(di Danilo Quinto) A furor di popolo e sulla scia dell’iscrizione della sua fidanzata, Francesca Pascale e dell’editorialista del “Giornale”, Vittorio Feltri, all’Arcigay, Silvio Berlusconi si è lanciato in dichiarazioni a difesa della lobby omosessuale. In contemporanea con lo svolgimento del gay-pride in dieci città, ha dichiarato: «Quella per i diritti civili degli omosessuali è una battaglia che in un paese davvero moderno e democratico dovrebbe essere un impegno di tutti. Da liberale, ritengo che attraverso un confronto ampio e approfondito si possa raggiungere un traguardo ragionevole di giustizia e di civiltà». È la campagna estiva del leader di Forza Italia. Dopo aver consegnato il paese a tre Governi nominati e non eletti dal popolo – Monti, Letta e, da ultimo, Renzi, che ha lanciato come Presidente del Consiglio, sancendo il patto delle riforme – Berlusconi si è accorto che solo l’apertura all’ideologia dominante avrebbe scongiurato la sua fine politica. Spiana così la strada agli intendimenti inequivoci di Renzi, che ha già annunciato il varo di un provvedimento che si occuperà delle unioni tra gli omosessuali, in attesa, entro l’anno, dell’approvazione della legge Scalfarotto sulla transfobia e sull’omofobia.
Le parole di Berlusconi non vengono dal nulla. Già nel 2006 aveva nominato suo portavoce l’ex segretario dei radicali, Daniele Capezzone, che qualche mese prima – sulle pagine di “Eva Tremila” – alla domanda «È mai stato sedotto da un uomo?», rispondeva: «Credo a una cosa che ha detto lo scrittore Jorge Luis Borges, “bisogna avere una mente ospitale”. Ho avuto rapporti di amicizia e oltre con ragazze e ragazzi».
D’altra parte, il portavoce di Berlusconi, qualche anno prima, aveva anche sdoganato la pedofilia, affermando: «Nessun ordinamento – se non un ordinamento nazista o comunista – può criminalizzare un orientamento sessuale in quanto tale, come “stato”, come “condizione”, come “essere”. Ogni orientamento sessuale, ogni preferenza, ogni scelta potranno e dovranno invece essere perseguiti se e quando si tradurranno in comportamenti violenti e dannosi per altre persone, minori o maggiori che siano. Criminalizzare i “pedofili” in quanto tali, al contrario, non serve certo a “tutelare i minori” (che dovrebbero piuttosto essere tutelati da chi immagina questo tipo di tutele), ma solo a creare un clima incivile, né umano né – vorremmo dire – cristiano».
I “cortigiani” di Berlusconi non hanno mancato, in questi anni, di aprirsi al nuovo che avanza. Lo fece nel maggio dell’anno scorso, Sandro Bondi, che affermò: «Non capisco, proprio non capisco, perché i cattolici debbano fare delle battaglie contro chi invoca il riconoscimento delle unioni fra omosessuali, al di là delle diverse e legittime posizioni sul significato del matrimonio». Lo affiancarono subito Giancarlo Galan – «Se è vero che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli che limitano di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, questa legislatura sarà occasione di più diritti» – e Laura Ravetto: «Il Pdl sia protagonista dell’evoluzione normativa sui temi etici e in particolare sulla disciplina delle unioni civili. La politica deve aggiornarsi all’ormai consolidato comune sentire del Paese reale su queste tematiche».
Quel che rimane del centro destra italiano ha compreso da tempo l’aria che tira. Si è schierato sulle stesse posizioni espresse da Gianfranco Fini qualche tempo fa: «Ritengo maturo per l’Italia l’approvazione di una legge che riconosca i diritti e i doveri delle unioni stabili, delle unioni di fatto, di coloro che a prescindere dal sesso convivono al di fuori di un vincolo matrimoniale». Raccontano i giornali, che su questi temi e su queste aperture, all’interno dell’attuale Forza Italia, ci sarebbero dellefibrillazioni. Siamo certi che nessuno dei fibrillatori, per nessuna ragione, si dimetterà da parlamentare. (Danilo Quinto)
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