Matteo Renzi a Strasburgo
è stato accolto da molti applausi. Peccato che il suo discorso di inaugurazione
del semestre europeo a guida italiana oltre ai battimani non abbia ottenuto
altro. Anzi. Alle sollecitazioni del presidente del Consiglio per un futuro di
crescita e non solo di rigore hanno fatto da contraltare i discorsi dei partner
europei che non fanno presagire nulla di buono per le richieste di maggior
flessibilità dei conti nazionali. Il premier olandese, Mark Rutte, in una
seduta del parlamento dell’Aja si è vantato di aver contribuito insieme con la
Germania a stoppare le richieste dell’Italia, mentre il capogruppo del Ppe, il
tedesco Manfred Weber, ha replicato a Renzi sostenendo che «i debiti non creano
futuro ma lo distruggono», per questo si deve continuare sulla linea del
rigore. Insomma se si dovesse fare un bilancio della giornata europea del
nostro primo ministro si potrebbe concludere che dal punto di vista personale
Renzi ha portato a casa un ampio consenso, da quello invece delle decisioni
collettive, ovvero del mutamento di indirizzo della politica economica europea,
il premier ha ottenuto un vasto dissenso. Questo è il dilemma in cui si dibatte
il governo del Rottamatore.
Nessun commento:
Posta un commento