martedì 10 luglio 2012

CARO PREMIER MONTI O TAGLI DAVVERO LA SPESA OPPURE VAI A CASA


MONTI SI PRESENTI IN TV E DICA LA VERITA’ AGLI ITALIANI. DICA CHE QUI NON SI CAMBIA UN TUBO PER COLPA DEL PARTITO DELLA SPESA PUBBLICA. E FACCIA NOME E COGNOMI DI CHI REMA CONTRO…….
di Vittorio Feltri - Si è fatto un gran baccano attorno alla spending review , al punto che il governo ha ceduto le armi, cioè le forbici. Ancora una volta ha vinto il più forte partito italiano, quello della spesa pubblica. Un partito parassitario, trasversale, che campa alle spalle dei contribuenti bruciando il denaro che essi versano al fisco in misura ognor crescente. I leader invisibili di questa potente organizzazione si sono perfino inventati una favoletta per giustificare la tenacia con cui difendono la «macchina tritasoldi» affidata alla loro guida. Dicono che i tagli (agli sprechi) sono recessivi almeno quanto l’aumento della pressione fiscale. Una fola. La spesa improduttiva è la causa principale, se non unica, del debito; serve prevalentemente a mantenere una pletora di burocrati (un’autentica dittatura) considerata dai cittadini non una risorsa, ma un peso, un freno per chi desideri intraprendere una qualsivoglia attività, quindi un danno per la società. Per alimentare un simile apparato che distrugge anziché costruire, occorre una quantità mostruosa di quattrini che vengono prelevati dalle tasche di chi lavora sul serio. Le statistiche lo dimostrano: le tasse, benché abbiano raggiunto livelli insostenibili, non bastano mai; negli ultimi dieci anni la spesa pubblica infatti si è ingigantita, più 200 miliardi.


Il governo tecnico per arginare il fenomeno è riuscito soltanto a riformare il sistema pensionistico che, in un primo momento, era stato riformato da Roberto Maroni (quando era ministro del Lavoro) e, in un secondo, sfasciato da Romano Prodi per motivi di insipienza (e indecenza) politica. Il ministro Elsa Fornero è diventata antipatica a molti proprio perché è stata brava a rimettere in ordine i conti previdenziali; le danno addosso per vendetta, la accusano di avere sbagliato a calcolare il numero degli esodati, come se toccasse a lei contarli. Semplicemente ridicolo. Ma è la prova che chiunque si azzardi a sfiorare la spesa pubblica rischia di essere fatto fuori. La Fornero è andata vicina all’espulsione.
Adesso è in difficoltà Mario Monti, perché ha osato tagliuzzare gli sprechi: 4 miliardi e rotti per l’anno in corso. Una goccia nel mare che, però, ha mandato su tutte le furie il partito dei parassiti, deciso a resistere sulle proprie posizioni ostili a ogni limatura delle uscite di cassa. Se l’esecutivo impone tributi iugulatori, se la cava subendo un borbottio popolare, cui segue immancabile il pagamento delle imposte (l’Imu è stata versata pressoché da tutti: incredibile!); ma se si accinge anche solo per finta a ridurre il foraggio alla burocrazia ( e a suoi complici), si scatenano sindacati, forze politiche timorose di perdere clienti, tribunali amministrativi, eserciti di insegnanti, impiegati statali, parastatali e paraculi.
Il Professore ipotizza di chiudere tanti piccoli tribunali per risparmiare? Viene giù il mondo. Magistrati e avvocati pretendono di avere gli uffici giudiziari sotto casa, questione di comodità. Si propone l’eliminazione di ospedalini privi di attrezzature idonee a salvare la pelle a un infartuato? Si minaccia la rivoluzione. Idem le Province da accorpare, i Comuni piccini da sopprimere. Nulla. Non si può fare nulla senza il consenso - che non c’è dei beneficati dalla spesa pubblica. Se la realtà è questa, va da sé che i tagli agli sprechi rimarranno un sogno. Cosicché aspettiamoci nel 2013 due punti di Iva in più: dal 21 al 23 per cento. I consumi si abbatteranno ulteriormente, addio produzione e avanti con la disoccupazione. L’economia da rilanciare? Non illudiamoci: andrà a rotoli. Saremo tutti nei guai tranne loro, i mantenuti,gli inesausti addetti all’incremento del debito plebeo, altro che sovrano.
Ecco perché continuiamo a criticare Monti e la sua compagine di docenti. Non tanto per quello che fanno (comunque discutibile), ma per quello che non fanno, non possono fare perché impediti da mille veti esercitati da chi pensa alla propria saccoccia e se ne infischia degli interessi del Paese. Non basta che certe cose le diciamo noi. Deve dirle il premier. Non si comporti come un politico qualunque, ne abbiamo già troppi di mestieranti nel ramo della mediazione perpetua. Abbia il coraggio, per una volta, di rinunciare a impartirci lezioni teoriche: si presenti in televisione attorniato dai ministri e dica la verità agli italiani
Dica che qui non si combina un tubo per colpa del partito della spesa pubblica. Faccia nomi e cognomi di chi rema contro. Denunci le categorie dei manutengoli, dei profittatori. Poi, senza tentennamenti, dichiari: noi siamo tecnici e in grado di salvare la patria solo a condizione che i politici e le corporazioni non ci mettano il bastone tra le ruote. O ci date licenza di agire o togliamo il disturbo, e arrangiatevi. Un discorso chiaro, onesto, franco. La gente comprenderà e starà col governo, di sicuro non coi parassiti.

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