La Corte dei Conti ha condannato 23 consiglieri regionali dell’Emilia-Romagna, in carica dal 2010 al 2014, compresi i tre ravennati Miro Fiammenghi (Pd), Mario Mazzotti (Pd) e Gianguido Bazzoni (Pdl) per quelle che sono state definite "spese pazze" dei gruppi consiliari. Le sentenze riguardano le spese sostenute negli ultimi mesi del 2011 e nel 2012, rimborsate dalla Regione, ma ritenute illegittime dalla Procura contabile. La notizia è riportata oggi da Il Resto del Carlino. Il Resto del Carlino riporta che secondo la corte, in tutti i casi riguardanti i consiglieri ravennati manca la «lettera di incarico del gruppo», e quindi la «dimostrazione dell’oggettiva inerenza della spesa alle esigenze di funzionamento del gruppo». Da questo deriverebbe una «più plausibile riconduzione della spesa a esigenze personali del consigliere, senza contare che diverse tipologie delle spese contestate sono già forfettariamente rimborsate».
A Miro Fiammenghi (Pd), sono contestati 4.721 euro, principalmente per pranzi di rappresentanza e attività di promozione del gruppo consiliare, spese taxi, auto e giornali. Fiammenghi è stato condannato al pagamento di 4.013 euro, da dividere al 50% con l’allora capogruppo Marco Monari, più le spese del giudizio. Per Mario Mazzotti (Pd), la somma da pagare assieme a Monari ammonta a 3.554 euro più le spese giudiziarie. Gianguido Bazzoni, ex consigliere Pdl, è chiamato a pagare 18.769 euro assieme al suo capogruppo dell’epoca Luigi Villani.
COMMENTO DI LUCA BARTOLINI EX CONSIGLIERE FI - La Corte dei Conti ci condanna ma io sono ugualmente soddisfatto e continuo a girare a testa alta. Ieri, insieme ad altri Consiglieri di tutti i partiti, ho ricevuto una sentenza di condanna da parte della corte dei conti. Nessuno lo scriverà perché non fa notizia ma la sentenza ha esplicitamente escluso il dolo quindi la malafede nella gestione dei fondi assegnati ai gruppi politici in Regione. Analizzando uno ad uno tutti gli scontrini e i giustificativi la corte dei conti non ha riconosciuto il DOLO in nessuno di questi mettendo in evidenza quindi la buona fede delle mie azioni nello spendere i fondi messi all'epoca a disposizione dal Consiglio ai gruppi. Di questo sono soddisfatto in quanto la CORTE DEI CONTI EVIDENZIA che non ho speso un solo euro in malafede ma contestano soltanto l'applicazione di leggi e regolamenti all'epoca in vigore che oggi loro non reputano attinenti. La sentenza condanna comunque tutti i consiglieri presi in esame, di tutti i gruppi, in quanto contesta l'impianto normativo regionale a monte. In poche parole la sentenza dice : avevate già le indennità quindi non dovevate spendere altro e ha reputato tali spese non inerenti con le leggi di oggi. Una tesi valida oggi con le normative attuali ma non dell'epoca e che in appello non credo possa reggere in quanto quei fondi all'epoca la Regione ce li dava per spenderli per attività politico istituzionale sul territorio e solo questo abbiamo fatto. Se così non dovevamo fare la Regione non ce li doveva mettere a disposizione con tanto di regolamento su come spenderli. Ecco perché sono fiducioso sulla sentenza d'appello. A me contestano in maniera specifica, citandolo nella sentenza, solo un contratto d'affitto regolarmente registrato per un ufficio sul territorio dove ricevevo i cittadini. Anche questo l'ho fatto perché era previsto a chiare lettere nel regolamento regionale all'epoca in vigore. Mi contestano quindi 17.351 euro (coperti dalla polizza assicurativa) non per dolo ma per interpretazioni normative. Quindi nessuna spesa pazza ma solo una diversa interpretazione normativa. Una condanna quindi rientrante nel quotidiano rischio di chi amministra in una Italia incartata sulle interpretazioni delle proprie leggi e che mi preoccupa molto meno rispetto alle ingiuste e pesanti accuse iniziali. Sulla vicenda presto partirà anche il processo penale (a breve il rinvio a giudizio per tutti) e quindi la storia si prospetta ancora molto lunga ma questa sentenza della corte dei conti apre scenari ben diversi e più ottimistici. Non tutti lo capiranno la mia soddisfazione nonostante una condanna in primo grado (coperta dall'assicurazione) ma avendo la corte dei conti escluso il DOLO, quindi la mala fede, sono soddisfatto perché non ha scalfito quell'ONORE cui tengo tanto e sul quale nessuno deve dubitare.
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