Il Governo assicura che non ci sarà alcuna manovra aggiuntiva e
che le indicazioni della Commissione Europea saranno realizzate senza compiere
operazione straordinarie. Ma quest’assicurazione non rassicura affatto. Sarebbe
stato meglio sapere fin da ora quali e quanti sforzi aggiuntivi l’Italia dovrà
compiere per tranquillizzare i vertici dell’Unione. Perché la prospettiva di
andare incontro ad una serie di provvedimenti spezzettati ed occasionali
suscita una preoccupazione decisamente superiore all’eventualità di una nuova
manovra del valore di quattro miliardi. L’esempio
dell’Imu trasformata in Tasi ed ora in Tari è fin troppo significativo. C’è
il rischio concreto che per obbedire alla richiesta della Commissione Europea
di tassare consumi, immobili ed idrocarburi per stabilizzare il 2014, il
Governo s’imbarchi nel disperato tentativo di nascondere all’opinione pubblica
l’arrivo di nuovi e più pesanti sacrifici, dando vita ad una serie di azioni
sconclusionate destinate non solo a creare nuovi disagi ai cittadini, ma anche
ad aumentare oltre ogni limite la pressione fiscale già esorbitante ed
inaccettabile.
Chi aveva stoltamente
sostenuto che il 40 per cento del voto
europeo avrebbe messo Matteo Renzi nelle condizioni di imporre all’Unione
Europea le ragioni dell’Italia, deve oggi prendere atto di aver propalato
agli italiani una sciocchezza colossale.
L’Europa non misura il nostro Paese con il voto ottenuto dal Premier, ma con lo
stato di salute dell’economia nazionale e con le medicine che sono state
prescritte e che si intendono somministrare per favorire la guarigione. Che
le condizioni di salute fossero pessime e che le medicine predisposte dal
Governo Renzi fossero insufficienti lo si sospettava da tempo. Ora, però, la
Commissione Europea non solo lo ha messo nero su bianco, ma ha anche indicato
la terapia d’urgenza da adottare in maniera tassativa per salvare la malata
Italia.
La circostanza pone due ordini di problemi. Il primo è che la speranza riposta nelle
presunte capacità salvifiche del Governo svanisce di colpo. E rimette in
difficoltà il Premier e la sua maggioranza precaria. Il secondo è che a questa difficoltà se ne aggiunge una seconda ancora
più pesante, rappresentata dalla totale passività manifestata da Renzi di
fronte alle intimazioni dell’Ue.
Il Presidente del
Consiglio ed il suo ministro dell’Economia non hanno neppure tentato di
contrapporre alla terapia imposta dall’Europa la considerazione che aumentare
la tassazione dei consumi in un Paese dove i consumi interni sono crollati e
quella degli immobili dove il valore
delle case è sceso (sempre a causa delle tasse) del 25/30 per cento,
comporta non la salvezza ma l’uccisione del malato. È facile pronosticare che
per nascondere la difficoltà e la passività Renzi darà fondo a tutte le sue
capacità comunicative. Ma nessuna cortina fumogena riuscirà nei prossimi mesi
estivi a rendere evidente che un Governo retto da un partito evaporato come Scelta Civica e marginalizzato come Nuovo
Centrodestra ed in cui il Partito democratico continua ad essere il partito
del 26 per cento, non ha alcuna possibilità di trattare con l’Europa per farle
capire che le condizioni particolari del Paese impongono terapie economiche altrettanto
particolari e sicuramente diverse da quelle applicate in altre realtà.
In autunno, in sostanza, diventerà evidente l’inadeguatezza
del Governo. E diventerà indispensabile o un nuovo esecutivo di emergenza
nazionale o andare alle elezioni anticipate.
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