UNA IMPRENDITRICE DI CORREGGIO TESTIMONIA DELLA DIFFICILE
GESTIONE BUROCRATICA NELLA RICOSTRUZIONE. UN MALE ITALIANO AMPLIATO DALLA
BUROCRAZIA.
In questi giorni il controverso
D.L.74/2012 sta per essere convertito in legge. Non posso che esprimere tutta
la mia preoccupazione in caso questo decreto venga convertito senza
modificazioni.
Infatti dietro al titolo “aiuti per le zone terremotate” che
molti giornalisti abbinano a questo D.L. si celano anche alcuni articoli che
provocano e provocheranno molti danni alle aziende delle zone nel “cratere”
Vorrei riassumere questi punti di
cui si parla veramente troppo poco e i cui effetti sul tessuto imprenditoriale
emiliano saranno veramente devastanti. Art.3 – Comma 7 e 8 – STEP 1 – ripresa delle
attività e certificazione La cosa che più irrita
è che il Comma 7 apre con queste parole: “Al fine di favorire una rapida
ripresa delle attività produttive…” peccato però che proprio i
provvedimenti descritti in questo e altri commi bloccheranno anche le aziende
le cui strutture non hanno subito nessun tipo di lesione. Infatti, per poter
riprendere l’attività non basta un semplice certificato di agibilità statica,
ma il Comma 7 prevede:
“…il titolare dell’attività
produttiva, in quanto responsabile della sicurezza sui luoghi di lavoro ai
sensi del D.Lgs. 9 Aprile 2008, n. 81 e successivemodifiche e integrazioni,
deve acquisire la certificazione di agibilità sismica [...]”
Premettendo che il Certificato
richiesto non esiste in nessuna normativa tecnica italiana, ricordiamo che le
Normative Antisismiche sono entrate in vigore nel 2008, pertanto qualsiasi
struttura costruita prima di quell’anno non può di certo rientrare in nessuna
normativa anti-sismica.
Pero’, il Comma 8, prevede
l’ottenimento di una certificazione provvisoria solo se non si è in presenza
di:
"... mancanza di
collegamenti tra elementi strutturali verticali e elementi strutturali
orizzontali e tra questi ultimi; presenza di elementi di tamponatura
prefabbricati non adeguatamente ancorati alle strutture principali; presenza di
scaffalature non controventate portanti materiali pesanti che possano, nel loro
collasso, coinvolgere la struttura principale causandone il danneggiamento e il
collasso.!"
Punto a capo. In quanto la
maggioranza delle strutture costruite prima del 2008 non hanno collegamenti e
comunque i punti 1 e 2 non vengono soddisfatti.
Art.3 Comma 10 – STEP 2 –
interventi su strutture esistenti
"[...] il livello di
sicurezza dovrà essere definito in misura pari almeno al 60% della sicurezza
richiesta ad un edificio nuovo. Tale valore dovrà essere comunque raggiunto nel
caso si rendano necessari interventi di miglioramento sismico. Gli interventi
eventualmente richiesti per il conseguimento del miglioramento sismico dovranno
essere eseguiti entro ulteriori diciotto mesi"
Cioè, viene richiesto un
adeguamento pari almeno al 60% di ciò che prevede la norma vigente.
Tutto quanto detto finora
riguarda però solamente i comuni indicati nell’allegato 1, definiti “nel
cratere”, cioè:
Bologna: 5 comuni, Ferrara: 7 comuni, Mantova: 14 comuni,
Modena: 14 comuni, Reggio Emilia: 7 Comuni, Rovigo: 5 comuni.
Ad
esempio: Il comune a 500 mt dal mio stabilimento non rientra nel “cratere”
Ora, dopo aver fatto un panorama
di quanto indicato nel D.L. vorrei fare alcune considerazioni:
- Se un edificio non ha subito nessun tipo di lesione la
certificazione di agibilità sismica (che non esiste) deve essere superata.
