Se
anche il "Corriere" pone l'ultimatum a Letta come un Brunetta
qualsiasi, e se i contenuti dell'ultimatum sono irrealizzabili, conviene
che i ministri preparino gli scatoloni. Si va a casa. Accade questo. Il
"Corriere" dedica al futuro della politica italiana un editoriale del
direttore Ferruccio de Bortoli il cui titolo è "Contratto di
governo". Se permettete questa idea del contratto l'abbiamo espressa
noi, chiedendone la stesura e i relativi impegni, secondo il metodo della Grosse
Koalition tedesca, ai primordi del governo di larghe intese. Non si fece quando la spinta propulsiva era
piena, e Letta lo rimpiazzò con la "cabina di regia", ma la
smontò in pratica prima ancora che cominciasse a funzionare.
Ora il "Corriere" liquida Letta con una tecnica crudele. Prima sostiene che Letta ha fatto una "pessima figura",
caratterizzata da "pressappochismo e incompetenza", subito
dopo gli domanda di mettere insieme e realizzare un programma dove si inverta
la rotta di oggi, che è quella del "non scegliere nulla in nome della
stabilità". Il tutto in una coalizione piena di "vasi di
coccio". Insomma, è come chiedere a
un paralitico di scendere dal lettuccio e di battere subito il record mondiale
di salto in alto.
Come
non bastasse anche "Repubblica" declassa Letta, e insiste a
spingere Renzi ad accordarsi con Alfano (poveretto, non porta bene).
Insomma i poteri forti, persino loro, scaricano Letta.
È un fatto, odioso in democrazia, perché
dovrebbero contare solo i voti e il consenso popolare, il tutto nella
legalità repubblicana. " Be',
nessuno di questi elementi consente più la permanenza del governo Letta. E
riporta l'attenzione su un numero fatale e dimenticato: 148. È la cifra dei deputati frutto di una razzia
incostituzionale e bottino esclusivo della sinistra. In termini meno da
cronache della pirateria, ribadiamo il concetto. Il governo si regge infatti
su una maggioranza che non è legittima, gonfiata da una legge elettorale
che la Corte costituzionale ha giudicato estranea ai principi della Carta.
Una
maggioranza che non ha per giunta nulla a che fare con quella che gli diede
l'iniziale ok.
Dunque
abbassiamo l'asticella. Noi siamo meno cinici di Ferruccio de Bortoli.
Chiediamo
a questo governo di lasciare che le maggiori forze - e via via le minori - si
accordino presto (cioè subito) e bene (cioè con un maggioritario a un
turno) su una legge elettorale che rispetti la sentenza della
Consulta e ci permetta di avere nuove elezioni politiche assieme alle
europee, e un governo prima dell'estate. Si può e si deve. Qualsiasi altra riforma, specie
costituzionale, un Parlamento viziato da incostituzionalità non può farla,
"per la contraddizione che non consente".
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