1. NO perché ha tradito il patto con il Capo dello
Stato. Napolitano lo ha nominato senatore a vita
prima di conferirgli l'incarico per formare il governo. Quella nomina era la
"ricompensa" politica per un impegno che doveva restare super partes.
Il profondo dissenso del Capo dello Stato è
uscito con forza anche nel messaggio di fine anno.
2 NO perché ha tradito il patto con il Parlamento. Ecco le parole pronunciate alla Camera dei Deputati,
che gli ha votato una fiducia con margini mai riservati a nessuno nella storia
della Repubblica: "quello di Presidente del Consiglio è un altro mio titolo che durerà poco e quindi, come
diceva una volta un mio eminente predecessore, il senatore a vita Giovanni
Spadolini, i presidenti passano, i professori restano. Durerò e dureremo
poco, dureremo non un minuto di più del
tempo nell'arco del quale questo Parlamento ci accorderà la fiducia. La
mia intenzione, naturalmente, è di proiettare la mia
squadra di Governo, la nostra collaborazione, sulla prospettiva che va da qui
alle elezioni". È
quindi evidente che il Parlamento è stato preso in giro, convinto a volare una
fiducia su presupposti che sono stati rovesciati e smentiti al 100%.
3. NO perché ha tradito il patto con i partiti. Prendiamo
la foto più emblematica dei primi mesi di governo, quella con Alfano, Casini e
Bersani seduti e Monti in piedi. Era
il sigillo ad una alleanza a tre, con i segretari dei partiti in posizione
paritetica. Ora sappiamo come è andata a finire. Uno dei tre era già
d'accordo con il presidente del Consiglio per fare una lista in comune,
tradendo la parola data agli altri due. 4. NO perché ha tradito il patto personale con
Berlusconi. Il passaggio di consegne tra primi ministri è stato
possibile per un accordo sul momento di emergenza nazionale (peraltro ampiamente
gonfiato dai media), che Silvio Berlusconi ha accettato pensando di avere di
fronte un uomo leale e preparato, già indicato proprio dal suo governo come
commissario europeo. A
tutti va ricordato che nessun voto di sfiducia è mai stato espresso contro il
governo Berlusconi, che si è dimesso volontariamente.
5. NO perché ha mentito sullo spread. Intestando al suo
governo il merito dell'abbassamento dello spread il presidente del Consiglio ha
offeso tutti gli italiani e cercato di prendere in giro l'intera comunità
scientifica italiana e non. È
infatti di tutta evidenza il ruolo decisivo di cause tutte esogene
dell'abbassamento dello spread, a cominciare dagli interventi massicci della
BCE (e non solo).
6. NO perché ha fallito sulla finanza pubblica
Il
governo nasce su presunte capacità straordinarie nel rimettere in sesto le
finanze del Stato (che non avevano alcun bisogno di interventi particolari). Oggi, cioè 14 mesi
dopo, ci ritrovano con il debito pubblico più grande di tutti i tempi.
7. NO perché ha fallito sulla
crescita e sul lavoro
Nel
discorso di insediamento, tenuto solennemente in Parlamento, il presidente
Monti ha indicato la crescita e il lavoro come priorità dell'azione del
governo. Oggi
abbiamo peggiori dati di crescita del PIL e peggiori dati di aumento della disoccupazione
rispetto ad un anno fa. Il
2012 va peggio del2011 in tutti i fondamentali dell'economia.
8. NO perché ha fatto una sola cosa:
più tasse per tutti
L'impegno
del governo era quello (discorso ufficiale in Parlamento) di studiare forme di
più equa distribuzione dei carichi fiscali. In realtà nell'ultimo
anno gli italiani hanno solo visto nuove tasse, a cominciare dall'odiosa IMU
sulla prima casa.
9. NO perché si pone alla guida di una compagine
impresentabile
C'è e non c'è Montezemolo, che non si candida, va alle Maldive ma piazza i
suoi uomini (senza metterci la faccia). C'è Casini, pronto a
ogni accordo in qualunque direzione pur di arrivare al Quirinale. C'è Fini, la personificazione di una politica cinica
dal tradimento facile. E questa sarebbe la Scelta Civile. La scelta c'è, ma è
quella del portafoglio.
10. NO perché è la stampella della sinistra
Questo
è infatti il massimo cui può aspirare il Trio Sciagura. Aiutare a sinistra ad arrivare al potere, usando i
voti di una parte (piccola) dell'elettorato moderato per una pura e semplice
spartizione delle poltrone.
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