giovedì 7 luglio 2016

GIULIANO FERRARA SCARICA RENZI; e’ NELL’ANGOLO, INUTILE REITERARE QUESTO TEATRINO


Durissimo editoriale di Ferrara contro il premier. "La reiterazione di tutto questo teatro ha un solo effetto: la noia". Giuliano Ferrara scarica Matteo Renzi. Con un editoriale sul Foglio l'ex direttore fa notare al premier che, dopo il flop delle comunali, "è nell'angolo". "Il ricordo del 40 per cento alle europee sembra lontano".
Nell'editoriale intitolato Caro Renzi, fuggi il vortice della noia, Ferrara mette in luce il fallimento di Renzi. Un fallimento che sta facendo male all'Italia. "L’ombra della diffidenza d’opinione si allunga sul Royal baby e sui suoi, assediati per mille rivoli dall’incalzante (un già visto ma efficace) iniziativa della magistratura militante, con il conforto di fatti e fatterelli di ordinaria corruzione che sono manipolati per bollare l’esecutivo come espressione di una continuità di nomenclatura bisognosa di un’alternativa radicale pre o antipolitica - scrive l'Elefantino - contano certi errori del capo, certe debolezze della corte, la ripresa economica debole, le cose non fatte o non inventate, ma contano anche le cose fatte, i successi, le realizzazioni, i capitoli chiusi e completati, che impauriscono e come sempre incidono sulla fretta di sbarazzarsi di chi fa, e di fotterlo con nuove promesse e nuove mirabilie o fuochi d’artificio". All'indomani della direzione piddì, Ferrara ammette che lo storytelling renziano, secondo cui tutto va a gonfie vele, non funziona più. Qualcosa, col tempo, s'è rotto. "Il discorso pubblico di Renzi è





decisamente appannato, molto meno efficace, a due anni dalla sua irresistibile ascesa alla guida del partito e del governo".
"Anche per chi ritenga il boy-scout un capo ragionevolmente impegnato in una battaglia non di retroguardia, a confronto con la vanità disperata di tipacci alla D’Alema, con le ricercatezze di tipini alla Cuperlo, e con le mucche vernacolari di tiponi alla Bersani, anche per ceffi come me, dunque - incalza Ferrara - i video, le escogitazioni verbose, certe pose, l’eccesso di appelli, ma soprattutto la reiterazione di tutto questo teatro, ha ormai un solo effetto: la noia". L'ex direttore del Foglio chiede, infine, a Renzi di darsi una mossa, di uscire appunto da questa "noia" che sta uccidendo l'Italia. "Il discorso in politica quasi sempre riflette un’impasse che al discorso è estranea - scrive nell'editoriale - non si capisce bene che cosa, ma certo qualcosa di forte, traumatico, dimostrativo e utile al paese, non nell’ordine difensivo del correntismo di partito, delle mene di legislatura, dei ricatti melodrammatici, tutte cose che ripropongono il passato e mettono nell’angolo il presente, la contemporaneità promettente che Renzi aveva impersonato, qualcosa il capo del Pd e del governo ha da inventarselo, secco, asciutto, e poi da dirlo senza eccessivo accumulo o enfiagione di parole - conclude - economia, crisi europea, società, cultura, giustizia, scontro di civiltà: non è che manchino i temi anche incandescenti per nuove decisioni e nuove parole".



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