Alessandro Sallusti - Nelle
parole di Laura Boldrini, presidente della Camera, è racchiuso il grande
imbroglio che si sta compiendo. Singoli casi giudiziari - ha detto ieri
riferendosi alla sentenza definitiva sul caso Mediaset - non devono avere
conseguenze sull'attività politica. Come dire che quello di Silvio Berlusconi è
un singolo, banale e personale caso giudiziario e non, come nella verità, un
accanimento senza precedenti contro il leader del maggior partito italiano che
come imprenditore, cioè prima della sua discesa in campo, guarda caso non fu
mai oggetto di attenzioni da parte dei pm. Ci spiace per la Boldrini, che usa
per fini politici di parte uno scranno che fu prestigioso (cosa che non porta
bene come dimostra la fine di Bertinotti, Casini e Fini, suoi predecessori), ma
mandare agli arresti Silvio Berlusconi non sarà un fatto personale del
Cavaliere di Arcore ma un grosso problema per l'Italia intera. E non potrebbe
essere diversamente, indipendentemente dalle volontà dei suoi consiglieri
(siano essi falchi o colombe), da ciò che dicono e pensano il capo dello Stato,
il premier Letta e tutto il circo mediatico di ogni ordine e grado. Silvio
Berlusconi in politica non è diventato ciò che è diventato grazie all'appoggio
di tutte, dico tutte, le categorie sopracitate. Al contrario, quasi sempre si è
mosso contro il parere e con l'ostilità dichiarata di costoro, in alcuni casi
anche degli amici fidati. Quindi, in caso di condanna, dimentichiamoci che il
Cavaliere di Arcore segua consigli e umori di alte, medie e basse cariche di
Stato e governo, di potentati economici o finanziari. Farà di testa sua,
seguendo l'unica bussola che conosce, cioè fare rotta sull'umore di quel terzo
di italiani che ha fino a ora affidato a lui la speranza di non essere
governato dalla sinistra o da una Europa germano-centrica. E allora ecco che
sarà decisivo ciò che gli verrà detto da comuni e anonimi cittadini. Come è
accaduto, per esempio, nei giorni scorsi mentre attraversava il reparto di un
ospedale dove si era recato per visite di controllo. E siccome la gente, la sua
gente, gli ha detto e gli dirà di andare avanti, non ci saranno sentenza,
magistrati, restrizioni fisiche e politiche o Boldrini che terranno. Lui andrà
avanti, più convinto e forte di prima. Il problema non sarà suo, ma del Pd e di
Napolitano che in quanto arbitro dovrà trovare il modo di ripristinare una
situazione di giustizia e di agibilità politica gravemente compromesse. Si può tornare
a votare, si può pretendere un provvedimento che annulli una sentenza assurda.
Quello che noi liberali e moderati non possiamo fare è far sentire solo il
presidente alle prese con i giochetti dei palazzi, gli intrighi dei partiti e
le paure del Pdl. Ma sono certo che questo non accadrà. Il resto verrà da solo.
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