Alessandro
Sallusti- Ecco svelato il trucco del governo tecnico. Ieri
è scattata la fase due del presidente Napolitano per togliere dalla scena
politica il centrodestra e Silvio Berlusconi, dati per morti un anno fa e
invece ancora vivi, tanto da spaventare chi già pensava, la sinistra, di avere
in pugno il Paese. Col cavolo che Monti si farà da parte, come giurato il
giorno del suo insediamento e ripetuto strada facendo, al termine del suo
mandato. Scherzava, o meglio ci ha preso in giro. Lo avrebbe forse fatto se le
cose fossero andate come deciso nel tardo 2011 nelle segrete stanze del
Quirinale in collegamento con altre stanze, quelle cosiddette sacre del
Vaticano. E cioè: abbiamo un anno di tempo per fare implodere il Pdl e
consegnare il governo a una sinistra debole e inadeguata, quella di Bersani, ma
a quel punto senza rivali. Non è andata così. Sia pure tra tira e molla,
tensioni e litigi, Berlusconi è riuscito nel miracolo di tenere insieme la
baracca e, cosa inaudita, di trovare il coraggio e la forza per ritornare in
campo. Cribbio, avrà detto Napolitano, di questo non ce ne liberiamo più. E
allora ecco il piano B. Ha convocato il soldatino Monti, che nel frattempo si è
pure montato la testa nonostante il suo gradimento tra la gente sia in
picchiata. I due si sono fatti dettare dalla Merkel un'agenda lacrime e sangue
sulla quale fare confluire i rottami della Prima Repubblica (Casini e Fini), un
po' di cattocomunisti (Riccardi e Olivero delle Acli) e una spruzzata di
società civile molto chic (Montezemolo). Per fare cosa? Ovvio: aiutare la
sinistra a vincere le elezioni ma, soprattutto, a governare dopo. Già, perché
con un centrodestra in ripresa, e un Grillo acchiappavoti, Bersani e il Pd non
avrebbero comunque i numeri sufficienti al Senato per fare di testa loro. Dopo
la truffa del governo tecnico, ecco quella del Centro europeista. Ma quale
Centro. Monti è il nuovo leader,
designato da Napolitano, della sinistra italiana. A Bersani il ruolo di
comprimario, utile idiota, insieme a Casini,
di un piano
che passa sopra la sua testa e che lo costringerà a rinunciare a fare il
premier, a favore di Monti, anche se vincente alle elezioni. È la classica operazione
concepita a tavolino, l'ennesimo disperato tentativo di fermare il centrodestra
e rimettere all'angolo i liberali. Ma come spesso capita in questi casi, si
fanno i conti senza l'oste. Che piaccia o no, gli italiani dovranno deporre una
scheda nell'urna. E, a quel punto, vedremo se sceglieranno una sinistra, sia
pur mascherata, di tassatori inciucioni a caccia di poltrone o chi si impegna a
liberarci dal giogo che sta uccidendo famiglie ed imprese.
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