Sentenza del Tar sul ricorso
presentato contro la decisione della Regione di revocare il finanziamento. Il milione di contributi che Terremerse ottenne dalla Regione per la
costruzione della cantina di Imola, va restituito a viale Aldo Moro. E non
importa se nel frattempo l’azienda è stata incorporata nella Cantina dei Colli
Romagnoli: la restituzione spetta a quest’ultima su cui, però, non può gravare
anche la sanzione amministrativa della Regione. Dunque, non dovrà pagare anche
gli interessi, pari a 354mila euro, e non dovrà essere sospesa per tre mesi da
ulteriori agevolazioni. Così ha deciso il Tar di Bologna sul ricorso della
stessa Cantina contro la decisione della Regione di revocare il finanziamento,
dopo che si era aperto un processo penale perché si scoprì che il capannone per
cui era stato ottenuto il contributo non era stato ultimato nei tempi previsti.
Processo che vide
imputato (e poi assolto) lo stesso governatore dell’Emilia-Romagna, Vasco Errani, fratello
dell’allora presidente di Terremerse, Giovanni. L’accusa contro Errani era di
falso ideologico per avere consegnato nell’ottobre 2009 alla Procura di Bologna
che indagava sul fratello una relazione sulla vicenda piena di date imprecise,
giudicate falsita’ intenzionali dagli inquirenti. Giovanni Errani, invece, è
stato rinviato a giudizio per truffa aggravata: il processo si terrà a marzo
2014 e vede imputati anche a Gian Paolo Lucchi, progettista, e ad Alessandro
Zanotti responsabile della sicurezza. Per il Tar vale quanto accertato
dalla Regione in base alla
documentazione fotografica del 28 aprile 2006, pochi giorni prima della data in
cui i lavori del capannone di Imola dovevano essere ultimati, ovvero il 31
maggio dello stesso anno. Ebbene, da questa documentazione fotografica appare
evidente che l’avanzamento dei lavori non è “compatibile con la dichiarazione
sostitutiva di atto di notorietà di ultimazione dei lavori resa al 31 maggio
2006 dal presidente pro-tempore della Cooperativa Terremerse, e tantomeno
coerente con la dichiarazione di inizio lavori presentata al Comune di Imola
per gli stessi lavori in data 30 maggio 2006”. Insomma, le fotografie
dimostrano “una discrasia temporale tra quanto dichiarato dal presidente
(Giovanni Errani, ndr) e quanto effettivamente reso evidente dalla
documentazione” sugli “investimenti realizzati con il contributo pubblico”.
E la stessa “dichiarazione di inizio
lavori presentata al Comune di Imola in data
30 maggio 2006 contraddice la dichiarazione resa in ordine all’ultimazione dei
lavori datata 31 maggio 2006”. Secondo il tribunale amministrativo, dunque, non
c’è, da parte della Regione, “un rinvio acritico alle risultanze delle indagini
di Polizia giudiziaria, in quanto si sono compiute valutazioni autonome circa
la rilevanza e l’adeguatezza degli elementi documentali presi in esame in sede
istruttoria, tenuto altresì conto che l’amministrazione non è obbligata ad
attendere l’esito degli accertamenti penali quando dispone di atti ed
informazioni che da soli consentono di assumere determinazioni”. Secondo il
Tar, poi, non è sostenibile, come ha fatto la Cantina dei Colli romagnoli, la
tesi “per cui si sarebbero fatte indebitamente rientrare tra le opere
finanziate anche quote di lavori alle stesse estranee e per questo svincolate
dal rispetto del termine finale del 31 maggio 2006”
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