martedì 17 luglio 2012

QUELLO CHE SOPRAVVIVE AL TERREMOTO SPESSO NON SOPRAVVIVE ALLA BUROCRAZIA


UNA IMPRENDITRICE DI CORREGGIO TESTIMONIA DELLA DIFFICILE GESTIONE BUROCRATICA NELLA RICOSTRUZIONE. UN MALE ITALIANO AMPLIATO DALLA BUROCRAZIA.
In questi giorni il controverso D.L.74/2012 sta per essere convertito in legge. Non posso che esprimere tutta la mia preoccupazione in caso questo decreto venga convertito senza modificazioni. Infatti dietro al titolo “aiuti per le zone terremotate” che molti giornalisti abbinano a questo D.L. si celano anche alcuni articoli che provocano e provocheranno molti danni alle aziende delle zone nel “cratere” 
Vorrei riassumere questi punti di cui si parla veramente troppo poco e i cui effetti sul tessuto imprenditoriale emiliano saranno veramente devastanti. Art.3 – Comma 7 e 8 – STEP 1 – ripresa delle attività e certificazione La cosa che più irrita è che il Comma 7 apre con queste parole: “Al fine di favorire una rapida ripresa delle attività produttive…” peccato però che proprio i provvedimenti descritti in questo e altri commi bloccheranno anche le aziende le cui strutture non hanno subito nessun tipo di lesione. Infatti, per poter riprendere l’attività non basta un semplice certificato di agibilità statica, ma il Comma 7 prevede:
“…il titolare dell’attività produttiva, in quanto responsabile della sicurezza sui luoghi di lavoro ai sensi del D.Lgs. 9 Aprile 2008, n. 81 e successivemodifiche e integrazioni, deve acquisire la certificazione di agibilità sismica [...]”
Premettendo che il Certificato richiesto non esiste in nessuna normativa tecnica italiana, ricordiamo che le Normative Antisismiche sono entrate in vigore nel 2008, pertanto qualsiasi struttura costruita prima di quell’anno non può di certo rientrare in nessuna normativa anti-sismica.


Pero’, il Comma 8, prevede l’ottenimento di una certificazione provvisoria solo se non si è in presenza di:
"... mancanza di collegamenti tra elementi strutturali verticali e elementi strutturali orizzontali e tra questi ultimi; presenza di elementi di tamponatura prefabbricati non adeguatamente ancorati alle strutture principali; presenza di scaffalature non controventate portanti materiali pesanti che possano, nel loro collasso, coinvolgere la struttura principale causandone il danneggiamento e il collasso.!"

