(ASCA) - - ''Quando nel novembre del 2010
crollò un rifacimento in cemento armato nel sito archeologico di Pompei, il
capo dello Stato espresse il proprio sdegno definendo quel crollo 'una vergogna
per l'Italia' e aggiungendo di 'esigere
spiegazioni immediate e senza ipocrisie'''. Lo ricorda il senatore Sandro
Bondi, all'epoca ministro dei Beni Culturali. ''Da quella vibrante indignazione
di Napolitano, partì una barbara caccia all'uomo che si concluse con la
presentazione di una mozione di sfiducia
individuale, primi firmatari Bersani, Casini e Fini. Furono le prime prove
della spallata al governo Berlusconi - aggiunge Bondi -.Naturalmente, nessuno, tantomeno il Presidente della Repubblica,
ha creduto di dire una sola parola in seguito agli innumerevoli crolli che si
sono verificati dal 2010 ad oggi, gli ultimi in questi giorni, ne' - figuriamoci
- di chiedere delle scuse''.
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