Durissimo
editoriale di Ferrara contro il premier. "La reiterazione di tutto questo
teatro ha un solo effetto: la noia". Giuliano Ferrara scarica Matteo Renzi. Con un
editoriale sul Foglio l'ex
direttore fa notare al premier che, dopo il flop delle comunali, "è nell'angolo". "Il ricordo del 40 per cento alle
europee sembra lontano".
Nell'editoriale intitolato Caro Renzi, fuggi il vortice della noia,
Ferrara mette in luce il fallimento di Renzi. Un fallimento che sta facendo
male all'Italia. "L’ombra
della diffidenza d’opinione si allunga sul Royal baby e sui suoi, assediati per
mille rivoli dall’incalzante (un già visto ma efficace) iniziativa della
magistratura militante, con il conforto di fatti e fatterelli di ordinaria
corruzione che sono manipolati per bollare l’esecutivo come espressione di una
continuità di nomenclatura bisognosa di un’alternativa radicale pre o
antipolitica - scrive l'Elefantino - contano certi errori del capo, certe
debolezze della corte, la ripresa economica debole, le cose non fatte o non
inventate, ma contano anche le cose fatte, i successi, le realizzazioni, i
capitoli chiusi e completati, che impauriscono e come sempre incidono sulla
fretta di sbarazzarsi di chi fa, e di fotterlo con nuove promesse e nuove
mirabilie o fuochi d’artificio". All'indomani della
direzione piddì, Ferrara ammette che lo storytelling
renziano, secondo cui tutto va a gonfie vele, non funziona più. Qualcosa, col
tempo, s'è rotto. "Il discorso
pubblico di Renzi è
decisamente appannato,
molto meno efficace, a due anni dalla sua irresistibile ascesa alla guida del
partito e del governo".
"Anche per chi
ritenga il boy-scout un capo ragionevolmente impegnato in una battaglia non di
retroguardia, a confronto con la vanità disperata di tipacci alla D’Alema, con
le ricercatezze di tipini alla Cuperlo, e con le mucche vernacolari di tiponi
alla Bersani, anche per ceffi come me, dunque - incalza Ferrara - i video, le
escogitazioni verbose, certe pose, l’eccesso di appelli, ma soprattutto la
reiterazione di tutto questo teatro, ha ormai un solo effetto: la noia". L'ex direttore del Foglio chiede, infine, a Renzi
di darsi una mossa, di uscire appunto da questa "noia" che sta
uccidendo l'Italia. "Il
discorso in politica quasi sempre riflette un’impasse che al discorso è
estranea - scrive nell'editoriale - non si capisce bene che cosa, ma certo
qualcosa di forte, traumatico, dimostrativo e utile al paese, non nell’ordine
difensivo del correntismo di partito, delle mene di legislatura, dei ricatti
melodrammatici, tutte cose che ripropongono il passato e mettono nell’angolo il
presente, la contemporaneità promettente che Renzi aveva impersonato, qualcosa
il capo del Pd e del governo ha da inventarselo, secco, asciutto, e poi da
dirlo senza eccessivo accumulo o enfiagione di parole - conclude - economia,
crisi europea, società, cultura, giustizia, scontro di civiltà: non è che
manchino i temi anche incandescenti per nuove decisioni e nuove parole".
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