SI RICOMINCIA. Invece di
stracciarsi le vesti, conviene rimboccarsi le maniche. Ma è il caso di rimboccarsi anche il
cervello, conservando una sana razionalità, così da proporre un bilancio
spassionato dei dati veri.
Le cifre sono quelle che sono, e impongono di
raddrizzare il giudizio su quanto davvero è accaduto. La lista di Forza Italia
era presente solo in quattro comuni su 140, fare quindi dei paragoni con
precedenti consultazioni elettorali è sbagliato e fuorviante. E anche in quei
quattro comuni va tenuto conto di un contesto preciso: il Trentino
Alto Adige.
Qui nelle elezioni locali abbiamo concorso con liste civiche, e il risultato è
in realtà sorprendente (in senso positivo).
In realtà Forza Italia in Trentino ha preso
più voti che in passato. Diverso è il caso di Bolzano, che da sempre è una
città attraversata da umori autonomistici e da serie questioni localistiche.
Dunque occhio a organizzare il funerale a Forza Italia e a Berlusconi sulle basi
di un test taroccato dalla cattiva informazione.
Detto questo, non rinunciamo ad un’analisi
severa.
Nell’ambito del centrodestra la Lega ha ottenuto risultati
importanti, duplicando o triplicando i voti. Hanno certo attinto al nostro
bacino, altri si sono astenuti. Di certo Renzi non ha assolutamente
sfondato al centro. Non ci ha portato via un solo voto. Da queste osservazioni
occorre ripartire, perché se ne esca con una linea politica e di impatto
comunicativo più acuminata. Nessuno tra i nostri elettori è nostalgico del
Nazareno e ci vorrebbe col capo cosparso di cenere a piatire un ruolo da
vassalli della marcia renziana. Ai nostri questa faccenda di stare come ospiti
minori per spartirci le briciole del bottino delle vittorie altrui, proprio non
piace. Semmai, ancora oggi non abbiamo saputo convincere i moderati e quelli
che vedono in Renzi un pericolo, della nostra saldezza in una posizione di
respingimento delle profferte del Giglio carnivoro. Talune interviste che
manifestano una certa disponibilità di accondiscendenza alle tattiche di Renzi
e Tonini al Senato, possono aver contribuito a sospingere verso la Lega alcuni
dei nostri. Il resto del terreno da recuperare con una conquista palmo a
palmo, ostinata, senza tregua, si situa nel vasto campo dell’astensione. Siamo consapevoli: la
nostra immagine di divisione non rassicura. E’ importante però notare quello
che i commentatori, pronti a infierire su Forza Italia e a esaltare la Lega,
hanno occultato alla bell’e meglio. Prendiamo una città come test, quella con
il più alto numero di abitanti tra quante sono andate alle urne.
Il Partito democratico a Trento
ha ottenuto il 29,6 in queste comunali contro il 49,1 delle europee! E questo
29,6 corrisponde al 29,1 delle politiche del 2013 e al 29,8 delle precedenti
comunali.
Complessivamente il centrodestra
ha guadagnato voti, grazie alla convergenza con liste civiche.
Registriamo che tutto questo è
avvenuto in presenza di una percentuale di votanti scesa a Trento di qualche
punto rispetto alle europee (dal 56,9 al 54). Ma senza crolli vistosi (alle
precedenti comunali i votanti erano stati il 60%). Traduzione: la bolla
renziana si è sgonfiata. Il Pd è tornato alla dimensione bersaniana,
assolutamente contendibile da un centrodestra unito.
A noi tocca la rincorsa. E diciamo
che sarebbe il caso, in queste ultime settimane di campagna elettorale nelle
sette regioni e poi a seguire, organizzare eventi con tutti i dirigenti e i
deputati e senatori di Forza Italia.
Qualcosa negli ultimi giorni sta
cambiando da che si sono mossi Berlusconi in Liguria e Brunetta in Toscana e in
Umbria.
Il sondaggio più serio, quello di
Euromedia Research della Ghisleri, ci assegna una crescita dello 0,3 per cento.
Un segno + che va mantenuto e incrementato nelle prossime settimane e da qui
senza smettere.
Il Partito o movimento repubblicano che ha per
motore il ceto medio, e come in America valorizzerà al massimo i contributi
dei think tank liberali, è lo strumento che Berlusconi saprà proporre con il
suo carisma per la lunga marcia di riconquista.
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