NON SI POTREBBERO RITTOCARE?
Una interessante inchiesta di
Marco Ferrante pubblicata, oggi, su «Il Messaggero», scava su una delle ataviche
vergogne del nostro Paese: l’insostenibile costo (e peso) sul nostro debito
pubblico delle baby pensioni. Il Decreto in oggetto (santificato da un decreto in vigore dalla fine di dicembre 1973)
prevede–per il settore pubblico la possibilità di andare in pensione con 14 anni sei mesi e un giorno per le
donne con prole, 19 anni sei mesi e un giorno per gli uomini, e 24 anni sei
mesi e un giorno per i dipendenti degli enti locali. La poca lungimiranza di
quella classe politica ora si rimbalza le responsabilità per una scelta
scellerata quanto squilibrata. Dice, oggi, Franco Marini, nel ’73 appena giunto
a guidare la segreteria della Cisl: ««Sì, è vero che non c`era nella classe
politica né nel corpo della stato di allora una grande consapevolezza di quello
che sarebbe accaduto, dell’impatto che l’allargamento del welfare avrebbe avuto
sui conti pubblici…». Quanto sono costate in realtà queste pensioni? Un calcolo
preciso è quasi impossibile da fare. Ci si può avvicinare. Ecco come. Secondo
Ferrante (basandosi su un calcolo effettuato qualche mese fa da
Confartigianato) i baby pensionati italiani (pubblici e privati) rispetto al
pensionato medio hanno ricevuto un trattamento più lungo di quasi sedici anni.
Questo significa che a valori 2010 la differenza (cioè il costo in più rispetto
a un normale trattamento pensionistico) varrebbe 148,6 miliardi di curo. Cioè:
in questi 40 anni, l`esistenza delle baby pensioni ci è costata quasi 150
miliardi più di quanto ci sarebbe costata la previdenza se i baby pensionati
fossero andati a riposo con le stesse regole degli altri. Una tassa cumulata –
secondo le stime degli artigiani – di circa 6.630 euro che grava su ognuno
degli occupati italiani. Si tratta di persone che in un calcolo medio restano
in pensione per quasi 41 anni. Non è certo detto che i «baby pensionati» siano
tra gli italiani più ricchi. Certamente, va sancito che sono stati tra i più
privilegiati in assoluto. E se la crisi cominciassero a pagarla loro per primi?
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