Berlusconi e la forza serena dello statista. Renzi
ha paura. I numeri del suo disastro lo stroncano, e cambia discorso. Persino il
leader di “Podemos”, in Spagna, lo definisce: tutto marketing, niente fatti,
inchinato alla Merkel. E nelle sette regioni c’è una differenza di qualità a
favore dei nostri. Podemos, faremos, vinceremos
Podemos cacciar
via Renzi da Palazzo Chigi. Podemos e lo faremos. L’opinione
pubblica comincia a Il vento è cambiato. rigettare le caramelle colorate
e lo sciroppetto che il premier insiste nel rifilare con i suoi discorsi tutti
annunci e niente sostanza., il leader di Podemos, vera sorpresa
spagnola, ha Pablo Iglesias spiegato in perfetto italiano che “Renzi
è solo marketing. A parole è contro la linea Merkel, ma nei fatti si è
schierato con lei e la sua politica di austerità” (Piazzapulita, La7,
ieri sera). L’hanno compreso a Madrid, e questa aria di verità sta gelando la
schiena al nostro premier e ai suoi candidati, uniti nel destino. Infatti, è
chiaro come il sole: la sindrome D’Alema è alle porte. Allora il
rottamato per eccellenza, ebbe il coraggio di autorottamarsi, e si dimise da
Presidente del Consiglio per i risultati delle regionali inferiori alle attese.
Mossa logica e onesta. Non avendo vinto le elezioni, ma portato via il
seggiolone di premier a Prodi con un colpo di palazzo, aveva necessità di darsi
legittimità con un voto. Risultato: andò a casa. E subentrò Giuliano Amato.
A Renzi chiediamo un po’ di
coerenza. Ora sostiene che le elezioni servono al loro scopo specifico e basta,
e che non è in palio la Presidenza del Consiglio. Peccato che non ha fatto
altro che vantarsi per il risultato delle europee al 40,8 per cento. Le europee
legittimano invece le regionali non delegittimano? Bella truffa.
In realtà a ballano i Renzi
cerchioni, più si agita, più le ruote appaiono in procinto di abbandonare la
sua macchina da Speedy Gonzales delle chiacchiere.
La campagna elettorale sta
mettendo in rilievo due cose: la straordinaria , tutta a noi favorevole, differenza
di qualità tra i candidati per le regionali.
E quella tra i due leader. Di Renzi
abbiamo detto. Nervoso, ormai trasformato in un vaporizzatore di slogan
gassosi. La faccenda delle pensioni rubate lo ha molto provato: alla
lunga inventare panzane per ingannare la gente, consuma l’anima propria, ma
soprattutto la pazienza del prossimo. La sfacciataggine di chiamare “bonus” un
furto da 16 miliardi si paga.
In Europa non ha saputo
andare oltre le performance mitologiche. E’ stato escluso dai vertici in cui si
è sviluppata la trattativa su Ucraina e quella sulla Grecia. E dove ha avuto
modo per ovvie ragioni di dir la sua – vedi Libia, vedi immigrati – ha
strappato promesse subito smentite dalle decisioni dei singoli Paesi, che hanno
tradotto il nostro grido di emergenza in una comoda diluizione di due anni,
come usava coi mobili di Aiazzone.
Al contrario si sta Berlusconi
ponendo in una situazione di caos come sorgente di ordine e di serenità.
Non con la magia delle frasi ad
effetto, ma con l’evidenza della propria serietà di statista, la
testimonianza della sua capacità già esercitata in passato di difendere e promuovere
il benessere degli italiani, e di far rispettare nelle sedi internazionali
il nostro Paese. Ha pagato questo orgoglio italiano con l’inimicizia dei poteri
forti, i quali ultimi si sono appoggiati alla regia del Quirinale e ai grandi
gruppi finanziari ed editoriali, determinando così il golpe del 2011.
1- Abbiamo
pagato salatissimo questo golpe. Non è un plurale maiestatis: il noi sta per
noi-italiani.
2- l'aumento
di quasi due punti della pressione fiscale (da 41,6 a 1.43.5);
3- più di 4 punti di aumento della disoccupazione
(a marzo 2015 ha registrato il record del 13%);
4- il
raddoppio della disoccupazione giovanile (al 44 %);
5- 4 10 punti
di aumento del debito pubblico;
6- almeno il
30% di perdita di valore del patrimonio immobiliare, su cui pesa una tassazione
pari a 3 volte quella del 2011;
7- la
svendita di migliaia di aziende italiane ad acquirenti esteri;
8- l'impoverimento
del ceto medio;
9- il
pericolo che i famosi “derivati”, i contratti stipulati dal Tesoro contro i
rischi sbagliati, possano generare perdite per 40 miliardi di euro, oltre ai circa 10 miliardi di perdite
già realizzate tra il 2012 e il 2014.
In definitiva, la perdita di
sovranità del nostro Paese, ormai escluso 9.da tutti i vertici che
contano. E questo ha riflessi enormi: vedi Grecia, vedi il dover subire
passivamente i danni dalle sanzioni contro la Russia.
Quanto alla differenza di
valore morale e di competenza tra i candidati, basti guardare il disprezzo
per le leggi dello Stato di De Luca in Campania e l’incapacità della nel
fronteggiare l’alluvione, e le Paitaqualità di operosità e buona
amministrazione di , e la Stefano Caldoro sapienza politica e le doti di
leadership di Giovanni Toti.
Claudio Ricci in Umbria
potrebbe essere la sorpresa decisiva per tradurre il podemos cacciare Renzi,
in faremos. E’ un sindaco di Assisi che non ha fatto pagare ai concittadini
l’addizionale. Simbolo di eccellente amministrazione.
E Gian Mario Spacca nelle
Marche, come Adriana Poli Bortone in Puglia sono l’essenza positiva
delle due regioni, e stanno alla testa del centrodestra: capacissimi di
rovesciare il pronostico.
Il Veneto, con , leghista da
sempre alleato con noi, è Luca Zaia fortissimo. E in Toscana, corre con
coraggio in terra rossa rossissima , ed è una nota di azzurro capace di far
sognare un Stefano Mugnai futuro diverso.
Insomma: podemos, faremos, vinceremos.
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