In un anno l’elefantiaca pubblica
amministrazione "mangia" più di 23 miliardi: solo per Parlamento,
Quirinale e Corte Costituzionale ne servono 1,8. Consulenze e stipendi toccano
quota 5 miliardi. Ma potremmo tagliarne 7
Ma
come sono alti i costi della Casta. La politica pesa sui contribuenti per 23,2
miliardi l’anno tra organi istituzionali, società pubbliche, consulenze e spese
varie a cominciare dalle auto blu. Complessivamente un’uscita di 735 euro al
secondo, sabato e domeniche comprese. Nè la slot machine della Casta si ferma
durante la notte. A dare le cifre di questo gigantesco sistema di spesa (e
molto spesso di sprechi) e di potere non sono gruppi estremisti o qualche
comitato grillino. Bensì la Uil, una delle grandi centrali sindacali del nostro
Paese. Il segretario, Luigi Angeletti, nel presentare lo studio si lascia
andare anche a qualche amara ironia: «Negli anni della crisi abbiamo perso un
milione di posti di lavoro. Mai un assessore». Neppure uno dei componenti
di quelle giunte provinciali sulla cui estinzione, a parole, sono tutti
d’accordo. Poi, però, il certificato di morte, per una ragione o per l’altra
non viene firmato. La rigidità della Costituzione «più bella del mondo» diventa
uno scudo formidabile a protezione degli sprechi. Come si arriva al tetto di
23,2 miliardi? Non è difficile: basta pensare che almeno un milione di persone
vive
di
politica: negli organi democratici, negli uffici dei partiti, come portaborse,
autisti, consulenti, noleggiatori di auto blu. «È una spesa che non possiamo
più permetterci » fa notare Angeletti che, in questa requisitoria certo non
troverà la sponda di altri colleghi sindacalisti. Non certo la Cisl che fra gli
statali è molto forte (alle Poste riesce per tradizione a nominare il
presidente) nè la Cgil. I segretari del pubblico impiego del sindacato rosso
rivaleggiano con i colleghi della Fiom per intransigenza. Tanto la sicurezza
del posto di lavoro a vita aiuta a rendere baldanzose le rappresentanze dei
dipendenti. Tutto questo per Angeletti, però, non è giusto: «Si potrebbero risparmiare
almeno sette miliardi » fa sapere. Lo studio identifica le diverse voci. Ecco
allora che per il funzionamento degli organi istituzionali (amministrazione
centrale e autonomie locali come Regioni, Province e Comuni), la spesa del 2013
viaggia su 6,1 miliardi. A consolare il povero contribuente il fatto che in un
anno è scesa del 4,6% a 293,3 milioni. Il taglio è frutto, in larga parte del
congelamento degli stipendi. Non così per le uscite nelle quali è più facile
nascondere pratiche clientelari: per esempio le consulenze (2,2 miliardi) o i
consigli d’amministrazione delle società partecipate (2,6 miliardi) dove in
genere vengono parcheggiati politici trombati o terminali strategici per i
padroni del voto. Poi altre spese (auto blu, personale di “fiducia politico”,
direzione Asl, ecc.) 5,2 miliardi. Il sistema istituzionale molto sovrappeso
vuole 7,1 miliardi. Complessivamente il costo della Casta è di 757 euro
medi annui per contribuente. In totale l’1,5% sul Pil. La Uil propone una
riforma che faccia risparmiare 7,1 miliardi. L’obiettivo «ammodernare e rendere
più efficiente il sistema istituzionale ». Tra i punti qualificanti: l’accorpa
- mento dei 7400 comuni sotto i 15mila abitanti (risparmio di 3,2 miliardi);
riduzione delle spese di “Funzione generale di amministrazione” (anagrafe,
segreteria generale, stato civile, uffici elettorali,uffici tecnici) che costa
ogni anno allo Stato oltre 15 miliardi. Un capitolo a parte è dedicato alle
Province: «Se la loro spesa fosse indirizzata esclusivamente ai compiti di
legge», continua il rapporto, «il risparmio sarebbe di 1,2 miliardi. Già da
qualche anno , è iniziata una cura dimagrante che ha portato la spesa dai 14,1
miliardi del 2008 agli 11,6 miliardi del 2012». Ma non basta
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