Gli ultimi dati Istat ci hanno purtroppo confermato che l’Italia è in deflazione. Il tasso di inflazione relativo all’anno 2016 acquisito a giugno è -0,2, il che vuol dire non solo che i consumi sono a picco, ma anche, e soprattutto, che i conti pubblici sono tutti, completamente, da rifare. Nel Documento di economia e finanza (Def) di aprile, infatti, il governo Renzi-Padoan aveva stimato, ottimisticamente, per il 2016 un’inflazione pari a +1%. Cosa che, come è ormai palese, non si verificherà. Anzi, addirittura si rischia una inflazione negativa. Una iattura per la nostra economia. Vuol dire che mancano alle casse dello Stato almeno 16 miliardi di euro, che si aggiungono a tutta la polvere sotto il tappeto già messa dal governo nel passato per altri 30-40 miliardi, clausole di salvaguardia in primis. La situazione economica del nostro paese è, pertanto, tragica: crescita del Pil reale sotto l’1% per quest’anno e per l’anno prossimo, consumi in caduta, Pil nominale (che è dato dalla somma del Pil reale più l’inflazione) più basso del Pil reale, quindi caduta del gettito fiscale. E la situazione può solo peggiorare, se si aggiungono gli effetti della Brexit e della grave crisi in cui versa il sistema bancario italiano, che si manifesterà ancora di più dopo la pubblicazione dei risultati degli stress test della Banca centrale europea del prossimo 29 luglio. Con questi chiari di luna Renzi arriva al referendum di ottobre/novembre con l’economia al collasso. E gli italiani voteranno ‘no’ per mandarlo a casa. Renzi fa male alle istituzioni, alla democrazia, alle loro tasche e fa male all’economia.
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