ha fatto un discorso potente. Bersani, peggio di Occhetto è riuscito nel capolavoro di fare affondare nei sondaggi una coalizione che solo 3 mesi fa aveva oltre il 40% dei consensi a più di 20 ounti dal PDL. La verità è che se si votasse a stretto giro è certo che il Centro Destra non scenderebbe al di sotto del suo 30% e avrebbe la possibilità di risultare prima coalizione alla camera e sfiorare il colpo anche al Senato. Vediamo le conseguenze, questi i dati: a) Il PD ha la maggioranza assoluta alla camera, dunque nessun governo è possibile se non in coalizione con il PD. b) il PDL, oggi, non teme più le elezioni, può giocare su entrambi i tavoli: o formare un governo alle SUE condizioni o andare alla rottura. c) Il Movimento 5 Stelle sta perdendo consensi perché gli manca un bersaglio facile, ovvero un governo su cui sparare, e non può neppure prendersela con il PD e il PDL perchè non formano un governo, i primi a non averlo voluto formare sono loro. Il Parlamento non funziona ne funzionerà MAI (giunta per le elezioni in primis) prima di una formazione di un qualsiasi governo. d) Monti e Scelta Civica sono ectoplasmi pronti a scomparire dalla scena politica in caso di elezioni. Conseguenze: Il PD e Bersani, nell’attuale forma sono crocifissi, se formano un governo con politico Berlusconi verrebbero distrutti dallo stesso odio che hanno seminato per 2 decenni. E Berlusconi, sapendo di essere vincente in caso di elezioni può alzare il prezzo a suo piacimento, sia nella scelta del presidente del consiglio che dei ministri e del programma di un eventuale coalizione. L’unica via di salvezza per il PD e per Bersani nell’attuale forma è un intesa con l’M5S. Il PDL, anzi Berlusconi è nella condizione ideale, ha mantenuto e ricompattato il suo elettorato, a questo giro NON ha alcuna vera responsabilità nella formazione di un governo,ne nella conduzione dell’attuale governo dimissionario.
Il Movimento 5 stelle è in un vicolo cieco, più passano i giorni senza un governo ne un parlamento e maggiore è la delusione della parte più volatile del suo corpo elettorale, cioè l’elettorato non grillino ma semplicemente “stufo”. E’ stato un grave errore non proporre un governo a 5 stelle con un suo programma, un suo premier e magari suoi ministri. Su quella basa andava cercata e va tutt’ora cercata l’intesa con il PD. Se poi, come probabile, un intesa si rivelasse impossibile (ad esempio la rinuncia del finanziamento ai partiti e ai giornali di partito oltre che a tutti gli altri, tanto per dirne una), quanto meno l’M5S avrebbe assolto pienamente al suo compito potendo dire di averci tentato.


L’UOMO DI BETTOLA



Occorre ricoverarlo d'urgenza !
Per 120 mila voti in più su circa dieci milioni a testa (il famoso 0,3%), crede di essere diventato padrone dell'Italia, tanto da tenerla sulle spine per ormai 50 giorni, mentre tutto va in malora, esclusivamente per i suoi capricci personali. Chi crede di essere, Mussolini, che fa il cavolo che vuole? Il male maggiore é che sia Napolitano, che ormai giustamente se ne frega,  ma sopratutto i suoi, lo lasciano fare nel suo delirio di presunta onnipotenza e non si rendono conto (oppure se ne strafottono) che non solo sta rovinando il Paese, ma anche il suo Partito Democratico.

