Inevitabili dopo
la sentenza della corte Europea dei diritti dell’uomo sul caso di Bruno
Contrada le reazioni del centrodestra.”Va scarcerato Marcello Dell’Utri. Dopo la amara
solidarietà che è doveroso esprimere a un servitore dello Stato come Bruno
Contrada, immediatamente il pensiero va a chi è detenuto per un’analoga
applicazione retroattiva della legge” dice Renato Brunetta, presidente dei deputati di
Forza Italia. “La sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo che
restituisce l’onore a Contrada, dopo dieci anni di ingiusta carcerazione,
stabilisce un principio elementare: non si può condannare un uomo che avrebbe
commesso un reato prima che questo esistesse – spiega – Scrive la Corte di
Strasburgo, che ‘il reato di concorso esterno in associazione mafiosa è stato
il risultato di un’evoluzione della giurisprudenza iniziata verso la fine degli
anni ’80 e consolidatasi nel 1994 e che quindi la legge non era sufficientemente chiara e
prevedibile per Bruno Contrada nel momento in cui avrebbe commesso i fatti
contestatigli. Ora la Corte di Cassazione ha assolto pienamente il senatore
Marcello Dell’Utri per i fatti successivi al 1992. Esiste un giudice a Berlino!
L’Italia provveda subito a eliminare i torti di un uso distorto del diritto –
conclude – Si liberi Dell’Utri. E il capo dello Stato provveda ad anticipare
con la grazia il perpetuarsi di ingiuste sofferenze e un’altra umiliazione a
Strasburgo” “Nessuno può essere punito per un fatto che non costituiva reato al momento della sua
commissione. È l’articolo 25 della Costituzione
Italiana, è un diritto individuale dell’uomo. Eppure in Italia
non vale, non è valso per Bruno Contrada,
non vale per altri”
scrivono in una nota i deputati
di Forza Italia componenti della commissione Giustizia alla
Camera, Carlo Sarro,
Luca d’Alessandro,
Gianfranco Chiarelli,
Massimo Parisi
e Jole Santelli.
“In Italia si può essere condannati perché dei magistrati costruiscono una teoria dottrinale su un
nuovo reato, perché combattono la loro crociata – aggiungono – Non vale
l’articoli 25, non valgono i principi generali del codice penale, non vale
sino in fondo il divieto di analogia che diviene interpretazione, forse
estensiva. In fondo questo è il vero scontro fra politica e magistratura, lo è
in Italia da decenni, lo è nei confronti di una magistratura che diviene
politica facendo scelte che alla politica spettano – concludono – Oggi una
pesante sconfitta per Giancarlo
Caselli ed i suoi seguaci, purtroppo per lo Stato italiano, un
colpo ulteriore all’autorevolezza del sistema giustizia”.
Anche Vittorio Sgarbi
si scaglia contro i magistrati: “I giudici che condannarono Bruno Contrada andrebbero messi fuori dalla magistratura
perché, evidentemente, non conoscono la legge. Non si può essere processati e
condannati per un reato che non esiste. Aveva ragione – aggiunge – il procuratore
generale della Cassazione Francesco Mauro Iacoviello quando nella
requisitoria del processo dell’Utri ha scritto che ‘il concorso esterno è
ferocemente contestato in dottrina e giurisprudenza sotto il profilo della sua
tipicita’ sfuggente. Tre Sezioni Unite hanno cercato di tipizzarlo. Ammettere
una contestazione in fatto significa platealmente aggirare il principio di tipicità.
Cioè la principale conquista dell’illuminismo giuridico. Dunque, ci deve essere
un atto (esame o altro) in cui l’accusa mi dica dettagliatamente e in forma
chiara e precisa la condotta criminosa che avrei commesso””.
“La sentenza della Corte
europea dei diritti dell’uomo sulla drammatica vicenda di Bruno Contrada
accende un potente riflettore
sui principi della certezza del diritto, della prevedibilità
della legge penale e della tassatività delle fattispecie, che sono capisaldi di
uno Stato democratico liberale e sulla cui effettività rispetto al reato di
concorso esterno più volte, anche da parte di organi giurisdizionali italiani,
sono stati sollevati interrogativi” dichiara Gaetano Quagliariello, coordinatore nazionale
del Nuovo Centrodestra. “La stessa lotta alla criminalità organizzata –
prosegue – sarà tanto più efficace quanto più sarà condotta attraverso strumenti giuridicamente solidi
e che non si prestino, a seconda dei casi e delle interpretazioni, a sconfinare
nella evanescenza o addirittura nella sociologia. È il caso di riflettere
e di farlo subito, perché il caso Contrada – conclude Quagliariello – ci
insegna che anche se c’è un giudice a Strasburgo, potrebbe arrivare troppo
tardi quando la vita delle persone è già stata irrimediabilmente distrutta”.
C’è chi invoca in Forza
Italia anche invoca il lieto fine per la vicenda del leader. “Sancita
finalmente l’estinzione della pena per
Silvio Berlusconi da parte del Tribunale di sorveglianza di
Milano, ora l’ultimo capitolo di questa vicenda si sposta a Strasburgo: sta
alla Corte europea dei diritti umani sancire, dopo tanti anni di ingiusto accanimento giudiziario, il
lieto fine per Silvio
Berlusconi” dichiara in una nota il deputato Luca Squeri. “Il
pronunciamento di oggi su Bruno Contrada da parte della Corte di Strasburgo,
che ha ribadito il principio della non retroattività e quello della
prevedibilità della legge penale, dimostra che può esserci un giudice a Berlino
e che stanno venendo a galla quelle storture giudiziarie che nel nostro Paese
rovinano vite, carriere e, nel
caso di Berlusconi, frenano la democrazia. Milioni di elettori
sono stati privati della possibilità di essere rappresentati dal loro leader: è
tempo di porre fine a questa situazione”.
Ma da Strasburgo arriva
una pronta risposta. I casi di Bruno
Contrada e Silvio
Berlusconi potrebbero sembrare simili ma in realtà sono
caratterizzati da differenze sostanziali e sarebbe incauto arrivare a
conclusioni affrettate rilevano fonti di Strasburgo. Entrambi hanno fatto
ricorso alla Corte di Strasburgo sostenendo che l’Italia ha violato nei loro
confronti l’articolo 7 della Convenzione europea dei diritti umani che sancisce
il principio di ‘nulla pena sine
lege‘, ovvero che non si può essere condannati per un reato che non
esisteva quando sono stati commessi i fatti imputati. Ma le similitudini
finiscono qui. Nel caso Contrada, si rileva a Strasburgo, il ricorso riguardava
una condanna per un reato
mentre così non è per Berlusconi, alla prese con la legge Severino. Gli
avvocati di Berlusconi dovrebbero dimostrare che la decadenza del mandato parlamentare e l’incandidabilità di
Berlusconi sono una pena o sanzione, piuttosto che la conseguenza di una
decisione presa dal Parlamento.
Inoltre, a quanto si è appreso il ricorso di Berlusconi contro la legge Severino sarebbe ancora in alto mare.
Inoltre, a quanto si è appreso il ricorso di Berlusconi contro la legge Severino sarebbe ancora in alto mare.
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