E per un centinaio di
lavoratori, tra Centri per l’impiego e polizia provinciale, non sono stati
stanziati i fondi per gli stipendi
di Federica Angelini - Temevano si trattasse di 7 milioni e invece
saranno oltre 10. Il sacrificio chiesto alla Provincia di Ravenna, aggiuntivo a
quelli degli anni precedenti, dal governo centrale è maggiore di quanto si
aspettassero in piazza Caduti. Così la situazione dell’ente tende a complicarsi
più di quanto già non lo fosse all’inizio dell’anno, quando era stato lanciato
l’allarme sull’imposizione di tagliare della metà il costo del personale entro
fine marzo. Come sta andando dunque la riforma delle Province?
Il personale Ad agitare i dipendenti di tutte le Province, Ravenna compresa, era stata l’imposizione dall’alto di ridurre la spesa appunto della metà e di fatto con essa grosso modo il numero di dipendenti. Del resto, secondo la riforma, alla Provincia rispetto alle precedenti competenze restavano solo alcune funzioni fondamentali: scuola (la manutenzione e gestione degli edifici delle superiori), manutenzione strade provinciali, competenze su territorio e ambiente, assistenza tecnico amministrativa agli enti locali, trasporti e statistica. Per coprire queste funzioni la Provincia di Ravenna ha intanto calcolato che serviranno poco meno di 200 persone dei 440 dipendenti che aveva nel 2014. Tra i restanti circa una cinquantina saranno pensionati o spostati con meccanismi di mobilità a altri enti, per esempio i Comuni sono per legge tenuti a dare la precedenza a personale delle Province laddove abbiano fabbisogno di personale. Per un altro centinaio la Regione, che si accolla deleghe come agricoltura, turismo e cultura, pagherà gli stipendi di tutto l’anno (probabilmente rimborsando la spesa alla Provincia almeno per il 2015).
Il personale Ad agitare i dipendenti di tutte le Province, Ravenna compresa, era stata l’imposizione dall’alto di ridurre la spesa appunto della metà e di fatto con essa grosso modo il numero di dipendenti. Del resto, secondo la riforma, alla Provincia rispetto alle precedenti competenze restavano solo alcune funzioni fondamentali: scuola (la manutenzione e gestione degli edifici delle superiori), manutenzione strade provinciali, competenze su territorio e ambiente, assistenza tecnico amministrativa agli enti locali, trasporti e statistica. Per coprire queste funzioni la Provincia di Ravenna ha intanto calcolato che serviranno poco meno di 200 persone dei 440 dipendenti che aveva nel 2014. Tra i restanti circa una cinquantina saranno pensionati o spostati con meccanismi di mobilità a altri enti, per esempio i Comuni sono per legge tenuti a dare la precedenza a personale delle Province laddove abbiano fabbisogno di personale. Per un altro centinaio la Regione, che si accolla deleghe come agricoltura, turismo e cultura, pagherà gli stipendi di tutto l’anno (probabilmente rimborsando la spesa alla Provincia almeno per il 2015).
Il problema al momento
maggiore – ci spiega l’assessore al Personale Paolo Valenti – restano i
lavoratori dei Centri per l’impiego, una settantina, e la trentina di guardie
della Polizia provinciale. Entrambi questi ambiti dovrebbero infatti essere di
competenza dello Stato, che però al momento non ha stanziato i fondi per
sostenere i servizi. E l’idea che si ventilava a inizio anno di riccorere a
fondi europei per finanziare i Centri per l’impiego sembra ora svanire, di
fronte al rilievo di molte Regioni che sostengono come la Commissione europea
non accetterebbe di veder così utilizzati fondi per l’innovazione. Dunque si
attende l’annunciata costituzione di un’Agenzia nazionale per il lavoro che se
ne faccia carico, insieme a una legge che decida di assorbire le Guardie
provinciali dentro un altro organismo di polizia. Di certo c’è che la Provincia
di Ravenna non potrà farsene carico perché il prelievo imposto dal governo
centrale alle sue risorse rende di fatto complicato il suo stesso funzionamento
anche per i temi che restano per legge di sua competenza.
