QUANTO DICE LA REGIONE: “Le Case della Salute
sono strutture sanitarie e socio-sanitarie dei Nuclei di cure primarie, pensate
per essere luoghi di riferimento per i cittadini, dove i servizi di assistenza
primaria si integrano con quelli specialistici, ospedalieri, della sanità pubblica,
della salute mentale e con i servizi sociali. Un luogo di accesso unico,
diffuso in modo omogeneo in tutta la regione, dove si sviluppi un maggiore
coordinamento tra gli operatori sanitari e una più efficace integrazione dei
servizi.
Quando c'è la Casa della
Salute c'è tutto" (puntata di "Vista da vicino", magazine
televisivo della Giunta regionale). Un
unico punto di riferimento, vicino e abituale per i cittadini, dove accedere
alle cure primarie, ricevere orientamento e assistenza e trovare tutti i
professionisti e i servizi relativi alla salute. Questo sono le Case della
Salute: una piccola rivoluzione che cambia la vita ai pazienti, ma anche ai
medici.
QUANTO AFFERMA “IL
PICCOLO”:
a cura di M. Turchetti osservatorio sociale FNP-CISL “Anche Brisighella ha la sua Casa della Salute e
anche i brisighellesi, come i Castellani, sono soddisfatti dell'ubicazione nell'ex
Ospedale.(Forse anche Russi n.d.r.) A Brisighella è aperta dal lunedì al venerdì dalle ore 7.30 alle 19. Tale struttura serve tutto
il territorio del Comune che comprende ben tre vallate (Lamone, Sintria,
Marzeno) per un'estensione di 194 kmq. Il servizio di accoglienza è svolto
dalla portineria (tel. 0546 992650) dalle 7.30 alle ore 14, con compiti di
informazione, gestione telefono e consegna referti. Nella Casa della Salute
operano 5 medici di Medicina generale e 2 infermieri che svolgono anche il ruolo
per la promozione della "Medicina proattiva" (capacità di prevenire e
anticipare i problemi e i bisogni futuri) e attività domiciliare. Oltre a Medicina
generale sono presenti, nei giorni prestabiliti l'otorinologia-ringoiatra, il
cardiologo, il dermatologo, il ginecologo e il pediatra. È presente un servizio
di psicologia per minori; il Consultorio familiare e il Progetto Brisighella,
in collaborazione con l'Università di Bologna, dedicato allo studio del rischio
vascolare. All'interno della Casa è operante anche l'assistente sociale. Un
efficiente trasporto pubblico completa il servizio. Molto interessante sarebbe sapere
se qualcuno si domanda per quale ragione troppi faentini non condividono la scelta
dell'ubicazione della Casa della salute a Faenza. Ospedale di Comunità
- Un ponte o, si può anche dire, un cuscinetto tra ospedale e i servizi territoriali,
per tutte le persone che non hanno necessità di essere ricoverati in reparti
specialistici, ma che hanno comunque bisogno per alcune settimane di
un'assistenza sanitaria che non potrebbero ricevere a domicilio. E l'Ospedale
di Comunità (OsCo), che non va inteso come struttura ex novo, ma come la riconversione
di posti letto per la degenza in strutture già esistenti, nell'ambito di un
nuovo modello organizzativo, che fa parte delle cosiddette cure intermedie. Il
paziente tipo al quale si rivolge questo servizio è prevalentemente anziano;
con per le patologie o sofferenze pil una particolare fragilità sociale. In
Emilia Romagna ci sono attualmente tre esempi di Ospedale di Comunità, il più
recente è nato a Forlimpopoli all'interno dell'ex ospedale. "Gli Ospedali
di Comunità - il dott. Antonio Brambilla
(alto funzionario della nostra sanità regionale) - sono previsti da un
documento nazionale sul riordino della rete ospedaliera, non ancora uscito
formalmente, contenente le indicazioni in materia per le regioni". Tante
sono le novità in campo sanitario l'ultima sembra essere proprio l'Ospedale di Comunità. A quel che si
sa dovrebbe essere gestito dagli infermieri, nell'ambito del processo di integrazione
"Ospedale - Territorio" per garantire la continuità delle cure e
dell'assistenza. Avranno dai
15
ai 20 letto e l'assistenza medica sarà assicurata da medici di Medicina
generale. Saranno d'aiuto alle famiglie dopo le dimissioni ospedaliere di molti
anziani. Ad esempio, per le persone che si sono fratturate il femore e non possono
ancora andare a casa dopo l'intervento e devono fare riabilitazione. Persone
che potrebbero inutilmente un letto in Ortopedia. In questi casi l'assistenza è
assicurata dallo specialista che ha effettuato l'intervento. Sono letti
differenziati con una intensità assistenziale più bassa di quella di un
ospedale normale. Il termine "Ospedale
di Comunità" deriva dalla traduzione letterale di "Community
Hospital", nato negli anni 20 in Gran Bretagna dove nel 2007 gli OsCo
erano 470 e rappresentavano il3T" dei posti letto totali. Nel tempo questo
modello si è diffuso nel Nord Europa e successivamente in Francia, Svizzera e
Germania. In Italia i primi Ospedali di Comunità nascono in Emilia Romagna a
Premilcuore nel 1995 e poi a Modigliana. Negli anni successivi questo modello
si è diffuso nelle regioni del Centro-nord e poi in alcune altre aree italiane.