AL SIGNOR BERSANI E AI SUOI AMICI….. DICIAMO, ALTO E FORTE



1. Non vi è consentito di darci lezioni. 2. Non vi è consentito di stabilire chi è presentabile e chi non lo è. 3. Non vi è consentito di concedere o di negare a nessuno patenti di libertà e di democrazia.  4. Abbiate rispetto di chi ha compreso le cose 50, 60, 70 anni prima di voi, e che voi avete            ripagato con 50, 60, 70 anni di ostilità e di inimicizia e di odio. 5. Avete sbagliato tutte le scelte di fondo della storia, tutte! 6. Non avete alcun titolo per ergervi a maestri di politica, e men che meno a maestri di morale.
“Siamo noi che dovremmo avere  grossi problemi a collaborare con voi”, eppure è tale il dramma
che l’Italia vive, che noi siamo pronti a mettere l’interesse dell’Italia prima del nostro interesse di partito. La casa brucia, altro che pettinare le bambole.


domenica 14 aprile 2013

GOVERNO FORTE O ELEZIONI A GIUGNO. IL MIO DISCORSO DI BARI



"Lo ripeto ancora una volta, in modo che nessuno possa fingere di non aver capito: le strade sono due. O accettate di dialogare con noi, di scegliere con noi il Capo dello Stato e di formare con noi il nuovo governo, oppure l’interesse del Paese e la gravità della situazione esigono che si torni subito al voto. E bisogna farlo già a giugno, senza perdite di tempo che ci porterebbero all’autunno prossimo, o alla primavera 2014, o a chissà quando.  Il Paese, le imprese, le famiglie non possono più aspettare.". Questo il passaggio saliente del mio discorso di Bari, che puoi leggere e commentare qui: https://www.forzasilvio.it/news/4221 Non riusciranno a toglierci la nostra positività, la nostra carica, la nostra passione, la nostra voglia di credere nel futuro, e soprattutto le nostre idee e le nostre proposte per cambiare in meglio il Paese che amiamo.  Ancora grazie per essere in forzasilvio.it. Vi voglio bene, e anche voi continuate a volermi bene! Viva l’Italia, Forza Italia, Viva il Popolo della Libertà! 

venerdì 12 aprile 2013

“TI CONOSCO MASCHERINA”: UNA DELLE TANTE……….DEL GRANDE STATISTA BERSANI!!!



 “Non è che se la paura fa novanta, a novanta mi ci devo mettere io”. Maurizio Crozza, nella sua copertina settimanale a Ballarò di Giovanni Floris, rispolvera la classica imitazione di un Pier Luigi Bersani appena uscito dall’incontro con Silvio Berlusconi. “Gli ho sparato una serie di metafore”, si è beato il finto segretario del Partito democratico, ancora in cerca di una qualche maggioranza a supporto del governo che nascerà dopo l’elezione del presidente della Repubblica. “Mascherina ti conosco, ho detto a Berlusconi. Ma si è girato ed era Alfano”, così Crozza ha ripreso la frase pronunciata dal vero Bersani in mattinata al programma Agorà, sempre in onda su Raitre. “Non è che se hai il foglio rosa ti iscrivi alla 24 Ore di Le Mans, ho detto a Berlusconi no al governissimo. L’incontro è stato fruttuoso, non abbiamo parlato di governo, né di nomi per il Colle. Non è che se a Livorno parcheggi una macchina a spina di pesce ti vien fuori il caciucco”. Questo il retroscena dell’incontro più chiacchierato di ieri, svelato dal comico nei panni di Bersani. Quindi, Crozza ha abbandonato l’imitazione per ironizzare sempre sullo stesso Bersani: “Era carico come una molla: ‘ce lo voglio dire chiaro, ti conosco mascherina’. E’ come un giocatore che parte dalla propria area, scarta tutti e finisce per fare gol nella propria porta. E’ come il cane che abbaia per non disturbare i vicini”.  Uno a Bari, l'altro a Roma. Silvio Berlusconi organizza da tempo una grande manifestazione del Pdl in piazza e il segretario del Pd risponde portando in perifieria roman nel centro policulturale Il Mitreo, l’iniziativa del Pd contro la povertà e per un governo di cambiamento.a i suoi militanti. Una manifestazione "contro la povertà e per il governo del cambiamento".  Vincenzo Gibiino, senatore del Pdl, secondo il quale "il Pd di Bersani, o forse sarebbe meglio dire che fu di Bersani , è un po Dr. Jekill e un po Mr Hide. Gli elettori di centrosinistra, gli italiani tutti, - prosegue - non meritano di essere insultati a tal modo. Silvio Berlusconi, il Pdl, sono pronti a lavorare per rianimare un Italia ormai in stato comatoso. Deve solo essere data loro la possibilità di farlo",


I GRILLINI: SOPRAVVIVERE CON 11.059 EURO NETTI AL MESE E’ UN’IMPRESA DAVVERO DIFFICILE, IMPOSSIBILE.