Un prelievo di 17 milioni
di euro
I dati definitivi parlando di oltre 10milioni di euro (una trentina in tutta la
Romagna) da aggiungere ai 4,8 già previsti nel 2014 secondo un criterio che, a
piazza Caduti, Valenti definisce non lineare ma «casuale» e assolutamente
«incomprensibile»: «Hanno scelto dati finanziari del 2012 non più attuali e non
adatti a tutti i territori, per esempio considerano solo le strade di montagna
e non quelle di pianura. Non riusciamo a capire su che basi hanno deciso di
tagliare le diverse Province anche in modo molto differenziato. Noi siamo stati
particolarmente penalizzati e in questa situazione non siamo in grado di
mantenereservizi essenziali». Per esempio i 3 milioni e oltre che nel 2014 sono
stati spesi per riscaldare le scuole e per l’ordinaria manutenzione non ci sono
a bilancio. «Sono arrivate risorse per investimenti straordinari, che vengono
gestiti dal nostro personale», spiega sempre Valenti, «ma non ci sono più soldi
per l’ordinario». Ma quindi? Chi pagherà le lampadine o il riscaldamento delle
scuole d’ora in poi? «Questa è la domanda a cui non siamo in grado di
rispondere, ma che bisognerà porsi».
30milioni per funzionare La Provincia, una volta
conclusa la cosiddetta riforma e una volta che si ritroverà con i circa 200 dipendenti
calcolati per le funzioni fondamentali dovrebbe aver bisogno per funzionare di
circa 30milioni di euro: 7 milioni per il personale, 12 per ripagare mutui e
investimenti (due voci destinate a scendere con il tempo), e un’altra decina
per manutenzioni e funzionamento. E questa cifra è più o meno quella che oggi
la Provincia (che non riceve fondi statali) incassa per finanziarsi
principalmente con l’addizionale su RcAuto .I.P.T. e con altre addizionali.
Cifra che però ora deve versare per oltre la metà nelle casse dello Stato per
gli 80euro e peraltro destinata a raddoppiarsi nel 2016. «Si consideri anche
che nei prossimi anni il miliardo di risparmio dalle Province – spiega Valenti
– dovrà necessariamente essere ripartito tra meno contribuenti, perché molti
enti andranno in dissesto, inevitabilmente ». Sembra dunque che si stia
assistendo a un’abolizione de facto delle Province, lasciate con qualche
funzione, ma senza le risorse per espletarle. Il ministro Delrio ha di recente
dichiarato che non è vero, che le risorse ci sono. «A Ravenna le risorse non ci
sono – replica Valenti – basta guardare i numeri».
Futuro incerto Ma dunque, se si andrà
avanti così, quale sarà il futuro anche di quei duecento dipendenti che
comunque resteranno? E che consiglio darebbe loro l’assessore al Personale?
«Consigli non mi sento di darne. Come Provincia già da un paio di anni abbiamo
dato il nulla osta a tutte le richieste di mobilità verso altri enti e una
ventina di persone hanno trovato collocazione altrove autonomamente. Io so che
i dipendenti della Provincia lavorano e svolgono funzioni di cui c’è e ci sarà
bisogno. Certo, resta il tema di chi pagherà. Regioni e Comuni stanno facendo
la loro parte, a mancare adesso è lo Stato. Noi faremo tutto il possibile per
escludere che tra due anni i dipendenti della provincia di Ravenna siano a
rischio di licenziamento».
La preoccupazione dei
lavoratori
Tra i dipendenti della Provincia l’incertezza e l’inquietudine resta alta. C’è
chi si lamenta del fatto che i vertici politici avrebbero potuto almeno far
sentire di più la propria voce, sospettando che abbiano taciuto per ragioni di
convenienza politica essendo tutti del Pd come il presidente del consiglio, che
i sindacati non abbiano abbastanza manifestato, troppo fiduciosi nel fatto che
avrebbe pensato a tutto la Regione, e chi ancora si chiede se non sia meglio
finire nelle liste degli “esuberi” e avere così la via privilegiata verso altri
enti, piuttosto che essere ritenuti indispensabili per le funzioni rimaste e
rischiare di restare incastrati in un’amministrazione che potrebbe essere
spazzata via. E certezze granitiche, al momento, pare che nessuno possa darne
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