Con la fine delle vacanze prende inizio la fase
che ci porterà dritti alle elezioni del 2013. Sarà un periodo breve ma intenso in
cui si assumeranno decisioni essenziali per il futuro del nostro Paese. E il
dopo Monti si prospetta incerto e pieno di incognite. Pesa su tutto la crisi
economica che resta grave perché aggravata da un’Europa indecisa e in ritardo
rispetto alle decisioni da prendere. In questo quadro, si attende l’annuncio
formale della candidatura del Presidente Berlusconi, decisiva per riaggregare
il campo disperso dei moderati alternativi alla sinistra. La sinistra data fino
adesso per vincente comincia a manifestare crepe e divisioni che già ne mettono
in discussione la credibilità e la capacità di governare l’Italia in un momento
così difficile. E siamo appena all’inizio di una campagna elettorale destinata
a molti colpi di scena. Tutto il PdL auspica che Berlusconi si candidi a
governare l’Italia perché, come ha ricordato Paolo Bonaiuti: "Se c'è uno
che sa fare le campagne elettorali quello si chiama Berlusconi". Questi
vantaggi rendono possibile una rimonta come quella di cui fu protagonista
Berlusconi in occasione della campagna elettorale del 2006, quando invertì
tutti i pronostici della vigilia e lo scetticismo remissivo di tutti gli altri
leader del centrodestra, in prima fila Fini e Casini. I dati politici di fondo
sono sempre gli stessi: la non credibilità e preparazione della sinistra come
forza di governo, la necessità di riforme coraggiose in senso liberale per
affrontare la crisi economica, l’esistenza costante di una maggioranza di
elettori silenziosi che non desiderano essere governati da questa sinistra, un
leader come Berlusconi che, libero da lacci e lacciuoli, sa ciò di cui l’Italia
avrebbe bisogno per uscire dalla crisi. Siccome il buonsenso degli italiani non
è sparito, c’è da credere che la scelta finale è ancora da scrivere.
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