Predicare bene e razzolare male, fino a qualche mese fa, era lo sport prediletto dei rappresentanti dell’Italia dei Valori: di giorno dichiaravano una cosa, di notte, puntualmente, ne facevano un’altra. Oggi, invece, pare sia l’attività esclusiva dei Pentacolari. Si prenda la diretta streaming. In campagna elettorale, essi promettevano che, una volta eletti, vi avrebbero fatto ricorso sistematicamente per assumere, assieme agli elettori, in modo partecipato ed autenticamente democratico, e rendere pubblica ogni singola decisione politica. Entrati nel Palazzo, invece, hanno mutato opinione: la diretta streaming si fa solo quando fa comodo loro. Quando erano fuori dai giochi politici, lamentavano che i parlamentari fossero scarsamente produttivi e troppo dediti al cazzeggio; e che pensassero troppo poco alle soluzioni da approntare per superare le difficoltà indotte dalla crisi economica. Scesi in campo, però, hanno dimostrato di prediligere il fancazzismo finanche più dei loro colleghi della Casta: su 1.000 proposte di legge sin qui presentate alle Camere, infatti, solo 3 recano in calce la loro firma; e tutte hanno ad oggetto l’introduzione del matrimonio gay. Non proprio una questione che abbia a che fare con la crisi, si direbbe. Promettevano, poi, ed era il loro cavallo di battaglia, che, se avessero messo piede nel Palazzo, avrebbero incassato solo 5.000 euro lordi al mese (2.500 euro netti), anziché fino a 18.994,56 euro (13.559,56 netti). Adesso, invece,

L’IPOCRISIA DEL PD: MANIFESTA CONTRO LA POVERTA’ DOPO AVER CREATO IL MEGA BUCO DEL MONTE DEI PASCHI



A Roma Il 13 Aprile si svolgerà la manifestazione del partito democratico contro la povertà. Una povertà dovuta ad una crisi senza pari nella storia. Una povertà dilagante che colpisce sempre di più il nostro Paese lasciando i giovani senza prospettiva e gli adulti senza lavoro. I suicidi di persone che non riescono a sostenere il peso della delusione di aver perso un posto di lavoro o di non riuscire ad arrivare a fine mese diventa spaventosamente sempre più alto. Quindi, in un contesto di crisi globale, cosa ha ben pensato di fare il PD? Lo stesso PD, ricordiamo, che avrebbe  l’incarico di fare un governo; di tentare almeno di intraprendere una strada che porterebbe a delle riforme economiche;    Di cercare infine una mediazione con le altre forze politiche per ottenere un corpo di parlamentari unito per correggere gli errori fatti da troppi anni di mal governo; dunque la risposta al quesito quale è? Risposta: manifestazione. La manifestazione è un’arma della democrazia, serve per dare voce a chi individualmente non riesce a farsi sentire e sfrutta la piazza per chiedere di essere ascoltato. Ma davvero è il PD  che manifesta contro la povertà? Un partito che ha segretari, parlamentari e senatori che guadagnano tranquillamente più di centomila euro annui? Un partito che gestiva una banca come la monte dei paschi di Siena ed è stato pure capace di bruciare milioni di euro? Questo partito manifesta contro la povertà? Ebbene si, sabato il partito democratico manifesterà contro la povertà. Le imprese chiudono, gente perde il lavoro, giovani non trovano occupazione, anziani non hanno una pensione e la risposta di Bersani e compagnia cara a tutto ciò è: manifestazione. Buon viaggio compagno Bersani. di Federico Ornaghi – @fede_orna