A poche ore dal suo insediamento ufficiale alla
Casa Bianca - il giuramento sarà venerdì - Donald Trump ha detto quattro cose
su di noi dell'altra parte dell'Atlantico: l'egemonia tedesca sull'Europa
provoca un mucchio di guai; l'Inghilterra bene ha fatto a dire sì alla Brexit;
la politica delle porte aperte all'immigrazione è suicida; non è detto che
tutti i cittadini europei potranno in futuro entrare negli Stati Uniti senza
dovere chiedere permesso e attendere risposta. In pratica Trump ribadisce due
fattori portanti della sua dottrina: uno Stato si fonda sulla sua sovranità e
sul controllo dei suoi confini. In fondo si tratta di un concetto antico come
il mondo, stupidamente messo in discussione, se non addirittura accantonato, da
una falsa e pericolosa interpretazione del concetto di globalizzazione. Che da
messa in comune di opportunità si è trasformato in: ognuno faccia ciò che vuole
e vinca il più forte, senza regole. Così ci siamo trovati che i social network
sono diventati più potenti dei governi, che i clandestini hanno più diritti dei
cittadini, che le regole dell'economia e del commercio vengono decise non in
base alle necessità del popolo ma agli interessi di centrali di potere il più
delle volte neppure ben identificate.
E siccome da venerdì la dottrina Trump sarà la guida del fare americano, noi cosa pensiamo di contrapporre, oltre alle parole di incapaci politici e alle isterie di un pugno di attori e cantanti di sinistra sdegnati dal trumpismo? A stare a quello che accade in queste ore la risposta è: nulla. La Nato continuerà a fare la guerra più a Putin che all'Isis, la Germania a schiacciare le economie degli altri Paesi europei pretendendo il rispetto di parametri fuori dal tempo, la Merkel cercherà - lo sta già facendo - di vendicare lo scandalo Volkswagen scatenando una guerra contro la Fca, ex Fiat, all'insegna del detto «mal comune mezzo gaudio». Sono passati settant'anni dalla fine della Seconda guerra mondiale e l'impressione è di essere tornati a quel punto: l'Europa libera ha un problema che si chiama Germania e l'aiuto può arrivare solo dall'America. Non c'è bisogno di armi, il d-day sarà lo sbarco del trumpismo: sovranità e confini.
E siccome da venerdì la dottrina Trump sarà la guida del fare americano, noi cosa pensiamo di contrapporre, oltre alle parole di incapaci politici e alle isterie di un pugno di attori e cantanti di sinistra sdegnati dal trumpismo? A stare a quello che accade in queste ore la risposta è: nulla. La Nato continuerà a fare la guerra più a Putin che all'Isis, la Germania a schiacciare le economie degli altri Paesi europei pretendendo il rispetto di parametri fuori dal tempo, la Merkel cercherà - lo sta già facendo - di vendicare lo scandalo Volkswagen scatenando una guerra contro la Fca, ex Fiat, all'insegna del detto «mal comune mezzo gaudio». Sono passati settant'anni dalla fine della Seconda guerra mondiale e l'impressione è di essere tornati a quel punto: l'Europa libera ha un problema che si chiama Germania e l'aiuto può arrivare solo dall'America. Non c'è bisogno di armi, il d-day sarà lo sbarco del trumpismo: sovranità e confini.
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