“Negli ultimi giorni lo spread tra i
rendimenti dei titoli di stato italiani e quelli spagnoli e tedeschi è
pericolosamente aumentato. Il differenziale di rendimento tra Italia e Spagna è
infatti salito a +45 punti base, e per i titoli di stato italiani a lunga
scadenza è stato un crollo: -8,5% per i BTp 2067 in meno di un mese. Cosa sta
succedendo? Sicuramente il referendum costituzionale non c’entra assolutamente
niente. Ci sono, invece, delle cause di natura prettamente
economico-finanziaria che giustificano questa piccola tempesta. In generale, si
sta verificando in Europa e Stati Uniti, un surriscaldamento delle aspettative
d’inflazione, che sta spingendo in alto i rendimenti richiesti dal mercato per
acquistare i titoli a più lunga durata. Purtroppo però, a causa delle sbagliate
politiche economiche del governo Renzi, che non hanno sortito alcun effetto sui
consumi, il tasso d’inflazione italiano è rimasto di gran lunga inferiore a
quello della media europea. Se la Bce dovesse cominciare a rivedere la sua
politica monetaria in un’ottica meno accomodante, i paesi più penalizzati
sarebbero proprio quelli con una inflazione più bassa, ovvero l’Italia. Il
trend rialzista sta penalizzando particolarmente il nostro Paese, che è, tra le
grandi economie, il peggiore in termini di performance, crescendo quattro volte
meno della Spagna e segnando un debito pubblico ai massimi storici. A
differenza di quanto fatto dal premier Rajoy in Spagna, Renzi non ha sfruttato
il periodo estremamente favorevole a livello internazionale, caratterizzato da
tassi d’interesse pari a zero e basso prezzo delle materie prime, per
risistemare il debito pubblico, che è invece aumentato, e per dare una spinta
ai consumi nazionali. Ora che i mercati cominciano a prevedere la fine di questa
‘bonanza’ di prezzi, gli speculatori iniziano a punire l’Italia, che ha i
peggiori fondamentali macroeconomici e finanziari di tutta l’Unione. Se il
crollo dei prezzi dei titoli sovrani e l’aumento dei loro rendimenti dovesse
proseguire di questo passo, presto per gli interessi sul debito pubblico
italiano potrebbero essere dolori”.
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