I presidenti degli enti
locali dopo il no al referendum pretendono soldi e dignità: "Non siamo
morti, non siamo finiti"
Le Province si ribellano a Roma: non è
l'inizio del paragrafo di un libro di Storia e nemmeno il titolo di un film
"peplum" ma la situazione che si è delineata oggi, nella Capitale,
durante la prima riunione dei presidenti delle Province nel post-referendum. Il
senso dei molti accorati interventi si condensa in pochi punti: gli enti locali
chiedono fondi, dignità e una profonda revisione della legge Delrio,
perché i cittadini le riforme le hanno bocciate e le Province, come enti
territoriali-amministrativi, devono rimanere.
«Avevamo detto da tanto tempo che i tagli iniziati
nella finanziaria 2015 avrebbero distrutto non tanto le province quanto i
servizi», dice il presidente dell'Unione delle Province d'Italia Achille
Variati, al termine dell'assemblea dei presidenti di provincia questa
mattina al Residence Ripetta. «Siamo sindaci che con spirito di volontariato,
stiamo cercando di assicurare i servizi essenziali. Si dimostra che il
Parlamento, quando ha assunto le decisioni relative al taglio dei finanziamenti
alle Province, non aveva chiare le conseguenze. Si è trattato di un clamoroso
storico errore del Parlamento e delle strutture tecniche che hanno dato il via
libera alle Finanziarie dal 2015 in poi. Noi assicuriamo i servizi senza
bilancio e senza nemmeno il bilancio provvisorio. Noi oggi qui stiamo
dicendo "basta". E se il decreto legge che abbiamo chiesto non
ci darà i fondi che chiediamo siamo pronti a combattere», aggiunge Variati,
sindaco di Vicenza e presidente della Provincia, del Pd. Le Province al
governo chiedono l'azzeramento del terzo taglio previsto, ammontante a 650
milioni, più altri 550 milioni aggiuntivi, quindi in totale 1,2
miliardi. E se questo non avvenisse? «Non guarderemo ai partiti di
appartenenza, anche se ora ci rendiamo conto che molti parlamentari hanno
cambiato idea rispetto al passato. Siamo pronti con esposti cautelativi
che senza risposte adeguate presenteremo alle Procure della Repubblica di tutta
Italia. E poi pianterreno una tenda da qualche parte e da lì non ci muoveremo.
Volevamo metterle davanti a Palazzo Chigi, ma ci hanno detto che non si può
fare». Per il presidente delle Province i provvedimenti per gli enti locali e quello
per lo stanziamento dei fondi «devono essere assunti assolutamente entro il
mese».
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