i Francesco Forte La richiesta che l'Unione
Europea fa all'Italia di una manovra correttiva di 3,5 miliardi pari a 0,2
punti di Pil era prevedibile, perché purtroppo era già maturata lo scorso anno,
con l'approvazione della legge finanziaria per il 2017. Renzi aveva reagito
alzando le spalle, si trattava di solo 2 decimali ed era certo che la
Commissione europea non avrebbe mandato una lettera formale per chiedere la
correzione, prima del referendum, al fine di non influenzarlo. Purtroppo la
richiesta era corretta e ineccepibile, in base al programma di medio termine di
riduzione graduale del deficit, che il governo Renzi aveva sottoscritto e a cui
si era impegnato. L'importanza e l'urgenza di questa manovra correttiva
l'avevamo segnalato, sottolineando che i decimali, nella riduzione del bilancio
contano. La aveva
chiesta anche l'Ufficio Parlamentare del Bilancio,
nella relazione ufficiale. Si sarebbe dovuto provvedere allora, perché la crisi
del Monte dei Paschi sarebbe stata molto meno grave, dato esso possiede molto
nostro debito pubblico e la valutazione della sostenibilità del nostro debito
dipende dal livello del deficit pubblico. La riduzione del deficit di 0,2 punti
serve per farlo scendere dal 2,3 fissato dalla legge finanziaria per il 2017 al
2,1% La riduzione di 0,2 punti nel deficit comporta una riduzione di
altrettanto nel nuovo debito, dando luogo a un nuovo debito che in percentuale
sul Pil previsto per il 2017 risulterà minore in modo tangibile dell'attuale
rapporto debito/Pil, facendolo scendere. Inoltre l'adesione al programma di
medio termine per la riduzione del deficit rende credibile il fatto che il
governo italiano intenda arrivare nei tempi prescritti al pareggio del
bilancio. Ed infine, poiché tutto ciò, in definitiva, riguarda il fatto
oggettivo della sostenibilità finanziaria italiana dal punto di vista del
mercato, è chiaro che quei 0,2 punti, una cifra che è molto minore di molte
altre, che il governo Renzi ha fatto, per guadagnar popolarità è un tesoro
prezioso. Infatti, se noi abbiamo un deficit di 1,6 punti obbiettivo che non è
distante, il decremento del debito pubblico sul Pil diventa molto consistente.
E l'emissione di nuovo debito italiano diventa facile da collocare anche quando
non ci sarà più il Qe, il quantitative easing, della BCE, la Banca Centrale
Europea. Renzi ha lasciato quest'altra eredità negativa al nuovo governo, che
dovrà adottare misure che lui non gradiva prendere. Il governo Gentiloni ha
davanti a sé scelte difficili perché deve decidere fra un ennesimo aumento
tributario, altre limature di spesa del fondo del barile, operative in tempi
brevi, il rinvio al futuro di norme che il precedente governo ha varato senza
copertura. Questa è la decisione più logica, anche se scomoda per un governo che
ha la stessa composizione politica e personale del precedente.
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