Punto a capo. In quanto la maggioranza delle strutture costruite prima del 2008 non hanno collegamenti e comunque i punti 1 e 2 non vengono soddisfatti.
Art.3 Comma 10 – STEP 2 – interventi su strutture esistenti
"[...] il livello di sicurezza dovrà essere definito in misura pari almeno al 60% della sicurezza richiesta ad un edificio nuovo. Tale valore dovrà essere comunque raggiunto nel caso si rendano necessari interventi di miglioramento sismico. Gli interventi eventualmente richiesti per il conseguimento del miglioramento sismico dovranno essere eseguiti entro ulteriori diciotto mesi"
Cioè, viene richiesto un adeguamento pari almeno al 60% di ciò che prevede la norma vigente.
Tutto quanto detto finora riguarda però solamente i comuni indicati nell’allegato 1, definiti “nel cratere”, cioè: Bologna: 5 comuni, Ferrara: 7 comuni, Mantova: 14 comuni, Modena: 14 comuni, Reggio Emilia: 7 Comuni, Rovigo: 5 comuni. Ad esempio: Il comune a 500 mt dal mio stabilimento non rientra nel “cratere”
Ora, dopo aver fatto un panorama di quanto indicato nel D.L. vorrei fare alcune considerazioni:
  • Se un edificio non ha subito nessun tipo di lesione la certificazione di agibilità sismica (che non esiste) deve essere superata. La certificazione di agibilità post sisma infatti è prevista nell’ordinamento italiano dal DPCM 5 maggio 2011 che disciplina la entrata in vigore e detta le regole per la compilazione delle schede AEDES che sono documenti di verifica di edifici danneggiati (certificazione che del resto abbiamo già ottenuto). Del resto se una struttura resiste ad un collaudo sul campo come quello delle tre principali scosse del sisma, penso non ci sia migliore simulazione che possa certificarne la sicurezza.
  • Imporre per decreto il legame degli elementi orizzontali e verticali, etc… è assurdo in quanto, come dichiarato anche dagli ingegneri strutturalisti che ho consultato, non tutte le strutture acquisiscono una maggiore sicurezza, anzi, andare a legare strutture dove non era stato previsto da progetto potrebbe indebolirle oppure creare tensioni non previste.
  • Gli interventi sugli edifici esistenti molto difficilmente potranno comunque portare le caratteristiche del fabbricato in questione alla percentuale richiesta da decreto. Pertanto molte strutture saranno da ricostruire totalmente o comunque gli interventi per l’adeguamento saranno talmente onerosi che sarà più conveniente la ricostruzione
  • La parte più preoccupante sono gli stop produttivi che le aziende saranno costrette ad avere a causa di detti adeguamenti. Poi, chi pagherà tutto questo ? in un momento dove la crisi economica e il credit crunch ha già messo in seria crisi di liquidità molte aziende ?
  • Assolutamente concorde che sia necessario un processo virtuoso di miglioramento e consolidamento del panorama edilizio (produttivo, pubblico, residenziale, storico) sarebbe coerente farlo però su tutto il territorio regionale e nazionale (e non solamente su alcuni comuni di alcune province) ed oltretutto applicando tempistiche e modalità sostenibili
  • Incentivi per il miglioramento: così come per il miglioramento della classe energetica sono previsti incentivi, perché non prevederli anche per un miglioramento sismico che mi sembra decisamente più importante Senza considerare che con questo provvedimento in pochi istanti tutte le proprietà hanno perso valore in modo considerevole.
Ebbene sì, sono una delle tante imprese che sta lavorando illegalmente (in quanto non ho la certificazione provvisoria). Ho deciso di mantenere inalterata la struttura dei miei capannoni evitando interventi frettolosi e insensati (come purtroppo sta accadendo pur di ottenere la provvisoria), pensando invece ad un piano di miglioramento sostenibile e fattibile.
Inutile dire che sono molto preoccupata per il futuro della mia Impresa e non solo…PMI virtuosa quanto vuoi: una delle poche certificate sicurezza ISO18001 (per capire che per noi è un tema di primaria importanza), con elevata vocazione all’Innovazione con Lab. R&D accreditato in diverse piattaforme e coinvolto in progetti europei, esportiamo in oltre 50 paesi e facciamo parte di una Rete di Imprese (una delle poche funzionanti)…. e ora ? Quale sarà il nostro futuro ?
Tutti gli sforzi personali fatti per superare la crisi del 2009 e tuttora in itinere, vengono buttati al vento da chi decide di scaricare la responsabilità totalmente su chi ha sempre rispettato la legge e le norme tecniche perché non va’ dimenticato che i nostri capannoni sono stati dichiarati agibili a suo tempo.
È proprio il caso di dire che i danni che non ha fatto il sisma li sta provocando, come sempre, l’incompetenza di chi può emanare certi provvedimenti senza preoccuparsi degli effetti e soprattutto senza prendersi la responsabilità di modificarli, in caso fossero stati scritti troppo frettolosamente (voglio pensarla così).Con quale forza i PMImprenditori emiliani abbatteranno volontariamente i propri capannoni per ricostruirli secondo D.L. ? Oppure sarà la goccia che farà prendere decisioni spiacevoli per tutti ? Barbara Franchini Un’ imprenditrice emiliana illegale Amministratore Delegato F.M. Srl Correggio (RE)

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