Sbarcate, venite tutti
qui, noi vi accoglieremo sulle nostre coste e vi spalancheremo le porte dei centri di ospitalità, non avrete neppure il
problema di essere clandestini
e non dovrete preoccuparvi di lasciare le impronte digitali. È Massimo D’Alema a togliere dagli
imbarazzi Renzi, aiutandolo a dire
qualcosa di sinistra così da recuperare quell’elettorato deluso dal modo
d’agire un po’ democristiano del
nuovo premier. Il solco è sempre lo stesso: considerare il Paese
come roba del Pd. E se i presidenti del consiglio non si scelgono attraverso le
elezioni politiche ma attraverso le primarie
del partito, così anche le strategie che riguardano tutto il popolo
italiano vengono misurate sull’esclusivo interesse dei “democratici”. Porte aperte agli
extracomunitari, dunque. E sulla scia di quel che è avvenuto alle primarie del Pd (file di immigrati a con le schede in mano
e code di nomadi ai seggi, unico modo per raggiungere un quorum credibile di
votanti), anche per le elezioni politiche bisogna usare lo stesso
trucco. Ecco che parte la grande idea, da realizzare in quattro e quattr’otto,
un’idea dettata anche dal fatto che, nonostante il tam-tam mediatico e
pubblicitario, il centrosinistra non è riuscito a spiccare il volo: «Bisogna riconoscere il
diritto di voto agli immigrati», ha detto D’Alema, a mo’ di consiglio a Renzi.
«Noi abbiamo milioni e milioni di immigrati in Europa che costituiscono una
parte fondamentale della forza
lavoro e queste persone non hanno diritti politici. Si deve
riconoscere la cittadinanza
italiana
e il diritto di voto». L’aiutino a Renzi è bell’e confezionato, ma la strategia
vuole che si agisca a bassa voce, altrimenti ci potrebbe essere una reazione
contraria da parte della gente. Proprio per questo, sulla notizia molti hanno
messo il silenziatore. Fondamentale, per il Pd, è preparare il trappolone e
farlo scappare al momento giusto. Del resto, è un vecchio pallino dello stesso
D’Alema che esattamente tre anni fa disse che l’Europa avrebbe avuto bisogno di
trenta milioni di immigrati. Di questi trenta milioni, quanti dovrebbero
spettare all’Italia? La risposta arriva spontanea: dipende da quanti ne
serviranno alla sinistra per vincere le elezioni.
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