venerdì 10 aprile 2015

IL TORBIDO: corruzione democratica Ormai dovunque si scava emerge la rete di rapporti organici tra Coop rosse e Pd, con un intreccio di interessi che spesso valica i limiti della legge e della decenza


Il Pd sta implodendo, travolto dalla questione morale, dalla sua insaziabile sete di potere e di controllo degli affari che da anni gli garantiscono finanziamenti, consensi, potere.
Che tramite assessori e sindaci rossi ha fino ad oggi ottenuto con le cooperative sempre dello stesso colore. Fino a pochi mesi fa, forse, i magistrati erano un po’ distratti.  Ora è diventato evidente un vero e proprio sistema finora restato impunito. Lo abbiamo visto in questi mesi: dove c’è scandalo c’è una Coop. Ormai anche l’opinione pubblica sembra esserne consapevole. E guarda un po’, nella stragrande maggioranza dei casi, le Coop coinvolte sono sempre rosse. Pagano per gli appalti, a volte sono anche parte di accordi collusivi con la criminalità comune. Mafia Capitale, con la Coop 29 giugno, il Mose di Venezia con la Coveco, l'Expo di Milano con la Manutencoop, le gradi opere di Firenze con la Cmc di Ravenna, Ischia con la Cpl Concordia. Il Pd ovviamente fa spallucce: “Le Coop? Non sono un problema per il Pd ma per il Paese”, ha detto Serracchiani. E certo, come no. Peccato che la Coop sia sempre stata parte integrante del sistema Pci-Pds-Ds-Pd.



Ma adesso che è diventato evidente a tutti che neanche le tanto blasonate cooperative rosse sono immuni da corruzione, vade retro Coop, i compagni prendono le distanze.
Sempre moralisti sono stati quelli del Pd. Sempre hanno usato la questione morale per cercare di distruggere gli avversari. Ma il boomerang sta tornando indietro.




Non si può dimenticare che il Partito democratico e le Coop sono parte dello stesso mondo, di una stessa macchina che ha come ultimo fine la militarizzazione della base elettorale e la creazione di capitali privati.
“Servono regole stringenti contro la corruzione”, “non è un bene che una persona rimanga nella stessa amministrazione troppo a lungo”, “dovrebbe essere normale un ricambio”. Serracchiani dixit, affrettandosi a disconoscere il legame filiale che c’è sempre stato.
Ma il sistema politica-Coop ha sempre funzionato, e proprio nel governo ne abbiamo un esempio: il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, assessore Pci a Imola, poi consigliere provinciale a Bologna e infine alla guida di LegaCoop.
E come lui tanti altri. Perché mai allora la vicepresidente Pd vuole farci credere che il legame così solido e forte con la Lega delle Cooperative non sia più tale? E’ di oggi – riportata da Libero – la notizia che Franco Simone, il super consulente per le relazioni istituzionali della cooperativa Cpl Concordia, tra il 2006 e il 2008 è stato uno stretto collaboratore del Sottosegretario agli Esteri Bobo Craxi, proprio quando il capo ufficio era Massimo D’Alema.
E nello stesso periodo, Simone ha iniziato a lavorare per Cpl Concordia.
‘Libero’ riporta una testimonianza di un altro dipendente Cpl: “La Cpl è una realtà commerciale molto radicata politicamente, soprattutto in un certo contesto. Rimasi molto sorpreso nel vedere che loro della Cpl dialogavano con ministri, politici e amministratori a tutti i livelli”.
Anche questa testimonianza mostra il legame tra Coop e Pd sia strettissimo, inscindibile, e torbido, viste le recenti vicende in cui Cpl è coinvolta. La questione morale è diventata un problema anche del Pd.



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