Sono flebili voci quelle che cercano di
ristabilire un minimo di verità. Prendiamo un ultimo caso. Salvatore
Padula,
nella sua “analisi” sulla vicenda delle pensioni (Il sole 24 ore) afferma: “gli
importi che saranno rimborsati sembrano in linea con quelli indicati a titolo
d’esempio da Renzi, ma con una differenza non da poco. Si era pensato a valori
netti, ora sembra invece di capire che si trattava di importi lordi. La
differenza non è irrilevante, nonostante queste somme saranno soggette a
tassazione separata più conveniente della normale tassazione Irpef”.
Si trattasse solo di questo. Nella sua conferenza
stampa Matteo Renzi si era spinto ben più in là. Il
rimborso, aveva promesso, sarà garantito a 3,7 milioni di persone: da un minimo
di 278 a 750 euro. Oggi
scopriamo, sempre da ‘Il sole 24 ore’, che il rimborso massimo sarà di 635,8 euro
lordi. Per un netto pari a poco più di 500 euro. E che l’asticella finale, che
circoscrive la platea dei possibili beneficiari, è pari a un lordo di 37.700
euro di classismo e di buonismo che è ormai una delle cifre di questa gestione
politica.
Non abbiamo mai pensato che i conti pubblici
italiani non fossero un obiettivo da salvaguardare. Nel 2011
Silvio Berlusconi, a seguito di un vero e proprio complotto con radici interne
ed internazionali, non esitò a cedere lo scettro del comando. Passando la mano a Mario Monti. Poteva dire di no e
suggerire la strada delle elezioni anticipate. Prevalse invece il suo grande
senso di responsabilità. Che fu poi compensato come tutti sappiamo. La nostra
critica riguarda l’imprevidenza di questo governo. La sua leggerezza nell’usare
la cassa dello Stato – i famosi 80 euro elettorali – senza minimamente curarsi
delle possibili future conseguenze.
Ma che almeno guardi ai pensionati italiani con il
rispetto che meritano, dopo una vita di duro lavoro. E
non si cerchi di prenderli in giro, millantando un bonus che ha, invece, i
connotati di una vera e propria rapina. O meglio di un furto con
una destrezza solo apparente. Sono le cifre a corroborare
quest’interpretazione. Il risparmio per i conti pubblici, dovuti al blocco
delle indicizzazioni per gli anni 2012 – 2013, è stato pari a 18 miliardi
circa. Il rimborso complessivo sarà invece pari solo a 2,2 miliardi. Ne deriva
che i pensionati italiani, nel loro complesso, hanno garantito un prelievo
extra di oltre 16 miliardi di euro. Pari ad un punto di Pil. Se non si fosse
fatto appello alle generazioni più anziane, oggi le condizioni italiane
sarebbero ben peggiori. Visto che, nonostante ciò, il deficit di bilancio si è
stabilmente attestato sul 3 per cento. Ad un passo da una nuova procedura
d’infrazione.
Ci piacerebbe pertanto che questo riconoscimento fosse loro tributato. Invece
di assistere alle continue minacce da parte di alcuni esponenti del governo – a
partire dal Presidente dell’Inps – che invocano nuovi sfracelli contro questa o
quella categoria. Il cui torto è stato quello di aver pagato, per i loro
quarant’anni di onorata carriera, contributi proporzionali ai compensi
percepiti. Compensi indubbiamente più alti di quelli percepiti dai pensionati
baby: i veri privilegiati delle generose regole previdenziali del passato. Ma
che, nonostante ciò, si vorrebbero ancora una volta garantire. Mossi da quel
compassionismo peloso, indegno sul piano dell’etica, ma che può assicurare,
tuttavia, un posto in Parlamento.
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