venerdì 7 dicembre 2012

SOCCORSO ROSSO AL COMPAGNO INGROIA: DUE PESI E DUE MISURE.


QUANDO A CONTESTARE SETENZE POLITICHE E PM INCAPACI ERA BERLUSCONI, CHIAMAVANO LA GENTE IN PIAZZA A SVENTOLARE LA COSTITUZIONE. OGGI CHE A FARE LA STESSA VOCE E’ L’AMICO INGROIA, PARTONI IN QUARTA A DIFESA DEL CONTESTATORE.
Il presidente Napolitano ha diritto a non essere intercettato e se ciò casualmente accade la bobina va distrutta.  Lo ha stabilito, come noto, la Corte costituziona­le, dando ragione al Quirinale nella causa contro la Procura di Palermo che le telefonate tra Napolitano e Mancino, in suo possesso, voleva invece tenersele strette. Il pm Ingroia, autore delle intercettazioni illegali, ha commentato, sconfitto: si tratta di una sentenza politica. La vicenda insegna tre cose. La prima: la sentenza della Corte è la prova che i pm per incapacità o interesse possono commettere atti contrari a legge e Costituzione. La seconda: le parole del pm Ingroia confermano che i giudici possono emettere sentenze su base di valu­tazioni politiche. La terza: le prese di posizione, pro e contro la sentenza, dei magistrati sfatano il mito che le sentenze non si discutono ma si accettano. Riepiloghiamo: i pm possono sbagliare, le sentenze politiche esistono e denunciarle non è reato. Sbaglio o la Corte costituzionale e Ingroia danno ragione a Silvio Berlusconi che da vent'anni sostiene queste tesi? Come la metteranno adesso i Travaglio, i Di Pietro, le Guzzanti? Quando a contestare sentenze politiche e pm incapaci era Berlusconi, chiamava­no la gente in piazza a sventolare la Costituzione. Oggi, che a fare la stessa cosa è l'amico Ingroia, partono in quarta a difesa del contestatore come neppure portaborse e addetti stampa saprebbero fare. L'ipocrisia, come le bugie, ha le gambe corte. Ed è senza vergogna. Come nel caso di Di Pietro che ieri ha lanciato una raccolta di firme a favore di Ingroia e contro la nostra iniziativa di querelare il pm per le sue dichiarazioni sulla mafiosità di Forza Italia. Hanno paura, questa volta il pm siciliano amico dei comunisti rischia di pagare davvero e di tasca sua. La tesi di Di Pietro è la seguente: chiunque, anche un pm, ha diritto di esprimere liberamente le sue idee. Giusto, ma mi chiedo: se non è diffamazione grave (e quindi da punire) sostenere, senza prove, che Forza Italia è il partito della mafia, per quale cavolo di motivo io mi trovo agli arresti, cari buffoni? 

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