M a quale emergenza
immigrazione, suvvia. Non esageriamo. Migliaia di sbarchi di sfollati ogni
giorno e Laura Boldrini è lì lì per sbarcare in Sicilia, non a nuoto come Beppe
Grillo perché non ha ancora fatto la prova costume ma portandosi dietro un mare
di belle parole da dire agli immigrati, sentite qui: «Welcome, benvenuti in un
posto sicuro, nessuno vi torturerà, nessuno vi ammazzerà, nessuno vi
perseguiterà più». Una figata. Un
discorso sensibilissimo, annunciato in un'intervista alla Stampa, che passerà
alla storia come il discorso del welcome. Welcome, che problema c'è, è l'uovo
di Colombo, l'ovetto fresco di Laura. Perfino l'Europa, un pachiderma
addormentato che si è reso conto di Hitler solo quando ha invaso la Polonia,
registra una situazione gravissima, gli svizzeri se ne fregano e con un
referendum hanno chiuso le frontiere, ma per Laura la soluzione è semplice, è
welcome, accogliere tutti con una ghirlanda di fiori come alle Hawaii, tanto
diciamo la verità, Mare Nostrum per ora sono solo cavoli nostri. Attenzione, Laura mica parla a vanvera. Lei è
stata in Sudan, lì si dorme nelle bettole, il bagno è un buco per terra, sarà
di quelli alla turca, ma senza offesa per i turchi, ci mancherebbe. Ci sono
posti in cui ti camminano addosso gli scarafaggi, lo sapevate? Se è per questo
ci sono pure in molte periferie italiane, ma mica si possono imbarcare per
tornare qui a prendere il welcome di Laura. Comunque sia: «Ora che siete qui
organizzatevi, non riposate sugli allori, perché bisogna essere realistici,
l'Italia può fare molto, ma non può fare tutto». Veramente in Italia non
riescono a organizzarsi neppure gli italiani per se stessi, siamo annientati
dalle tasse, nei supermercati la gente toglie un detersivo dalla busta della
spesa perché non ce la fa a arrivare a fine mese e non ha gli occhi per
piangere e neppure la scorta per ridere. La disoccupazione forse si smuoverà
nel 2017, con questa data che si sposta sempre più avanti, praticamente i
giovani disoccupati già adesso hanno cinquant'anni. Ma non ci camminano mica
addosso gli scarafaggi, al limite ci camminano addosso gli africani, ma questi
sono discorsi egoistici. Anche perché gli italiani, non dimentichiamolo, sono
occidentali, e per una di sinistra l'Occidente è come il peccato originale per
un cattolico.
Qui al limite si suicidano
gli imprenditori, che comunque per Laura sono il simbolo del capitalismo. Anzi,
io questo welcome lo piazzerei a Lampedusa con un cartello al neon tipo Las
Vegas. Che poi non sarà mica limitato ai soli poveracci che si imbarcano nel
Mediterraneo, credo vada esteso a tutto il mondo, dovremmo organizzare un ponte
aereo con ogni Paese sottosviluppato e portarli qui, a Welcomelandia.
E anche sul femminicidio,
quello vero, diamo asilo a tutte le donne maltrattate dai musulmani, sempre
però che lo vogliano loro, perché la cultura islamica va rispettata sia lì sia
quando arrivano qui, mica siamo Oriana Fallaci. Un italiano che picchia una
donna è da arrestare, un musulmano che la uccide e la sotterra in giardino, in
fondo, è cultura. Infatti l'esportazione della democrazia è sempre stata
un'aggressione occidentale, per quelli come Laura. Invece la ricetta di Laura
Welcome è geniale, è la dottrina Bush al contrario: importare l'Africa, e a
questo punto scusate anche l'India, volete mettere il vantaggio, non c'è più
bisogno di andare lì per ritrovare se stessi, si tengano solo i marò.
Welcome a chiunque voglia,
insomma, senza discriminazione. Anche agli zingari, che sono nomadi ma non so
perché sono stanziati da anni dentro i cassonetti sotto casa mia, appena li
vedo gli dico welcome. Però poi Laura Welcome dice anche che «ci vuole una
cabina di regia capace di far colloquiare tutti gli attori» e ti viene il
dubbio che forse stia parlando di un film, abbiamo frainteso tutto. E allora se
non la candidiamo al Nobel per la pace diamole almeno premio un Oscar per la
migliore interpretazione della Vispa Teresa, mandiamola a Hollywood e quando
torna l'accogliamo anche noi con un bel welcome a quel paese.
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