Attualmente, come già detto, gli Ospedali di Comunità, in Emilia-Romagna sono
tre.
COME DOVREBBERO
ESSERE 1.12.2013
Le novità del piano di
riorganizzazione ospedaliera: in arrivo il bed manager. Necessità determinata
da tagli per 35 milioni di Federica Angelini - Reparti che diventeranno “piattaforme
multispecialistiche”, meno posti letto, meno personale infermieristico in
ospedale, che sarà invece redistribuito sui presidi territoriali. I posti
letto? Destinati a calare: L’obiettivo è arrivare ai 3,7 per 1000 abitanti
indicato da un decreto governativo del 2012, il che significa, tagliare. E sarà
proprio attraverso la costituzione delle piattaforme, a cui si unirà una
riduzione della durata di alcune degenze e la diffusione delle case della
salute, che si arriverà a ottimizzare i posti letto, governati appunto da
figure professionali infermieristiche in parte nuove, come il bed
manager. In pratica si dovrebbe arrivare a una riduzione, certa, in tutto
di 44 posti letto a Ravenna, 43 a Lugo e 41 a Faenza, che potrebbe però salire
fino a 150 posti. La grande novità: le case della salute Alcune già
esistono, altre stanno prendendo il via. Si tratta di strutture sanitarie al
cui interno si troveranno non solo ambulatori per le visite, ma un luogo dove
eseguire prelievi e controlli e in generale a cui potranno rivolgersi
soprattutto i pazienti cronici che non hanno bisogno di ospedalizzazione, ma di
contatti continui con la struttura sanitaria (un esempio per tutti possono
essere i diabetici). Le case della salute potranno interagire su una
molteciplità di campi tra cui anche la salute mentale, la pediatria, rapporti
con le residenze per gli anziani, palestre per fisioterapia, sert, servizi come
la neuropshichiatria infantile e la logopedia. Non solo, all’interno delle case
della salute troveranno posto anche gli assistenti sociali per coordinarsi in
tutti quei casi che richiedono l’intervento di più figure professionali, come
nei casi di dipendenze. Infine, le case della salute, che dovrebbero arrivare a
offrire un servizio 24 ore su 24, dovranno operare in stretto contatto con i
cosiddetti medici di base che potranno addirittura avere i loro ambulatori
all’interno e che dovrebbero offrire un servizio costante, turnandosi. Dopo
Russi stanno aprendo a Fusignano, Alfonsine, Bagnacavallo, Brisighella ossia in
tutti i luoghi dove non esiste un ospedale (talvolta hanno sede in ospedali
dismessi come a Russi e Alfonsine) che avranno la priorità rispetto ai centri
maggiori.
Rules of engagement per il Pronto soccorso Tra i protocolli che
saranno rivisti ci sono anche quelli per l’accettazione al pronto soccorso,
pronto soccorso che potrà direttamente inviare i pazienti che non necessitano
di ricovero, alle case della salute. Le norme che regolano questi protocolli
sono definiti in gergo tecnico “Rules of engagement”, ovvero regole di
ingaggio. Come nell’esercito. In soldoni: tagli e risparmi
Una quantificazione esatta dei risparmi non siamo riusciti a ottenerla, ma questo progetto rientra nei parametri individuati e fa i conti con un costante cale di risorse. Basti dire che nel 2012 l’Ausl ravennate, il cui bilancio si aggira su varie centinaia dimilioni di euro, ha dovuto fare con 7milioni di euro in meno rispetto al 2011 e nel 2013 con 24 milioni in meno rispetto all’anno precedente, vale a dire con 35 in meno rispetto ad appena due anni prima. La Regione fa sapere che la spesa pro capite per la salute è calata del 6,1 percento.
Una quantificazione esatta dei risparmi non siamo riusciti a ottenerla, ma questo progetto rientra nei parametri individuati e fa i conti con un costante cale di risorse. Basti dire che nel 2012 l’Ausl ravennate, il cui bilancio si aggira su varie centinaia dimilioni di euro, ha dovuto fare con 7milioni di euro in meno rispetto al 2011 e nel 2013 con 24 milioni in meno rispetto all’anno precedente, vale a dire con 35 in meno rispetto ad appena due anni prima. La Regione fa sapere che la spesa pro capite per la salute è calata del 6,1 percento.
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