C'è uno strano e persistente
scollamento tra la realtà quotidiana del nostro Paese e la realtà virtuale del
villaggio dei media. Da un lato, le persone normali si preoccupano per i costi
dei libri di testo nel momento in cui si riaprono le scuole e tanti genitori
vanno in televisione a lamentarsi per la spesa, chi dice che ha pagato 1.500
euro in più dell'anno scorso, chi si limita a dire meno di 1.000 euro, ma in
linea di massima si capisce che la stangata c'è stata e si è fatta sentire
sulla gente. Sempre sul lato della realtà quotidiana, si avvicina la scadenza
della seconda rata dell'Imu, la pesantissima imposta sulla casa, in pratica una
vera patrimoniale, e sono altri euro da versare al Fisco. Intanto i consumi di
abbigliamento e quelli di generi alimentari calano, gli acquisti di autoveicoli
sono fermi, con un calo del 20 percento sull'annata precedente, i negozi del
centro e della periferia chiudono sempre più spesso i battenti perché oberati
dalle spese e dalle imposte, aumentano i ticket per la salute, le pensioni
vengono ridotte, sembra quasi un bollettino di guerra. In questo quadro
difficile, con un autunno caldo che vede al primo posto delle preoccupazioni
generali il lavoro, riuscirò a mantenerlo o no, come farò per mio figlio
eccetera, i giornali e anche molte televisioni intonano un controcanto, una
sorta di peana per il Governo dei tecnici e dei professori. Ci hanno riportato
in serie A, dicono tenendo molto d'occhio l'ingannevole "spread" tra
i titoli di Stato tedeschi e quelli italiani, e facendo invece poco conto del
malessere dei cittadini. Questa prospettiva sbagliata serve molto a incensare
il Governo attuale ma non certo a sopire un diffuso malcontento con la continua
lode del "rigore necessario" per tenere il passo con l'Europa a guida
tedesca.
In questo modo si rischia di
aumentare la distanza, anzi il distacco con la gente. E si dimentica che tra
pochi mesi toccherà di nuovo alla politica tornare in scena, e che ancora una
volta la parola passerà agli elettori. Sempre più frequenti, in questo coro
favorevole alla tecnica e ai tecnici, le bacchettate al Governo precedente di
centrodestra, indicato fittiziamente quale colpevole di un malessere che invece
viene da lontano e si deve attribuire alla crisi dell'euro e alla mancanza di
una guida centralizzata per la politica economica e finanziaria dell'Unione
Europea. Ma la grancassa a favore del Governo attuale non conosce soste o
interruzioni: tutto va bene, anzi va meglio di prima e di sempre, guai a chi
cerca anche alla lontana di dissentire dal comune giudizio positivo. In attesa
però del giudizio finale degli elettori, quello sì davvero sincero e inappellabile.
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