La certificazione di agibilità post sisma infatti è prevista
nell’ordinamento italiano dal DPCM 5 maggio 2011 che disciplina la entrata
in vigore e detta le regole per la compilazione delle schede AEDES che
sono documenti di verifica di edifici danneggiati (certificazione che del
resto abbiamo già ottenuto). Del resto se una struttura resiste ad un
collaudo sul campo come quello delle tre principali scosse del sisma,
penso non ci sia migliore simulazione che possa certificarne la sicurezza.
- Imporre per decreto il legame degli elementi orizzontali
e verticali, etc… è assurdo in quanto, come dichiarato anche dagli
ingegneri strutturalisti che ho consultato, non tutte le strutture
acquisiscono una maggiore sicurezza, anzi, andare a legare strutture dove
non era stato previsto da progetto potrebbe indebolirle oppure creare
tensioni non previste.
- Gli interventi sugli edifici esistenti molto
difficilmente potranno comunque portare le caratteristiche del fabbricato
in questione alla percentuale richiesta da decreto. Pertanto molte
strutture saranno da ricostruire totalmente o comunque gli interventi per
l’adeguamento saranno talmente onerosi che sarà più conveniente la
ricostruzione
- La parte più preoccupante sono gli stop produttivi che
le aziende saranno costrette ad avere a causa di detti adeguamenti. Poi,
chi pagherà tutto questo ? in un momento dove la crisi economica e il
credit crunch ha già messo in seria crisi di liquidità molte aziende ?
- Assolutamente concorde che sia necessario un processo
virtuoso di miglioramento e consolidamento del panorama edilizio
(produttivo, pubblico, residenziale, storico) sarebbe coerente farlo però
su tutto il territorio regionale e nazionale (e non solamente su alcuni
comuni di alcune province) ed oltretutto applicando tempistiche e modalità
sostenibili
- Incentivi per il miglioramento: così come per il
miglioramento della classe energetica sono previsti incentivi, perché non
prevederli anche per un miglioramento sismico che mi sembra decisamente
più importante Senza considerare che con questo provvedimento in pochi
istanti tutte le proprietà hanno perso valore in modo considerevole.
Ebbene sì, sono una delle tante
imprese che sta lavorando illegalmente (in quanto non ho la certificazione
provvisoria). Ho deciso di mantenere inalterata la struttura dei miei capannoni
evitando interventi frettolosi e insensati (come purtroppo sta accadendo pur di
ottenere la provvisoria), pensando invece ad un piano di miglioramento
sostenibile e fattibile.
Inutile dire che sono molto
preoccupata per il futuro della mia Impresa e non solo…PMI virtuosa quanto
vuoi: una delle poche certificate sicurezza ISO18001 (per capire che per noi è
un tema di primaria importanza), con elevata vocazione all’Innovazione con Lab.
R&D accreditato in diverse piattaforme e coinvolto in progetti europei,
esportiamo in oltre 50 paesi e facciamo parte di una Rete di Imprese (una delle
poche funzionanti)…. e ora ? Quale sarà il nostro futuro ?
Tutti gli sforzi personali fatti
per superare la crisi del 2009 e tuttora in itinere, vengono buttati al vento
da chi decide di scaricare la responsabilità totalmente su chi ha sempre
rispettato la legge e le norme tecniche perché non va’ dimenticato che i nostri
capannoni sono stati dichiarati agibili a suo tempo.
È proprio il caso di dire che i
danni che non ha fatto il sisma li sta provocando, come sempre, l’incompetenza
di chi può emanare certi provvedimenti senza preoccuparsi degli effetti e
soprattutto senza prendersi la responsabilità di modificarli, in caso fossero
stati scritti troppo frettolosamente (voglio pensarla così).
Con quale
forza i PMImprenditori emiliani abbatteranno volontariamente i propri capannoni
per ricostruirli secondo D.L. ? Oppure sarà la goccia che farà prendere
decisioni spiacevoli per tutti ? Barbara Franchini Un’ imprenditrice emiliana
illegale Amministratore Delegato F.M. Srl Correggio (RE)
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