Cosa ci aspettiamo da un
Paese che sperava di fregare i mercati, garantendo la stabilità del sistema
bancario attraverso l’acquisto di inoptati e sofferenze da parte dell’Opera Don
Gnocchi e dalla Cassa previdenziale dei Ragionieri? Non sto delirando, ci sono
anche questi “soggetti privati” dentro il Fondo Atlante, l’ultima buffonata
partorita dal governo Renzi per cercare di rimandare a dopo il voto
referendario d’autunno il redde rationem con i prossimi, inevitabili bail-in
bancari.
Ipocrisia, madre di
tutti i mali. E vale anche in ambito europeo, perché la nuova vergogna per cui
strapparsi le vesti in favore di telecamera è il muro che l’Austria sta
giustamente cominciando a costruire al confine con l’Italia, quel Brennero dove
ora le porte sono aperte ma che da giugno potrebbe trasformarsi in un tappo per
la massa di migranti
che si riverserà nel nostro Paese dopo la chiusura della rotta balcanica e con
la guerra in Libia alle porte. Il sottosegretario alla presidenza del
Consiglio, Sandro Gozi, ha bocciato l’ipotesi, definendola “un grave errore che
viola le regole europee”. Sarà ma penso
che non ci sia un singolo cittadino austriaco contrario alla scelta del suo
governo, il quale giova ricordare che aveva avvertito l’Italia
non più tardi dell’8 aprile scorso, quando la ministra degli Interni austriaca,
Johanna Mikl-Leitner,
in visita a Roma aveva sì assicurato che il suo Paese avrebbe “fatto il
possibile per evitare la chiusura del Brennero”, ipotesi ritenuta inevitabile
però se l’Italia non avesse assicurato una rigida procedura di controllo dei
migranti. Detto fatto, dopo aver preso atto del nostro grado di rigidità,
Vienna ha deciso di seguire l’esempio ungherese. Il quale, come ci mostrano
questi grafici
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