martedì 4 settembre 2012

FOTOVOLTAICO: 6,7 MILIARDI DI INCENTIVI ALL’ANNO CHE PAGHIAMO IN BOLLETTA.


LE TARIFFE ELETTRICHE PIU’ ALTE D’EUROPA SFIANCANO AZIENDE E CITTADINI. DIFFICILE LO SVILUPPO DELL’ITALIA!
Ha preso il via da pochi giorni il quinto conto energia dedicato alle aziende e ai privati che hanno intenzione di installare sul proprio tetto o in un campo di proprietà’ i pannelli fotovoltaici. Gli incentivi sul fotovoltaico, pochi in verita’, prevedono un tetto massimo pari a 6,7 miliardi l’anno che stiamo pagando con la bolletta elettrica, parte dei quali sono gia’ stati destinati a chi e’ rientrato nel quarto conto. Il nuovo conto prevede due distinte tariffe incentivanti: una applicata solo all'energia immessa in rete (la cosiddetta tariffa onnicomprensiva) e l’altra solo all’energia auto- consumata (il premio autoconsumo) che, mediamente, per un consumatore domestico con impianto sotto i 3 kW copre circa il 30% di quella prodotta. Questa particolarità’ rende conveniente consumare quanta piu’ energia possibile di quella generata dall'impianto  Se a livello industriale la cosa e’ fattibile, va chiarito che orientare i propri consumi in maniera ottimale tra le mura domestiche risulta spesso difficile. I costi di installazione sugli impianti domestici da pochi kW (consigliati fino a 3) non hanno subito variazioni. E’, infatti, piuttosto difficile scendere a prezzi inferiori ai 3.500 euro (Iva inclusa) per kW installato. Le differenze si notano anche tra Nord e Sud: a parita’ di impianto, infatti, un sistema da 2.2 kWp installato a Milano produce una media annua di 2.200 kWh e qui, per un ritorno di tipo economico, bisogna aspettare mediamente 19 anni. A Napoli lo stesso impianto riesce a produrre 2.800 kWh, con un ritorno economico che arriva dopo circa 14 anni dall'installazione. In entrambi i casi, rispetto ai precedenti conti, il tempo di rientro economico e’ cresciuto mediamente dai 2 ai 4 anni. (Lombardia e




Milano in vetta alla classifica di regioni e province italiane con la bolletta elettrica piu’ costosa a carico delle aziende. Emerge da un’analisi Confartigianato che misura lo spread Italia-Ue per i costi della luce. Dal 2009 al 2011 i prezzi sono aumentati del 17,4%. Lo scorso anno, gli imprenditori italiani hanno pagato 10.077 miliardi di euro in piu’ rispetto alla media Ue. Il conto piu’ salato tocca alle aziende del Nord che complessivamente nel 2011 hanno sborsato per la luce 5.848 mln in piu’ rispetto ai colleghi Ue. La regione piu’ penalizzata – dice la Confartigianato – e’ la Lombardia, con 2.289 milioni di euro di maggiori costi rispetto alla media Ue, seguita dal Veneto con un gap di 1.007 milioni di euro, dall’Emilia Romagna con 904 milioni e dal Piemonte con 851 milioni. La classifica provinciale vede al primo posto, per il piu’ ampio divario di oneri per le imprese rispetto all’Europa, Milano, con un gap di 555 milioni di euro, seguita da Brescia (467 milioni euro), Roma (447 milioni euro), Torino (343milioni euro), Bergamo (293 milioni euro). Se, in media, ogni azienda italiana paga l’energia elettrica 2.259 euro all’anno in piu’ rispetto agli imprenditori europei, questo gap si allarga a 4.108 euro per ogni impresa del Friuli Venezia Giulia, a 3.471 euro per ciascuna impresa della Sardegna, a 2.791 euro per ogni azienda della Lombardia, a 2.752 euro per ciascuna impresa della Valle d’Aosta. A seguire, per un imprenditore dell’Umbria il divario e’ di 2.654 euro l’anno, mentre per ogni impresa del Trentino Alto Adige il gap annuo e’ di 2.601 euro. In Italia la corsa dei prezzi dell’elettricita’ per uso industriale sembra inarrestabile: tra il 2009 e il 2011 sono aumentati del 17,4%, a fronte del +9,5% registrato nell’Eurozona. Tra il 2010 e il 2011 i rincari si sono attestati all’11%, mentre nell’Ue si sono fermati al 5,9%. Tutto cio’ non ha fatto che allargare la distanza tra il nostro Paese e l’Europa: nel 2009 il gap per il costo dell’elettricita’ era del 26,5%, per salire al 29,4% nel 2010 e al 35,6% nel 2011. A gonfiare la bolletta energetica delle imprese contribuisce la pressione fiscale, che incide per il 21,1% sul prezzo finale dell’elettricita’. ”Il costo dell’energia elettrica per uso industriale – sottolinea il Presidente di Confartigianato, Giorgio Guerrini – e’ una delle tante zavorre che frenano la corsa delle imprese italiane, uno dei tanti oneri che riducono la nostra competitivita’ rispetto ai competitor europei. Anche su questo fronte chiediamo al Governo di agire in fretta per cominciare ad avvicinarci agli standard degli altri Paesi dell’Ue”. (ANSA).

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