venerdì 22 maggio 2015

Sono flebili voci quelle che cercano di ristabilire un minimo di verità. Prendiamo un ultimo caso. Salvatore Padula, nella sua “analisi” sulla vicenda delle pensioni (Il sole 24 ore) afferma: “gli importi che saranno rimborsati sembrano in linea con quelli indicati a titolo d’esempio da Renzi, ma con una differenza non da poco. Si era pensato a valori netti, ora sembra invece di capire che si trattava di importi lordi. La differenza non è irrilevante, nonostante queste somme saranno soggette a tassazione separata più conveniente della normale tassazione Irpef”.
Si trattasse solo di questo. Nella sua conferenza stampa Matteo Renzi si era spinto ben più in là. Il rimborso, aveva promesso, sarà garantito a 3,7 milioni di persone: da un minimo di 278 a 750 euro. Oggi scopriamo, sempre da ‘Il sole 24 ore’, che il rimborso massimo sarà di 635,8 euro lordi. Per un netto pari a poco più di 500 euro. E che l’asticella finale, che circoscrive la platea dei possibili beneficiari, è pari a un lordo di 37.700 euro di classismo e di buonismo che è ormai una delle cifre di questa gestione politica.
Non abbiamo mai pensato che i conti pubblici italiani non fossero un obiettivo da salvaguardare. Nel 2011 Silvio Berlusconi, a seguito di un vero e proprio complotto con radici interne ed internazionali, non esitò a cedere lo scettro del comando. Passando la mano a Mario Monti. Poteva dire di no e suggerire la strada delle elezioni anticipate. Prevalse invece il suo grande senso di responsabilità. Che fu poi compensato come tutti sappiamo. La nostra critica riguarda l’imprevidenza di questo governo. La sua leggerezza nell’usare la cassa dello Stato – i famosi 80 euro elettorali – senza minimamente curarsi delle possibili future conseguenze.
Ma che almeno guardi ai pensionati italiani con il rispetto che meritano, dopo una vita di duro lavoro. E non si cerchi di prenderli in giro, millantando un bonus che ha, invece, i connotati di una vera e propria rapina. O meglio di un furto con una destrezza solo apparente. Sono le cifre a corroborare quest’interpretazione. Il risparmio per i conti pubblici, dovuti al blocco delle indicizzazioni per gli anni 2012 – 2013, è stato pari a 18 miliardi circa. Il rimborso complessivo sarà invece pari solo a 2,2 miliardi. Ne deriva che i pensionati italiani, nel loro complesso, hanno garantito un prelievo extra di oltre 16 miliardi di euro. Pari ad un punto di Pil. Se non si fosse fatto appello alle generazioni più anziane, oggi le condizioni italiane sarebbero ben peggiori. Visto che, nonostante ciò, il deficit di bilancio si è stabilmente attestato sul 3 per cento. Ad un passo da una nuova procedura d’infrazione.
Ci piacerebbe pertanto che questo riconoscimento fosse loro tributato. Invece di assistere alle continue minacce da parte di alcuni esponenti del governo – a partire dal Presidente dell’Inps – che invocano nuovi sfracelli contro questa o quella categoria. Il cui torto è stato quello di aver pagato, per i loro quarant’anni di onorata carriera, contributi proporzionali ai compensi percepiti. Compensi indubbiamente più alti di quelli percepiti dai pensionati baby: i veri privilegiati delle generose regole previdenziali del passato. Ma che, nonostante ciò, si vorrebbero ancora una volta garantire. Mossi da quel compassionismo peloso, indegno sul piano dell’etica, ma che può assicurare, tuttavia, un posto in Parlamento.



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